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Le Quattro Tempora: Sabato

Quattro Tempora - sabato

Meditazione

Pubblichiamo l’audio di una meditazione di sabato 25 settembre 2021

Predicatore: p. Giorgio Maria Faré, OCD

Ascolta la registrazione:

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Scarica il testo della meditazione

Le Quattro Tempora: Sabato

Eccoci giunti a sabato 25 settembre 2021. 

Abbiamo letto il Vangelo della Santa Messa di quest’oggi tratto dal capitolo IX di San Luca, versetti 43-45.

Gesù avvisa che sta per morire, avvisa che Lui è cosciente di quella che è stata la sua vita, delle sue scelte e della sua giovane morte. Per favore, non dimentichiamoci che Gesù è morto a 33 anni. Non dimentichiamolo, perché secondo me ci pensiamo troppo poco, visto quanto siamo attaccati alla nostra vita, al nostro benessere.

“Il Figlio dell’uomo sta per essere consegnato nelle mani degli uomini”

“Restavano per loro così misteriose che non ne coglievano il senso”

Certo, perché tutto ciò che sa di morte, di sofferenza, di dolore, di ingiustizia, di cattiveria, di odio noi non sappiamo affrontarlo con uno spirito cristiano. Rimaniamo storditi dalla paura, soli, rimaniamo come persi di fronte a tutto questo e ci assale l’angoscia, la disperazione, e invece tutto questo ha un senso. Tutto ha un senso.

“Avevano timore di interrogarlo su questo argomento.”

Un po’ di pudore lo abbiamo anche noi. Quello che dice Gesù e la prospettiva nella quale si mette Gesù per noi è lontanissima. Ma cosa gli vai a chiedere? Cosa gli vai a dire, quando Gesù parla di dolore, di sofferenza e di morte? Siamo talmente su piani diversi! Capisco ancora meno se mi risponde, perché io non sono di questa logica. Io non sono pronto a morire. Io non sono come la mamma dei sette ragazzi Maccabei, non sono così. Non sono fatto così.

 Questa mamma lo fa per non far mangiare loro la carne suina! Non è che il Re gli chiedesse chissà quali cose, noi diremmo: “Non gli chiede chissà quale atto immorale. Ma dai, mangia un pezzo di salame! Non farla così grossa! Santa pace!”

Noi diremmo così! Siccome oggi siamo capaci di calpestare il sangue dei martiri innocenti, di calpestare il sangue degli innocenti per i nostri comodi e per la nostra salvezza, perché “tanto, ormai”, per un bene maggiore si può anche accettare un male minore. No? Ci mancherebbe!

“E mangia ‘sto salame! Non farla tanto lunga! Mangia questo salame e fai una restrizione mentale, una riserva mentale.”

Vi posso insegnare anche io la neolingua, tranquilli: “Fai una restrizione mentale, per cui tu quando ti mangi la fetta di salame…”

Ad avere una madre come la madre dei sette Maccabei… si può anche morire, con una mamma così! Di cosa vuoi avere paura? Mi possono scorticare vivo che ho gli occhi di mia madre che è un tempio di gloria, che è una Santa Giovanna d’Arco all’ennesima potenza, che è una roccia, un vessillo spiegato, un esercito schierato a battaglia, che è fulmine, tempeste di verità e giustizie, santità e carità! Con una mamma così, uno può andare incontro all’inferno intero che è come se dovesse spegnere un cerino, un fiammiferino!

E i figli? Leggendo quello che dice il più piccolo uno dovrebbe dire: “Va be, io chiudo baracca e burattini e me ne vado!” Se vado a leggere quello che dice il figlio più piccolo al Re:

“Qui sono le mie mani, questa è la mia lingua, strappa, taglia, fai quello che vuoi che a me non interessa, ma tu renderai conto a Dio!”

E noi cosa avremmo detto alla mamma? A parte averle detto sicuramente che è una fondamentalista, che è un’esagerata, una fuori di testa, una rigorista, che è una capricciosa, e non so quali altri termini aberranti le avremmo detto, ma tra le altre cose, le avremmo detto: “Ma dai, ma tu devi far morire i tuoi figli? Ma tu non sai amare!”

Questo avremmo detto, a questa mamma santa: “Tu non sai amare, perché tu non sei capace di salvare la vita dei tuoi figli, tu non sei una vera madre, tu sei una matrigna, perché una vera madre non permetterebbe mai che i suoi setti figli possano venire presi e massacrati davanti ai suoi occhi. Senti, guarda, te lo insegno io come si fa: tu prendi questa fetta di salame e dici ai tuoi figli: «Guardate, voi fate una preghiera, affidatevi a Dio (non possiamo dire affidatevi alla Madonna perché a quel tempo lì non c’era ancora, adesso invece lo diciamo), tu fai una preghiera a Gesù e a Maria e obbedisci al Re». Vuoi disobbedire al Re? Ma ci mancherebbe! Ma da quando una mamma insegna a disobbedire al Re? Ma tu devi obbedire al Re, ma ci mancherebbe! Non ti fidi del Re? Ti devi fidare del Re, vuoi che il Re non faccia il tuo bene? Ma certo che il Re fa il tuo bene! Ti devi fidare del Re. Tu fai così: se tanto sei attaccata a tutte queste cose moralistiche, se non hai capito che Dio è il Dio della bontà, è il Dio del perdono, vuoi che Dio non capisca? Ma ci mancherebbe! Non fare l’esagerata! Non esagerare sempre! Tu prendi la fetta di salame, ma prendine anche due, così gli fai proprio vedere che sei bene sul pezzo, la prendi per te e per i tuoi figli, poi dici ai ragazzi: «Sentite, venite qua, fate così, voi prima di mangiare la fetta di salame fate una preghiera nel vostro cuore, e dite: “Senti Dio io non voglio prendere questo salame, però siamo costretti, vorrai mai che io muoia e veda morire i miei sette figli! Senti, Dio, io mi affido a Te, fai Tu. Noi questo salame ce lo mangiamo perché lo dobbiamo fare, non abbiamo altra scelta, però prima facciamo una preghiera, dove ti chiediamo di benedirlo, dove ti chiediamo di santificarlo, e di guardare la nostra obbedienza al Re, siamo bravi perché obbediamo al Re. Tu considera tutto questo, così noi ci mangiamo questo salame che noi non vorremmo mai mangiare, noi siamo contrari, sappiamo che è contro la legge che ci hanno insegnato i nostri Padri, ma dobbiamo farlo perché l’alternativa e morire. Tu fai in modo che non ci faccia del male, né all’anima e né al corpo”»”

Noi questo diremmo alla mamma dei sette Maccabei, che credo ci guarderebbe inorridita, come se a parlarle fosse stato Giuda. Lei sa dare un senso alla morte, a ciascuno dei suoi figli. Andate a leggere che parole dice la mamma meravigliosa dei sette Maccabei, mentre i suoi figli vengono trucidati davanti ai suoi occhi. Andate a leggere, vi prego, andate a leggere, così la finiamo di frignare e di continuare a piagnucolare “perché qui, perché là, perché sù, perché giù… e adesso… domani… e tra un anno”. Andiamo a leggere la mamma dei sette Maccabei, per favore andiamo a leggerla.

Un Santo Vescovo dice: “Gesù e Maria apriranno nuove strade per provvedere alle vostre famiglie, per una particolare situazione”. 

E qualcuno obietta: “Ma la storia passata con le sue tragedie che hanno coinvolto migliaia di persone dice altro. Purtroppo il libero arbitrio dell’uomo lo lascia libero di commettere abomini”

Ma guardate che “Aprire nuove strade per provvedere alle nostre famiglie”, non vuol dire quello che abbiamo in testa noi! Non vuol dire che mi fa trovare un’alternativa in questo mondo, non per forza. Per favore, cominciamo a metterci nella logica e nell’ottica che noi, qui, siamo pellegrini, che questa vita non è eterna, che dobbiamo scegliere se rimanere nell’incomprensione dei discepoli che hanno paura di fare domande — perché è talmente un argomento spinoso che non si sa neanche come farle le domande — o nella logica di Gesù che dice: “Vi avviso, io verrò consegnato”.

Mettetevi bene in mente queste parole di Gesù: “Verrò consegnato nelle mani degli uomini”. È chiaro? Ma fa niente! Perché la sua vita, di un Uomo di 33 anni, figlio unico, non gli appartiene, è del Padre, e se il Signore gliela la richiede, Lui la dà.

Speriamo! Perché ci eravamo abituati ad una vita cristiana irreale, che non toccava mai veramente la nostra vita nella carne, nei nervi. Era una vita cristiana di chi non aveva niente a cui pensare, ma non è la vita cristiana dei Martiri.

Vi ricordate quando, anni fa, vi dicevo: “Ma noi cos’è che perdiamo per il Signore? Cosa siamo disposti a perdere per il Signore?” Ecco, adesso si vede cosa siamo disposti a perdere. 

“E ma i miei figli..” Vai a leggere la mamma dei sette  Maccabei.

Concludiamo oggi le Quattro Tempora di settembre

LE QUATTRO TEMPORA DI SETTEMBRE

“Queste sono le sole che hanno conservato la loro antica struttura, perché chiudono una parte dell’anno liturgico che presenta i loro stessi caratteri. Questo periodo, consacrato alle feste delle messi e della vendemmia, comprendeva le sette domeniche post s. Laurenti (dal 10 agosto al 29 settembre)”

Come già vi ho detto tutto questo appartiene alla liturgia antica.

“Era naturale che le quattro tempora di settembre, prolungamento di questo gruppo, conservassero i loro riferimenti agricoli.”

Noi ormai non sappiamo neanche più, i nostri ragazzi non sanno neanche cosa vuol dire andare a fare le vendemmia.

A me è capitato una volta nella vita di andare a vendemmiare nella zona del Piemonte. Ero ragazzo, è stata una bellissima esperienza, tutti insieme a raccogliere i grappoli d’uva, faceva anche abbastanza frescolino. Un lavoro pensate, però molto istruttivo.

Che cosa teme uno che deve vendemmiare? La grandine! Se viene la grandine, è finita. Tutta la fatica, l’impegno, tutto perso. Se cade la grandine spacca tutti gli acini ed è finita. Si consacrava questo tempo al Signore perché portasse protezione. Padre Pio faceva le Quattro Tempora, ci sono dei bei fioretti legati a questo. Padre Pio libera con la benedizione i campi dai parassiti, da tutte le cose brutte che possono capitare nell’agricoltura. Noi non le facciamo più, sono cose superate, inutili — come dice qualcuno — addirittura magie, poi vanno a vedere tutti i film di maghi, e maghette possibili ed inimmaginabili, però quelli vanno bene. 

“Questi riferimenti appaiono soprattutto nelle letture tratte dallo Antico Testamento. Alcune di queste letture ricordano anche le feste giudaiche del « settimo » mese.”

Anche questo giorno siamo un po’ chiamati a santificarlo in questo modo. Non credo che sarà facile trovare un Sacerdote, per chi ha i campi, che venga a fare la benedizione. Una volta c’era la benedizione dei campi, della città e delle acque. Bellissimo, io le ho sempre fatte, quando era possibile le ho sempre fatte, ed è un rito bellissimo, quanta gente che partecipava! Se lo ricordavano e lo chiedevano: “Padre, quest’anno facciamo la benedizione…”

Era sempre molto suggestivo quando si andava a benedire il fiume, il convento era vicino a un fiume. Tutta la gente si fermava a guardare quando si benedicevano i campi… bellissimo. Avevamo un grosso orto, un grande appezzamento di terra, quindi coltivavamo l’uva, i kiwi, i cachi, le ciliegie, c’era tanta frutta e verdura. Io, insieme a tutte quelle persone, vi posso testimoniare che in quegli anni non abbiamo mai visto la grandine, non è mai venuta. L’anno dopo non sono state fatte ed è venuta la grandine. Voi direte: “Una coincidenza!”. Sicuramente è una coincidenza che per sei anni non sia mai venuta, che per sei anni non sia mai caduto un acino per terra, mai. Uva buonissima, kiwi stupendi, mai caduto uno, mangiavamo kiwi fino a giugno. L’anno dopo non è stato fatto ed è venuta la grandine. Cosa volete, le coincidenze astrali! È così, è così.

Siccome non è facile trovare qualcuno che venga e creda in queste cose — se lo conoscete chiamatelo — fatelo voi, non è la stessa cosa però andate a pregare in mezzo ai vostri campi, in mezzo alle vostre viti, pregate sulla vostra casa, sulla vostra città, sulle acque, pregate, recitate il Rosario, chiedete la benedizione di Dio, è importante. Consacrate al Signore i vostri raccolti, è importantissimo. E donate a chi sapete che è povero e che sa apprezzare, sappiate anche donare un po’ della vostra uva, un po’ dei vostri pomodori, dei vostri kiwi, dei vostri cachi, delle vostre mele. 

Che bello, una volta da ragazzo andai nel Trentino in questi meleti, che profumo! Che profumi! Che colori! Mai visto un meleto, dicevo: “Ma le mele crescono sulle piante!” Perché siamo abituati a mangiare le uova finte e le mele di plastica. Avete mai visto un uovo vero? Io le chiamo uova vere e uova finte.

Avete mai preso le uova vere, quelle che vengono dalle galline vere? Le galline vere sono quelle che zampettano nell’erbetta, che mangiano i vermicelli, le foglioline, il frumento che è caduto, queste sono le galline vere, che vivono con i piedi per terra e zampettano nell’erbetta, non sono quesi mostri che vengono infilati dentro le gabbie, e producono uova che quando poi le apri sono viscide, molli, il loro guscio si rompe col pensiero, basta guardarle e si aprono, invece il guscio delle uova vere, fatte dalle galline vere, per aprirle ci vuole un piccone, sono talmente dure che non si aprono. Provate! Andate a cercare le galline vere che fanno le uova vere, prendete un uovo e vedete per aprirlo quanto è duro, e poi quando aprite l’uovo nel tegame è tutta un’altra consistenza, oltre che ovviamente un altro sapore.

Mi prendono in giro perché dicono che non è vero e che sono io che sono fissato, sarà così, ma io mangio le uova vere delle galline vere, delle altre non mi fido, mi danno un senso un po’ strano.

“Ma dov’è che andiamo a trovarle?” Ci sono, ci sono, basta cercarle e si trovano. Se a Roma c’è qualcuno che ha le galline vere che fa le uova vere, si faccia vivo, io le prendo volentieri le uova vere dalle galline vere. 

Poi fate una torta con quelle uova lì e vedete cosa viene fuori! Sa di torta, non sa di polistirolo espanso.

Sono andato in questo meleto bellissimo del Trentino e mi ricordo che l’agricoltore ci aveva fatto passare in mezzo a questo meleto, c’era una quantità di mele impossibili, io credo lo fece per farci sentire i profumi e vedere i colori, poi alla fine ci ha detto: “Bene adesso ciascuno di voi può riempire il suo zaino di mele e portarsele a casa”. Non l’avesse mai fatto! Io avevo uno zaino, sapete gli zaini dell’Invicta di una volta, con le quattro stelle, l’ho riempito, non so quanti chili di mele mi sono messo sulla schiena, l’ho riempito di mele fino a morire! E poi mi sono riempito di tasche, le prendevo con le mani e le mangiavo così nude e crude, mentre tornavamo a casa. Io ho ancora in bocca il gusto di quelle mele. Mamma che buone! Ma anche lì, sono quelle dell’albero, non quelle finte di plastica che mangiamo noi, no, quelle non sono mele. Le mele dell’albero, vere, che crescono sull’albero, che non sono perfette come quelle che mangiamo noi, perché hanno magari qualche venatura, la pelle magari si increspa un po’, e che vengono buttate via. Invece sono buonissime! Hanno un profumo che il mio zaino ha profumato di mele per non so quanto tempo! Buonissime! 

Come gli aranci di Sicilia, come i cedri della Sicilia. 

Noi abbiamo di quelle cose che sono fantastiche, buonissime, ma innanzitutto sono belle, sono belle da vedere perché sono un’opera di Dio, sono belli i colori. Mi è piaciuto questo agricoltore che ci ha fatto innanzitutto vedere i colori, ci ha fatto sentire i profumi e poi ci ha fatto assaggiare le sue mele. Così si fa! Tu innanzitutto devi guardare i colori, devi sentire i profumi, devi ammirare l’opera di Dio, la bellezza dell’opera di Dio. 

E vai a guardarti queste galline che fanno le uova! Porta tuo figlio a vedere che le uova non cadono dal cielo, che non vengono dal supermercato che te le mette nel vassoio di plastica. Le galline le uova le vanno a fare nei posti più impensati, e poi fanno “coccodè” dopo che le hanno fatte. I vostri figli hanno mai sentito una gallina fare “coccodè”? Il “chicchirichì” del gallo lo hanno mai sentito? Ma vi rendete conto dove viviamo? Che vita facciamo? Siamo uomini-macchine, non sappiamo neanche come è fatta una gallina. “Ma perché la gallina sta su due zampe?” No, vola, non si appoggia mai. Ma roba da matti! 

Andate a fargli vedere le galline come fanno le uova e quanto è bello andare a prendere l’uovo appena fatto, caldo.

Quando eravamo piccoli, vi ricordate che le nostre nonne ci prendevano l’uovo appena fatto, buonissimo, caldo e poi lo aprivano e appena fatto, crudo, lo mangiavi? Ma che bontà! O ti facevano uno zabaione con quell’uovo lì, quello zabaione lì risuscitava i morti. Se avevi la febbre passava! Con quello zabaione, fatto con le uova vere, appena fatte, calde, che buone!

Tutti i sapori, tutti i gusti, tutti i profumi, tutti i colori, completamente persi, non ci sono più. 

Noi andiamo al supermercato. “Ma perché è pratico” Capite? È pratico! “Perché non devo perdere tempo”. Poi il tempo lo perdo per altre cretinate mie, fa niente, quello va bene, poi vado dalla parrucchiera. Quello non è tempo perso, ci mancherebbe! Il tempo perso è andare a vedere le galline, a prendere le uova vere dalle galline vere. Invece andare dalla parrucchiera a dipingermi le unghie e tirarmi i capelli e farmi diventare una ventenne quando ho 75 anni, questo no, ci mancherebbe, perché il capello bianco è un problema, questo è fondamentale, questo non è tempo perso. Sto lì quattro ore, e la tinta e la maschera, quello va benissimo, e le unghie nei forni e le unghie dei piedi, e tutte queste robe qui va bene, ma andarmi a prendere cinque minuti le uova vere dalle galline vere e andare a prendermi un’insalata vera, questo no. 

Avete mai assaggiato un’insalata vera? Quella vera che viene su dalla terra, che non viene giù dal cielo, quella che non è costruita del contadino. 

E il pomodoro vero? Avete mai confrontato un pomodoro vero da un pomodoro del supermercato? Uno sembra di plastica e l’altro profuma. L’altro te lo metti nel naso e non capisci che cos’è, quell’altro invece ha un profumo pazzesco. 

La pesca vera l’avete mai sentita? Provate, provate a prendere una pesca vera e sentite che profumo che ha, andate a prendere i rapanelli veri, le zucchine vere, l’insalata vera, i finocchi veri, le carote vere, e scoprirete che non esistono le carote lunghe 30 cm perfettamente pulite, stupende, meravigliose, e bellissime. Non esistono. Avete mai visto una carota vera com’è? Andate a vedere come sono fatte le carote. 

Questa è la bellezza del creato di Dio, ecco perché lo dobbiamo benedire e consacrare, per questo, ecco perché dobbiamo chiedere a Dio di benedirla, di proteggerla. 

Tra poco arriverà il tempo delle verze, quelle verze giganti che maturano col freddo, questo miracolo di Dio! C’è ancora vita in mezzo al freddo, al ghiaccio, alle intemperie. C’è ancora vita! Dio ci dà ancora qualcosa da mangiare, le verze, questo ortaggio, importantissimo, che fa benissimo, ricco di vitamina C, il Signore te lo dà quando ormai non c’è più niente. La terra ancora ti produce qualcosa. 

Avete mai assaggiato una verza vera? Avete mai fatto una verza vera, cotta o cruda? Avete mai sentito quanto è buona, che profumi che ha? Quanto è croccante?

Non ditemi che non vi è venuta voglia di mangiare adesso! Non ditemi che non vi è venuta voglia di cercare un bravo contadino da cui andare con i vostri bimbi a dire: “Mi fa vedere la terra? Mi fa vedere una gallina vera? Ci dà le uova vere? Possiamo prendere una verza vera?”

Dobbiamo benedire tutto questo. Dobbiamo chiedere al Signore che ce lo conservi, perché le macchine non danno colore, non danno sapore, non danno calore le macchine. L’efficientismo non produce umanità, produce solo noia, insensatezza, vuoto. 

Andate con i vostri bambini e fatevi tirare fuori un coniglio da dove lo tengono e fatelo mettere fra le braccia del vostro bambino, non lo dimentica più! Un bel coniglietto colorato, bianco e nero, ci sono tanti colori, glielo date al vostro bambino in braccio, è un’esperienza che non dimentica più, così scopre quanto è morbido un coniglio, quanto è dolce, quando è carino, amabile, e quanto è indifeso. Sono tutte esperienze belle per i bambini, per i ragazzi, fanno scoprire l’importanza del rispetto del creato e delle creature. Quando si vive nel mondo delle macchine poi si ha l’idolatria per la natura, che è sbagliata, invece bisogna avere il giusto rispetto che viene dall’idea della creazione.

Questa lezione di agraria la concludiamo qui, spero che quest’oggi usiate questo tempo per pregare e fare penitenza, visto che è il sabato delle Quattro Tempora e poi andate a cercarvi una bella cascina, un bel posto, un agriturismo, qualcosa che conservi ancora queste cose belle, andate a vedere, a stare un po’, a gustare, che sia un giorno che permetta di vivere i prossimi giorni con un clima completamente diverso, un clima interiore diverso.

Benedicat vos omnipotens Deus, Pater, et Filius, et Spiritus Sanctus. Amen. 

Dio ci benedica e la Vergine ci protegga. 

Sia lodato Gesù Cristo, sempre sia lodato

VANGELO (Lc 9, 43-45)

In quel giorno, mentre tutti erano ammirati di tutte le cose che faceva, Gesù disse ai suoi discepoli: «Mettetevi bene in mente queste parole: il Figlio dell’uomo sta per essere consegnato nelle mani degli uomini».
Essi però non capivano queste parole: restavano per loro così misteriose che non ne coglievano il senso, e avevano timore di interrogarlo su questo argomento.

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