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La solitudine di Gesù

Crocefissione

Omelia

Pubblichiamo l’audio di un’omelia sulle letture di venerdì 25 marzo 2016, Venerdì Santo.

Predicatore: p. Giorgio Maria Faré, OCD

Ascolta la registrazione:

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NOVITA’: I file audio delle omelie da oggi sono più piccoli e possono essere facilmente condivisi con WhatsApp!

Testo della meditazione

Scarica il testo della meditazione

La solitudine di Gesù

Sia lodato Gesù Cristo!

Sempre sia lodato!

Ci troviamo qui questo pomeriggio per fare memoria del momento più terribile della vita di Gesù, che è la Sua Passione e la Sua Morte in croce.

È un momento che richiama la nostra attenzione a un grande silenzio, a un grande raccoglimento, a un grande rispetto, a una grande adorazione, e anche ad un grande stupore e ad un grande esame di coscienza; un momento così non può certamente rimanere indifferente o frammisto ad altri eventi e ad altri momenti, soprattuto non dobbiamo sentirci esperti delle “cose” di Dio solamente perché andiamo in chiesa alla domenica e diciamo qualche preghiera, ma neppure perché siamo Sacerdoti o religiosi o quant’altro; non sentiamoci mai esperti delle “cose” di Dio, non sentiamoci mai abituati a Dio, al mistero dell’Incarnazione e al mistero della Morte e della Passione di Gesù, perché l’abbiamo già vissuto tante volte, perché sappiamo già come va a finire.

Dobbiamo sempre lasciarci stupire e vivere questi momenti come se fossero gli unici e gli ultimi, come se non ci fosse domani, esattamente come fu per i discepoli, che non sapevano che c’era la Pasqua di Risurrezione, rimangono scandalizzati, turbati, dispersi dalla morte di Gesù, da quella morte poi.

Gesù resta solo, allora, come sempre poi nella storia.

Gesù rimane solo, sotto la croce restano in pochissimi.

C’era Sua Madre, trafitta da un dolore terribile.

Sarà proprio Santa Faustina a dirci che Gesù appare poi, per prima, alla Vergine Maria e si intrattiene con Lei lungamente, perché la Madonna era andata fuori di Sé, cioè il dolore l’aveva profondamente sconvolta, l’aveva atterrita, un dolore terribile, acerbissimo; non si è ribellata, non è fuggita, non ha disobbedito a Dio Padre, però questo dolore l’ha spezzata, quindi Gesù è dovuto rimanere lì con Lei tanto tempo, una volta risorto, per consolarla, per rinfrancarLa, per ridarLe forza, coraggio, fiducia. La Madonna ha provato nel Suo Cuore tutta la Passione di Cristo, l’ha provata dentro nella Sua carne, la Vergine Maria sa perfettamente cos’ha voluto dire morire e patire per Gesù.

La Madonna e San Giovanni…non c’era nessun altro.

Nessun altro era presente in quel momento, pochi altri, ma dei discepoli, solo Lei, la Vergine Maria, che era Sua Madre, la prima dei discepoli, e poi Giovanni.

Tutti gli altri dov’erano?

Tutti gli altri, da codardi, se ne sono andati: uno L’ha tradito, uno L’ha rinnegato tre volte…tutto un gioco di consensi, un gioco di potere; Gesù è rimasto vittima silenziosa di questi giochi della stima, del successo, del potere.

Pietro che rinnega Gesù Cristo davanti ad una serva è incredibile, davanti ad una portinaia; Lo nega davanti ad un falò già spento, un fuoco fatuo, un fuoco vacuo in tutti i sensi, un fuoco freddo; Lo rinnega in mezzo ad una plebaglia, per paura, per non far figure, per non morire anche lui, per salvarsi la pelle, così per tre volte dice: «non Lo conosco, non so chi sia. Mai visto, non so di chi stai parlando, mai vista questa persona»; un rinnegamento proprio profondo, radicale.

E poi gli altri, che se ne vanno via tutti, con quello che addirittura scappa nudo, perde persino il pudore; talmente è forte la paura che gli rimane appesa la veste ad un albero e scappa via, e tutti che si disperdono.

Pilato, questa figura interessante che aveva capito che Gesù era innocente, ma che si rende anche lui colpevole di questo omicidio, di questo deicidio, quando gli dicono (ecco la frase, il grande ricatto di potere): «Se tu Lo liberi, non sei amico di Cesare».

Uno avrebbe dovuto dire: «E allora? Pazienza! Non sono amico di Cesare».

“Non sono amico di Cesare”, cosa voleva dire, tradotto in concreto?

Perdere la tua poltrona, perdere tutto il potere che hai, perdere quello che sei, cioè niente.

«Se tu non sei amico di Cesare, perderai tutto», e quindi, di fronte a questo, anche lui si rende colpevole…così oggi, così è oggi!

Ancora oggi Gesù è lasciato solo dalla nostra vigliaccheria, anche oggi noi facciamo giochi di potere. E guardate che non sto pensando a cose politiche di Stato, sto pensando a noi, uomini di chiesa, a noi cristiani che andiamo a Messa e siamo qui presenti. Tra noi abbiamo le lotte intestine, le invidie, le cattiverie, le gelosie, le sopraffazioni, i rancori, il guardarci storto, il guardarci male, il calpestarci uno con l’altro, il farci i dispetti, il mettere in cattiva luce per apparire in buona luce noi.

Che se poi, per disgrazia, perdiamo un grammo di potere, se poi, per disgrazia, non abbiamo più il potere che avevamo prima, apriti cielo! Facciamo impazzire tutti, facciamo diventare matti tutti!

Come se, essere di Gesù Cristo vuol dire questo…

Ma capite che poi questo sistema ci entra dentro nell’anima e noi ragioniamo secondo il mondo e non secondo la croce di Cristo.

Quando noi moriremo, quando noi ci presentiamo tutti i giorni davanti alla croce di Cristo, rendiamoci conto, ma che valore ha il nostro potere?

Che valore ha ciò che tu sei stato?

Niente, non varrà nulla, e non ci ricorderà nessuno, nessuno si ricorderà se abbiamo fatto questo, se abbiamo fatto quello, se abbiamo ricoperto quel ruolo. Tutti i Ponzio Pilato della storia svaniranno nel niente, non rimarrà nulla.

Una vita persa ad essere amico di Tizio e amico di Caio, a non sconvolgere Tizio e a non sconvolgere Caio, a seguire il politicamente corretto e il compromesso e a guardarci bene intorno per vedere che mentre parliamo tutti dicano: «Sì, sì, sì…», tutti ci diano la loro approvazione, e quindi uno, quando parla, deve vedere Tizio, Caio e dire: «Approvi quello che dico? Sei d’accordo? Va bene secondo le tue orecchie? No, perché se no lo giro, lo limo, lo smusso, non lo dico, sto zitto, ci guardiamo negli occhi e basta».

Gesù Cristo è solo, rinnegato e tradito anche oggi, e soprattutto da chi più è chiamato a difendere i Suoi diritti e le Sue ragioni. Gesù Cristo anche oggi è calpestato tutte le volte che noi rinneghiamo la Verità, tutte le volte che noi taciamo ciò che è vero, tutte le volte che ci ribelliamo, tutte le volte che diciamo: «No!» a Gesù, tutte le volte che noi cerchiamo di salvare la nostra vita.

Se avete notato, in questa Passione che abbiamo letto, Gesù non dice una parola per difendersi, incredibile! Non Gli interessava niente.

Lo paragonano e Lo mettono a confronto con un pazzo criminale come era Barabba, quell’essere immondo lì, brutto come la morte, a confronto con questa nullità; il Figlio di Dio, il più bello tra i figli dell’uomo, l’Innocente per eccellenza messo a paragone con l’immondizia, e noi scegliamo l’immondizia!

Certo, perché?

Perché non ci scombina nulla l’immondizia, non ci dà problema, l’immondizia non ha mai messo in crisi nessuno, nell’immondizia ci sta qualsiasi cosa, di tutto di più, va bene tutto, ma se ti metti davanti a Gesù, se tu scegli Gesù…

Provate a pensare se uno di questi discepoli si fosse messo a gridare, a fare chiasso, a mettersi in mezzo per stare con Gesù…

Gesù sarebbe sicuramente morto lo stesso, perché uno non cambia la sorte di nessuno, e anche quel discepolo sarebbe morto, come infatti sono morti tutti, dopo, e con Lui moriremmo tutti anche noi. Solo che bisogna vedere per chi morire e come morire…

Ma pensate che cosa incredibile, quell’uno, se si fosse messo lì, avrebbe vissuto interamente tutto il tempo della Passione con Gesù, sarebbe magari stato vicino in prigione, avrebbe proprio patito tutto quello che ha patito Gesù; certo, in minor modo, certo da uomo e non da Figlio di Dio e tutto quello che volete, però sarebbe rimasto lì, accanto a Lui, sarebbe spirato tra le braccia di Gesù, sarebbe spirato con Gesù, magari sarebbe spirato prima, magari Gesù gli avrebbe fatto la grazia di risparmiargli tutto questo Calvario e lo avrebbe fatto andare prima in Cielo, sicuramente lo avrebbe fatto morire tra le Sue braccia.

Che bello se la nostra vita fosse così, se la nostra vita fosse costantemente tenuta tra le braccia del Cristo Crocifisso, se noi quel giorno spireremo tra le braccia del Cristo Crocefisso dicendo: «Signore, io proprio ho dato via tutto, non ho risparmiato niente, ho fatto tutto quello che potevo per difenderti, ho perso ogni dignità, ho perso la vita, ho perso tutto, però non ho perso Te, non voglio perdere Te».

Che questo giorno sigilli un nuovo inizio della nostra storia, una vita diversa, cioè il non lasciare mai solo Gesù, non solo nell’Eucarestia, ma nella vita di tutti i giorni.

Non rinnegarLo mai, non avere vergogna di Lui, non avere paura di dirci cristiani cattolici, non dimezzare, snaturare la verità del Vangelo, la verità di Cristo, per renderla più piacente, più piaciuta agli uomini.

Noi non dobbiamo rendere piacente, piaciuto o piacevole Gesù agli uomini, noi dobbiamo rendere gli uomini piacevoli a Gesù Cristo, rendendoli conformi a Lui, secondo il disegno del Padre.

Che la Madonna addolorata ci conceda questa Grazia!

Sia lodato Gesù Cristo!

Sempre sia Lodato!

 

 

Letture del giorno

Prima lettura

Is 52,13- 53,12
Egli è stato trafitto per le nostre colpe. (Quarto canto del Servo del Signore)

Ecco, il mio servo avrà successo,
sarà onorato, esaltato e innalzato grandemente.
Come molti si stupirono di lui
– tanto era sfigurato per essere d’uomo il suo aspetto
e diversa la sua forma da quella dei figli dell’uomo –,
così si meraviglieranno di lui molte nazioni;
i re davanti a lui si chiuderanno la bocca,
poiché vedranno un fatto mai a essi raccontato
e comprenderanno ciò che mai avevano udito.
Chi avrebbe creduto al nostro annuncio?
A chi sarebbe stato manifestato il braccio del Signore?
È cresciuto come un virgulto davanti a lui
e come una radice in terra arida.
Non ha apparenza né bellezza
per attirare i nostri sguardi,
non splendore per poterci piacere.
Disprezzato e reietto dagli uomini,
uomo dei dolori che ben conosce il patire,
come uno davanti al quale ci si copre la faccia;
era disprezzato e non ne avevamo alcuna stima.
Eppure egli si è caricato delle nostre sofferenze,
si è addossato i nostri dolori;
e noi lo giudicavamo castigato,
percosso da Dio e umiliato.
Egli è stato trafitto per le nostre colpe,
schiacciato per le nostre iniquità.
Il castigo che ci dà salvezza si è abbattuto su di lui;
per le sue piaghe noi siamo stati guariti.
Noi tutti eravamo sperduti come un gregge,
ognuno di noi seguiva la sua strada;
il Signore fece ricadere su di lui
l’iniquità di noi tutti.
Maltrattato, si lasciò umiliare
e non aprì la sua bocca;
era come agnello condotto al macello,
come pecora muta di fronte ai suoi tosatori,
e non aprì la sua bocca.
Con oppressione e ingiusta sentenza fu tolto di mezzo;
chi si affligge per la sua posterità?
Sì, fu eliminato dalla terra dei viventi,
per la colpa del mio popolo fu percosso a morte.
Gli si diede sepoltura con gli empi,
con il ricco fu il suo tumulo,
sebbene non avesse commesso violenza
né vi fosse inganno nella sua bocca.
Ma al Signore è piaciuto prostrarlo con dolori.
Quando offrirà se stesso in sacrificio di riparazione,
vedrà una discendenza, vivrà a lungo,
si compirà per mezzo suo la volontà del Signore.
Dopo il suo intimo tormento vedrà la luce
e si sazierà della sua conoscenza;
il giusto mio servo giustificherà molti,
egli si addosserà le loro iniquità.
Perciò io gli darò in premio le moltitudini,
dei potenti egli farà bottino,
perché ha spogliato se stesso fino alla morte
ed è stato annoverato fra gli empi,
mentre egli portava il peccato di molti
e intercedeva per i colpevoli.

Salmo responsoriale

Sal 30

Padre, nelle tue mani consegno il mio spirito.

In te, Signore, mi sono rifugiato,
mai sarò deluso;
difendimi per la tua giustizia.
Alle tue mani affido il mio spirito;
tu mi hai riscattato, Signore, Dio fedele.

Sono il rifiuto dei miei nemici
e persino dei miei vicini,
il terrore dei miei conoscenti;
chi mi vede per strada mi sfugge.
Sono come un morto, lontano dal cuore;
sono come un coccio da gettare.

Ma io confido in te, Signore;
dico: «Tu sei il mio Dio,
i miei giorni sono nelle tue mani».
Liberami dalla mano dei miei nemici
e dai miei persecutori.

Sul tuo servo fa’ splendere il tuo volto,
salvami per la tua misericordia.
Siate forti, rendete saldo il vostro cuore,
voi tutti che sperate nel Signore.

Seconda lettura

Eb 4,14-16; 5,7-9
Cristo imparò l’obbedienza e divenne causa di salvezza per tutti coloro che gli obbediscono.

Fratelli, poiché abbiamo un sommo sacerdote grande, che è passato attraverso i cieli, Gesù il Figlio di Dio, manteniamo ferma la professione della fede. Infatti non abbiamo un sommo sacerdote che non sappia prendere parte alle nostre debolezze: egli stesso è stato messo alla prova in ogni cosa come noi, escluso il peccato.
Accostiamoci dunque con piena fiducia al trono della grazia per ricevere misericordia e trovare grazia, così da essere aiutati al momento opportuno.
[Cristo, infatti,] nei giorni della sua vita terrena, offrì preghiere e suppliche, con forti grida e lacrime, a Dio che poteva salvarlo da morte e, per il suo pieno abbandono a lui, venne esaudito. Pur essendo Figlio, imparò l’obbedienza da ciò che patì e, reso perfetto, divenne causa di salvezza eterna per tutti coloro che gli obbediscono.

Canto al Vangelo (Fil 2,8-9)

Gloria e lode a te, Cristo Signore!

Per noi Cristo si è fatto obbediente fino alla morte
e a una morte di croce.
Per questo Dio lo esaltò
e gli donò il nome che è al di sopra di ogni nome.

Gloria e lode a te, Cristo Signore!

Vangelo

Gv 18,1- 19,42
Passione del Signore.

– Catturarono Gesù e lo legarono
In quel tempo, Gesù uscì con i suoi discepoli al di là del torrente Cèdron, dove c’era un giardino, nel quale entrò con i suoi discepoli. Anche Giuda, il traditore, conosceva quel luogo, perché Gesù spesso si era trovato là con i suoi discepoli. Giuda dunque vi andò, dopo aver preso un gruppo di soldati e alcune guardie fornite dai capi dei sacerdoti e dai farisei, con lanterne, fiaccole e armi. Gesù allora, sapendo tutto quello che doveva accadergli, si fece innanzi e disse loro: «Chi cercate?». Gli risposero: «Gesù, il Nazareno». Disse loro Gesù: «Sono io!». Vi era con loro anche Giuda, il traditore. Appena disse loro «Sono io», indietreggiarono e caddero a terra. Domandò loro di nuovo: «Chi cercate?». Risposero: «Gesù, il Nazareno». Gesù replicò: «Vi ho detto: sono io. Se dunque cercate me, lasciate che questi se ne vadano», perché si compisse la parola che egli aveva detto: «Non ho perduto nessuno di quelli che mi hai dato». Allora Simon Pietro, che aveva una spada, la trasse fuori, colpì il servo del sommo sacerdote e gli tagliò l’orecchio destro. Quel servo si chiamava Malco. Gesù allora disse a Pietro: «Rimetti la spada nel fodero: il calice che il Padre mi ha dato, non dovrò berlo?».

– Lo condussero prima da Anna
Allora i soldati, con il comandante e le guardie dei Giudei, catturarono Gesù, lo legarono e lo condussero prima da Anna: egli infatti era suocero di Caifa, che era sommo sacerdote quell’anno. Caifa era quello che aveva consigliato ai Giudei: «È conveniente che un solo uomo muoia per il popolo».

Intanto Simon Pietro seguiva Gesù insieme a un altro discepolo. Questo discepolo era conosciuto dal sommo sacerdote ed entrò con Gesù nel cortile del sommo sacerdote. Pietro invece si fermò fuori, vicino alla porta. Allora quell’altro discepolo, noto al sommo sacerdote, tornò fuori, parlò alla portinaia e fece entrare Pietro. E la giovane portinaia disse a Pietro: «Non sei anche tu uno dei discepoli di quest’uomo?». Egli rispose: «Non lo sono». Intanto i servi e le guardie avevano acceso un fuoco, perché faceva freddo, e si scaldavano; anche Pietro stava con loro e si scaldava.

Il sommo sacerdote, dunque, interrogò Gesù riguardo ai suoi discepoli e al suo insegnamento. Gesù gli rispose: «Io ho parlato al mondo apertamente; ho sempre insegnato nella sinagoga e nel tempio, dove tutti i Giudei si riuniscono, e non ho mai detto nulla di nascosto. Perché interroghi me? Interroga quelli che hanno udito ciò che ho detto loro; ecco, essi sanno che cosa ho detto». Appena detto questo, una delle guardie presenti diede uno schiaffo a Gesù, dicendo: «Così rispondi al sommo sacerdote?». Gli rispose Gesù: «Se ho parlato male, dimostrami dov’è il male. Ma se ho parlato bene, perché mi percuoti?». Allora Anna lo mandò, con le mani legate, a Caifa, il sommo sacerdote.

– Non sei anche tu uno dei suoi discepoli? Non lo sono!
Intanto Simon Pietro stava lì a scaldarsi. Gli dissero: «Non sei anche tu uno dei suoi discepoli?». Egli lo negò e disse: «Non lo sono». Ma uno dei servi del sommo sacerdote, parente di quello a cui Pietro aveva tagliato l’orecchio, disse: «Non ti ho forse visto con lui nel giardino?». Pietro negò di nuovo, e subito un gallo cantò.

– Il mio regno non è di questo mondo
Condussero poi Gesù dalla casa di Caifa nel pretorio. Era l’alba ed essi non vollero entrare nel pretorio, per non contaminarsi e poter mangiare la Pasqua. Pilato dunque uscì verso di loro e domandò: «Che accusa portate contro quest’uomo?». Gli risposero: «Se costui non fosse un malfattore, non te l’avremmo consegnato». Allora Pilato disse loro: «Prendetelo voi e giudicatelo secondo la vostra Legge!». Gli risposero i Giudei: «A noi non è consentito mettere a morte nessuno». Così si compivano le parole che Gesù aveva detto, indicando di quale morte doveva morire.

Pilato allora rientrò nel pretorio, fece chiamare Gesù e gli disse: «Sei tu il re dei Giudei?». Gesù rispose: «Dici questo da te, oppure altri ti hanno parlato di me?». Pilato disse: «Sono forse io Giudeo? La tua gente e i capi dei sacerdoti ti hanno consegnato a me. Che cosa hai fatto?». Rispose Gesù: «Il mio regno non è di questo mondo; se il mio regno fosse di questo mondo, i miei servitori avrebbero combattuto perché non fossi consegnato ai Giudei; ma il mio regno non è di quaggiù». Allora Pilato gli disse: «Dunque tu sei re?». Rispose Gesù: «Tu lo dici: io sono re. Per questo io sono nato e per questo sono venuto nel mondo: per dare testimonianza alla verità. Chiunque è dalla verità, ascolta la mia voce». Gli dice Pilato: «Che cos’è la verità?».

E, detto questo, uscì di nuovo verso i Giudei e disse loro: «Io non trovo in lui colpa alcuna. Vi è tra voi l’usanza che, in occasione della Pasqua, io rimetta uno in libertà per voi: volete dunque che io rimetta in libertà per voi il re dei Giudei?». Allora essi gridarono di nuovo: «Non costui, ma Barabba!». Barabba era un brigante.

– Salve, re dei Giudei!
Allora Pilato fece prendere Gesù e lo fece flagellare. E i soldati, intrecciata una corona di spine, gliela posero sul capo e gli misero addosso un mantello di porpora. Poi gli si avvicinavano e dicevano: «Salve, re dei Giudei!». E gli davano schiaffi.

Pilato uscì fuori di nuovo e disse loro: «Ecco, io ve lo conduco fuori, perché sappiate che non trovo in lui colpa alcuna». Allora Gesù uscì, portando la corona di spine e il mantello di porpora. E Pilato disse loro: «Ecco l’uomo!».

Come lo videro, i capi dei sacerdoti e le guardie gridarono: «Crocifiggilo! Crocifiggilo!». Disse loro Pilato: «Prendetelo voi e crocifiggetelo; io in lui non trovo colpa». Gli risposero i Giudei: «Noi abbiamo una Legge e secondo la Legge deve morire, perché si è fatto Figlio di Dio».

All’udire queste parole, Pilato ebbe ancor più paura. Entrò di nuovo nel pretorio e disse a Gesù: «Di dove sei tu?». Ma Gesù non gli diede risposta. Gli disse allora Pilato: «Non mi parli? Non sai che ho il potere di metterti in libertà e il potere di metterti in croce?». Gli rispose Gesù: «Tu non avresti alcun potere su di me, se ciò non ti fosse stato dato dall’alto. Per questo chi mi ha consegnato a te ha un peccato più grande».

– Via! Via! Crocifiggilo!
Da quel momento Pilato cercava di metterlo in libertà. Ma i Giudei gridarono: «Se liberi costui, non sei amico di Cesare! Chiunque si fa re si mette contro Cesare». Udite queste parole, Pilato fece condurre fuori Gesù e sedette in tribunale, nel luogo chiamato Litòstroto, in ebraico Gabbatà. Era la Parascève della Pasqua, verso mezzogiorno. Pilato disse ai Giudei: «Ecco il vostro re!». Ma quelli gridarono: «Via! Via! Crocifiggilo!». Disse loro Pilato: «Metterò in croce il vostro re?». Risposero i capi dei sacerdoti: «Non abbiamo altro re che Cesare». Allora lo consegnò loro perché fosse crocifisso.

– Lo crocifissero e con lui altri due
Essi presero Gesù ed egli, portando la croce, si avviò verso il luogo detto del Cranio, in ebraico Gòlgota, dove lo crocifissero e con lui altri due, uno da una parte e uno dall’altra, e Gesù in mezzo. Pilato compose anche l’iscrizione e la fece porre sulla croce; vi era scritto: «Gesù il Nazareno, il re dei Giudei». Molti Giudei lessero questa iscrizione, perché il luogo dove Gesù fu crocifisso era vicino alla città; era scritta in ebraico, in latino e in greco. I capi dei sacerdoti dei Giudei dissero allora a Pilato: «Non scrivere: “Il re dei Giudei”, ma: “Costui ha detto: Io sono il re dei Giudei”». Rispose Pilato: «Quel che ho scritto, ho scritto».

– Si sono divisi tra loro le mie vesti
I soldati poi, quando ebbero crocifisso Gesù, presero le sue vesti, ne fecero quattro parti – una per ciascun soldato –, e la tunica. Ma quella tunica era senza cuciture, tessuta tutta d’un pezzo da cima a fondo. Perciò dissero tra loro: «Non stracciamola, ma tiriamo a sorte a chi tocca». Così si compiva la Scrittura, che dice: «Si sono divisi tra loro le mie vesti e sulla mia tunica hanno gettato la sorte». E i soldati fecero così.

– Ecco tuo figlio! Ecco tua madre!
Stavano presso la croce di Gesù sua madre, la sorella di sua madre, Maria madre di Clèopa e Maria di Màgdala. Gesù allora, vedendo la madre e accanto a lei il discepolo che egli amava, disse alla madre: «Donna, ecco tuo figlio!». Poi disse al discepolo: «Ecco tua madre!». E da quell’ora il discepolo l’accolse con sé.
Dopo questo, Gesù, sapendo che ormai tutto era compiuto, affinché si compisse la Scrittura, disse: «Ho sete». Vi era lì un vaso pieno di aceto; posero perciò una spugna, imbevuta di aceto, in cima a una canna e gliela accostarono alla bocca. Dopo aver preso l’aceto, Gesù disse: «È compiuto!». E, chinato il capo, consegnò lo spirito.

(Qui si genuflette e di fa una breve pausa)

– E subito ne uscì sangue e acqua
Era il giorno della Parascève e i Giudei, perché i corpi non rimanessero sulla croce durante il sabato – era infatti un giorno solenne quel sabato –, chiesero a Pilato che fossero spezzate loro le gambe e fossero portati via. Vennero dunque i soldati e spezzarono le gambe all’uno e all’altro che erano stati crocifissi insieme con lui. Venuti però da Gesù, vedendo che era già morto, non gli spezzarono le gambe, ma uno dei soldati con una lancia gli colpì il fianco, e subito ne uscì sangue e acqua. Chi ha visto ne dà testimonianza e la sua testimonianza è vera; egli sa che dice il vero, perché anche voi crediate. Questo infatti avvenne perché si compisse la Scrittura: «Non gli sarà spezzato alcun osso». E un altro passo della Scrittura dice ancora: «Volgeranno lo sguardo a colui che hanno trafitto».

– Presero il corpo di Gesù e lo avvolsero con teli insieme ad aromi
Dopo questi fatti Giuseppe di Arimatèa, che era discepolo di Gesù, ma di nascosto, per timore dei Giudei, chiese a Pilato di prendere il corpo di Gesù. Pilato lo concesse. Allora egli andò e prese il corpo di Gesù. Vi andò anche Nicodèmo – quello che in precedenza era andato da lui di notte – e portò circa trenta chili di una mistura di mirra e di áloe. Essi presero allora il corpo di Gesù e lo avvolsero con teli, insieme ad aromi, come usano fare i Giudei per preparare la sepoltura. Ora, nel luogo dove era stato crocifisso, vi era un giardino e nel giardino un sepolcro nuovo, nel quale nessuno era stato ancora posto. Là dunque, poiché era il giorno della Parascève dei Giudei e dato che il sepolcro era vicino, posero Gesù.

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