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Nostra Signora del Laus e la Venerabile Benedetta Rencurel, parte 5

Nostra Signora del Laus e la Venerabile Benedetta Rencurel

Meditazione

Pubblichiamo l’audio di una meditazione di domenica 30 gennaio 2022

Predicatore: p. Giorgio Maria Faré, OCD

Ascolta la registrazione:

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Nostra Signora del Laus e la Venerabile Benedetta Rencurel, parte 5

Eccoci giunti a domenica 30 gennaio 2022. 

Abbiamo letto il Vangelo della Santa Messa di oggi tratto dal capitolo IV di San Luca, versetti 21-30. 

Siamo al quarto capitolo del Vangelo di San Luca e Gesù ha già rischiato di morire. Siamo al capitolo quarto di San Luca e hanno già cercato di prendere Gesù e di buttarlo giù dal monte. Siamo al capitolo quarto di San Luca e Gesù viene cacciato fuori dalla città, addirittura! Non dalla Sinagoga, ma dalla città. Siamo al capitolo quarto di San Luca e Gesù scatena lo sdegno di tutta la Sinagoga.

E che cosa ha fatto Gesù? O meglio, che cosa ha detto Gesù di così blasfemo, di così sacrilego, di così grave, di così offensivo? Che cosa detto Gesù di così offensivo per scatenare una voglia di sangue, per scatenare l’omicidio? Cosa ha fatto Gesù?

A dire la verità, Gesù non ho detto niente di nuovo, non ha detto niente che non avrebbe potuto e dovuto dire ognuna delle persone che era lì nella Sinagoga. Gesù non ha svelato un mistero, ha semplicemente preso ciò che era scritto e lo ha ripetuto parafrasandolo. Ha ridetto due accadimenti, uno famoso, quello di Elia, della vedova di Sarepta di Sidone, e l’altro di Naaman il Siro che viene purificato dal profeta Eliseo. È come se una persona dovesse parafrasare quello che dice un telegiornale, quello che legge sul giornale, quello che le viene riferito, una cosa di dominio pubblico che tutti sanno.

Ma vedete, ci sono cose che non possono essere ripetute. Ci sono cose vere che non possono essere dette, perché se vengono ripetute, anche il solo ripeterle, anche il solo dirle — siccome non si accetta la lezione che quelle vicende, quella storia vuole dare — il solo dirle scatena la reazione di tutti gli uomini ottusi, ipocriti, duri di cuore. 

Cosa sta dietro a queste ripetizioni di Gesù?

Sta dietro il fatto che Dio — ma questo è un dato di fatto, cioè può non piacere ma è successo così — che Dio manda Elia a chi? A una pagana. Lo manda solo a una donna pagana, una vedova di Sarepta di Sidone, terra pagana. 

Eliseo chi guarisce? Naaman il Siro, pagano, infatti Gesù se siete attenti lo dice:

“C’erano molti lebbrosi in Israele al tempo del profeta Eliseo; ma nessuno di loro fu purificato, se non Naamàn, il Siro”

 Pagano.

“C’erano molte vedove in Israele al tempo di Elìa, quando il cielo fu chiuso per tre anni e sei mesi e ci fu una grande carestia in tutto il paese; ma a nessuna di esse fu mandato Elìa, se non a una vedova a Sarèpta di Sidòne”.

 Pagana.

Uno ci può rimanere male quando volete, uno si può offendere quanto volete, ma questa è la storia, così è accaduto, così si è comportato Dio. 

Piuttosto che vedere la Verità noi preferiamo uccidere, piuttosto che doverci fermare e fare un’autocritica, una riflessione profonda su noi stessi, noi preferiamo uccidere chi ci dice la Verità. Questa è una tristissima ma purtroppo verissima verità. E non dobbiamo guardare tanto in giro per cercare questo modo di essere di fare, basta prendere uno specchio.  

 Su questo sfondo continuiamo la nostra lettura “Le meraviglie di Laus” dell’apparizione della Beata Vergine Maria a Laus, di questo bellissimo libro antico.

 Siamo arrivati al capitolo sesto: gli insegnamenti di Maria. Vediamo che cosa insegna la Vergine Maria.

Gli insegnamenti di Maria

1° Amore alla preghiera, specialmente alle litanie. 

Benedetta era amante della preghiera: e la piissima Vergine la conferma in quello spirito. A più riprese la manda ad adorare Dio nella Chiesa del Villaggio, promettendo di rimanere Ella stessa a vegliare sul gregge durante la sua assenza.”

Notate, la Vergine Maria manda Benedetta ad adorare Dio nella chiesa e rimane lei a fare la pastorella, è interessante questo comportamento. Noi che siamo tanto presi dall’importanza delle cose da fare, tanto che la preghiera risulta essere un tempo morto, un tempo perso, un tempo buttato via, “con tutto il bene che c’è da fare” si dice… ma la Vergine Maria invita Benedetta ad andare in chiesa. Che insegnamento tanto semplice quanto vero.

“Vuole poi che la sua allieva comunichi tale spirito alle giovinette di Saint-Etienne; e affinché gli esempi e le parole di Benedetta fossero più efficaci presso le sue compagne, Maria aveva impresso nel loro animo una grande tenerezza per la pastorella. 

Un giorno le disse: 

– Raduna le fanciulle di Saint-Etienne a cantare le litanie tutte le sere in Chiesa, col permesso del Signor Priore, e vedrai che lo faranno. – 

E difatti accondiscesero volentieri, e con slancio: ma questo non avvenne se non dopo aver imparato le litanie alla scuola della Vergine, perché Benedetta non le sapeva. Con una condiscendenza ammirabile, Maria le va ripetendo parola per parola, come fanno le madri coi bambini, le litanie, i versetti e l’orazione. Benedetta le ripete senza esitare e in brevissimo tempo le impara, come ritiene pure un’ammenda onorevole al SS. Sacramento. 

Le litanie della Madonna sono rimaste come un monumento delle prime apparizioni e come la preghiera preferita di tutta la regione di Làus. È cantata alla preghiera della sera tutti i sabati e tutte le domeniche, nonché nelle vigilie e nei giorni di festa. È cantata nelle processioni ed è recitata da ogni sacerdote, che celebra la S. Messa al Santuario, immediatamente dopo l’ultimo Vangelo.”

Fa riferimento qui all’“ultimo Vangelo”, è il Vangelo del Prologo di Giovanni che si legge al termine della Messa in Rito Antico. 

La Vergine Maria ci invita a riscoprire la bellezza e l’importanza delle litanie, per esempio le litanie lauretane che si recitano al termine del Rosario. Adesso c’è l’abitudine di inventare le litanie, ci sono le litanie di ogni genere e tipo e soprattutto hanno la caratteristica di essere infinite, queste litanie che sono quasi più lunghe del Rosario. Non va bene, impariamo bene a memoria le litanie lauretane, magari in latino che sono anche molto più facili da imparare. Impariamole bene, in modo tale che le sappiamo recitare senza avere sempre il libretto in mano. Come dovremmo imparare recitare il Rosario a memoria, così dovremmo imparare le litanie a memoria, visto che la Vergine Maria fa proprio così con Benedetta. Senza bisogno di andare a prendere chissà quali generi di litanie inventate ieri mattina. Stiamo su quelle che la la tradizione della Chiesa ci consegna, che poi tra l’altro sono bellissime, hanno tutte una storia incredibile quelle litanie.

2° Dopo lo spirito di preghiera, la Madonna insegna a Benedetta lo spirito di distacco e di rinunzia. 

Prima si impara a pregare, dopo si impara a fare penitenza, non il contrario.

“Un giorno le chiese in dono una delle sue pecore, e una capra, indicandola colla mano. 

Quanto alla pecora, si, ben volentieri, mia bella Signora, ve la regalo; la pagherò col mio salario: ma la capra, no: ne ho bisogno, perché mi porta quando sono stanca, e quando debbo attraversare il torrente ingrossato. Se mi deste ben trenta scudi, non ve la cedo.  

Figlia mia – risponde la Signora – non ti darò certo trenta scudi. Tu ami troppo quella bestiola: le dai dell’uva e del pane. Sarebbe meglio donarlo ai poveri. – 

 Adesso ho paura di fare la fine di Gesù nel Vangelo, se commento le parole della Vergine Maria. Adesso va a finire che faccio la fine di Gesù. Solo che Gesù è scappato via, mi sa che  io vado giù dal monte. 

Incredibile:

“Tu ami troppo quella bestiola: le dai dell’uva e del pane. Sarebbe meglio donarlo ai poveri.”

È interessante, chissà cosa direbbe per la Vergine Maria a noi oggi. Perché Benedetta dava dell’uva e del pane alla capra…  chissà a noi cosa direbbe tra cappottini, passeggini e compagnia bella. E poi abbiamo i poveri, ma non sto pensando a chissà quale povero, sto pensando a quelli che vivono accanto noi, che sono poveri di affetto, poveri di attenzioni, poveri di cura, poveri di amore. Se no, poi succede come quella scena che ho visto io: mamma con passeggino con dentro il cane e il bambino che camminava legato col guinzaglio. Una scena incredibile! Bambino al guinzaglio e cane nel passeggino. 

Tanto è un discorso inutile, perché poi si comincia tirar fuori San Francesco con il lupo, che non c’entrano niente queste cose, meglio non citarle perché facciamo una figura talmente pessima, ma talmente triste che vuol dire che non abbiamo capito niente della figura di San Francesco, che non è il santo degli animali. Per l’amor del cielo! Non diciamo queste cose che poi facciamo veramente una figura proprio di chi ha letto tre righe, di chi ha imparato la vita di San Francesco facendo la settimana enigmistica, le parole crociate. Non diciamo queste cose.

 Questa frase della Vergine Maria ci interpella su quanto noi siamo capaci di essere attenti, di avere cura, di dare attenzioni e tutto il resto ai poveri di ogni genere e specie, rispetto che alla capra. La Vergine Maria non è contro la capra, ma “tu ami troppo quella bestiola”, non è il fatto di volerle bene, ma è quel “troppo”, questo troppo che si manifesta col fatto che “le dai l’uva e il pane”. Sei troppo legata. Ma quando noi siamo così legati, che sia la capra, che sia qualunque altra cosa, quando noi siamo legati è perché dobbiamo nascondere un vuoto. Questo è il punto. C’è un vuoto da riempire e allora lo riempiamo con la capra, però guai a dirlo, perché se no poi… 

Notate: lo spirito di distacco di rinunzia va a manifestarsi proprio qui, sul fatto che la Vergine Maria chiede quella capra. Dio ci chiederà sempre di prendere un sano distacco da ciò a cui siamo troppo legati.

3° Benedetta è pure provata nello spirito di pazienza dalla sua Maestra. 

Un giorno dopo averla mandata a Messa, la Signora condusse il gregge in una valle assai lontana. Al suo ritorno Benedetta non trovando più le pecore dove le aveva lasciate, si mise a piangere e a cercarle, ma senza perdere la pazienza. Ritornata al paese, il padrone, vedendola sola, crede che le sia stato rubato il gregge, e si adira non poco contro di lei. Benedetta ritorna ai Forni per cercarle e ritrova con giubilo le sue pecorelle. 

La Signora le appare allora dicendole: 

M’hai fatto piacere a non impazientirti. Ho voluto provare la tua pazienza. – 

Ma dopo la prova, le carezze. Un giorno tende la sua mano divina all’umile pastorella: ma essa non osa accettare quell’insigne favore. 

Signora mia, – le dice – io non sono neppure degna di baciare la vestigia dei vostri piedi.  

Un’altra volta la Regina del Cielo vedendo la sua cara figlia stanca e cadente per la fatica l’invita a riposare presso di sé. La fanciulla obbedisce e si addormenta dolcemente appoggiandosi al suo manto regale.” 

Il Cielo ci prova sulla pazienza per vedere se siamo in grado di saper sopportare gli eventi avversi. Proviamo a permettere alla giornata di oggi di provarci sulla pazienza, di vedere quanto siamo capaci di saper sopportare. 

Vi auguro di cuore una santa domenica.

Benedicat vos omnipotens Deus, Pater, et Filius, et Spiritus Sanctus. Amen. 

Dio ci benedica e la Vergine ci protegga. 

Sia lodato Gesù Cristo, sempre sia lodato.

VANGELO (Lc 4, 21-30)

In quel tempo, Gesù cominciò a dire nella sinagoga: “Oggi si è compiuta questa Scrittura che voi avete ascoltato”.
Tutti gli davano testimonianza ed erano meravigliati delle parole di grazia che uscivano dalla sua bocca e dicevano: “Non è costui il figlio di Giuseppe?”. Ma egli rispose loro: “Certamente voi mi citerete questo proverbio: “Medico, cura te stesso. Quanto abbiamo udito che accadde a Cafàrnao, fallo anche qui, nella tua patria!””. Poi aggiunse: “In verità io vi dico: nessun profeta è bene accetto nella sua patria. Anzi, in verità io vi dico: c’erano molte vedove in Israele al tempo di Elìa, quando il cielo fu chiuso per tre anni e sei mesi e ci fu una grande carestia in tutto il paese; ma a nessuna di esse fu mandato Elìa, se non a una vedova a Sarèpta di Sidòne. C’erano molti lebbrosi in Israele al tempo del profeta Eliseo; ma nessuno di loro fu purificato, se non Naamàn, il Siro”.
All’udire queste cose, tutti nella sinagoga si riempirono di sdegno. Si alzarono e lo cacciarono fuori della città e lo condussero fin sul ciglio del monte, sul quale era costruita la loro città, per gettarlo giù. Ma egli, passando in mezzo a loro, si mise in cammino.

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