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D. Bonhoeffer, Sequela. Parte 55

Falò sulla spiaggia

Meditazione

Pubblichiamo l’audio della meditazione: D. Bonhoeffer, Sequela. Parte 55
Domenica 1 ottobre 2023 – Santa Teresa di Gesù Bambino, Vergine e Dottore della Chiesa

Predicatore: p. Giorgio Maria Faré, OCD

Ascolta la registrazione:

Per motivi di intenso traffico non ci è possibile rendere disponibile l’ascolto dei file audio direttamente dal nostro sito. Se hai dubbi su come fare, vai alle istruzioni per l’ascolto delle registrazioni.

VANGELO (Mt 21, 28-32)

In quel tempo, Gesù disse ai capi dei sacerdoti e agli anziani del popolo: “Che ve ne pare? Un uomo aveva due figli. Si rivolse al primo e disse: “Figlio, oggi va’ a lavorare nella vigna”. Ed egli rispose: “Non ne ho voglia”. Ma poi si pentì e vi andò. Si rivolse al secondo e disse lo stesso. Ed egli rispose: “Sì, signore”. Ma non vi andò. Chi dei due ha compiuto la volontà del padre?”. Risposero: “Il primo”.
E Gesù disse loro: “In verità io vi dico: i pubblicani e le prostitute vi passano avanti nel regno di Dio. Giovanni infatti venne a voi sulla via della giustizia, e non gli avete creduto; i pubblicani e le prostitute invece gli hanno creduto. Voi, al contrario, avete visto queste cose, ma poi non vi siete nemmeno pentiti così da credergli”.

Testo della meditazione

Scarica il testo della meditazione in formato PDF

Sia lodato Gesù Cristo! Sempre sia lodato!

Eccoci giunti a domenica 1 ottobre 2023. Oggi festeggiamo Santa Teresa di Gesù Bambino, vergine e Dottore della Chiesa. Per noi Carmelitani è una grandissima, grandissima festa. Ci sarebbe veramente tantissimo da dire su Santa Teresa di Gesù Bambino però il nostro lavoro sul libro Sequela di Bonhoeffer ci impone di proseguire, altrimenti non lo finiamo più e quindi vi rimando alle diverse meditazioni che ho tenuto negli anni passati proprio sulla figura di Santa Teresa di Gesù Bambino. Sicuramente se andate sul sito www.veritatemincaritate.com troverete le meditazioni che ho tenuto proprio sulla figura di questa grandissima Santa.

Abbiamo ascoltato il Vangelo della Santa Messa di oggi, tratto dal ventunesimo capitolo del Vangelo di san Matteo, versetti 28-32.

Continuiamo la nostra lettura e meditazione del libro di Bonhoeffer, Sequela.

La menzogna poteva attentare al giuramento in due modi, o affermandosi dietro al giuramento (spergiuro), o camuffandosi nella forma stessa del giuramento. In questo secondo caso la menzogna, nel giuramento, aveva bisogno d’invocare non il Dio vivente, ma qualche potenza mondana o divina. Se la menzogna è così profondamente entrata nel giuramento, la piena veracità può esser garantita solo dal divieto del giuramento.

Questo un po’ l’abbiamo già visto ieri, per cui non sto a ripetermi, andiamo avanti.

l vostro parlare sia sì, sì e no, no. Con questo la parola dei discepoli non è affatto sottratta alla responsabilità al cospetto di Dio onnisciente. Anzi, proprio il fatto di non menzionare esplicitamente il nome di Dio pone semplicemente ogni parola del discepolo alla presenza indiscussa di Dio onnisciente. Poiché non esiste parola alcuna che non sia pronunciata al cospetto di Dio, il discepolo di Gesù non deve giurare. Ogni sua parola deve essere solo verità, così da non aver bisogno di conferma con il giuramento. Esso getta infatti l’ombra del dubbio su tutte le altre parole. Per questo viene «dal maligno». Ma il discepolo deve essere luce in tutte le sue parole.

Ecco, questo l’abbiamo già detto ieri e Bonhoeffer adesso lo riprende in maniera ancora più sintetica e più bella di come l’ho spiegato io. Quindi il nostro parlare è sempre sotto la responsabilità. Noi siamo sempre al cospetto di Dio, quindi quando parliamo stiamo attenti a quello che diciamo, perché dobbiamo rendere conto a Dio, perché siamo sempre al cospetto di Dio. E per questo non serve giurare: perché sono sempre al cospetto di Dio. 

È molto bello quello che lui scrive: «ogni sua parola deve essere solo verità», certo, perché sono al cospetto di Dio sempre: come posso mentire agli altri se io sono al cospetto di Dio? Dio mi vede, Dio mi sente. Quindi deve essere solo e sempre verità. E in questa maniera non ho bisogno di giurare. Perché, se giuro — l’abbiamo visto proprio ieri e spiegato ampiamente — io getto l’ombra del dubbio su tutto il resto. Se io ho bisogno di giurare, allora vuol dire che c’è il dubbio che io menta sulle altre cose su cui non giuro. È per questo che il giuramento viene dal maligno, capite? “Ma noi dobbiamo essere luce in tutto ciò che facciamo e diciamo”. 

Continua:

Se in tal modo il giuramento viene rifiutato, risulta pure immediatamente che qui è in gioco un solo obiettivo, quello della veracità. È ovvio che il comandamento di Gesù non ammetta eccezioni, e che ciò vale davanti a qualsiasi foro. Ma va pure detto che il rifiuto del giuramento non deve a sua volta servire a nascondere la verità. Quando questo caso si dia, quando cioè si tratti di giurare per amore della verità, non si può stabilire in generale, ma dovrà essere deciso dal singolo. 

Quindi, per esempio, in tribunale c’è questa richiesta. Ricordate la classica scena dei film americani quando, prima di rilasciare la deposizione, al testimone viene chiesto di mettere la mano destra sulla Bibbia e di giurare, di dire la verità, soltanto la verità e dire “lo giuro”. Siamo tutti un po’ cresciuti con questa espressione. Ecco, in questo caso è ammesso giurare per amore della verità; quindi, mi è proprio chiesto, per amore della verità, di compiere questo passo. Non si può però stabilire una regola generale, per cui ognuno deve capire quando è questo il caso. Però attenzione, attenzione che deve essere proprio per amore della verità, non per tutto il discorso fatto fin qui.

Ma è fuor di dubbio che, ove si presenti questo caso, si può prestare giuramento solo quando ci sia in primo luogo piena chiarezza e trasparenza sulle implicazioni del contenuto del giuramento; in secondo luogo, che si deve distinguere fra giuramenti che riguardano fatti passati o presenti, a noi ben noti, e giuramenti che hanno carattere di voto. Poiché il cristiano non è mai immune da errore nella sua conoscenza del passato, l’invocazione di Dio onnisciente non avrà per lui la funzione di confermare il suo asserto soggetto ad errore, ma servirà alla purezza della sua scienza e coscienza. E poiché il cristiano non dispone neppure mai del suo futuro, è in partenza per lui molto rischioso legarsi con un giuramento a carattere di voto o, ad es. con un giuramento di fedeltà.

Certo, nel caso del matrimonio, c’è questa promessa di fedeltà che, però, non deve presumere di sé. Ad esempio, io ho fatto il voto di povertà, castità e obbedienza, come tutti i frati, tutti i religiosi, ecco questo però riguarda il presente e riguarda il futuro. Io non sono povero, casto, ubbidiente oggi e poi domani niente. Questo però non deve farmi pensare che quindi io, da solo, sia capace di mantenere fede al mio giuramento, al mio voto, assolutamente no! È Dio che riceve questo mio voto e che mi aiuterà con la sua grazia a rimanere fedele, nel futuro, a questo.

Scrive:

Infatti il cristiano non solo non ha in mano il proprio futuro, ma tanto meno il futuro di chi lo vincola col giuramento di fedeltà.

Vuol dire che io non ho in mano il futuro di mia moglie. Non ho in mano il mio futuro, come faccio ad avere in mano il suo?

È dunque impossibile, per amore della veracità e della sequela di Gesù, prestare tale giuramento, senza porlo sotto la riserva della volontà di Dio.

Certo, infatti il sacramento del matrimonio viene compiuto in chiesa e si chiama in causa Dio.

Per il cristiano non esiste alcun vincolo terreno assoluto. Un giuramento di fedeltà che voglia vincolare il cristiano in modo assoluto, diventa per lui menzogna, viene «dal maligno». 

Perché? Perché fa riferimento solamente alla forza dell’uomo, il che è impossibile; è impossibile poter rimanere fedeli, per esempio, basandomi sulle mie forze.

L’invocazione del nome di Dio in tale giuramento non può mai significare la conferma del voto, ma soltanto e unicamente la testimonianza del fatto che, nella sequela di Gesù, noi siamo vincolati solo alla volontà di Dio, mentre ogni altro vincolo è, per amore di Gesù, subordinato a questa riserva. 

Certo! E infatti, per esempio, in un cammino di matrimonio, il fidanzamento serve proprio per verificare che ci sia alla base la volontà di Dio che mi chiama a fidanzarmi con te e a sposarmi con te.

Se quest’ultima, in casi dubbi, non viene dichiarata oppure non viene riconosciuta, il giuramento non si può prestare, perché con questo giuramento non farei che ingannare colui che lo riceve da me.

Capite? Quindi deve essere chiaro per entrambi che solo Dio può reggere la portata del giuramento e quindi solo Dio può ricevere questa promessa di fedeltà che ci facciamo l’un con l’altro, perché solo Lui può diventare garante del futuro; nel senso che io mi vedo chiamato con questa promessa di fedeltà, con questo giuramento di fedeltà, ad assecondare la volontà di Dio, perché il punto è questo.

Il comandamento della piena veracità è solo un’altra parola per dire la totalità della sequela. Solo chi è vincolato a Gesù nella sequela è nella completa veracità. Costui non ha niente da nascondere al cospetto del suo Signore. Vive completamente scoperto al suo cospetto. È conosciuto da Cristo e posto nella verità. È manifesto come peccatore agli occhi di Gesù. Non è che sia stato lui a svelarsi a Gesù, ma allorché Gesù gli si è rivelato nella sua chiamata, allora egli si è saputo svelato nel suo peccato da Gesù.

Quindi, questo comandamento della piena veracità dice la totalità della sequela. Noi siamo chiamati a essere veri, perché siamo discepoli di Gesù. La radicalità, la totalità dell’essere discepoli al seguito di Gesù, ci impone la verità. E quindi ci vincola. 

Non c’è niente da nascondere al cospetto del Signore, per cui, capite, anche quando mi vado a confessare, facciamo le confessioni fatte bene, santa pazienza, no! Diciamo quel che dobbiamo dire, senza star lì a girare intorno e senza usare mille parole: “Ho fatto questo, questo e quest’altro, l’ho fatto tot volte” punto, fine, basta. Non stiamo lì a nasconderci, siamo davanti al Signore, siamo scoperti davanti al Signore, basta! Non nascondiamoci dietro un dito, o alle volte dietro un elefante, perché certi peccati sono grandi come un elefante. Viviamo scoperti: “Signore, io sono quello che sono, io sono così come sono davanti a te e vengo a chiederti perdono per quello che sono, così come sono e mettendo tutta la mia vita davanti a te”.

Se voi vi fate un taglio sul braccio, il dottore che vi mette i punti che cosa fa? Prima ci mette i punti, poi ci mette gli Steri-Strip, poi ci mette su la garza che lo copre, poi prende la fascia elastica e ti avvolge il braccio. Tutti quelli che ti vedono in giro, vedono un braccio fasciato e ti chiedono: “Ma cosa hai fatto? Cosa è successo?” Allora tu dici: “No, niente, mi sono fatto male”, oppure: “Sono stato operato”, oppure non lo so che cosa. Ma nessuno dice: “No, aspetta un attimo che sollevo tutte le garze che voglio vedere sotto che cosa c’è”. No, non si fa! Quello rimane coperto, non solo agli occhi miei — ma io so che cosa ho sotto — rimane coperto agli occhi di tutti. 

Quando vado dal dottore, lui cosa fa? Non mi stacca il braccio e se lo porta all’ospedale per medicarlo ma, davanti a me, mi dice: “Stenda il braccio” e, piano piano, toglie tutte le garze: toglie la prima garza, toglie la seconda, toglie tutto, tira su gli Steri-Strip, tira su tutto e dice: “Ecco il taglio, ecco i punti”. Allora riguarda, vede se si è infettato, vede se la ferita è bella, vede se la pelle attorno è bollente, se è calda, se è dolente, se va tutto bene, se la ferita è asciutta, se spurga o non spurga. Insomma, guarda tutte queste cose. 

Io non posso andare davanti al dottore e dire: “Eh no, no, io gliene faccio vedere solamente un pezzettino, perché dell’altro c’ho vergogna” — “Eh, ma allora scusa, cosa sei venuto qui a fare?” 

Tu sei lì, metti il tuo braccio e dici: “Faccia quello che deve fare” e lui deve vedere tutto, deve vedere tutto, deve toccare tutto, deve controllare tutto e poi alla fine ti dice: “Va bene, adesso è a posto, posso disinfettare” — oppure, nel caso, “posso togliere i punti” — “fasciamo e ricopriamo ancora tutto”. 

E così avviene in confessionale con l’anima, cioè quando vado in confessionale, non posso dire: “No, no, no, no, no, no, no, questa garza no, questa garza no, no, no, no, fa troppo male, fa troppo male no, no, no, no, no”. 

Oppure: “Sì, dottore, c’è un altro taglio” — “Dov’è?” — “Eh, non te lo dico…” — “Come non te lo dico? Ma noi siamo qui a giocare a nascondino?” — “Eh sì, c’è una piaga purulenta. Però non te lo dico, te lo nascondo” — “Eh, ho capito, ma allora come si fa a curarla?” 

“Ci sono altri problemi?” — “No, no, no, tutto bene”. E dietro c’è una piaga da decubito che arriva alle ossa. Non si fa così. Quindi, vado in confessionale e al sacerdote — che quando siede in confessionale è giudice e medico — dico: “Guardi, io ho questo problema, lei è il medico, mi curi.” E glielo fai vedere e glielo fai toccare e gli fai fare tutto quello che deve fare.

Così bisogna fare, bisogna essere scoperti, davanti al dottore si scopre la ferita. Non vado dal fruttivendolo — con tutto il rispetto per il fruttivendolo che è carinissimo, dolcissimo e simpaticissimo — però non vado dal fruttivendolo, non vado dall’idraulico, non vado dall’architetto, dall’ingegnere, non vado al mercato a dire: “Guarda, eh, guarda, qua, in mezzo alla terra — mentre ci sono i cagnolini e i gattini che girano — guarda, adesso ti tiro su tutta la mia ferita, ti faccio vedere tutto”, no! Perché non è il loro compito. Loro vedranno un arto fasciato, vedranno un cerotto, ma non è il loro compito venire lì a guardare, a toccare, a fare, perché non sono capaci. E quindi lì sì che nascondo, infatti, non dobbiamo prendere i nostri peccati e metterli fuori scritti dalla finestra, che così tutti passano e li leggono! È evidente. Ma davanti al dottore… eh, davanti al dottore non ci si nasconde, davanti al dottore si dice: “Eccolo qui, faccia tutto quello che deve fare, tolga tutto, disinfetti tutto, schiacci, prema, tocchi, valuti, faccia tutto quello che deve fare e poi speriamo che vada tutto bene”. Poi ti medica e poi ti ricopre, fino a quando arriverà il momento che ti dirà: “Bene, adesso tiriamo via i punti” — oppure — “Si è fatta una bella crosticina, adesso togliamo tutto. Lei lasci passare qualche giorno, tenga disinfettato e poi basta, è guarito”. Eh, funziona così anche in confessionale.

Quindi noi siamo conosciuti da Gesù nella verità, quindi: «allorché Gesù gli si è rivelato nella sua chiamata», quindi non siamo noi che ci che ci sveliamo Gesù, ma è Gesù che si svela a noi, chiamandoci. E io mi sento svelato nel mio peccato da Gesù.

Guardate — e concludo — c’è questa bellissima espressione del Vangelo di oggi che dice così:

«Voi… non vi siete nemmeno pentiti così da credergli».

Io mi ricordo che ho già commentato questa frase del Vangelo anni fa. Vedete cosa dice Gesù: prima ti devi pentire, poi puoi credere, non il contrario. Prima devi riconoscere i tuoi peccati e devi pentirti dei tuoi peccati; solo quando hai riconosciuto i tuoi peccati, ti sei pentito e sei stato assolto, allora puoi veramente fare un bell’atto di fede, solo così.

Quindi Gesù si svela a me, svela me a me stesso, Gesù mi svela il mio peccato. Io dove faccio l’esame di coscienza? Guardando l’ombelico? Guardandomi allo specchio? Sdraiandomi sulla sedia dello psicologo? No, l’esame di coscienza lo faccio davanti al Crocifisso. L’esame di coscienza lo faccio davanti al Tabernacolo. Questi sono i luoghi dove si fa l’esame di coscienza. L’esame di coscienza lo faccio leggendo la parola di Dio. L’esame di coscienza, lo faccio meditando uno scritto, per esempio, di Santa Tersa di Gesù Bambino, dottore della Chiesa. Benissimo: davanti al Signore, il Signore mi svela, mi rivela i miei peccati. È davanti alla parola di Dio che mi scopro peccatore, non guardandomi addosso.

A questo punto vedo il mio male, vedo il mio peccato e dico: “No, no, Signore, Signore, cosa ho fatto! Cosa ho fatto, cosa ho fatto, cosa ho fatto! Ti chiedo perdono. Mi pento, voglio cambiare”. E allora qual è il segno primo del cambiamento, della volontà di cambiamento? Vengo a confessarmi. A quel punto, sono pronto per fare un bellissimo atto di fede. Infatti, l’atto supremo di fede, noi in chi l’abbiamo visto? Nella Vergine Maria: la tutta pura, la tutta bella, la tutta Santa, della quale questo mese vivremo proprio santamente la memoria, perché sapete che il mese di maggio e il mese di ottobre sono i due mesi consacrati alla Vergine Maria.

Benedicat vos omnipotens Deus, Pater, et Filius, et Spiritus Sanctus.
Amen
Dio ci benedica e la Vergine ci protegga.
Sia lodato Gesù Cristo sempre sia lodato.

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