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Il peccato di idolatria e la gola spirituale

Saul non vota allo sterminio il bestiamo degli Amaleciti

Omelia

Pubblichiamo l’audio di un’omelia sulle letture di lunedì 18 gennaio 2016.

Predicatore: p. Giorgio Maria Faré, OCD

Ascolta la registrazione:

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Aprofondimenti

[vc_cta h2=”La gola spirituale” h4=”dal libro “Notte oscura“ di S. Giovanni della Croce” shape=”square” style=”flat” color=”white” add_button=”bottom” btn_title=”Leggi online la “Notte oscura“ di S. Giovanni della Croce” btn_style=”flat” btn_color=”orange” btn_link=”url:http%3A%2F%2Fwww.monasterovirtuale.it%2Fi-dottori-della-chiesa%2Fs.-giovanni-della-croce-notte-oscura%2Fprologo.html||target:%20_blank”]

S. Giovanni della Croce – Notte oscura – Libro I Capitolo 6

Ove si parla delle imperfezioni relative alla gola spirituale.

“1. Circa il quarto vizio, che è la gola spirituale, c’è davvero molto da dire. Quasi nessuno dei principianti, per quanto virtuoso sia, evita di cadere in qualcuna delle numerose imperfezioni provocate da questo vizio, a motivo del gusto che, agli inizi, prova nelle pratiche di pietà. Molti di loro, ingolositi dal piacevole gusto che provano in tali esercizi, cercano più il sapore dello spirito che la purezza del cuore e la debita discrezione, virtù da Dio richieste e a lui accette lungo il cammino spirituale. Così, oltre all’imperfezione che commettono ricercando questi piaceri, la loro golosità li spinge a pretendere ancora di più, superando i limiti del giusto mezzo, dove risiede e si consolida la virtù. Attratti dal gusto che provano, alcuni si ammazzano a forza di penitenze e altri si debilitano con i digiuni, dandosi a pratiche superiori alle proprie forze, senza l’ordine e il consiglio di nessuno; addirittura sfuggono a chi dovrebbero obbedire in tale caso; alcuni, poi, non temono di fare il contrario di quanto è stato loro comandato.

2. Costoro sono molto imperfetti, sono persone irragionevoli. Lasciano da parte la sottomissione e l’obbedienza, che sono la penitenza della ragione e della volontà pur sapendo che questo è il sacrificio a Dio gradito più di qualsiasi altra cosa e della stessa penitenza corporale. Questa non è che una penitenza animale, verso la quale si è portati al pari degli animali, mossi dal piacere che si prova in questo esercizio. Ora, poiché gli eccessi sono cattivi e in questo modo di fare tali persone seguono la loro volontà, crescono nei vizi anziché nella virtù: acquistano quanto meno gola spirituale e superbia, perché non seguono la via dell’obbedienza in quello che fanno. D’altra parte, il demonio domina molti di costoro al punto di spingerli alla gola, eccitando i loro gusti e appetiti. Così questi poveri principianti, non potendo resistergli, cambiano, aggiungono o modificano ciò che viene loro comandato, perché l’obbedienza su questo punto è per loro molto dura. Alcuni di loro arrivano a un tale eccesso che, per il fatto di praticare per obbedienza certi esercizi di pietà, perdono la voglia e la devozione di farli: ma questo non perché sono loro comandati, bensì perché loro unico gusto e voglia è seguire le proprie inclinazioni. Forse sarebbe meglio per loro non praticare simili esercizi di pietà.

3. Vedrete molti di costoro insistere con i maestri spirituali per ottenere ciò che a loro piace, e metà lo ottengono quasi per forza. In caso contrario, si rattristano come bambini, si mostrano svogliati e credono di non servire Dio quando non li si lascia fare quello che vorrebbero. Infatti, essendo attaccati ai loro gusti e alla loro volontà, che considerano loro dio, quando queste cose vengono loro tolte affinché aderiscano alla volontà divina, si rattristano, si abbattono e si scoraggiano. Credono di servire Dio e di farlo contento, se loro sono contenti e soddisfatti.

4. Vi sono poi altri che, a motivo del vizio della gola, conoscono così poco la loro bassezza e miseria e trascurano talmente l’amoroso timore e il rispetto che devono alla maestà divina, che non esitano a insistere molto con i loro confessori per avere il permesso di comunicarsi spesso. Il peggio è che molto sovente osano comunicarsi senza il permesso e il consiglio del ministro di Cristo e dispensatore dei suoi doni. Seguendo solo il proprio giudizio, cercano di nascondergli la verità. A tale scopo, per potersi comunicare, si confessano alla meglio, desiderando più il comunicarsi che comunicarsi con una coscienza pura e ben disposta. Al contrario, sarà più giusto e lodevole avere una disposizione diversa e pregare il confessore di non farli accostare alla comunione tanto spesso; sebbene, tra questi due estremi, la cosa migliore sia la rassegnazione umile, tuttavia la cosa che genera più mali e attira castighi su di loro è la temerarietà.

5. Quando si comunicano, tutta la preoccupazione consiste nel cercare qualche sensazione e qualche gusto più che nell’adorare e lodare umilmente Dio presente in loro. E si attaccano tanto a quest’idea che, se non vi trovano qualche gusto o consolazione sensibile, pensano di non aver fatto nulla. Questo è un modo molto umano di giudicare Dio. Non comprendono che il vantaggio più piccolo che procuri il santissimo sacramento è proprio il diletto dei sensi, mentre il più grande, quello invisibile, è la grazia divina. Ciò spiega perché Dio, molto spesso, nega gusti e favori sensibili, proprio perché non li considerano con gli occhi della fede. Essi, invece, vogliono sentire e gustare Dio come se fosse comprensibile e accessibile, non solo su questo punto, ma anche negli altri esercizi di devozione. Tutto questo denota una grande imperfezione e una fede impura, contraria alla natura di Dio.

6. Tali persone si comportano allo stesso modo nella preghiera. Pensano che questa consista esclusivamente nel provare gusto e devozione sensibile. E cercano di provarne, come si dice, a forza di braccia, stancandosi e rompendosi la testa. Se poi non vi riescono, si abbattono profondamente, pensando di non aver combinato nulla. A motivo di questa loro pretesa perdono la vera devozione e lo spirito di preghiera, che consiste nel perseverarvi con pazienza e umiltà, diffidando di se stessi, per piacere solo a Dio. Così, quando qualche volta non sentono piacere in tale o tal altro esercizio di pietà, provano dispiacere e ripugnanza a ripeterlo e a volte finiscono per abbandonarlo. Come ho detto, somigliano ai bambini che non si muovono e non agiscono secondo la ragione, ma secondo i loro gusti. Essi spendono tutte le loro energie nel cercare la gioia e le consolazioni spirituali. Non si stancano mai di leggere libri e di passare da una meditazione all’altra, e vanno a caccia della soddisfazione del proprio piacere nelle cose di Dio. Ma il Signore, molto giustamente, con discrezione e amore, nega queste cose, proprio perché non cresca questa loro golosità e la loro avidità spirituale non li induca in mali senza fine. Essi hanno estremo bisogno d’entrare nella notte oscura, di cui parlerò tra poco, per purificarsi da queste fanciullaggini.

7. Quelli che si sentono così inclini alla ricerca dei loro gusti, cadono in un’altra imperfezione ancora più grande: si tratta d’un’eccessiva debolezza e tiepidezza nel seguire l’aspro sentiero della croce. Difatti l’anima che cerca le dolcezze, naturalmente rifiuta tutta l’amarezza della rinuncia personale.

8. I principianti cadono in molte altre imperfezioni che derivano da questo non saper rinunciare. Ma il Signore li cura in tempo con tentazioni, aridità e prove che fanno parte della notte oscura. Per non dilungarmi, non ne parlo qui. Mi limito solo a dire che la sobrietà e la temperanza spirituale presentano un carattere assai diverso di mortificazione, timore e sottomissione in tutto. Dobbiamo constatare che la perfezione e il valore dei nostri atti non dipendono dalla quantità e dal piacere che vi proviamo, ma dal saper rinnegare noi stessi mentre li pratichiamo. I principianti, perciò, devono fare tutto il possibile, per quanto sta in loro, finché Dio li purificherà di fatto, introducendoli nella notte oscura. Ma poiché sto tardando a parlarne, mi affretto dunque a finir di trattare delle imperfezioni.”

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Testo della meditazione

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Il peccato di idolatria e la gola spirituale

Sia lodato Gesù Cristo!

Sempre sia lodato!

La prima lettura che abbiamo ascoltato, tratta dal I Libro di Samuele, capitolo 15, è una lettura molto importante per la vita spirituale, perché riguarda la virtù dell’obbedienza: senza obbedienza non si è graditi a Dio, qualunque cosa si faccia. Allora, per cercare di capire bene questa virtù dell’obbedienza, innanzitutto, spieghiamo una parola, credo molto sconosciuta e poco compresa, che abbiamo ascoltato adesso.

Dice la Scrittura: “Sì, peccato di divinazione è la ribellione, è colpa e terafim l’ostinazione”.

Cos’è il terafim? Sono gli idoli. Quindi, l’ostinazione, la disobbedienza, la ribellione, sono un peccato di idolatria, che è il peccato più grave in assoluto nella Scrittura, non c’è peccato più grave nella Scrittura del peccato di idolatria.

Uno dice: «Perché? Disobbedendo, in che senso sono idolatra?»

Disobbedendo, tu metti come dio il tuo io, che è una cosa che non confessiamo mai in confessionale.

Sul Primo Comandamento: “Non avrai altro Dio, all’infuori di me”, diciamo: «No, vabbè, su questo son tranquillo, perché io non ho altri dei».

Ah sì?

Quello è il primo peccato in assoluto, e non a caso Dio lo mette per primo, perché, tutte le volte che io disobbedisco, che io faccio quello che voglio, che io faccio secondo la mia testa, secondo i miei gusti, come adesso vedremo, io compio un peccato di idolatria, dove il mio dio è il mio io e non il Dio di Gesù Cristo.

Questo è il peccato più grave di tutti.

Allora, per capire meglio quanto vi stavo dicendo, ho pensato di prendere un testo di San Giovanni della Croce, Dottore della Chiesa, tratto dal suo libro “Notte oscura”, che tratta proprio del tema dell’obbedienza.

San Giovanni della Croce, al capitolo 6 della “Notte oscura”, parla di un vizio (il quarto vizio, perché analizza vari vizi): la gola spirituale.

Noi siamo sempre concentrati sulla gola della pancia… adesso arriverà la Quaresima e sentiremo quasi tutti i Cristiani dire: «In Quaresima non mangio il cioccolato, penitenza. In Quaresima non mangio la colomba, penitenza. In Quaresima non guardo la televisione, penitenza. In Quaresima…»

Tutte sciocchezze, tutte sciocchezze… e ce lo dice San Giovanni della Croce quanto sono sciocchezze, lui le definisce “cose da animali”, adesso vedremo.

Lui dice: “Circa il quarto vizio, che è la gola spirituale, c’è davvero molto da dire. Quasi nessuno dei principianti, per quanto virtuoso sia, evita di cadere in qualcuna delle numerose imperfezioni provocate da questo vizio a motivo del gusto che agli inizi prova nelle pratiche di pietà”.

La gola spirituale si attacca alle pratiche di pietà, al gusto che provo a pregare, al gusto che provo a fare penitenze, al gusto che provo nelle letture, al gusto che provo nell’essere cristiano. Il gusto…

Molti di loro, ingolositi dal piacevole gusto che provano in tali esercizi (attenzione bene a cosa dice qui) cercano di più il sapore dello spirito che la purezza del cuore e la debita discrezione…”

Al Signore non piace il gusto dello spirito, il Signore cerca la purezza del cuore e la debita discrezione verso Dio. La mia preghiera e i miei atti di pietà saranno graditi tanto quanto saranno puri, e puri vuol dire liberi dal mio io, dai miei gusti, dalle mie voglie, da quello che io voglio fare, e discreti, rispettosi.

…virtù da Dio richieste e a Lui accette lungo il cammino spirituale. Così”, scrive San Giovanni, “oltre all’imperfezione che commettono ricercando questi piaceri, la loro golosità li spinge a pretendere ancora di più, superando i limiti del giusto mezzo dove risiede e si consolida la virtù”.

Il giusto mezzo, l’equilibrio nella vita spirituale… invece noi no, camminiamo in ginocchio salendo le montagne. Mi ricordo di uno che mi aveva mandato le foto delle sue ginocchia tutte distrutte piene di sangue, perché aveva salito una montagna in ginocchio per penitenza… ma pensa te che robe assurde…

  1. Giovanni scrive: “Attratti dal gusto che provano, alcuni si ammazzano a forza di penitenze, altri si debilitano con i digiuni, dandosi a pratiche superiori alle proprie forze, senza l’ordine e il consiglio di nessuno; addirittura sfuggono a chi dovrebbero obbedire in tal caso; alcuni, poi, non temono di fare il contrario di quanto è stato loro comandato”.

«Ma la Madonna ha detto… Ma la Madonna ha fatto… Ma di qui… Ma di là… Io devo fare i digiuni… Io devo fare questo… Io devo fare questa pratica di pietà… Io devo fare…»

Ma tu, fai quello che vuoi o fai la Volontà di Dio?

Ma, essere cristiano, vuol dire seguire la tua testa?

Essere cristiano, vuol dire seguire la Volontà del Signore mediata dalla Chiesa!

Perché non ubbidisci al confessore?

Perché non fai quanto ti viene detto senza recriminare, senza sempre dire: «Ma io… Ma io… Ma a me piace… Ma qui… Ma là… Mi toglie questo e io…»

Costoro”, scrive San Giovanni, “sono molto imperfetti, sono persone irragionevoli, (adesso sentite questa espressione) lasciano da parte la sottomissione e l’obbedienza, che sono la penitenza (ecco la vera penitenza) della ragione e della volontà, pur sapendo che questo è il sacrificio a Dio gradito, più di qualsiasi altra cosa e della stessa penitenza corporale”.

Vuoi fare penitenza? Allora fai la penitenza della ragione e la penitenza della volontà!

Non fare quello che vuoi, ma fai quanto ti viene detto!

Quante volte, quando si parla, capita a noi sacerdoti di dover dire: «Senti, fai quello che vuoi! Hai sempre ragione tu. Se non fai quello che vuoi, viene fuori chissà che cosa… ma fai quello che vuoi, vai dove vuoi, comportati come vuoi!»

Ma non veniamo a dire che siamo persone spirituali, qui di spirituale non c’è niente!

Questo è il peccato che fa Saul; il peccato di Saul è più grave del peccato di Davide, che è un peccato di omicidio e di adulterio.

Saul non fa niente di che, lui dice: «No, io non ammazzo tutto il gregge, io lo prendo, lo porto a casa e lo uso da offrire in sacrificio». Voleva fare un atto di culto a Dio, ma Samuele gli dice: «Ma il Signore non te lo ha chiesto. Il Signore ti ha chiesto una certa cosa, perché tu ne hai fatta un’altra?»

Quindi, Saul viene rigettato come re, morirà pazzo, suicida, vedendo i suoi figli morire davanti a lui, perché ha fatto un peccato di idolatria, il peccato di ribellione, si è ribellato alla Volontà di Dio, e questa è una cosa gravissima.

Ecco cosa scrive San Giovanni: “Questa non è che una penitenza animale (quello che vi ho descritto fino ad adesso), verso la quale si è portati al pari degli animali, mossi dal piacere che si prova in questo esercizio”.

Come gli animali sono mossi dal gusto, così anche noi, quando facciamo queste cose qui di testa nostra, seguendo le nostre voglie, siamo come gli animali.

Scrive: “Ora, poiché gli eccessi sono cattivi e in questo modo di fare tali persone seguono la loro volontà, crescono nei vizi anziché nelle virtù: acquistano quanto meno gola spirituale e superbia…”

Quanta superbia che c’è in giro! Soprattutto in questo tempo, quanta superbia!

«Ma io la penso così… Ma io la vedo così… Ma io credo così… Ma io voglio fare così…»

Questa è tutta superbia purissima!

…perché non seguono”, scrive lui, “la via dell’obbedienza in quello che fanno. Il demonio domina molti di costoro, al punto da spingerli alla gola eccitandone i loro gusti e i loro appetiti. Così, questi poveri principianti, non potendo resistergli, cambiano, aggiungono o modificano ciò che viene loro comandato, perché l’obbedienza su questo punto è per loro molto dura. Alcuni di loro arrivano ad un tale eccesso che, per il fatto di praticare per obbedienza certi esercizi di pietà, perdono la voglia e la devozione di farli”.

Incredibile: pur di fare quello che voglio, se non mi viene detto di fare quello che voglio, non ho più gusto nel fare le preghiere o nel fare un esercizio di pietà.

Quanti che dicono: «No, ma questa cosa è pesante… No ma questa cosa non mi piace, preferisco un’altra… No, ma questa…»

Ma cosa stai cercando? Ma tu stai cercando te stesso o stai cercando Dio?

E quando preghi, preghi Dio o preghi il tuo io? E quando fai le cose, le fai per Dio o per te stesso? Troppa superbia! C’è troppa superbia!

Lui dice: “Vedrete molti di costoro insistere con i maestri spirituali per ottenere ciò che a loro piace, e metà lo ottengono quasi per forza, come bambini attaccati ai loro gusti e alla loro volontà, che considerano loro dio”.

Ecco il peccato di idolatria!

Si rattristano, si abbattono, si scoraggiano se non ottengono quello che vogliono. Credono di servire Dio e di farLo contento, se loro sono contenti e soddisfatti’.

Se io ho fatto quella bella pregata, se io ho fatto quel bel pellegrinaggio, se io ho fatto quella bella roba, sono bello pieno nel mio ventre, e allora è contento anche Dio di me: falso! Dio è contento quando fai la Sua Volontà, non la tua!

È difficile, sapete, fare la Volontà di Dio… è difficilissimo, perché la Volontà di Dio è sempre il contrario della nostra Volontà.

È per questo che noi non abbiamo un vero confessore. È per questo che noi non scegliamo un padre spirituale fisso, ma andiamo un po’ di qui e un po’ di là, perché così facciamo quello che vogliamo. È difficile avere un punto di riferimento fisso, perché vuol dire farsi conoscere e obbedire. E noi lo facciamo? Noi lo chiediamo? Noi lo cerchiamo?

Alla fine della vita cosa diremo a Dio? «Ah…che belle pregate! Ah, quante preghiere che ho fatto!»

E il Signore magari ci dirà: «Ma io te le ho chieste? Io non te le ho chieste, io ti ho chiesto un’altra cosa, l’hai fatta? No… quindi?»

Che il Signore ci conceda la grazia di non fare la fine di Saul, perché peccato di divinazione è la ribellione, colpa e idolatria è l’ostinazione.

Poiché hai rigettato la Parola del Signore”, dice la Scrittura, “Egli ti ha rigettato come re”.

Sia lodato Gesù Cristo!

Sempre sia Lodato!

 

 

Letture del giorno

Lunedì della II settimana del Tempo Ordinario (Anno pari)

Prima lettura

1Sam 15,16-23 – L’obbedire è meglio del sacrificio. Poiché hai rigettato la parola del Signore, egli ti ha rigettato come re.



In quei giorni, Samuèle disse a Saul: «Lascia che ti annunci ciò che il Signore mi ha detto questa notte». E Saul gli disse: «Parla!». Samuèle continuò: «Non sei tu capo delle tribù d’Israele, benché piccolo ai tuoi stessi occhi? Il Signore non ti ha forse unto re d’Israele? Il Signore ti aveva mandato per una spedizione e aveva detto: “Va’, vota allo sterminio quei peccatori di Amaleciti, combattili finché non li avrai distrutti”. Perché dunque non hai ascoltato la voce del Signore e ti sei attaccato al bottino e hai fatto il male agli occhi del Signore?». 
Saul insisté con Samuèle: «Ma io ho obbedito alla parola del Signore, ho fatto la spedizione che il Signore mi ha ordinato, ho condotto Agag, re di Amalèk, e ho sterminato gli Amaleciti. Il popolo poi ha preso dal bottino bestiame minuto e grosso, primizie di ciò che è votato allo sterminio, per sacrificare al Signore, tuo Dio, a Gàlgala». 
Samuèle esclamò:
«Il Signore gradisce forse gli olocausti e i sacrifici
 quanto l’obbedienza alla voce del Signore? 
Ecco, obbedire è meglio del sacrificio,
 essere docili è meglio del grasso degli arieti.
 Sì, peccato di divinazione è la ribellione, 
e colpa e terafìm l’ostinazione.
 Poiché hai rigettato la parola del Signore,
egli ti ha rigettato come re».

Salmo responsoriale

Sal 49

A chi cammina per la retta via mostrerò la salvezza di Dio.

«Non ti rimprovero per i tuoi sacrifici,
i tuoi olocausti mi stanno sempre davanti.
Non prenderò vitelli dalla tua casa
né capri dai tuoi ovili». 

«Perché vai ripetendo i miei decreti
e hai sempre in bocca la mia alleanza,
tu che hai in odio la disciplina
e le mie parole ti getti alle spalle? 

Hai fatto questo e io dovrei tacere?
Forse credevi che io fossi come te!
Ti rimprovero: pongo davanti a te la mia accusa.
Chi offre la lode in sacrificio, questi mi onora;
a chi cammina per la retta via mostrerò la salvezza di Dio».

Canto al Vangelo

Eb 4, 12

Alleluia, alleluia.
La parola di Dio è viva ed efficace,
discerne i sentimenti e i pensieri del cuore.
Alleluia.

Vangelo

Mc 2,18-22 – Lo sposo è con loro.

In quel tempo, i discepoli di Giovanni e i farisei stavano facendo un digiuno. Vennero da Gesù e gli dissero: «Perché i discepoli di Giovanni e i discepoli dei farisei digiunano, mentre i tuoi discepoli non digiunano?». 
Gesù disse loro: «Possono forse digiunare gli invitati a nozze, quando lo sposo è con loro? Finché hanno lo sposo con loro, non possono digiunare. Ma verranno giorni quando lo sposo sarà loro tolto: allora, in quel giorno, digiuneranno. 
Nessuno cuce un pezzo di stoffa grezza su un vestito vecchio; altrimenti il rattoppo nuovo porta via qualcosa alla stoffa vecchia e lo strappo diventa peggiore. E nessuno versa vino nuovo in otri vecchi, altrimenti il vino spaccherà gli otri, e si perdono vino e otri. Ma vino nuovo in otri nuovi!».

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