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“Comunione spirituale e comunione psichica” da “Vita comune” di D. Bonhoeffer. Parte 6

Comunione spirituale e comunione psichica

Meditazione

Pubblichiamo l’audio della meditazione: “Comunione spirituale e comunione psichica” tratta dal testo “Vita comune” di Dietrich Bonhoeffer.
Venerdì 20 gennaio 2023

Predicatore: p. Giorgio Maria Faré, OCD

Ascolta la registrazione:

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VANGELO (Mc 3, 13-19)

In quel tempo, Gesù salì sul monte, chiamò a sé quelli che voleva ed essi andarono da lui. Ne costituì Dodici – che chiamò apostoli –, perché stessero con lui e per mandarli a predicare con il potere di scacciare i demòni.
Costituì dunque i Dodici: Simone, al quale impose il nome di Pietro, poi Giacomo, figlio di Zebedèo, e Giovanni fratello di Giacomo, ai quali diede il nome di Boanèrghes, cioè “figli del tuono”; e Andrea, Filippo, Bartolomeo, Matteo, Tommaso, Giacomo, figlio di Alfeo, Taddeo, Simone il Cananeo e Giuda Iscariota, il quale poi lo tradì.

Testo della meditazione

Scarica il testo della meditazione in formato PDF

Sia lodato Gesù Cristo! Sempre sia lodato!

Eccoci giunti a venerdì 20 gennaio 2023, ricordiamo oggi san Sebastiano, martire. Abbiamo ascoltato il Vangelo della Santa Messa di oggi, tratto dal terzo capitolo del Vangelo di San Marco, versetti 13-19.

Continuiamo la nostra lettura e il nostro commento del libro di Dietrich Bonhoeffer sulla comunità.

Vien così eliminata a priori ogni confusa aspirazione a un di più. 

Ieri abbiamo visto una parte importante su che cosa sia veramente la differenza tra una comunità e un branco; che cosa sia una comunità cristiana fondata su Cristo e abbiamo visto che l’unica cosa che rende reale, vera e cristiana la comunione tra noi è Gesù e la sua opera; abbiamo visto che solo per mezzo di Gesù apparteniamo gli uni agli altri e che questa appartenenza è effettiva, integrale e per tutta l’eternità. Tutte queste cose e anche di più.

Chi vuol aver più di quanto Cristo ha stabilito fra di noi, non vuole fraternità cristiana, ma cerca qualche sensazionale esperienza di comunione, altrimenti negatagli, immette nella fraternità cristiana desideri confusi e impuri. È questo il punto in cui la fraternità cristiana, il più delle volte già nell’atto del suo costituirsi, corre in massimo grado il pericolo del più sottile inquinamento, nello scambio (attenti!) della fraternità cristiana con un ideale di comunità di devoti; nella mescolanza del naturale desiderio di comunione che nasce dal cuore devoto con la realtà spirituale della fraternità cristiana. Perché si abbia la fraternità cristiana, tutto dipende da una sola cosa, che deve esser chiara fin da principio: primo, la fraternità cristiana non è un ideale — sottolineo: “la fraternità cristiana non è un ideale”— , ma una realtà divina; secondo, la fraternità cristiana è una realtà pneumatica — cioè dello spirito —, non della psiche.

Bonhoeffer dice che, stante quanto abbiamo detto fin qui, si elimina a priori ogni confusa aspirazione a un di più, cioè: ci può essere e c’è chi vuole avere di più — vuole avere un “diverso”, aggiungo io — di quello che Gesù ha stabilito per noi. Gesù ha stabilito una sorta di progetto, nel suo Vangelo ci ha mostrato il suo progetto di comunità cristiana. Lui ha un progetto: ha vissuto all’interno di una comunità, pensate ai trent’anni vissuti nella Sacra Famiglia, piccola e sacra comunità; poi ha vissuto circa tre anni nella comunità degli apostoli, dei 72 anche, e ha mostrato il suo progetto di comunità. Non ha vissuto come un eremita, no; non ha vissuto come Giovanni Battista, quindi noi dobbiamo stare al progetto di Gesù, a come Gesù ha pensato la comunità.

Chi vuole di più, scrive Bonhoeffer, non vuole la fraternità cristiana, non vuole quello che ha voluto Gesù. E che cose vuole? Vuole un’esperienza di comunione sensazionale, qualcosa che ricada sotto i sensi, qualcosa che lo appaghi, che lo faccia sentire realizzato, al sicuro, protetto; qualcosa che gli dia anche un posto al sole, un posto che, altrimenti, se non fosse in quella comunità, non avrebbe. Se noi ci dovessimo guardare seriamente allo specchio, forse qualcuno più di altri, dovrebbe chiedersi : “Ma se io non fossi qui, dove sarei e, soprattutto, che cosa sarei?” Capite che fare atti di verità su noi stessi è molto utile, fa male, ma è molto utile.

Quindi si cercano queste esperienze sensazionali, anche effervescenti; queste esperienze un po’ da ubriacatura; questo trovarmi un ruolo, un compito da svolgere, un “sentirmi importante per… “, ma in realtà è tutta una finta perché, così impostata, quella non è una comunità cristiana. Però fa niente, a me va bene così! Come si dice in milanese (poi ve lo traduco): “Piütost” che nient”, l’è mej piütost”, cioè: “Piuttosto che niente, è meglio piuttosto”.

Infatti Bonhoeffer dice “altrimenti negatagli“, cioè: se non lì, da nessuna parte. E così “immette nella fraternità cristiana desideri confusi e impuri“, cioè lui o lei non è all’interno di quella comunità per vivere la comunità secondo il progetto di Gesù, ma è all’ interno di quella comunità con desideri confusi perché non si è chiarito le idee (invece lì non si sta con i desideri che poi vedremo) e, soprattutto, lì non si sta con intenzioni impure, cioè con quelle intenzioni che non rispettano il progetto di Gesù, che non hanno niente a che vedere con il Cuore, con la mente, con le intenzioni di Gesù. Perché abbiamo già visto che lo stampo, il riferimento non sono io, non sei tu, ma è Gesù e la comunità  cristiana si deve plasmare sul progetto di Gesù e non sul nostro perché non siamo noi che l’abbiamo fondata.

E Bonhoeffer dice: “È questo il punto in cui la fraternità cristiana, il più delle volte già nell’atto del suo costituirsi, corre in massimo grado il pericolo del più sottile inquinamento.”

Quale punto? Qual è il punto più delicato, qual è il “pericolo più sottile“? Qui, guardate, c’è tutto! “Nello scambio della fraternità cristiana con un ideale di comunità di devoti“. Lo abbiamo visto ieri: noi non siamo insieme, non facciamo comunità perché abbiamo la stessa devozione. Non è questo! O ancora perché abbiamo lo stesso ideale religioso. L’essere comunità non viene dalla nostra sensibilità religiosa.

E Bonhoeffer continua: “nella mescolanza del naturale desiderio di comunione che nasce dal cuore devoto“… il cuore devoto è un cuore religioso, che crede di seguire Gesù o che magari lo segue, ma ancora ad uno stato immaturo e che ha un desiderio di comunione… lui! Ma la comunità cristiana non nasce da lì, ma dalla realtà spirituale (lo abbiamo visto ieri) dalla realtà divina. 

Bonhoeffer dice che, perché si abbia la fraternità cristiana, servono due cose e bisogna che questo sia chiaro fin dal principio. Quando, ad esempio due persone fidanzate vogliono verificare il loro cammino, vogliono verificare se ci siano gli elementi per poter dire che il Signore li chiama al passo del matrimonio; oppure, quando uno è già sposato, per verificare quale sia lo stato del suo matrimonio; oppure anche per verificare lo stato di un’amicizia o lo stato di salute di un gruppo.

È cristiana quella realtà? È, appunto, una comunità cristiana? Che sia piccola quanto volete, ma basta che ci siano due persone e queste formano già una piccola comunità.

Bonhoeffer indica come prima cosa il fatto che “la fraternità cristiana non è un ideale, ma una realtà divina, cioè non viene da me, non viene da te, non viene dalle nostre idee, dai nostri progetti, ma viene da Dio. Questo è il primo punto.

Secondo: è una realtà spirituale, non della psiche, non dell’uomo. Questo è fondamentale. 

Prosegue:

In moltissimi casi un’intera comunità cristiana si è dissolta, in quanto si fondava su un ideale. 

Io mi chiedo: tutti questi conventi che chiudono, tutti questi Ordini e Congregazioni in via di estinzione, tutti questi Seminari desertificati, tutte queste chiese vuote, tutte queste realtà parrocchiali ridotte all’osso su che cosa si fondavano e su che cosa si fondano tuttora? A vedere gli effetti, uno si chiede: “Si fondavano su un ideale o si fondavano su una realtà divina, pneumatica? Su che cosa si fondavano? Su che cosa si fondano quei “survivor” che ci sono in giro, questi “sopravvissuti” (per ora) da questa dissoluzione ? Su che cosa stanno fondando il loro stare insieme?” Se no, finiranno come i predecessori e a un certo punto non ci sarà più nessuno lì dentro!
Uno potrebbe obiettare: “Non conta il numero!”. Sì, ma se lì dentro non c’è più nessuno, apriamo per i gatti?
“Non conta il numero”. Sì, non conterà il numero e possiamo sostenere tutte le ideologie che vogliamo: “Non conta il numero, conta la qualità delle persone; non conta che siamo in cento, pochi ma buoni”. Ho capito, ma se non c’è nessuno, non c’è nessuno: chi apre? Chi chiude? Chi tiene in piedi?
“Pochi ma buoni”, ma se non ci sono neanche quei pochi…
Non facciamo questi ragionamenti sciocchi! È vero, sì, certo, non è importante il numero, ma anche questo ha il suo valore. “Pochi ma buoni”, sì, ma se poi quei pochi non ci sono più o non sono così buoni, capite che… 

Queste realtà si dissolvono, si sciolgono, si stanno sciogliendo, si sciolgono come neve al sole, sono inconsistenti… perché? Perché sono fondate su un ideale, hanno portato avanti un ideale, sono state comunità di devoti che hanno seguito un ideale, mescolando un desiderio di comunione con la realtà spirituale. 

E spesso è proprio il cristiano rigoroso, che entra per la prima volta in una comunione di vita cristiana, a portarsi dietro un’idea ben precisa del vivere insieme tra cristiani, e a cercare di realizzarla. 

Questo è terribile: noi facciamo comunità portandoci dietro un’idea precisa di che cosa voglia dire vivere insieme tra cristiani e la vogliamo realizzare. Noi diciamo: “Per me la comunità cristiana è questo, quindi dobbiamo fare tutti così e, se non facciamo questo, non c’è comunità cristiana”. Peccato che in questo ragionamento non ci sia Gesù!

Ed è poi la grazia di Dio che fa rapidamente svanire simili sogni. Dobbiamo cadere in preda a una grande delusione circa gli altri, i cristiani in genere e, se va bene, anche circa noi stessi, e a questo punto Dio ci farà conoscere la forma autentica della comunione cristiana.

Bonhoeffer dice che Dio interviene per far svanire questi sogni e ci fa cadere preda di una grande delusione circa noi, circa gli altri ed è solo così che il Signore ci mette in grado, almeno, forse, di vedere quale sia la forma autentica della comunione cristiana. 

In effetti la delusione può essere anche forte: non c’è più nessuno; tutto quello che tu fai serve a niente; la gente non risponde; la chiesa è sempre più vuota; i ggggiovani (con 4 “g”) se ne vanno via tutti.
Hai proposto: “Facciamo la commissione per parlare dei ggggiovani, per andare a prendere i ggggiovani… ”. E questa commissione da chi è composta? Da un’età media di… 85 anni! Capite che gli ottantacinquenni che parlano dei “ggggiovani” hanno una progettualità e una lettura del reale che è fantastica, ci rendiamo conto? Che cosa volete che sappiano questi di che cosa fare per “far venire” i giovani?
È come se io mi mettessi a parlare dei problemi dei calciatori. Io? Uno potrebbe dire: “Scusa, quand’è stata l’ultima volta che hai giocato a pallone?” Mai! “E tu vuoi metterti a parlare di quali siano i problemi dei calciatori?” Sì! A me piace mettermi qui a parlare dei problemi dei calciatori! Sì, ma… sono come quei centocinquanta che si mettono fuori dai cantieri per strada, mentre in tre lavorano. Tutti danno consigli, ma … “Vieni qui tu a prendere in mano i badili e la mazza!”.

Quindi, non è che uno si ferma e dice: “Guardate, probabilmente abbiamo sbagliato qualcosa, ma non nel senso che dobbiamo chiamare l’ultima rockettara di turno per metterla qui a fare qualche ballo e qualche canto così arrivano i giovani! Non è questo il punto, non sono queste “genialate” da Ferragosto con 50 gradi all’ombra, non sono queste cose. Non mi devo inventare chissà quali stramberie. No, no, devo proprio rivedere il mio modo di pensare la comunità, perché, finché parte da me e da un’idea, non succederà mai nulla.

È la pura grazia Dio a non permettere che viviamo nell’ideale, nemmeno per poche settimane, che ci abbandoniamo a quelle gratificanti esperienze e a quella felice esaltazione che ci sopraggiungono come un’ebbrezza. 

Vedete che torna il tema dell’ebbrezza? Non dobbiamo stare nell’ideale, dobbiamo stare nel reale, nel reale che è una realtà divina: questa è la realtà. Esaltazione, ebrezza, “quello che sento io… “.

Dio infatti non è un Dio delle emozioni dell’animo… 

Parole più belle non avrebbe potuto scriverle! “Oh, quanto ti sento! Ho Gesù nel cuore! Sento il cuore che batte! Gesù mi parla! Oh, ma quanto lo sento!”. Noi abbiamo avuto un Vangelo che si chiama “Vangelo”, non “Stimoli”… capite? Non siamo qui a fare stimolazione spirituale!

Dio infatti non è un Dio delle emozioni dell’animo ma un Dio della verità. 

Questo non dobbiamo mai dimenticarlo; questo non va mai dimenticato! Se uno fa parte di una comunità per provare emozioni, ha sbagliato posto; se in una comunità cristiana uno cerca le emozioni, ha sbagliato posto! La comunità di Gesù Cristo crea la comunità, punto! Non cerca le emozioni, il “trovamossebbene”, il “tuttobbene”, il “mi sento in collegamento con l’energia dell’universo”, queste cose le facevano i “Figli dei fiori”: la comunità di Gesù Cristo non è questo!

Noi siamo insieme per cercare la verità, mossi dalla verità, toccati dalla verità, volendo la verità! 

La comunità comincia ad essere ciò che dev’essere davanti a Dio solo quando incorre nella grande delusione, con tutti gli aspetti spiacevoli e negativi che vi sono connessi; solo a quel punto comincia a comprendere nella fede la promessa che le è stata data, è un vantaggio per tutti che questa ora della delusione circa gli individui e la comunità sopraggiunga quanto prima.

La grande delusione… “! Se non c’è questa grande delusione che mi riporta alla verità, io continuo a vivere nella emozione, nell’ideale, non nella verità, quindi ben vengano le delusioni! “Ecco, quello è brutto e cattivo; quello non fa quello che deve fare; ecco quello non si comporta bene; ecco quello mi risponde male; ecco quello… ” eh, sì, appunto! Non sei lì per trovare l’amica del cuore, per fare insieme i bigodini, per giocare alle carte, per andare alla pesca… no!

Ma una comunione incapace di sopportare e di sopravvivere a tale delusione, per il fatto di dipendere dall’ideale, con la perdita di questo perde anche la promessa di una stabile esistenza che è data alla comunione cristiana, e quindi prima o poi per forza va in rovina.

Se siamo incapaci di sopportare tale delusione e di sopravvivere a tale delusione, ci disfiamo.

Qualsiasi ideale umano, immesso nella comunione cristiana, ne impedisce l’autentica realizzazione, e deve esser distrutto perché possa vivere la comunione vera.

Nella comunità cristiana non c’è spazio per l’ideale umano. Non c’è spazio perché il centro è Gesù: lo spazio è riempito tutto da Gesù. O ti collochi lì dentro, oppure sei fuori! 

Attenti bene a quello che dice adesso:

Chi ama il proprio sogno di comunione cristiana più della comunione cristiana effettiva, è destinato ad essere un elemento distruttore di ogni comunione cristiana, anche se è personalmente sincero, serio e pieno di abnegazione.

Si dovrebbe tenere un ciclo di catechesi solo su questo pensiero! Noi corriamo questo rischio costantemente: il sogno di cosa sia la comunione, il sogno di cosa sia essere famiglia, il sogno di che cosa voglia dire essere amici, di essere fidanzati, di essere Chiesa! Se tu ami questo sogno più della comunione effettiva — cioè più di quello che realmente è la comunità cristiana — tu diventi un elemento di distruzione, tu distruggi la comunione, tu sei un divisore perché impedisci alla realtà della comunione cristiana di potersi realizzare al di là di te. Non glielo permetti perché tu dici: “Per essere comunione, deve essere così! Non deve essere come la vuole Gesù, come la vuole lo Spirito Santo, ma come voglio io!” E così abbiamo già finito di fare comunione cristiana! E questo anche se tu sei serio, sincero e pieno di abnegazione, cioè di sacrificio, di donazione.

Lasciamoci distruggere da Dio i nostri sogni, perché questi non sono sogni veri: questi sono chimere! Dio è il distruttore delle chimere, dei sogni umani. Se noi dobbiamo sognare qualcosa, dobbiamo sognare semplicemente ciò che Dio vuole, non ciò che voglio io!

Benedicat vos omnipotens Deus, Pater, et Filius, et Spiritus Sanctus.
Amen
Dio ci benedica e la Vergine ci protegga.
Sia lodato Gesù Cristo sempre sia lodato.

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