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La perfezione religiosa alla luce della SS. Eucarestia, di S. Pietro Giuliano Eymard. Parte 35

La perfezione religiosa alla luce della SS. Eucarestia, di S. Pietro Giuliano Eymard

Meditazione

Pubblichiamo l’audio di una meditazione sul testo “La perfezione religiosa alla luce della SS. Eucarestia” di S. Pietro Giuliano Eymard di mercoledì 6 luglio 2022

Predicatore: p. Giorgio Maria Faré, OCD

Ascolta la registrazione:

Per motivi di intenso traffico non ci è possibile rendere disponibile l’ascolto dei file audio direttamente dal nostro sito. Se hai dubbi su come fare, vai alle istruzioni per l’ascolto delle registrazioni.

VANGELO (Mt 10, 1-7)

In quel tempo, chiamati a sé i suoi dodici discepoli, Gesù diede loro potere sugli spiriti impuri per scacciarli e guarire ogni malattia e ogni infermità.
I nomi dei dodici apostoli sono: primo, Simone, chiamato Pietro, e Andrea suo fratello; Giacomo, figlio di Zebedèo, e Giovanni suo fratello; Filippo e Bartolomeo; Tommaso e Matteo il pubblicano; Giacomo, figlio di Alfeo, e Taddeo; Simone il Cananeo e Giuda l’Iscariota, colui che poi lo tradì.
Questi sono i Dodici che Gesù inviò, ordinando loro: «Non andate fra i pagani e non entrate nelle città dei Samaritani; rivolgetevi piuttosto alle pecore perdute della casa d’Israele. Strada facendo, predicate, dicendo che il regno dei cieli è vicino».

Testo della meditazione

Scarica il testo della meditazione

La perfezione religiosa alla luce della SS. Eucarestia, di S. Pietro Giuliano Eymard. Parte 35

Sia lodato Gesù Cristo! Sempre sia lodato!

Eccoci giunti a mercoledì 6 luglio 2022.

Abbiamo ascoltato il Vangelo della Santa Messa di oggi, tratto dal capitolo X di San Matteo, versetti 1-7.

Oggi festeggiamo Santa Maria Goretti e penso che un po’ tutti conosciamo la sua storia; chi non la conosce, la vada a leggere bene.

Poi, oggi, ricordiamo anche quanto avvenne il 6 luglio del 1535 alle ore 9 di mattina, cioè la decapitazione di San Tommaso Moro, fatta per la sua fedeltà alla sua coscienza, alla verità e al Santo Padre. Queste fedeltà gli costarono la vita.

Andiamo avanti con la lettura del nostro testo, gli Esercizi Spirituali di San Pietro Giuliano Eymard.

“[…] Esaminate la vostra vita e vedrete come i vostri peccati vengono per la via dei sensi: attaccano l’anima, ma mediante il corpo. E si capisce: la nostr’anima è unita e legata ai sensi, per modo che nulla può fare senz’essi; e questi ne profittano per tradirla quanto possono, e per nuocerle invece di servirla; tutto fanno per tirarla a sé. Ond’è che il corpo è l’irreconciliabile nemico della grazia, la quale tende a santificare la nostr’anima e unirla a Dio, separandola dalle cose terrene per applicarla alle celesti; esso adopera tutti i mezzi di vigilanza, corrode tutti i legami; sa la sua forza; ed ha dei complici nell’anima stessa, nella mente e nel cuore: poiché dopo il peccato tutto l’uomo esteriore ed interiore fu pesto ed inclinato al male.

La ragione, in mezzo ai sensi, non è che un barlume indebolito dalla colpa originale, ed inebetito, per di più, a motivo del cattivo uso che forse ne abbiamo fatto: essa sparisce dinanzi a questo focolare dei sensi che possiedono i due terzi dell’uomo. Se non incominciate il lavoro della vostra santificazione col mortificare i sensi per ridurli in servitù, voi vi trastullate: è tempo perduto.

Ricordatevi di ciò che abbiamo detto della mortificazione d’amore: la prima vittima che si deve sacrificare a Dio è il corpo”.

Come abbiamo detto in questi giorni, tradotto in parole a noi forse più comprensibili, impariamo ad ordinare il corpo. Questo non vuol dire avere una concezione negativa del corpo, come se il corpo fosse male.

Il corpo non è male. Ogni realtà a questo mondo diventa male nel momento in cui viene usata male, nel momento in cui le si dà un posto che non le spetta; quindi, il corpo può essere un grande alleato, come un grande nemico, dipende da che uso noi ne facciamo, dipende da come noi ci rapportiamo.

Certo, è esperienza di tutti noi che, se il corpo viene lasciato a se stesso, beh, insomma, quel disordine si sente; così come è esperienza di tutti noi che, istintivamente, non siamo portati ad usare bene del nostro corpo, perché c’è questa ferita del peccato originale che si fa sentire.

Quindi, è importante non maturare una concezione errata del corpo, ma capire che è un dono di Dio e va usato bene.

Usarlo bene, cosa vuole dire? Vuol dire offrirlo al Signore, vuol dire che io questo corpo lo voglio usare per rendere gloria a Dio, al servizio di Dio.

Adesso sentite cosa scrive San Pietro Giuliano Eymard:

“ […] II. – Corre nel mondo un’eresia che reca danni gravissimi ai costumi”.

Vi prego, andate a vedere in che anni è vissuto San Pietro Giuliano Eymard, perché sembra che sia un nostro contemporaneo.

“Si dice: Non vi è peccato originale, …”

Certo che è un’eresia eh, negare il peccato originale è un’eresia.

“… il corpo come lo spirito è nella sua rettitudine naturale; dunque tutti i loro istinti sono buoni e si debbono soddisfare: si legittimano così gli eccessi più deplorevoli”.

Questo si diceva al tempo di San Pietro Giuliano Eymard e questo si dice anche oggi.

“ — Se non vi fu caduta a che pro la riparazione? E così negasi la necessità della mortificazione cristiana ed anche semplicemente morale”.

Nel momento in cui noi neghiamo il peccato originale, a cascata arriveremo anche a dire: «Mah… perché  la mortificazione? A cosa serve? La penitenza, i sacrifici, i digiuni, a cosa servono?»

Infatti, sentite adesso cosa scrive:

“Questo errore si è infiltrato anche nella pietà; è penetrato nella direzione delle anime, velandosi un po’, s’intende, e astenendosi dal confessare apertamente le sue origini, che ributterebbero”.

Cioè, questo errore è entrato anche nel modo di dirigere le anime, è entrato anche nella pietà.

Attenzione adesso a quello che dice San Pietro Giuliano Eymard:

“Ma voi leggete libri, udite confessori che dicono: La mortificazione esteriore non è necessaria; se conviene ai religiosi non è fatta per le persone del mondo; digiuni, macerazioni son cose buone pel chiostro. Val meglio condurre le anime con la dolcezza”.

Già ai suoi tempi c’erano Confessori, quindi, che dicevano, o libri che riportavano, che la mortificazione esteriore non è necessaria, che è solamente per i frati, per le suore, per i Sacerdoti, e basta, per gli altri no.

A chi dice che bisogna condurre le anime con la dolcezza, lui scrive:

“— Rispondo: — La dolcezza è la parte di Dio; spetta a Lui farla sentire nell’anima per incoraggiarla e ricompensarla; ma la parte dell’uomo, la sua cooperazione sta nel mortificarsi e crocifiggersi”.

Capite come sembra avvincente l’uso di un termine?

Peccato che è usato nella prospettiva sbagliata!

È vero che ci vuole la dolcezza, ma questo è il compito di Dio; il nostro è un altro, dice San Pietro Giuliano Eymard.

“Egli è stato condannato a mangiare il pane col sudore della fronte, la terra è per lui maledetta, le creature gli sono continua occasione di peccato: bisogna che se ne separi, che le tenga in disparte, per non riposarsi in esse e preferirle a Dio. Come mai potrà riuscirvi altrimenti che con la mortificazione dei sensi?”

Cioè, lui dice: «A fare ordine, a mettere le creature al loro posto, il Creatore al Suo posto, e tutto il resto al posto che gli compete, come è possibile riuscirci, se non impariamo a mortificarci?». Voi capite che noi tenderemmo al disordine, tenderemmo a rovesciare questo ordine, che ci è stato dato.

San Pietro Giuliano Eymard adesso fa degli esempi.

“[…] Così l’orgoglio che non può manifestarsi con la vanità, con i primi posti e gli onori, non dura: rigettando gli elogi e i segni esteriori di vanità, si soffoca l’orgoglio in se stesso.

[…] Quanti non vivono che per mangiare e deformano in se stessi l’immagine di Gesù Cristo, per prendere quella di un animale immondo!”

Sì, ci sono situazioni, in cui uno dice: «Mamma mia… che brutto!»

L’eccesso è sempre brutto, in tutto… in tutto. L’eccesso si vede… non sempre, ma, quando si vede, si vede tutto il brutto dell’eccesso.

“Che dire degli altri vizi, come la collera, la pigrizia e soprattutto l’impurità? Non cercano di farsi la loro sede, il loro centro nei sensi? Il corpo è il campo del loro godimento; se ne nutrono, vivono delle sue sensazioni; tutti hanno in esso radici profonde”.

Quindi, dobbiamo imparare ad ordinare il nostro corpo.

Se ci basta una mela, non ne mangiamo due; se ci basta una fetta di torta, perché due? Uno dice: «Eh… mi piace». Ho capito, ma tanto non puoi mangiare cinque torte, no?

Allora, se ti piace e cinque torte non ne puoi mangiare, non puoi mangiare torte fino alla fine del mondo, tanto vale prendere il giusto e fermarti lì.

“[…] Noi dobbiamo avere sempre dinnanzi agli occhi i nostri peccati per ripararli; poiché la vera conversione non consiste soltanto a non più fare il male, ma a ripararlo”.

Convertirsi non vuol dire solo smettere di fare il male, ma convertirsi vuol dire, appunto, riparare il male fatto.

Interessante anche questa riflessione che fa San Pietro Giuliano Eymard:

“ […] Poiché noi non lo facciamo, vi mette sovente la mano Egli stesso (per la riparazione). — Vedete, voi dite, quella persona: quanto soffre, come è perseguitata! essa non lo merita. — Può darsi che non sia che una prova d’amore, ma sovente è un’espiazione del peccato. Dio le fa fare penitenza, perché essa dimenticava ciò che doveva”.

Bisogna stare attenti nei giudizi…

“ […] Ma allora è dunque cosa buona avere tentazioni? — Sì, così si paga per il passato e si sta nell’umiltà; facciamo penitenza e siamo costretti a combattere quando vorremmo riposarci”.

Quindi, vedete, è anche una grazia la tentazione, perché è un modo di fare penitenza, è un modo di riparare.

“Vi è specialmente un genere di pene che fa molto soffrire, sono le persecuzioni e le calunnie delle persone devote; nulla è così penoso, perché la loro virtù vi fa credere che hanno ragione, e che Dio stesso è irritato contro di voi. Egli permette talvolta che le migliori persone non veggano chiaro e vi perseguitino, mentre voi siete innocente: Dio vuole così purificarvi sempre più”.

Beh, leggete la vita dei Santi, leggete la biografia di Don Dolindo Ruotolo, vedrete cosa troverete…, quella di Padre Pio…, mamma mia…

Le persecuzioni e le calunnie delle persone devote”: è una sofferenza terribile questa!

“Le malattie ed i patimenti fisici sono pure una espiazione corporale che Dio infligge. Non cercatele, come non dovete cercare le tentazioni e le persecuzioni; ma se vengono, ringraziatene la misericordia di Dio che vi obbliga a fare penitenza al presente, per risparmiarvi più tardi”.

Quindi, vedete: tutto è un dono!

Certo, sul momento è difficile da riconoscere, perché noi vorremmo star bene e vorremmo che tutto andasse sempre bene, però, poi, ci si ferma un po’ a riflettere e si capisce che, di fatto, sono atti della Misericordia di Dio, che ci chiama a fare un po’ di riparazione e un po’ di penitenza, qui, su questa terra.

Domani andremo avanti, perché ci saranno delle cose molto, molto importanti da dire, vedrete.

Benedicat vos omnipotens Deus, Pater, et Filius, et Spiritus Sanctus.

Amen.

Dio ci benedica e la Vergine ci protegga.

Sia lodato Gesù Cristo! Sempre sia lodato!

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