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S. Teresa di Gesù: le Fondazioni, IX parte

Fondazioni 9

Meditazione

Pubblichiamo l’audio di una meditazione di martedì 14 settembre 2021

Predicatore: p. Giorgio Maria Faré, OCD

Ascolta la registrazione:

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S. Teresa di Gesù: le Fondazioni, IX parte

Eccoci giunti a martedì 14 settembre 2021, grande festa oggi dell’Esaltazione della Santa Croce, quindi vogliamo proprio vivere bene questa nostra devozione e riconoscenza verso la Santa Croce. Questo strumento di condanna, di infamia, che Gesù trasforma in uno strumento di salvezza. Uno strumento di appartenenza, perché tutti sanno che un cristiano si fa il segno della Santa Croce, è importantissimo. 

Abbiamo letto il Vangelo della Santa Messa di oggi, tratto dal capitolo III di San Giovanni, versetti 13-17.

Anche noi desideriamo avere la vita Eterna, anche noi non vogliamo essere perduti, e per questo, ci dice San Giovanni, siamo chiamati a credere in Gesù.

 

Continuiamo la lettura del testo delle Fondazioni di Santa Teresa di Gesù. 

Ho visto dai vostri commenti, dai messaggi, dalle mail che mi sono arrivate, questo grande desiderio che mi avete espresso di meditare, di commentare la Passione di Gesù. È anche un mio desiderio, come vi ho detto, ma per il momento dobbiamo continuare questo testo di Santa Teresa, vedremo poi, al tempo opportuno, quando poter inserire anche l’altro, intanto prepariamo il cuore con il desiderio ardente.  

Siamo arrivati al capitolo 6° delle Fondazioni di Santa Teresa, ed ecco qui, quel capitolo, quella parte che adesso vi leggerò, che nei giorni scorsi vi dissi: “Attenzione perché verrà una sezione, verranno delle riflessioni, dei consigli di Santa Teresa assai utili”, anche se questi sono del 1500, però evidentemente la storia si ripete, perché l’uomo è sempre quello, con la sua struttura, le sue fatiche e i suoi peccati.

Partiamo dal capitolo 6°, paragrafo 9:

 “9 – In uno dei nostri monasteri vi sono due religiose di grandissima orazione, umili, mortificate e virtuose, favorite molto da Dio che le rende partecipi delle sue grandezze. Una è corista e l’altra conversa. Sono così staccate dal mondo e così ardenti d’amore che, esaminate attentamente, non sembra che tralascino di corrispondere alle grazie di cui sono favorite, per quanto l’umana debolezza lo permetta. Se parlo tanto delle loro virtù è perché ne temano maggiormente quelle che ne sono prive.”

Quindi due monache di altissimo livello spirituale e, se Santa Teresa scrive queste parole su di loro, vuol dire che erano due persone, due consacrate veramente di alto livello, con un grande distacco dal mondo, una grande umiltà, un grande amore per Dio, favorite da Dio. Adesso attenzione a cosa succede a queste due monache. Lei, dice, ne parla così bene primo perché è vero, e secondariamente perché chi non è così santo e virtuoso tema ancora di più. Attenzione a cosa succede alle due monache: 

“Queste monache cominciarono ad avere certi desideri di Dio così impetuosi da non saperli dominare.”

Attenti bene:

“Sembrava loro di calmarsi quando facevano la Comunione, e perciò insistevano presso i confessori per aver licenza di comunicarsi spesso. La loro pena andò aumentando in tal modo che se non si comunicavano ogni giorno, pareva loro di doverne morire. I confessori, di cui uno era molto spirituale, vedendo tali anime e i loro ardenti desideri, erano d’avviso che al loro male convenisse appunto un tal rimedio.”

Cioè che bisognava accettare, riconoscere questo loro bisogno come autentico.

“Né la cosa si fermava qui. Una di esse aveva brame così vive che bisognava comunicarla di buon mattino, perché altrimenti non credeva di poter vivere. – E non erano anime che fossero capaci di fingere, perché per nulla al mondo avrebbero detto una bugia.”

Una bella fotografia, una fotografia quanto mai attuale. In dieci righe Santa Teresa mette dentro tutto quello che accade anche oggi, per altre ragioni. Quindi due persone, due monache assolutamente di alto livello, di alto spessore spirituale che hanno desideri forti, impetuosi di Dio e che vedono, come unica soluzione possibile, fare la Comunione ogni giorno e di buon mattino, perché se no muoiono. Non solo, ma la loro insistenza presso i confessori era tale che alla fine i confessori stessi cedono, anche se capivano che questa cosa non andava molto bene, ma cedono: “Evidentemente data la santità della loro vita, data la situazione, per aiutarle veramente, per evitare che muoiano bisogna andare loro incontro”.

Non è che dicessero bugie, veramente sentivano tutto questo e provavano tutto questo. Un po’ come anche oggi, che se non facciamo la Comunione tutti i giorni o nella frequenza che noi pensiamo essere opportuna, succede un disastro, quasi sembra di morire, in realtà…

Questa è la fotografia. Per adesso Santa Teresa non esprime giudizi, dice solo lo status quo. Mi sembra che possiamo dire che anche molti di noi vivono questa cosa, magari non abbiamo la stessa santità di queste due monache però c’è questa percezione che “io ho bisogno di fare la Comunione, di ricevere il Signore…”

Prosegue:

“10 – Io ero altrove, e la priora mi mise al corrente di quanto avveniva, dicendomi che non sapeva come regolarsi perché i confessori erano di parere che, non potendosi fare altrimenti, si rimediasse a quel modo.”

Alle volte, noi mettiamo il confessore con le spalle al muro, in una condizione tale per cui non può che dirci di sì, perché dirci di no sembra quasi che ci tolga la vita e allora uno cede, ma questo non vuol dire che facciamo la volontà di Dio.

“Cominciai a parlare con le due monache, esponendo loro molti motivi, sufficienti, secondo me, a far loro comprendere che il timore di morire se non si comunicavano, non era che una loro immaginazione. Ma erano talmente fisse in quell’idea che non riuscivo a persuaderle. Vedendo che a forza di ragionamenti non si faceva nulla e che inutile sarebbe stato ogni altro mezzo, dissi loro che avevo anch’io i medesimi desideri e che tuttavia mi sarei astenuta dalla Comunione per far loro comprendere che anch’esse dovevano farla con le altre. Saremmo morte tutte e tre? Meglio così, piuttosto che introdurre un tal costume nelle nostre case, dove anche le altre amavano Dio come loro, e potevano desiderare di fare altrettanto.”

Ditemi quanto è attuale questo piccolo paragrafo. 

Quindi, Santa Teresa non è d’accordo, riconosce in  loro questo bel cammino spirituale, ma non è d’accordo con ciò che loro sentono e provano. E cosa fa? Cerca di farle ragionare, cerca di esporre dei motivi sufficienti per far loro comprendere che il timore di morire se non facevano la Comunione, era frutto di immaginazione non della realtà. 

Quindi quelle nostre percezioni del tipo: “Se non faccio la Comunione… quindi… non ho ricevuto il Signore, mi indebolisco, non sono più vicina al Signore, il Signore è lontano da me…”, tutte queste cose sono frutto di immaginazione, non sono cose vere, è quello che pensiamo noi essere vero, ma come vi ho già detto molte volte, c’è sempre la Comunione spirituale. 

“Ma erano talmente fisse in quell’idea che non riuscivo a persuaderle.”

È quello che succede anche oggi. Ci sono persone che sono talmente fissate nel loro modo di ragionare che tu puoi dire qualunque cosa che non cambia di una virgola; se dovessi conservare tutti i messaggi e tutte le mail che mi arrivano su questo argomento potrei scrivere una trilogia, perché veramente tantissime persone mi scrivono dicendo: “Mi sono andato a confessare…”

Ma uno si va a confessare e, invece di parlare dei propri peccati, che è la ragione per la quale uno dovrebbe andarsi a confessare, parlano del succo di more, che non si capisce cosa c’entri con la confessione, e proprio quelli che lo combattono soni i primi ad averlo trasformato in un dio, in un dio tale per cui, siccome non lo vogliono bere, devono parlarne in confessionale, come se fosse un peccato o una mancanza. È un’assurdità terribile. Ma perché ne devi parlare in confessionale? Cosa c’entra? È uno dei Dieci Comandamenti? È l’Undicesimo Comandamento? No. È scritto nel Vangelo? No. Sei obbligato sotto pena di…? No. E allora? Da quando non bere un succo di more è un peccato? Posso scegliere di bere o di non bere qualcosa? Sarò libero, quanto meno davanti a Dio. Ne parlano in confessionale, apriti cielo! Vengono fuori bastonate e legnate a più non posso. 

Poi, siccome le legnate non sono state sufficienti, tirano fuori il secondo argomento, molto intelligente, tutta la querelle legata al discorso della Comunione in bocca, e lì si salvi chi può! Quindi escono dal confessionale che i peccati non li hanno detti, non c’è stato neanche il tempo di fare una confessione e tutto si è risolto in questa cosa, con l’idea di mettermi anche a spiegare e a convincere chi ho davanti che sono nel giusto. Follia delle follie! 

Questi non sono argomenti da confessione, ma è evidente, perché non c’entrano niente con i peccati. Dopo è inutile che uno chiama e piange o scrive disperato. Dovevi pensarci prima e farti furbo, perché non sono questioni da trattare lì. Dove ne tratterò? Ne tratterò, se ne voglio trattare, con il mio Sacerdote di fiducia che ho scelto, con il quale so che posso parlare di queste questioni. 

Ma perché ne parlano e poi tornano a casa bastonati? E perché insistere? La ragione, credo sia abbastanza semplice, perché noi non ne siamo veramente convinti. Siccome siamo molto incerti, e non siamo veramente convinti che su queste due cose bisogna comportarsi in un certo modo, allora cerchiamo continuamente conferme, qualcuno che ci dica: “Sì bravo, vai avanti!” Ma “sì bravo, vai avanti” non è la via da seguire. La via da seguire è: che cosa è vero? E una volta che scopro che cosa è vero lo faccio senza bisogno di avere ogni tre secondi la carezzina che mi conforta e mi conferma, perché tanto a forza di ragionamenti non si fa nulla, dice Santa Teresa, e sarebbe stato inutile ogni altro sforzo, non serve. Tu devi essere convinto, tu devi fare i tuoi approfondimenti e i tuoi studi, e una volta che sei convinto, basta, non è materia di confessionale, perché non è materia di peccato, e di norma, fino a prova contraria. In confessionale si vanno a dire i peccati, non le proprie riflessioni.

E venendo a quegli altri che dicono: “Se non faccio la Comunione muoio”, quindi va bene tutto, accettano tutto pur di riceverla, tu puoi fare tutti i ragionamenti che vuoi. Queste sono fissazioni che si fondano sulla nostra idea, sulla nostra immaginazione.

Cosa fa Santa Teresa?

“Dissi loro che avevo anch’io i medesimi desideri e che tuttavia mi sarei astenuta dalla Comunione”

Santa Teresa si sottrae.

“Per far loro comprendere che anch’esse dovevano farla con le altre. Saremmo morte tutte e tre? Meglio così, piuttosto che introdurre un tal costume nelle nostre case”

Perché è sbagliato il principio. L’idea non può essere: “Se io non faccio la Comunione tutti i giorni muoio”, perché è assurdo questo principio, non funziona così. Quando iniziamo ad assolutizzare, a cristallizzare qualcosa, in realtà è una mummificazione e nella mummia la vita non c’è.

Lei dice: “Meglio morire che introdurre questo stile”.

Noi dobbiamo dire che non è che siamo stati poi così capaci, perché moltissimi hanno detto: “Prima sempre facevo in un modo, adesso non essendoci altra possibilità, allora accetto che…”. 

C’è sempre un’altra possibilità, che è la Comunione spirituale.

Non pensavo nella mia vita di dover parlare così tanto e così spesso della Comunione Spirituale. È proprio dura ad entrare nella testa, non c’è verso, è come se la Comunione Spirituale non avesse valore, ma non è vero. Santa Teresa di Gesù, Dottore della Chiesa non faceva la Comunione tutti i giorni, è una nostra fissazione.

“mi sarei astenuta dalla Comunione”

Santa Teresa che si astiene dal ricevere l’Eucarestia!

“12 – L’abitudine contratta – nella quale il demonio doveva avere la sua parte – era giunta a tale estremo da far loro credere che, non comunicandosi, sarebbero morte per davvero.”

Erano proprio convinte: “Santa Teresa mi proibisce di Comunicarmi, io morirò”.

 “Ma io fui irremovibile”

Questo è l’unico atteggiamento da avere, vero.

Ricordate: “Mano pietosa, piaga cancrenosa”. Quando devi operare non puoi pensare: “Poverino, poverino” altrimenti “mano pietosa, piaga cancrenosa”. E i due confessori avevano sbagliato, perché si sono lasciati muovere da questi capricci legati all’immaginazione di queste suore.

“Ma io fui irremovibile perché meno le vedevo disposte all’obbedienza, sembrando loro di non poter fare altrimenti, più le riconoscevo in tentazione.”

“Eh ma io… eh ma qui… eh ma mi spieghi… eh ma mi dica qual è il senso.,.”

Poi arrivano le novelle e novelli Geremia: “Dio mi ha dato un segno, sì, Dio mi ha fatto incontrare fuori dalla Chiesa una persona che mi ha parlato di questo, di quello e di quell’altro e guarda caso era proprio quello che avevo in mente io”.

Cosa vuol dire? Dove c’è scritto che questo è un segno? Non siamo al gioco della tombola che si uniscono i numeri sulla cartella e abbiamo fatto cinquina. 

“Dio mi ha dato un segno!”. Semplicemente tu hai incontrato una persona che ti ha parlato e c’è stata questa coincidenza, ma calma a parlare di segni, soprattutto se poi il confessore ti dice di no, o ti aveva già detto che non andava bene quella cosa. Quello non è un segno, quello, al massimo, è una tentazione. A fare che cosa? A disobbedire. 

“Ma io fui irremovibile perché meno le vedevo disposte all’obbedienza, sembrando loro di non poter fare altrimenti, più le riconoscevo in tentazione.

 Passarono il primo giorno con gran pena, il secondo con un po’ meno; e a poco a poco si calmarono in tal modo che, in seguito, mi comunicavo io sola senza che esse se ne dimostrassero inquiete. – Mi comunicavo perché me l’avevano comandato; altrimenti, per riguardo alla loro debolezza, non l’avrei fatto.

13 – Di lì a poco capirono anch’esse – e le altre con loro – che quella era una tentazione, e che si era fatto bene a porvi subito un rimedio. Poco dopo infatti, come dirò forse più avanti, sorsero nel monastero, senza che le monache n’avessero colpa, alcune difficoltà con i superiori, i quali certamente non avrebbero approvato, né tollerato quel costume.”

È Provvidenza quando ci viene detto: “No”, perché poi può sempre succedere qualcosa che creerebbe dei problemi maggiori.

Non so se sono stato chiaro nel commentare Santa Teresa, andremo avanti domani e chiediamo a Gesù Crocifisso la grazia di questa obbedienza che ci salvi dalle nostre bizze, dal fare come vogliamo noi, che ci salvi da questa immaginazione e da questo gusto spirituale. 

A chi mi scrive: “Sa Padre, io non l’ho mai fatto, ma adesso, non essendoci altro modo ho accettato che…”

Io rispondo: “Piuttosto che così io preferisco morire!”

Questa è la mia risposta standard che dò sempre: piuttosto che in quel modo, mai più in eterno.

“Ma io fui irremovibile”

Quindi non venite neanche a scrivermelo perché tanto da qui non mi muovo, perché non va bene, è un costano che a mio giudizio non va introdotto, non in quel modo, soprattutto. 

Alle volte, soprattutto nelle cose di Dio, bisogna essere irremovibili. 

Benedicat vos omnipotens Deus, Pater, et Filius, et Spiritus Sanctus. Amen. 

Dio ci benedica e la Vergine ci protegga. 

Sia lodato Gesù Cristo, sempre sia lodato.

 

VANGELO (Gv 3, 13-17)

In quel tempo, Gesù disse a Nicodèmo:
«Nessuno è mai salito al cielo, se non colui che è disceso dal cielo, il Figlio dell’uomo. E come Mosè innalzò il serpente nel deserto, così bisogna che sia innalzato il Figlio dell’uomo, perché chiunque crede in lui abbia la vita eterna.
Dio infatti ha tanto amato il mondo da dare il Figlio unigenito, perché chiunque crede in lui non vada perduto, ma abbia la vita eterna.
Dio, infatti, non ha mandato il Figlio nel mondo per condannare il mondo, ma perché il mondo sia salvato per mezzo di lui».

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