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Cooperazione sacerdotale di Maria, don Clemente Barbieri

Meditazione

Pubblichiamo l’audio di una meditazione di venerdì 7 maggio 2021

Predicatore: p. Giorgio Maria Faré, OCD

Ascolta la registrazione:

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Scarica il testo della meditazione 

COOPERAZIONE SACERDOTALE DI MARIA – DON CLEMENTE BARBIERI

 Sia lodato Gesù Cristo, sempre sia lodato.

Eccoci giunti a venerdì 07 maggio 2021, abbiamo ascoltato la Prima Lettura della Santa Messa di oggi, tratta dal cap. XV, versetti 22-31 degli Atti degli Apostoli.

Oggi è il Primo Venerdì del mese tutto dedicato al Sacratissimo Cuore di Gesù. Un giorno da passare in compagnia, in ringraziamento, in riparazione al Sacratissimo Cuore di Gesù.

Il testo della Prima Lettura che abbiamo ascoltato è un testo molto attuale e vedremo tra pochissimo quanto è attuale questo testo, perché da sempre c’è qualcuno che, per svariate ragioni ama inquietare, turbare gravemente le anime. Alle volte è cattiveria, alle volte stupidità, ignoranza, superficialità, alle volte è proponimento delle proprie idee e della propria volontà e non della Volontà di Dio, alle volte per ideologia e per svariati altri motivi. Questa è una cosa seria perché per le anime Gesù è morto, per ogni persona sulla faccia della terra Gesù è morto e dobbiamo stare molto attenti a turbare, peggio ancora ad ingannare, le persone perché questo non rende un buon servizio né alla Chiesa, né alla singola persona che fa parte della Chiesa. Sicuramente le intenzioni possono essere anche le migliori però non sempre intenzioni buone corrispondono a contenuti buoni, perché le cose vanno capite bene.

In questo testo, questa comunità di Antiochia è un po’ scombussolata.

“…che provengono dai pagani”

È gente da poco convertita a Gesù. E gli Apostoli e gli anziani subito si preoccupano perché qualcuno ha fatto discorsi che li hanno messi in subbuglio. Solitamente sono sempre discorsi che aggravano le cose, che fanno venire il terrore, che spaventano, e solitamente sono sempre discorsi che tolgono la libertà. Infatti, al contrario, la lettera che scrivono loro è molto semplice, è molto pacata: “Non inquietarti aggravandoti di doveri che non esistono, non sentirti in coscienza doveri che non esistono”.

Oggi il mio tentativo sarà proprio quello smantellare un turbamento grave che oggi serpeggia, che oggi è abbastanza diffuso. Siccome in tanti mi hanno scritto, mi hanno chiamato angosciati, preoccupati, qualcuno sconvolto, disorientato, alla fine ho deciso di mettere un po’ di chiarezza, per quello che sarò capace. Spero di mettere un po’ di chiarezza, poi sarete voi a giudicare e a valutare. Io vi dirò il mio pensiero, spero di essere soprattutto logico, coerente, chiaro e mi auguro rigoroso. Se non lo sarò, prendete tutto quello che ho detto e buttatelo nel cestino. È semplice: quando c’è qualcosa che ci turba, quando non c’è rigore, quando non c’è logica, dobbiamo prendere le cose e buttarle nel cestino.

“Quando l’ebbero letta, si rallegrarono per l’incoraggiamento che infondeva.”

Spero che questo possa essere il vostro stato d’animo alla fine di questo mio intervento, mi auguro che alla fine di questa meditazione coloro che erano rimasti sconvolti, turbati, angosciati e disorientati si possano rallegrare per l’incoraggiamento che riceveranno, che non viene dal solito “buonismo senza limitismo” — sapete che io sono assolutamente contrario al “buonismo senza limitismo” — ma che viene dalla realtà dei fatti. Bisogna fare un’opera di ermeneutica questa mattina, un’opera di corretta interpretazione contestualizzata dei fatti.

Partiamo come sempre dal testo che stiamo meditando, perché la Vergine Maria ci offre come sempre la porta di ingresso al discorso che devo farvi. Partiamo dal testo di don Barbieri “Maggio Eucaristico” del 1920.

VII GIORNO – Cooperazione sacerdotale di Maria.

“Il sacerdote raggiunge il vertice dei divini poteri a lui commessi nell’istante in che levato in su l’altare, pronunziando per comandamento di Dio le auguste parole di Dio, fra la riverenza degli angioli e l’adorazione dei mortali si fa ministro della transustanziazione del pane e del vino nel Corpo e nel Sangue santissimo di Gesù Redentore. Assurge così ad essere il cooperatore dell’ineffabile mistero della carità di Dio e lo strumento glorioso di un miracolo, che è tra i più mirabili della potenza e della misericordia dell’Altissimo. Ora non essendo l’Eucaristia che una diretta applicazione dell’adorabile mistero pel quale il Verbo di Dio si è fatto carne, o come meglio si direbbe, un’estensione dell’incarnazione, ne deriva che la Vergine è il primo sacerdote perché, divenendo madre di Dio, più santamente ha cooperato a questo adorabile mistero d’amore, essendo in certo qual modo l’Incarnazione la prima Eucaristia, la prima comunione di Dio col mondo nel seno di Maria. Ella ha dunque realmente compiuto il suo sacerdozio col dar opera alla venuta di Dio dal cielo in su la terra, a lui preparando le più degne accoglienze nelle sue viscere virginali col predisporsi tutta per lui e dando a lui se stessa col dargli la carne mortale, che egli veniva ad assumere.”

Mi fermo: stiamo parlando di qualcosa di grosso, stiamo parlando dell’Eucarestia, del momento della transustanziazione, di questa estensione dell’Incarnazione. Veniamo a questo turbamento, l’Eucarestia è il cuore della Chiesa, dobbiamo stare attenti quando parliamo di Eucarestia.

Molti mi hanno scritto dicendomi che c’è chi turba gli animi facendo riferimento ad un bramo di Luisa Piccarreta.

Preciso che Luisa Picarreta non è né Santa, né Beata, né Dottore della Chiesa. Io ho una grandissima stima per questa persona e delle cose che ha lasciato scritte, che sono veramente molto belle, ma un conto è una stima personale che uno può avere, un conto è l’affidamento su quel testo, su quei messaggi che ha lasciato, su quelle riflessioni molto belle che ha lasciato.

L’affidamento e la predicabilità che se ne possono fare, quando proponiamo agli altri un testo, va valutata perchè un conto è parlare di Santa Teresa D’Avila, Dottore della Chiesa, un conto è parlare di Santa Caterina da Siena, Dottore della Chiesa, di San Giovanni della Croce, Dottore della Chiesa, un conto è parlare di San Giovanni Bosco, Santo, un conto è parlare della Beata Alexandrina Maria da Costa, Beata, un conto è parlare di una Venerabile, un conto è parlare di un Servo di Dio. Sono livelli diversi e anche la sottolineatura, la pressione teologica, l’invito caldo che ne deriva, ovviamente, muta, cambia dal Dottore della Chiesa al Servo di Dio, perché nel Dottore della Chiesa la Chiesa si è impegnata in modo solenne, autorevole a riconoscere tutto quel Magistero, come un Magistero utile, valido per tutta la Chiesa. Sono livelli molto diversi. Non a caso non sono tutti Dottori della Chiesa, non sono tutti Santi, non sono tutti Beati, Venerabili, non sono tutti Servi di Dio. Sono gradini diversi di riconoscimento della Chiesa che fa su quella data persona in riferimento alla sua autorità e al suo insegnamento. Questo è fondamentale da dirsi, questo vale per tutti. Quindi se anche — ma non è, come adesso vi mostrerò — se anche ciò che qualcuno, turbando, va dicendo, fosse vero — ma non lo è, come adesso vedrete — se anche fosse vero, non essendo la Piccarreta Dottore della Chiesa e non essendo Santa e neppure Beata, il livello di offerta del testo come capacità di impegnare la vita cristiana di una persona si assottiglia molto. Uno si può veramente sentire tanto libero, ripeto se anche fosse vero quello che van dicendo, ma vero non è. Non mi impegna tanto quanto mi può impegnare una Santa Caterina da Siena, un San Giovanni della Croce, una Santa Teresa D’Avila, una Santa Teresa di Gesù Bambino, è diverso.

Questo è comunque un discorso generico, che in questo caso non si applica perché ciò che la Picarreta ha scritto dice una cosa e ciò che vanno dicendo alcuni usando quel testo  è totalmente il contrario. Quindi il discorso che ho fatto qui sopra, in questo caso, non si applica perché quello che è scritto è giusto, ma va capito bene, non va usato per sostenere le proprie idee sbagliate.

Io mi riferisco ad uno dei testi, perché so che ne citano anche altri, prendo questo:

Alla signora Concettina Camionero San Giovanni, Napoli. n.51

“Il Santo volere di Dio ci leghi tanto da mettere in fuga ogni pensiero”

Chi segue questa linea fa molto riferimento al Divin Volere, alla Divina Volontà di Dio, è una cosa bellissima. Attenti bene cosa scrive:

“Buona figlia col benedetto Gesù ci vuole fiducia e amore; quanto più arditi siamo tanto più bene ci vuole. Il vostro timore di comunicarvi…”

Attenti adesso entriamo nella questione.

“Il vostro timore di comunicarvi…”

Cioè di ricevere l’Eucarestia, di andare a fare la Comunione.

“Il vostro timore di comunicarvi viene dal nemico; egli avrebbe piacere che noi facessimo più legna per l’inferno, altrimenti non ve l’avrebbe detto né suscitato in voi tanti timori. Anzi, io vi dico che quando per timore vi astenete formate legna per il Purgatorio, le Comunioni che non fate in vita, le farete di fuoco in Purgatorio, perché Gesù nel SS. Sacramento brucia d’amore e vuol venire nei nostri cuori per dare sfogo alle sue fiamme; e con l’astenerci, Gesù brucia di più, smania, delira e con giustizia ci farà bruciare di più in Purgatorio. Perciò, pensate solo ad amare Gesù, a come farlo più contento, e l’amore vi distruggerà tutte le legne e come rugiada celeste vi coprirà, vi purgherà di tutto. I timori, i dubbi, le agitazioni sono lacci che c’incatenano a noi stessi, ci tolgono la freschezza dell’amore, anzi, ce lo fanno appassire e ci svincolano dalle braccia di Gesù.”

Un testo che dice qualcosa di importante.

Innanzitutto, diamo legna a chi ha usato questo testo per sostenere la tesi che adesso vi dirò, diamo legna a queste persone dicendo che la Piccareta non dice niente di nuovo perché le stesse riflessioni, quasi identiche, sono contenute ne “l’Imitazione di Cristo” che è un testo un pochino più vecchio della Piccarreta e sicuramente molto più autorevole. Anche lì si dice che assolutamente non va tralasciata a cuor leggero la Comunione, e anche lì si dice che non ricevere l’Eucarestia per pusillanimità, per scrupoli e falsi timori è un cedere al nemico, il quale in tutti i modi ci vuole tenere lontani dall’Eucarestia. Noi dobbiamo fare tutto il possibile per ricevere la Santa Eucarestia e non dobbiamo tralasciarla perché ci vengono gli scrupoli, che sono una malattia dell’anima.

Fino a qui rientra tutto in quello che diciamo essere il pensiero dei Santi, della tradizione della Chiesa. L’Eucarestia è il Sacramento che ci è dato per il nostro nutrimento fisico e spirituale.

Ora, dal dire questo, al dire che quindi, basandoci sulla Piccarreta (e io aggiungo anche sul testo l’Imitazione di Cristo), dire a coloro che non fanno la Comunione, che non stanno ricevendo l’Eucarestia perché in coscienza non si sentono di riceverla in mano, dire che questa è opera del demonio e che quindi loro pagheranno il non fare la Comunione in mano, perché oggi è ammesso solo questo, quindi si sottraggono dal ricevere la Comunione in mano, dire a queste persone che quindi sconteranno all’Inferno o nel Purgatorio queste Comunioni non fatte, scusate ma non ci siamo!

Questo la Piccarreta non l’ha detto! Questo l’Imitazione di Cristo non l’ha detto!

Perché al tempo della Piccarreta e al tempo dell’Imitazione di Cristo questo problema non c’era: la Comunione si faceva in un solo modo, in ginocchio e in bocca! Il testo non va tolto dal suo contesto, perché se no tradiamo il testo. È un’operazione ermeneutica, di interpretazione del testo, assolutamente scorretta, non va bene. Non posso prendere le parole della Piccarreta, le parole dell’Imitazione di Cristo, e applicarle ad oggi, in una situazione contestuale, storica, completamente diversa. Non posso prendere quelle parole per dire oggi un’altra cosa. Non è giusto.

Il testo della Piccarreta, come il testo dell’Imitazione di Cristo, che cosa vuol dire oggi a me, come allora? Una cosa sola, la stessa cosa, cioè: quando vai a Messa per disporti a ricevere l’Eucarestia — e questo vale sempre, vale al tempo dell’Imitazione di Cristo, vale al tempo della Piccarreta e vale oggi — non tralasciare di ricevere la Comunione per ragioni legate agli scrupoli, oppure per ragioni banali.

Quali sono le ragioni banali?

Ad esempio: “Oggi non vado a Messa perché devo stare a casa a fare il coniglio con la polenta perché vengono i miei parenti”. “Oggi non vado alla Messa perché devo andare dalla parrucchiera”. “Oggi non vado alla Messa perché devo stare in spiaggia”. “Oggi non vado alla Messa perché devo andare a ballare”.

Oppure sono alla Messa ma non faccio la Comunione perché in preda agli scrupoli, quindi alla pusillanimità, a questa malattia spirituale: ho paura a farla perché temo di offendere il Signore, perché ho fatto quel peccato e non so bene se è grave o non lo è, e quindi per paura, credendo sia molto grave, non faccio la Comunione.

L’Imitazione di Cristo e la Piccarreta ci dicono lo stesso messaggio, cioè: stai attento a non tralasciare l’Eucarestia per vani motivi. “Anzi io vi dico che quando per timore vi astenete, formate legna per il Purgatorio, perché Gesù che brucia d’amore vuole comunicarsi a noi. Pensate solo ad amare Gesù, a come farlo più contento e l’amore vi distruggerà tutte le legne, come rugiada celeste vi coprirà. I timori, i dubbi, le agitazioni…”

È quello che vi sto dicendo, cioè tutto legato a questo tema dello scrupolo, della pusillanimità. Succede soprattutto alle persone convertite da poco, è normale, è un percorso di vita spirituale che tutti affrontiamo. Trovare l’equilibrio nel discernimento e nella valutazione morale degli atti non è una cosa che si impara in un giorno, ci vuole il suo tempo, è normale che una persona all’inizio non riesca a capire se quello che ha fatto è grave o non è grave, proprio per l’amore per il Signore che è ancora un po’ immaturo. L’amore fa fatica a comprendere se una cosa è grave o non è grave, perché, quando ci si converte, tutto sembra grave.

Chi non riceve la Comunione in mano e quindi non si sente in coscienza di andare a fare la Comunione, perché l’unico modo concesso è sulla mano, non ha né agitazione, né dubbi, né turbamento. Non è lo scrupolo, non è la pusillanimità, non è la paura ciò che lo trattiene da ricevere Gesù Eucarestia, ma è un fondato motivo di coscienza.

Fondato cosa vuol dire?

Vuol dire che è fondato su una riflessione rigorosa che ha fatto in sé stesso, su sé stesso davanti a Dio, è legato ad un motivo di coscienza. Posso non essere d’accordo ma non posso dire che quel motivo è banale, non posso dire che quel motivo è legato alla paura, al dubbio, alla pusillanimità, non posso dirlo. Sarà un motivo di sofferenza, di dispiacere, di dolore perché è tanto il desiderio, ma questo non ha niente a che vedere col dubbio, né con l’agitazione, con lo scrupolo e con la pusillanimità. Non possiamo prendere una riflessione contestualizzata in un contesto storico ben preciso, legata a ragioni ben precise, prenderla, togliere il contesto, togliere le ragioni, prendere qualche frase e buttarla addosso alle persone che sono venute 1500/2000 anni dopo, o 100 anni dopo, non si può fare, non è corretto.

Già ve lo dissi: prima di parlare di queste cose, oltre a fare tanto male alle persone, facciamo anche una figura brutta. Per favore prima di parlare di queste cose leggete il libro di don Federico Bortoli, leggetelo, è un testo bellissimo, rigorosissimo, è la sua tesi di Dottorato, un testo veramente fatto bene che vi spiega tutta la questione della Comunione in bocca e della Comunione sulle mani. Non vendiamo per favore fumo negli occhi alla gente. Lo capisco, è faticoso studiare, lo capisco, è pesante, costa caro, ma o facciamo così, oppure vendiamo il fumo alle persone, vendiamo il “quaquaraqua” alla gente. Basta con questa teologia a basso costo. Basta con questo modo di predicare che dice “il mio pensiero”. Stiamo alle fonti, ad un’ermeneutica corretta, perché altrimenti creiamo confusione e anche violenza, e poi con che arroganza vengono dette queste cose! Mi hanno fatto sentire alcune cose registrate, ma che violenza! Non c’è un fondamento logico che sia uno, non ce n’è uno, è pura ideologia, stai facendo un’ermeneutica che è assolutamente scorretta, perché vai a prendere un testo che non contemplava minimamente la situazione di oggi, perché non c’era, vai a prendere un testo fuori contesto, ed è chiaramente indicato a coloro che erano nel dubbio, a coloro che erano nel timore, che erano nell’agitazione.

“anzi io vi dico che quando per timore vi astenete”

Prendi questo testo fuori contesto e lo vai ad applicare a coloro che non hanno assolutamente questo problema ma hanno un motivo di coscienza fondato.

Non riusciamo a gestire la diversità perché siamo delle fotocopie, siamo delle macchine fotocopiatrici, parliamo tanto della “diversità creativa”, ma poi di fatto nella realtà non sappiamo gestire la diversità. Se gli altri non camminano come me, non parlano come me, non guardano come me, non si muovono come me, non mangiano come me, non dormono come me,… non possono esistere. Nella Chiesa è possibile essere diversi, il Battesimo non ci rende cloni, lo Spirito Santo esiste e nella Chiesa c’è tanta libertà. Non costringiamo nessuno in nome del niente a dover essere come me. Io posso dissentire, posso dire che secondo il mio parere sbagli a non ricevere la Comunione anche se in mano, posso dirlo, ma poi mi fermo. E lo posso dire solo se tu me lo chiedi, perché io sono il signor Nessuno per mettermi a pontificare. Per favore lasciamo la libertà di coscienza alle persone. Posso dire che non sono d’accordo, che non lo capisco, posso dire tutto quello che voglio se vengo interpellato, non facendo terrorismo religioso e psicologico con whatsapp, messaggini copiati, creando confusioni, angosce…

“Io vi dico che quindi da adesso…”

“Io vi dico” lasciamolo dire a Gesù, stiamo attenti ad usare certi modi di parlare, stiamo un po’ umili, voliamo basso, anche perché queste cose poi si smontano in 3 picosecondi, data la loro inconsistenza teologica e logica e rispettiamo le persone.

Ve lo ripeto, leggete questo bellissimo testo di don Federico Bortoli: “La distribuzione della Comunione sulla mano, profili storici, giuridici e pastorali”. Un testo sulla Comunione in mano, sulla storia, su come è nata, come si è affermata e sul significato della Comunione in mano, così capite e poi potete parlare.

Il dire: “Ho letto ma io penso, ma vi dico…” è una cosa che non va bene, perché il mio pensiero non salva nessuno. Stiamo alle fonti, al Magistero della Chiesa, dei Santi e dei Dottori della Chiesa.

Vi ho fatto un’analisi del testo, vi sembra logica? La tenete. Non vi sembra logica? La buttate. È rigorosa? La tenete. Non è rigorosa? La buttate.

Io semplicemente ho voluto prendere il testo della Piccarreta, il testo dell’Imitazione di Cristo che ho citato a memoria, e farvi un ragionamento logico. Nessuno va in Purgatorio o all’Inferno nel momento in cui segue in modo rigoroso la sua coscienza, soprattutto quando questa coscienza è assolutamente fondata, e se leggete il libro di don Federico Bortoli vedrete quanto fondamento c’è. Chi non è d’accordo può dire “non sono d’accordo, ma ti rispetto” e ti deve rispettare, perché il tuo pensiero è la tua coscienza. C’è il primato della coscienza, già lo disse il Santo Cardinale Newman quando disse: “Brindo prima alla mia coscienza e poi al Papa”. Che non vuol dire che il Papa non conta niente, ma vuol dire che c’è un primato della coscienza, nessuno può entrare nel santuario della coscienza, solo Dio, e noi è di questo che dovremo rendere conto a Dio. Quindi impariamo a rispettare le persone, non siamo autorizzati da nessun mito della crocerossina che deve salvare il mondo intero.

Preoccupati della tua vita, soprattutto quando non hai questo compito. Se non ti viene dal Ministero di aver questo compito, quando non ti è dovuto, stai al tuo posto, preoccupati della tua coscienza, della tua vita, lascia a chi ha questo dovere di dover fare questo compito, iper gravoso tra l’altro, iper difficile, con una responsabilità davanti a Dio e agli uomini gravissima”

Lasciamo a Dio questo compito tra Inferno, Purgatorio e Paradiso. Non andiamo a inquietare le coscienze con certe cose, si fa del male perché si dicono cose che sono fuori contesto.

Ripeto questo testo della Piccarreta, come il testo dell’Imitazione di Cristo e come i testi di altri Santi ci dicono: “non tralasciare l’Eucarestia per vani motivi”. Questo ci dice.

Il fatto che io non riceva la Comunione in mano, non è un vano motivo. Non lo è. Questo sì che è teologicamente e assolutamente fondato. Il testo di Don Federico Bortoli vi mostra quanto è fondato questo discorso. È fondato teologicamente, storicamente, non è fondato così. Quindi rispettiamo le coscienze. Quella persona farà la Comunione Spirituale.

Ci vuole rispetto, buona educazione. Possibile che dobbiamo essere così invadenti? Possibile che non possiamo rispettare la diversità? Ma perché dobbiamo costringere la gente? Non lo fa la Chiesa, perché dobbiamo farlo noi? Io non capisco. È una cosa bruttissima. E a coloro che invece vivono così, io personalmente mi sento di dire: “State in pace”. Mi sento di dirvi questo, perché ho visto, ho letto, ho studiato che ci sono molti, ragionevoli e fondati motivi che stanno alla base della vostra scelta. Non è legato al dubbio, alla paura, al timore, all’agitazione, e aggiungo alla pusillanimità, anzi è legata all’amore per Gesù. A me sembra che questo sia più che sufficiente in relazione al Vangelo, ai Santi, al Magistero della Chiesa. Lo fanno per amore di Gesù.

Quelli che ricevono la Comunione in mano non lo fanno per amore di Gesù? Lo faranno anche per amore di Gesù. Sono due modalità permesse dalla Chiesa. Non creiamo polemiche. Quell’amore uno lo esprime in un modo, l’altro in un altro modo, sarà Dio che lo giudicherà.

Lasciamo liberi, perché la Chiesa lascia liberi. Chi non se la sente di ricevere la Comunione in mano in questo momento di pandemia fa la Comunione Spirituale. La Chiesa lo permette, la Chiesa non ha mai costretto nessuno a ricevere per forza i Sacramenti, mai. Se io vengo ordinato per forza, la mia Ordinazione è invalida, se io vengo ad essere costretto a sposarmi con qualcuno, quel matrimonio è invalido. La costrizione va ad inficiare direttamente la validità del Sacramento. Non si può costringere nessuno a ricevere un Sacramento. Non è mai successo nella storia della Chiesa, quindi stiamo attenti a quello che facciamo e diciamo, soprattutto quando non ci sono fondamenti teologici.

Leggete il testo di don Federico Bortoli e vi consiglio anche altri due testi più piccoli molto belli che sono: “Corpus Christi” e “Dominus Est” del Vescovo Mons. Athanasius Schneider.

Rispettiamo le persone.

Spero di essere stato chiaro, logico e rigoroso. Vi supplico, se così non fosse prendete tutto quello che vi ho detto e buttatelo nel cestino.

E la Benedizione di Dio Onnipotente, Padre, Figlio e Spirito Santo discenda su di voi e con voi rimanga sempre. Amen.

Sia lodato Gesù Cristo. Sempre sia lodato.

Venerdì della V settimana di Pasqua

PRIMA LETTURA (At 15, 22-31)
È parso bene, allo Spirito Santo e a noi, di non imporvi altro obbligo al di fuori di queste cose necessarie.

In quei giorni, agli apostoli e agli anziani, con tutta la Chiesa, parve bene di scegliere alcuni di loro e di inviarli ad Antiòchia insieme a Paolo e Bàrnaba: Giuda, chiamato Barsabba, e Sila, uomini di grande autorità tra i fratelli.

E inviarono tramite loro questo scritto: «Gli apostoli e gli anziani, vostri fratelli, ai fratelli di Antiòchia, di Siria e di Cilicia, che provengono dai pagani, salute! Abbiamo saputo che alcuni di noi, ai quali non avevamo dato nessun incarico, sono venuti a turbarvi con discorsi che hanno sconvolto i vostri animi. Ci è parso bene perciò, tutti d’accordo, di scegliere alcune persone e inviarle a voi insieme ai nostri carissimi Bàrnaba e Paolo, uomini che hanno rischiato la loro vita per il nome del nostro Signore Gesù Cristo. Abbiamo dunque mandato Giuda e Sila, che vi riferiranno anch’essi, a voce, queste stesse cose. È parso bene, infatti, allo Spirito Santo e a noi, di non imporvi altro obbligo al di fuori di queste cose necessarie: astenersi dalle carni offerte agli idoli, dal sangue, dagli animali soffocati e dalle unioni illegittime. Farete cosa buona a stare lontani da queste cose. State bene!».

Quelli allora si congedarono e scesero ad Antiòchia; riunita l’assemblea, consegnarono la lettera. Quando l’ebbero letta, si rallegrarono per l’incoraggiamento che infondeva.

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