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Le Litanie Lauretane: Regina sacratissimi rosarii, Regina familiae e Regina pacis

Litanie Lauretane

Meditazione

Pubblichiamo l’audio di una meditazione di domenica 29 maggio 2022

Predicatore: p. Giorgio Maria Faré, OCD

Ascolta la registrazione:

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Le Litanie Lauretane: Regina sacratissimi rosarii, Regina familiae e Regina pacis

Sia lodato Gesù Cristo! Sempre sia lodato!

Eccoci giunti a domenica 29 maggio 2022.

Abbiamo ascoltato il Vangelo della Santa Messa di oggi, tratto dal capitolo XXIV di San Luca, versetti 46-53.

È molto bella questa parte finale del Vangelo di oggi: “Poi li condusse fuori verso Betània e, alzate le mani, li benedisse… si staccò da loro… (è l’Ascensione, no? Gesù che ascende al Cielo). Ed essi si prostrarono (proprio con la fronte a terra) davanti a lui; poi tornarono a Gerusalemme con grande gioia e stavano sempre nel tempio lodando Dio”.

Interessante… interessante…

Dopo l’Ascensione di Gesù, ecco che cosa fanno i Suoi discepoli, dopo l’ultimo incontro con Gesù.

Gesù non aveva detto a loro: «Dovete stare sempre nel tempio a lodare Dio»; Gesù aveva detto: «Voi state in città finché non siate rivestiti di potenza dall’alto». Non ha detto: «State sempre nel tempio lodando Dio»; lo fanno loro. È un’esigenza dell’amore fare questo, e non può essere detta, perché, se non la capisci da solo, è inutile dirla.

Esattamente quello che poi succederà negli Atti degli Apostoli, quando, nella prima comunità cristiana, Pietro e gli altri dicono: «No, qui c’è un problema». Vi ricordate quando c’è tutto il dissidio, la ribellione per il servizio alle mense, per il trattamento alle vedove, e quindi nasce una grande tensione? Già ve l’ho commentato questo Vangelo. Loro dicono: «Guardate, facciamo così: scegliamo sette diaconi, loro penseranno alle mense e noi ci dedichiamo a due cose, la preghiera e la predicazione. Questo è il nostro compito». E da lì tutto andrà benissimo.

Qui, che è molto prima, succede la stessa cosa: “Stavano sempre nel tempio lodando Dio”.

È un grande insegnamento su qual è l’atteggiamento corretto del Cristiano, qual è la priorità per un Cristiano.

Allora, vediamo oggi le altre due Litanie, col commento di Don Giorgio Basadonna; forse riusciamo anche a farne tre, però non lo so.

Ce ne sarebbero ancora tre, vediamo… magari oggi le concludiamo tutte e tre, e domani rimane “Agnello di Dio…”, che è la parte finale.

Adesso vediamo “Regina del Rosario”.

Volevo, appunto, tenermi poi un giorno “libero”, diciamo così, perché vorrei trattare proprio un aspetto che credo non sia molto conosciuto, legato a questa Litania “Regina del Rosario”, legato alla Vergine Maria del Rosario, però vediamo…

Io vi faccio delle anticipazioni, poi, se riesco, le faccio; se non riesco, non le faccio, con molta semplicità.

Siete ormai abituati a questo mio parlare non programmato. Io vi metto lì un po’ di idee e poi vediamo: quello che riusciamo a fare, lo facciamo; quello che non riusciamo a fare, lo faremo.

Regina del Rosario

“Di solito le «litanie» si recitano come conclusione della preghiera del Rosario, e una di queste invoca appunto la Madonna come «regina del Rosario», cioè come la donna che nel Rosario viene contemplata e pregata, collocata nella sua vera realtà di madre di Dio, inserita pienamente nel mistero di Cristo.

Bisogna riproporre il valore di questa forma di preghiera, perché è molto facile oggi rifiutarla o relegarla negli antichi ricordi, come se fosse un modo non degno di rivolgersi a Dio.

È vero: si tratta di una preghiera fondata sulla ripetizione delle

stesse formule (le «Ave Maria») per una cinquantina di volte, e quindi è molto facile cadere nella distrazione lasciando che le labbra continuino a ripetere le stesse parole. La distrazione è sempre in agguato nella nostra mente e nel nostro cuore, non solo quando si prega, ed è un po’ un segno della nostra natura umana attratta da mille e mille proposte: non può però essere una scusa per negare il valore della preghiera anche se non può non riscontrare limiti e debolezze.

Ma quello che più importa è scoprire la consistenza vera del Rosario, la sua formulazione e quindi il suo valore come meditazione e contemplazione della vita di Cristo.

Maria è sempre la madre di Gesù: una preghiera rivolta a lei non può non essere rivolta a Gesù a cui va ogni lode e ogni ringraziamento.

Il Rosario prende per mano la persona e la conduce a riflettere sui «misteri» cioè sui momenti più caratteristici della vita di Gesù. E sono questi misteri che inducono il fedele a indugiare su quegli eventi che hanno formato il contenuto della storia della salvezza e che sono ancora oggi gli elementi portanti della fede cristiana. Insistere su questi elementi è voler capire meglio la propria fede e renderla più viva e più feconda.

Forse è per questa intuizione più o meno cosciente che nella iconografia mariana la Madonna appare molto spesso con la corona del rosario sul braccio: anche in particolari eventi che chiamiamo «apparizioni» della Madonna, il rosario è sempre nelle sue mani e diventa anche il modo di comunicazione con lei.

Così si capisce che quanto la fede cristiana insegna su Gesù, su sua madre e sul nostro rapporto con lui, si unisce alla fantasia, alla inventiva, alla devozione, al desiderio di accogliere quanto ci viene donato e renderlo profondamente inserito nel vivere quotidiano, nella sensibilità delle persone, nella diversità delle singole esperienze.

Maria regina del Rosario diventa così la madre che insegna ai suoi figli un modo di preghiera, e svela loro i segreti dell’azione di Dio così come si è compiuta al tempo stabilito e come continua a essere offerta lungo i secoli per ogni persona che si mette in ascolto di lui.

Dire il Rosario è un modo classico per esprimere la propria devozione alla Madonna, ed è anche un modo per mantenere fresca e viva la fede in Gesù, la propria responsabilità di seguaci di lui, il proprio compito di testimoni e di «lievito» nella massa del mondo, e anche la propria dimensione ecclesiale.

Il Rosario diventa una preghiera comunitaria e personale, ripetitiva e sempre nuova, vocale e mentale: una preghiera che insegna a pregare mentre conduce l’anima alla contemplazione di Maria madre della Chiesa, ed esempio di autentica vita cristiana”.

Ho voluto, per questa volta, leggervi tutta la riflessione di Don Giorgio Basadonna, così avete la completezza del suo pensiero.

Adesso vi dico quello che penso io, che può anche non interessare tranquillamente, ma è il mio pensiero, inerente a questa Litania.

Come vi ho detto vorrei fare, forse proprio il 31, questa riflessione su di un aspetto particolare, che poi vi dirò, legato alla Regina del Rosario.

Ecco, io personalmente non la reputo una preghiera ripetitiva, che è un po’ vittima, come lui scrive, “della nostra natura umana, attratta da mille e mille proposte”, perché anche la Messa è ripetitiva, è sempre quella.

Anche dire: «Ti amo», ad una persona che ami, è ripetitivo.

È ripetitivo svegliarsi ogni mattina; è ripetitivo andare a letto ogni sera; è ripetitivo mangiare.

Voi pensate a quanta energia noi spendiamo per mangiare… per preparare da mangiare, ad esempio.

Per preparare una pasta, una bella pasta al limone, condita con un pesto di pistacchi e una “spruzzata” di Parmigiano, quanto impiegate? Bisogna mettere la pentola sul fuoco, metterci l’acqua, aspettare che bolla, buttarci la pasta, curarla e farla cuocere (poi quella lì è fatta in un modo un po’ particolare, e ci vuole più tempo), poi scolarla, poi condirla, poi servirla.

Per mangiarla ci vogliono tre minuti, massimo cinque, per farla devi cominciare un’ora prima.

Quanto tempo perdiamo a cucinare?

Quanto tempo perdiamo a mangiare?

E quanto è ripetitivo tutto questo?

Lavare i piatti, farsi la doccia, andare in palestra, andare a fare la spesa… quanto è ripetitivo?

Ah, ma per queste cose non ci scappa una virgola eh… non ci scappa una virgola!

Quando noi ci mettiamo davanti al Signore, tantissimi di noi dicono che viene sonno, si addormentano. Quando iniziamo a pregare, che sia mattina, che sia sera, che sia pomeriggio… noi ci addormentiamo, perché siamo stanchi.

È vero che siamo stanchi… ma come mai, quando accendiamo il computer per controllare il nostro conto in banca e decidere qualunque cosa dobbiamo fare con i nostri soldi (non sono un profeta, ma vi posso assicurare che ho la certezza assoluta di quello che vi dico), nessuno, e ribadisco “nessuno”, si è mai addormentato davanti al conto in banca che in quel momento ha sul suo computer? Nessuno!

Eppure, abbiamo (come qui c’è scritto) “la nostra natura umana, attratta da mille e mille proposte”, eppure siamo feriti, siamo fragili, siamo deboli…

Io non ho mai visto nessuno (poi ci sarà qualcuno che sarà stato punto dalla mosca tse tse, va bene, succede anche in Italia che ci sia la mosca tse tse che morsica qualcuno, ok), però, delle persone che conosco io (e insomma qualcuna la conosco), non mi è proprio mai capitato di vedere nessuno, ovunque sono andato nei miei vari spostamenti, che mentre mangia si addormenta.

Non ho mai dovuto dire a qualcuno: «Svegliati! Guarda che ti è caduto il caviale dal cucchiaino! Guarda che stai mangiando la pastasciutta e ti è caduta nel piatto, perché ti sei addormentato! Oh, mamma… c’era qui una Saint Honoré bellissima, stupenda, meravigliosa, e tu ti sei addormentato e non ti sei accorto che la dovevi mangiare!»

A me non è mai successo, mai successo… eppure siamo fragili, siamo deboli, siamo feriti, abbiamo la nostra natura umana attratta da mille e mille proposte, mille e mille sofferenze, mille e mille distrazioni… eppure quanto è ripetitivo ogni anno il compleanno, ogni anno il Natale, ogni anno la Pasqua, ogni anno la festa, ogni anno un anniversario, sempre a ripetere per cinquanta volte, per cinquant’anni, il proprio compleanno, poi settanta, poi ottanta, e avanti, sempre quello, sempre quello… ma io non ho mai visto nessuno addormentato.

Perché, quando si ha a che fare con Dio, allora siamo feriti, siamo fragili, siamo deboli, dormiamo, sveniamo, collassiamo, non ce la facciamo? Perché? Perché con Dio la ripetizione è un problema, e dovermi aprire il conto in banca e controllare i miei soldi non è mai un problema?

Quanto è ripetitivo tutto questo?

Perché svengo alle 8 di sera, alle 9 di sera, o alle 7 di sera (adesso non so quando uno si mette a pregare) davanti al Signore o al mattino ho un sonno che mi addormento in piedi, e quando si tratta di mangiare la Saint Honoré, o il cannolo siciliano, o il kranz, o il panettone, o la colomba, oh, non c’è nessuno che svenga, eh? Nessuno! Nessuno che cade con la testa sul piatto. Non succede! Fosse anche mezzanotte, perché è l’ultimo dell’anno (quanto è ripetitivo quell’ultimo dell’anno!), io non ho mai visto nessuno cadere con la testa sul tavolo, svenuto dal sonno, mentre tutti stanno brindando… mai visto nessuno.

Io credo che nessuno mi possa smentire. In questo caso, credo di non temere di essere smentito da qualcuno: le fonti mi sembrano abbastanza autorevoli e fondate.

E allora mi chiedo: «Come mai questa diversità?»

C’è sempre la ripetizione, ma, in un caso, sono debole, sono fragile, sono ferito, sono distratto, la natura umana…; nell’altro caso, no.

Come mai?

Guardate, la risposta è una sola, secondo me, si chiama “interesse”. Questa è la risposta, si chiama “interesse”.

Io ho molto interesse a guardare il mio conto in banca e non c’è niente e nessuno che mi distragga, non c’è un solo pensiero vagante, niente; ho molto interesse a mangiare la mia fetta di Saint Honoré, magari anche due; ho molto interesse a mangiare la mia fetta di panettone con la crema Chantilly e lo spiedino di frutta; ho molto interesse ad andare a fare il mio sport; ho molto interesse a…

Poi, sapete, quando si tratta di Dio, vabbè… sono ferito, sono debole, ho la natura umana, che è poverina, sono fragile…

Impariamo a chiamare le cose con il loro nome, impariamo a non essere ipocriti perché dà fastidio a tutti l’ipocrisia, smettiamola di prenderci in giro! E smettiamola di prendere in giro Dio!

Cerchiamo di essere coerenti, almeno in questo, e riconosciamo che pregare non ci interessa tanto quanto il bignè, il cannolo, la Saint Honoré, il conto in banca, lo sport… siamo onesti!

Non ci interessa parlare con Dio, ascoltare Dio, quanto ci interessa stare con la nostra ragazza, con il nostro ragazzo, con il nostro amico o con chi ci fa piacere stare a parlare una serata, di cose, tante e belle.

Tu puoi essere stanco morto, ma nessuno si addormenta durante un’apericena… nessuno, tranquilli, nessuno… anzi, lo fanno pure in piedi.

In chiesa, se non si siedono, svengono, sono tutti malati di cuore e di pressione bassa, ma all’apericena, tutti in piedi, tranquilli.

Io la penso così… sarà sbagliato? Non lo so… questo è il mio pensiero.

La distrazione”, scrive Don Giorgio, “è sempre in agguato nella nostra mente e nel nostro cuore, non solo quando si prega”.

E io invece dico: «Praticamente, sempre quando si prega… sempre quando si prega».

Sì, poi magari succede quando si studia, però capite che, assimilare la preghiera con lo studio, non è proprio una combinazione, un binomio felice. È perché non hai voglia, è perché nessuno ha voglia di mettersi lì a studiare, ti devi un po’ forzare, perché hai voglia di andare a fare una passeggiata, di uscire con gli amici, di andare a mangiarti un gelato, queste sono le cose di cui hai voglia! Allora sì che ti addormenti quando studi, sì che succede che, piuttosto che studiare, preferisci qualsiasi altra cosa.

Un po’ succede anche con la preghiera, un po’ succede anche con la Messa… col Rosario non ne parliamo!

Ti dicono: «Ma devo ripetere per cinquanta volte “Ave Maria… Ave Maria… Ave Maria…”

Io dico: «No, guarda, lascia stare: è meglio! Se questa è la domanda, vuol dire che questo è il livello di comprensione, quindi è meglio che tu non lo faccia, perché non hai capito niente di che cos’è il Rosario».

Alle volte mi chiedo: «Le persone che dicono queste cose, si sono mai innamorate nella loro vita?»

Io mi domando: «Ma voi vi siete mai innamorati nella vostra vita?»

Ma avete mai provato quell’essere innamorati vero, quando senti le farfalle nello stomaco, quando ti senti il sangue che ti ribolle nelle vene, quando ti senti i sudori nella schiena, quando al pensiero, al ricordo, all’avvicinarsi di quell’appuntamento, non riesci neanche a stare seduto sulla sedia perché frizza tutto, ti frizzano anche le punte dei capelli?

Siamo tutti nati e cresciuti dentro ad un congelatore, a un quadrato di ghiaccio delle formine che abbiamo in freezer, o abbiamo avuto una vita umana?

Io penso che tutti nella vita ci saremo, almeno una volta, innamorati!

Io, quando andavo all’asilo, mi ricordo che mi ero innamorato follemente di una bambina (vabbè, era all’asilo, uno dice: «Questo parla di “amore” all’asilo, poverino…» ma non c’è da scherzare). Io, tutte le mattine, quando entravo all’asilo, non andavo in classe; io stavo tutte le mattine seduto attaccato al vetro, perché c’era una specie di panca attaccata al vetro di ingresso, e io mi sedevo lì con le mie manine appoggiate al vetro (me lo ricordo ancora adesso), con i singulti.

Io piangevo con i singulti, ma non perché la mia mamma e il mio papà se ne andavano, nooo, ma perché doveva arrivare la mia fidanzatina, perché stavo aspettando l’amore della mia vita, e quindi io piangevo disperato finché questa non arrivava.

Uno dice: «Vabbè, piangi quando va via». No, io piangevo prima che lei arrivasse, perché io ero lì che l’aspettavo e lei non veniva. Capite?

Io sto parlando di questa cosa qua. Vabbè, in questo caso è un bambino dell’asilo, immaginatevi una persona più adulta, no?

Io, il suo nome (che ricordo ancora adesso, tra l’altro), l’avrei ripetuto non cinquanta volte in un giorno, milioni di volte!

E tu ti fai problemi a dire cinquanta volte “Ave Maria…”?

Come mai? Perché non ami, punto. Fine della discussione. Non c’è nessun amore.

Niente e nessuno mi poteva distrarre dallo stare con il naso appiccicato a quel vetro, tutto piagnucoloso, tutto impastato, ad aspettarla; poi lei arrivava, io mi dirizzavo, mi asciugavo… e basta: era arrivato l’amore della mia vita e io stavo lì come fossi in Paradiso, mano nella mano, appiccicoso che di più non si poteva, fino alla morte. Capite?

Dove andava lei, andavo io… ma proprio amore puro eh…

Non mi è mai pesato, io non mi ricordo di aver pensato: «Oh mamma… adesso tutto il giorno…»

Stavamo lì, insieme, dalle 8 del mattino, fino alle 4 del pomeriggio, non poca roba! E non vi dico quando dovevamo salutarci, quando io dovevo salutarla e andare a casa, non vi dico… non vi dico… se mi avessero strappato un braccio avrei sofferto e urlato di meno.

E questi, invece: «Ma io devo dire cinquanta volte “Ave Maria…”? Ma io non ce la faccio!»

Non farlo. Non farlo, non te lo ha prescritto il medico!

Se non capisci, non ami; se non ami, non capisci, quindi lascia perdere. Nessuno qui è chiamato a fare il mulo. Basta.

Chi ama la Vergine Maria, però, e ha capito la grandezza e la bellezza del Santo Rosario, per favore, non dica che è una devozione così, come tutte le altre, che sì, vabbè, è roba di altri tempi, va bene per le persone anziane, e che non bisogna pregare il Rosario davanti all’Eucarestia. Questa, poi, chi la dice, non so dove è andato a prenderla, perché non riesco teologicamente a capire dove uno possa andare ad ancorare questa stupidaggine, visto che il Rosario, praticamente, è Vangelo puro, non è altro che Vangelo! Il Rosario è Vangelo.

Il Rosario praticamente è tutto Vangelo… e io non posso dire il Vangelo davanti all’Eucarestia? Cosa siamo, schizofrenici?

Perché non posso meditare il Vangelo davanti all’Eucarestia?

Davanti all’Eucarestia non posso meditare la vita di Gesù?

È un problema?

È un problema ripetere le parole dell’Angelo a Maria Santissima?

Ma sono scritte nel Vangelo!

Questo rivela proprio l’assurdità, la non fondatezza teologica di questo modo di procedere, è pura ideologia!

Ed è per questo che la Vergine Maria tiene in mano il Santo Rosario, Lei ci tiene che noi preghiamo questa preghiera, per tutte le ragioni che Lei ha spiegato benissimo e che io non ripeto.

Regina della famiglia.

“Questa invocazione, «Regina della Famiglia », è stata inserita nelle Litanie lauretane per volere del Papa Giovanni Paolo II, rispondendo a una petizione a lui rivolta a conclusione del VII Centenario lauretano. Come segno perenne del grande evento vissuto da più di quattro milioni di pellegrini, il Santo Padre in data 31 dicembre 1995, festa liturgica della Sacra Famiglia, ha disposto che questa invocazione facesse parte delle litanie «perché in ogni casa risplenda la luce dell’esempio della Vergine Maria, e ogni famiglia possa godere della sua materna protezione».

Questa invocazione va inserita, per indicazione stessa del Papa,

dopo «regina del rosario» e prima di «regina della pace»”.

Certo, perché la famiglia è il luogo nel quale dovremmo imparare ad amare, ad apprezzare la preghiera del Rosario, e perché, se io metto la Vergine Maria in famiglia, regna la pace. Fine del discorso. Semplicissimo.

Questo è pura esperienza: basta farlo e si vedono i frutti.

Certo che, se la mia famiglia si riunisce attorno alla scatola delle bugie, eh va bene, è chiaro che dopo succedono cose strane, va bene; ma, se la mia famiglia si riunisce attorno alla Vergine Maria e fa della preghiera del Santo Rosario la propria preghiera familiare, allora succedono tante cose belle.

Poi, siamo riportati (interessante questa intuizione di Don Giorgio) a pensare alla Sacra Famiglia e a riproporre la Sacra Famiglia nella nostra famiglia. Eh… sì, è molto bello… è molto bello, perché la famiglia cristiana diventa così sostenuta, protetta, accompagnata, illuminata dalla Vergine Maria. Se noi avessimo nelle nostre case maggiormente presente la Corona del Rosario, tante cose brutte non sarebbero accadute e non accadrebbero, mai.

Regina della pace

“A conclusione delle invocazioni a Maria, ci rivolgiamo a lei come «regina della pace», come colei che può aiutarci a costruire la pace, a rendere la nostra vita (e famiglia) più intonata col piano di Dio”.

Esatto, quello che abbiamo detto fino adesso.

“Regina della pace vuol dire avere un certo «potere» per generare la pace, essere in grado di costruire quel tessuto di giustizia, di rispetto reciproco, di aiuto fraterno, nel quale può fiorire un benessere personale e sociale”.

Certo, perché non dimentichiamoci che la pace non può fiorire nell’ingiustizia, non può fiorire nella mancanza di rispetto, non può fiorire se non c’è un aiuto reciproco, è lì che nasce la pace.

E allora?

E allora dobbiamo essere giusti, dobbiamo avere rispetto gli uni degli altri, dobbiamo saperci aiutare, e via di seguito.

Questo come lo si impara?

Alla scuola della Vergine Maria, è lì che noi impariamo questo.

“Ecco il compito di Maria, ecco il compito di chi a lei è devoto: invocare Maria come mediatrice di pace, e offrire a lei il male del mondo, unirsi a lei nella accettazione della sofferenza per renderla una occasione di purificazione e di conversione.

La pace non è solo quella tra i popoli e tra le persone, nelle famiglie e nella società, è anche pace con se stessi”.

A me verrebbe da dire che è soprattutto pace con se stessi: è dalla pace con se stessi, che nasce la pace nella famiglia, la pace nella società, la pace nel luogo di lavoro, la pace nel mondo.

Non può esserci pace nel mondo, se non c’è pace nel cuore dell’uomo.

“Lei ci insegna a ritrovare e costruire in noi l’equilibrio del nostro essere così spesso in balia di forze istintive, a vincere le nostre chiusure egoistiche, a metterci a servizio dei fratelli per capire il valore della persona…”

Nostra e altrui.

Certo, tutto questo emerge, nel momento in cui la Vergine Maria prende possesso in modo vero, profondo, della nostra vita.

“La pace è frutto di amore, ma prima di tutto nasce e cresce nella verità e nella giustizia”.

Assolutamente d’accordo!

Esatto: prima bisogna fare verità, prima bisogna fare giustizia, quindi nasce la pace.

Allora invochiamo la Vergine Maria, affinché ci aiuti ad avere pace, poiché abbiamo fatto giustizia e verità, che vuol dire, innanzitutto con Dio, per cui confessare i nostri peccati con frequenza e chiedere perdono a Dio, umiliarci, ricominciare e convertirci, e poi con gli altri, e con noi stessi, ovviamente.

Benedicat vos omnipotens Deus, Pater, et Filius, et Spiritus Sanctus.

Amen.

Dio ci benedica e la Vergine ci protegga.

Sia lodato Gesù Cristo! Sempre sia lodato!

VANGELO (Lc 24, 46-53)

In quel tempo, Gesù disse ai suoi discepoli: «Così sta scritto: il Cristo patirà e risorgerà dai morti il terzo giorno, e nel suo nome saranno predicati a tutti i popoli la conversione e il perdono dei peccati, cominciando da Gerusalemme. Di questo voi siete testimoni. Ed ecco, io mando su di voi colui che il Padre mio ha promesso; ma voi restate in città, finché non siate rivestiti di potenza dall’alto».
Poi li condusse fuori verso Betània e, alzate le mani, li benedisse. Mentre li benediceva, si staccò da loro e veniva portato su, in cielo. Ed essi si prostrarono davanti a lui; poi tornarono a Gerusalemme con grande gioia e stavano sempre nel tempio lodando Dio.

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