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Il SS. Nome di Gesù: parte prima

Gesù bambino

Meditazione

Pubblichiamo l’audio di una meditazione di martedì 5 gennaio 2021

Predicatore: p. Giorgio Maria Faré, OCD

Ascolta la registrazione:

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Scarica il testo della meditazione 

IL SS. NOME DI GESÙ – Prima Parte

Eccoci giunti a martedì 5 gennaio 2021, abbiamo appena ascoltato la Prima Lettura della Santa Messa di oggi, tratta dalla Prima Lettera di S.Giovanni Apostolo cap. III, vv 11-21. S.Giovanni ci richiama ancora all’importanza dell’amarci e dello stare lontano dall’esempio di Caino:

“Non come Caino, che era dal Maligno e uccise suo fratello”

“E per quale motivo l’uccise? Perché le sue opere erano malvagie, mentre quelle di suo fratello erano giuste.”

Abele offre le primizie e Caino invece no, lì nasce l’invidia. Quante volte noi partecipiamo, anche se in mondi più piccoli ma pur sempre gravi, a questo spirito di Caino.

  • Come si innesca lo spirito di Caino? E dove si innesta lo spirito di Caino?

In quella che è definita come l’invidia della grazia altrui, che è uno dei 6 peccati contro lo Spirito Santo.

  • Cosa vuol dire: invidiare la grazia altrui?

Vuol dire che io vedo un’altra persona, che a me sembra, perché nessuno vede nel cuore, per quello che io posso vedere, la vedo più vicina a Dio, più devota, più ricca di pietà, più amante del Signore, più raccolta, più silenziosa ma soprattutto più avanti di me, più capace di me, più generosa di me, più penitente di me, più innamorata di Dio di me, che prega meglio e più di me, insomma una persona che realizza in sé, concretamente, ciò che io dovrei essere ma non sono, allora ho due possibilità:

Imitarla, e dire: “se ce la fa lei ce la posso fare anche io” e magari chiederle come fa. Noi siamo chiamati ad imitare il nucleo pulsante dei santi. Dovrò guardare questa persona e cercare di imitarla, non tanto nelle cose che fa, ma nell’amore che ha per il Signore, poi in me il Signore realizzerà altro rispetto a quella persona. Ci sono delle sante astuzie per difendersi dallo spirito del mondo e vivere sempre di più secondo lo Spirito di Cristo.

Oppure c’è un’altra via:

La via di Caino, l’invidia, l’invidia della grazia altrui.

  • Come si manifesta questa invidia?

Il punto finale di questa invidia è il sangue, l’omicidio, che può essere fisico, Caino ammazza Abele, o spirituale attraverso la calunnia, la mormorazione, il disprezzo, la disistima, la diffamazione, e arrivo addirittura a denigrare, ad odiare quella persona che non ha fatto niente di male e che magari neanche conosco, ma per il fatto che lei è ciò che io non sono e dovrei essere, siccome io non riesco, poiché non voglio essere così, perché vorrebbe dire allontanarmi dal peccato, maturare, convertirmi, far penitenza, allora la odio, comincio a trovare delle ragioni per odiarla.

Comincerò a dire:

“Fa queste cose per mettersi in mostra, io quelle cose lì non le farò mai, ma che bisogno c’è di farli, che bisogno c’è di fare la prima donna…”

Lasciamo libere di essere le persone quelle che sono.

Caino non accetta Abele, che non ha fatto niente di male, e lo uccide. Chi vive di queste invidie, guardando gli altri, facendo il confronto con gli altri e denigrando gli altri dentro di sé, vive dello spirito di Caino.

Perché le sue opere erano malvagie, mentre quelle di suo fratello erano giuste.”

Se guardate San Francesco, non troverete mai San Francesco che giudica gli altri, ma sono gli altri che giudicano San Francesco, perché San Francesco non aveva bisogno di giudicare nessuno perché le sue opere erano buone, così come tanti altri Santi, sono gli altri che li giudicano e condannano.

“Non meravigliatevi, fratelli, se il mondo vi odia.”

Dobbiamo imparare a guardare gli altri con carità, con amore, e dobbiamo amare Dio e gli altri con i fatti nella Verità. Parliamo di meno e amiamo di più, e pratichiamo di più.

Il 3 gennaio che era Domenica è stata anche la festa del Nome di Gesù, vorrei dedicare un po’ di questa meditazione di oggi al Nome di Gesù, perché forse se ne parla troppo poco. Dobbiamo invocare il Nome di Gesù proprio per non essere dello spirito di Caino ma di Abele, di non essere dal maligno ma da Dio, di essere forti quando il mondo ci odia, di non odiare nessuno, e di amare gli altri nei fatti e nella Verità. Vorrei prendere i discorsi sul Cantico dei Cantici di San Bernardo, cap. XV, 4-7:

“E lo stesso Apostolo ebbe ordine di portare questo nome davanti ai re, ai gentili, e ai figli di Israele; e portava questo nome come una fiaccola, e illuminava la patria, e gridava ovunque: La notte è trascorsa si è avvicinato il giorno. Gettiamo via dunque le opere delle tenebre e rivestiamo le armi della luce: comportiamoci onestamente come in pieno giorno (Rm 13,12-13). E mostrava a tutti la fiamma sul candelabro, annunziando in ogni luogo Gesù, e Gesù Crocifisso.”

Oggi è ancora possibile annunziare in ogni luogo Gesù Crocifisso? E se non è più possibile, perché? E’ sempre colpa degli altri?

Forse la ragione va cercata in noi, nel fatto che abbiamo persino vergogna di fare un segno della Croce prima di mangiare davanti ai parenti.

“Come questa luce brillò, e abbagliò gli occhi di tutti  i presenti, quando, uscita come una folgore dalla bocca di Pietro, consolidò le piante e le caviglie dello storpio, e illuminò molti ciechi nello spirito! Non sparse forse fuoco quando disse: In nome di Gesù Cristo Nazareno, alzati e cammina? (At. 3,6). E non è solo luce il nome di Gesù, è anche cibo. Non ti senti forse riconfortato ogni volta che ti ricordi di lui? Che cosa nutre maggiormente la mente di colui che lo medita?”

Meditate il Nome di Gesù. Insegniamo ai nostri figli ad amare Gesù e il suo Nome, a fare un atto di amore al Volto di Gesù, alla Persona di Gesù, al Nome di Gesù.

“Quale cosa ristora in ugual misura i sensi affaticati, rinvigorisce le virtù, fa fiorire costumi buoni e onesti, favorisce i casti affetti? È arido ogni cibo dell’anima, se non è cosparso di quest’olio; è insipido se non è condito con questo sale. Se scrivi, non mi sa di niente se non vi leggo Gesù. Se parli o predichi, non provo alcun guasto se non odo il Nome di Gesù. Gesù è miele alla bocca, melodia nelle orecchie, giubilo nel cuore.”

Si può fare un’omelia di venti minuti, un discorso di mezz’ora senza nominare il Nome di Gesù ed essere in Chiesa magari. Ma come è possibile! Dovremmo parlare di Dio dalla mattina alla sera, predicare Gesù. Chiamiamo Gesù con il suo bel Nome, come dirà San Bernardo, che gli è stato dato da Dio Padre. Gesù echeggia nella Trinità.

“Gesù è miele alla bocca, melodia nelle orecchie, giubilo nel cuore.

Infine questo Nome è un farmaco. Qualcuno dei nostri è triste? Il Nome di Gesù gli venga in cuore, e da lì salga sul labbro: appena esso splende,  si dissipano le nubi, e torna il sereno.”

Quanto poco ne parliamo. Domani se il Signore ce lo concederà vi leggerò quanto scrive ancora San Bernardo sul Nome di Gesù. Troppo poco si parla di Gesù e troppo poco si nomina il Nome di Gesù.

Vi lascio con la domanda di San Bernardo che domani vedremo.

“Qualcuno ha commesso una colpa grave? E’ in preda alla disperazione? Corre verso la morte?”

Se tu hai commesso una colpa grave, se sei in preda alla disperazione, se tu stai correndo verso la morte..domani vedremo qual è la soluzione.

E la benedizione di Dio Onnipotente, Padre e Figlio e Spirito Santo, discenda su di voi e con voi rimanga sempre. Amen.

Sia lodato Gesù Cristo. Sempre sia lodato.

Feria propria del 5 Gennaio

PRIMA LETTURA (1Gv 3,11-21)
Noi siamo passati dalla morte alla vita perché amiamo i fratelli.

Figlioli, questo è il messaggio che avete udito da principio: che ci amiamo gli uni gli altri. Non come Caino, che era dal Maligno e uccise suo fratello. E per quale motivo l’uccise? Perché le sue opere erano malvagie, mentre quelle di suo fratello erano giuste.
Non meravigliatevi, fratelli, se il mondo vi odia. Noi sappiamo che siamo passati dalla morte alla vita, perché amiamo i fratelli. Chi non ama rimane nella morte. Chiunque odia il proprio fratello è omicida, e voi sapete che nessun omicida ha più la vita eterna che dimora in lui.
In questo abbiamo conosciuto l’amore, nel fatto che egli ha dato la sua vita per noi; quindi anche noi dobbiamo dare la vita per i fratelli. Ma se uno ha ricchezze di questo mondo e, vedendo il suo fratello in necessità, gli chiude il proprio cuore, come rimane in lui l’amore di Dio? Figlioli, non amiamo a parole né con la lingua, ma con i fatti e nella verità.
In questo conosceremo che siamo dalla verità e davanti a lui rassicureremo il nostro cuore, qualunque cosa esso ci rimproveri. Dio è più grande del nostro cuore e conosce ogni cosa. Carissimi, se il nostro cuore non ci rimprovera nulla, abbiamo fiducia in Dio.

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