Scroll Top

Nostra Signora del Laus e la Venerabile Benedetta Rencurel, parte 4

Nostra Signora del Laus e la Venerabile Benedetta Rencurel

Meditazione

Pubblichiamo l’audio di una meditazione di sabato 29 gennaio 2022

Predicatore: p. Giorgio Maria Faré, OCD

Ascolta la registrazione:

Per motivi di intenso traffico non ci è possibile rendere disponibile l’ascolto dei file audio direttamente dal nostro sito. Se hai dubbi su come fare, vai alle istruzioni per l’ascolto delle registrazioni.

Scarica il testo della meditazione

Nostra Signora del Laus e la Venerabile Benedetta Rencurel, parte 4

Eccoci giunti a sabato 29 gennaio 2022. 

Abbiamo letto il Vangelo della Santa Messa di oggi tratto dal capitolo IV di San Marco, versetti 35-41. 

“Perché avete paura?”

Il Signore non vuole che abbiamo paura. Nella nostra vita tante possono essere le cose, le realtà, le persone, le situazioni che ci fanno paura, per tanti motivi possiamo aver paura. Ognuno di noi, potremmo dire, ha le sue paure. Il Signore in questo Vangelo ci chiede:

“Perché avete paura?”

 La domanda non è una domanda banale, non è una domanda retorica. Perché hai paura?

“Non avete ancora fede?”

 Il Signore ci dice: “Se hai fede non puoi aver paura, cioè non puoi avere quella paura che ti fa dire cose insensate, o peggio te le fa fare, del tipo:

«Maestro, non t’importa che siamo perduti?»

 Se lui è il Maestro, come possibile che non gli importi? E per il fatto che lui dorme, allora vuol dire che non gli importa? 

Ma nella nostra vita ciò che conta è il mare, la tempesta, o la presenza di Gesù sulla barca?

Se Gesù è presente sulla barca, esiste forse qualcosa che può  farci paura?

Con questo spirito, in questo orizzonte continuiamo la nostra meditazione del libro “Le meraviglie di Laus” che tratta le apparizioni della Vergine Maria a Laus, più comunemente conosciute come le apparizioni di Nostra Signora di Laus, che sarebbe Nostra Signora del Lago. 

Siamo arrivati al capitolo 5°:

L’incontro con la Vergine

“Spunta il mattino di quel gran giorno, in cui Benedetta dovrà vedere la Vergine, secondo la predizione fattale da S. Maurizio. Si alza da quel povero letto, su cui era stata trattenuta più dalle tenebre della notte, che dal sonno, e s’affretta ad aprire la porta dell’ovile, per lasciar uscire il suo piccolo gregge; poi, gioiosa come all’aurora di un giorno di festa, ella segue le pecorelle, che la precedono frettolose sul sentiero che porta alla valle designata da S. Maurizio. Si direbbe che una mano misteriosa guida quest’oggi il piccolo gregge, e Benedetta sente come una segreta chiamata. 

La valle percorsa dal gregge di Benedetta s’apre, al di sopra di Saint-Etienne, con una specie di burrone che comincia col finire del bosco. Al fondo, fra due bracci del torrente si trova una cava di gesso, e in quella piccola grotta Benedetta aveva già altre volte recitato il rosario, mentre le pecorelle brucavano all’intorno. Questo sito si chiamava: I Forni, senza dubbio perché gli abitanti del villaggio vi cuocevano il gesso necessario per le loro costruzioni. Appena giunta in faccia alla Grotta, Benedetta è colpita dalla vista di una bella Signora, che tiene per mano un bambino d’una beltà singolare. Quello spettacolo la rapisce. Vede nella bella Signora un viso su cui è scolpita l’espressione di una grazia celeste, e una maestà così dolce da non aversi riscontro sulla terra. I suoi tratti sono di una regolarità perfetta e di una finezza impareggiabile. 

Dai suoi occhi escono raggi di luce che rischiarano la valle, come nei giorni oscuri si vede qualche lembo di terra illuminato dai raggi del sole uscenti dagli interstizi delle nuvole. La sua veste esala un profumo così soave, da far credere che tutta la valle sia ricoperta dei più balsamici fiori. Ma Benedetta, nonostante quella vista che rapisce, nonostante i celesti profumi che respira, nonostante la predizione di S. Maurizio e il suo desiderio di veder la Madonna, non s’immagina neppure che quel personaggio sia la Regina del Cielo. È sempre persuasa di essere indegna dell’ineffabile fortuna di contemplare il volto della Madre di Dio. Non prova pertanto alcun turbamento per quella visione, e crede di non avere dinnanzi agli occhi che una semplice mortale. Anzi nella sua rara ingenuità, si azzarda a farle questa domanda, in uso nel villaggio: 

Bella Signora, che cosa siete venuta a fare? Volete comperare del gesso? 

Poi senza attendere la risposta, e piena di meraviglia per la beltà del bambino, che la bella Signora tiene per mano, aggiunge: – Volete lasciarci quel bambino? sarà la nostra gioia. – 

A tanta semplicità la Signora sorride e non dice parola. La visione durò lungo tempo, e Benedetta non si saziava di contemplare. Quando il sole ebbe compiuto la metà del suo corso, la pastorella sentì gli stimoli dell’appetito, e per un istante tornò alla realtà della vita. Prese il pezzo di pane, che aveva avuto dalla padrona e rivolgendosi alla bella Signora, le disse: 

Volete mangiare con me? Ho del buon pane, e lo bagneremo nell’acqua della fontana… – 

Io rimango sempre stupito, sempre senza parole quando leggo queste espressioni: “Ho del buon pane, e lo bagneremo nell’acqua della fontana…”.  Ma quando mai noi abbiamo pensato di andare a fare una gita, ancora di più un pellegrinaggio, portandoci dietro del buon pane e pensando di mangiarlo immergendolo nell’acqua di una fontana? Questa è la povertà, questa è l’essenzialità.

“Ho del buon pane, e lo bagneremo nell’acqua della fontana…”

Tutto il nostro pane secco che noi prendiamo e magari buttiamo via, o che magari diamo alle bestie, lo potremmo tranquillamente recuperare bagnandolo nell’acqua della fontana. Forse non abbiamo più le fontane di montagna, e va bene, fa niente, abbiamo l’acqua del rubinetto, l’acqua della bottiglia. Quanta essenzialità, quanta semplicità, quanta bellezza in questa espressione!

“La Signora sorrise nuovamente e tornò ad affascinare gli occhi della piccola pastorella: intanto passeggiava dinnanzi alla cavità della roccia, avvicinandosi e allontanandosi da Benedetta. Sopraggiunta la sera, prese fra le braccia l’ammirabile bambino, penetrò all’interno della grotta, e disparve. Benedetta rimase sotto l’ineffabile impressione di quello spettacolo. Nello stesso modo che i discepoli del Salvatore, dopo la sua Ascensione stettero per lungo tempo collo sguardo rivolto al Cielo, la pastorella non potè più staccare lo sguardo dalla roccia, dove ha visto sparire la meravigliosa Signora. Le ore passano senza che se ne accorga; le stelle la sorprendono nella stessa posizione. Ma i belati delle pecore la richiamano in sé, e s’avvede che è tempo di ritirarsi. Vi sarebbe ancor rimasta così volentieri, se non avesse avuto paura d’inquietare i suoi padroni, o di meritarsi i loro rimproveri!”

Quattro mesi con Maria. 

Il giorno dopo, lo stesso spettacolo, la stessa meraviglia, la stessa consolazione. Per circa quattro mesi, ogni giorno, le è dato di contemplare Colei, la cui vista faceva della terra un paradiso. La pia fanciulla si approfitta di quelle ore di delizia celeste per elevare sempre più l’anima sua. Rapita com’è di ammirazione per quella bellezza sovrumana il suo spirito sembra staccarsi dai grossolani legami dei sensi. 

Si direbbe che non è più di questa terra: assorbita da un solo oggetto diventa estranea a tutto ciò che la circonda. Il pane, il tempo, il gregge, tutto, persino il rosario, è dimenticato.”

C’è solo la contemplazione della bella Signora e del suo Bambino.

I giorni sono troppo corti e le notti troppo lunghe Benedetta non si ritira che allo spuntar delle stelle, e innanzi giorno è già sul posto”. 

Chissà se anche noi pensiamo che i giorni sono troppo corti e le notti sono troppo lunghe. Mah! Chissà se abbiamo mai sentito nella nostra vita il peso della lunghezza della notte che ci separa dal nuovo giorno, dallo stare alla presenza di Dio, dal pregare il Signore, dalla sua compagnia. Certo, quando è notte dormiamo, è vero che mentre il mio corpo dorme l’anima mia veglia, certo, però è anche vero che è bello essere presenti.

“Talvolta non aspetta il ritorno della luce; ma, sognando deliziosamente l’oggetto del suo amore, si alza nel cuor della notte, e appena vestita conduce il suo gregge nella valle dei Forni, e vi rimane finché nuovamente è sorpresa dalla freschezza della notte. Ritorna a casa, ma per riportarsi ai Forni ai primi raggi dell’aurora nascente, tanto soffre il suo cuore per la lontananza dell’oggetto che l’affascina.” 

Pensa un po’, un’altra che si alza nel cuore della notte per andare dalla Vergine Maria. 

Anche il gregge sembra soggetto alle influenze misteriose, che ogni giorno attirano Benedetta alla Grotta dei Forni. Là non vi è che roccia, sassi e terreno arido, non importa, se per ordine del padrone le pecorelle sono condotte dove il pascolo è più abbondante, da loro stesse ritornano alla valle, e vi restano senza che la verga le trattenga: anzi, ciò ch’è più singolare, prendono un bell’appetito, quale non si nota nelle pecore degli altri greggi. 

Questo muto trattenimento fra la Vergine Santa e Benedetta durò due mesi. Dopo aver incantato il suo cuore collo spettacolo della celeste bellezza, la Madre di Dio rompe alfine il silenzio, e unisce l’incanto della sua parola alle attrattive della sua presenza. 

Non possiamo sapere tutto quanto la santa Vergine abbia detto a Benedetta durante i lunghi giorni delle Sue Apparizioni, ma quel poco ch’è rimasto è sufficiente per dimostrare quanto la Madre di Dio abbia voluto consolare e nello stesso tempo istruire l’umile pastorella.” 

Adesso avremo i tre insegnamenti della Vergine Maria, i primi tre insegnamenti bellissimi, tanto semplici quanto belli, li vedremo domani.

Benedicat vos omnipotens Deus, Pater, et Filius, et Spiritus Sanctus. Amen. 

Dio ci benedica e la Vergine ci protegga.

Sia lodato Gesù Cristo, sempre sia lodato.

 

VANGELO (Mc 4, 35-41)

In quel medesimo giorno, venuta la sera, Gesù disse ai suoi discepoli: «Passiamo all’altra riva». E, congedata la folla, lo presero con sé, così com’era, nella barca. C’erano anche altre barche con lui.
Ci fu una grande tempesta di vento e le onde si rovesciavano nella barca, tanto che ormai era piena. Egli se ne stava a poppa, sul cuscino, e dormiva. Allora lo svegliarono e gli dissero: «Maestro, non t’importa che siamo perduti?».
Si destò, minacciò il vento e disse al mare: «Taci, càlmati!». Il vento cessò e ci fu grande bonaccia. Poi disse loro: «Perché avete paura? Non avete ancora fede?».
E furono presi da grande timore e si dicevano l’un l’altro: «Chi è dunque costui, che anche il vento e il mare gli obbediscono?».

Post Correlati