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Il manoscritto del Purgatorio, parte 30

Il manoscritto del Purgatorio

Meditazione

Pubblichiamo l’audio della meditazione: “Il manoscritto del Purgatorio” di mercoledì 28 dicembre 2022 – Santi Innocenti Martiri

Predicatore: p. Giorgio Maria Faré, OCD

Ascolta la registrazione:

Per motivi di intenso traffico non ci è possibile rendere disponibile l’ascolto dei file audio direttamente dal nostro sito. Se hai dubbi su come fare, vai alle istruzioni per l’ascolto delle registrazioni.

VANGELO (Mt 2, 13-18)

I Magi erano appena partiti, quando un angelo del Signore apparve in sogno a Giuseppe e gli disse: «Àlzati, prendi con te il bambino e sua madre, fuggi in Egitto e resta là finché non ti avvertirò: Erode infatti vuole cercare il bambino per ucciderlo».
Egli si alzò, nella notte, prese il bambino e sua madre e si rifugiò in Egitto, dove rimase fino alla morte di Erode, perché si compisse ciò che era stato detto dal Signore per mezzo del profeta:
«Dall’Egitto ho chiamato mio figlio».
Quando Erode si accorse che i Magi si erano presi gioco di lui, si infuriò e mandò a uccidere tutti i bambini che stavano a Betlemme e in tutto il suo territorio e che avevano da due anni in giù, secondo il tempo che aveva appreso con esattezza dai Magi.
Allora si compì ciò che era stato detto per mezzo del profeta Geremìa:
«Un grido è stato udito in Rama,
un pianto e un lamento grande:
Rachele piange i suoi figli
e non vuole essere consolata,
perché non sono più».

Testo della meditazione

Scarica il testo della meditazione in formato PDF

Sia lodato Gesù Cristo! Sempre sia lodato!

Eccoci giunti a mercoledì 28 dicembre 2022.

Oggi festeggiamo i Santi Innocenti, i primi martiri di Gesù Cristo.

Abbiamo ascoltato il Vangelo della Santa Messa di oggi, tratto dal secondo capitolo del Vangelo di san Matteo, versetti 13-18.

Proseguiamo la nostra lettura e meditazione sul Manoscritto del Purgatorio.

Lavorate senza posa e con tutte le forze alla vostra perfezione. Quando lo volete, avete abbastanza fermezza di carattere per superare tutte le difficoltà che ostacolano la vostra unione con Gesù, fino ad arrivar là ov’Egli vi vuole.

Come negare questa verità? È vero che, quando lo vogliamo, abbiamo fermezza di carattere: non solo con il Signore, con tutti e con tutto. Quando lo vogliamo, sappiamo — che so? — fare una corsa anche se si fa fatica; quando lo vogliamo, sappiamo stare al freddo e al gelo per un’ora in piedi sotto la pioggia con l’ombrello a guardare una partita di calcio, ad aspettare nostro figlio mentre fa gli allenamenti alle otto di sera a dicembre… un freddo, un’acqua, un vento. Io li vedo dalla mia finestra: proprio davanti alla mia finestra ho un campo da calcio dove si allenano ogni giorno, addirittura anche alla sera del venerdì fino alle dieci — ormai so tutti i loro appuntamenti —  io chiudo le finestre per andare a dormire e loro sono ancora lì che si allenano… acqua, neve, grandine, pioggia, vento, bufera… niente! Loro lì imperterriti in pantaloncini corti e maglietta corta tranquilli come se fosse primavera. Noi quando lo vogliamo abbiamo tutta la fermezza di carattere necessaria per… assolutamente! Però dobbiamo volerlo!

Mi viene in mente adesso che c’è un’espressione di Santa Teresa d’Avila nel Castello Interiore al paragrafo settimo delle Terze Mansioni capitolo primo che dice così:

Si pensi inoltre che quest’amore non dev’esser frutto di immaginazione, ma provato con opere. (lo diciamo anche noi: non bastano le parole, ci vogliono i fatti!) Però non bisogna neppur credere che Gesù abbia bisogno di queste opere: ciò che importa è la determinazione della volontà.

Quello che conta è che cosa tu vuoi veramente, perché uno, oltre a dire belle parole, a fare bei progetti, ad avere belle idee, può fare anche buone opere, fare concretamente opere buone e belle, arrivare a fare cose anche utili, giuste, ma con quale volontà? Per che cosa si è determinata esattamente la volontà? Questo è il punto! Non è un problema di lana caprina… è una sottigliezza ben precisa, molto rigorosa… la determinazione della volontà! Quello che il Signore cerca è questo. Ecco perché, allora, vengono sempre dall’amor proprio quelle nostre tristi riflessioni che dicono: “Ecco! Io non miglioro mai, non faccio mai un passo avanti, ma allora che senso ha, che valore ha, a che cosa serve, ma allora è inutile!”. Questo è l’amor proprio: la domanda giusta è:

“Ma tu, che cos’è che vuoi?”

“Voglio servire il Signore!”

 “Allora qual è il problema?”

“Eh, ma io non riesco…”. 

“Non è questo il punto; non è che tu riesca o non riesca, non conta questo!”

“Eh, ma le mie opere…”

Quello che conta è quello che tu vuoi: vuoi servire il Signore? Basta! Tutto il resto lascialo al Signore! Non riesci? Non ottieni? Abbiamo visto ieri o l’altro ieri che la suora del Purgatorio diceva che Gesù potrebbe farci toccare la vetta della perfezione in un secondo, ma forse il Signore vuole vedere i nostri sforzi, il nostro impegno… e allora va bene! A Lui piace così! E allora andiamo avanti così!

Uno dice: “Signore, a me piacerebbe essere un Serafino d’amore, invece sono un’oca, invece sono un ornitorinco che cammina… e va bene: sono simpatico anche io con quel mio beccuccio piatto che va e nell’acqua a ‘spafugnarsi’ dentro, tutto peloso!”. È la determinazione della volontà: quello che conta è quello che tu veramente vuoi. Poi, se anche la torta non esce con il buco… fa niente! La prossima volta! Però io la volevo con il buco; ho fatto di tutto perché venisse con il buco… è questo quello che conta! Come mai non è uscita con il buco? Come mai… Eh, come mai… Sapete: nel forno accadono tanti misteri… eh, caro! Tu sai come metti le cose nel forno, ma tu non sai come le tiri fuori! 

La fermezza di carattere, la volontà che vuole servono a superare le difficoltà che ostacolano la nostra unione con Gesù, quindi mettiti d’impegno. Tutti i ragazzi che sono lì a giocare sotto la mia finestra non vincono sempre, però tutti devono fare la stessa fatica. Una squadra vincerà e una squadra perderà, ma questo lo sanno già prima di giocare e sanno anche prima di giocare che solo uno, due, tre segneranno dei gol e solo una delle due squadre vincerà la partita, ciononostante la fatica la fanno lo stesso! Una cosa è sicura: qualcuno di loro farà gol e una delle due squadre vincerà … loro! Io no! Io, stando nella mia camera chiuso al caldo nel mio lettino, sicuramente non farò gol e non vincerò la partita: questo è sicuro! 

Quindi nella vita di fede, nella nostra vita umana di tutti i giorni dobbiamo decidere se vogliamo stare chiusi dentro al caldo nel nostro lettino, o se vogliamo andare nel campo a giocare: che cosa vogliamo fare? 

La vostra vita sarà un continuo martirio. Costa il rinnegarsi ad ogni istante, è un martirio continuo; ma, in tale martirio, si provano, ciò non di meno, le più dolci gioie. L’anima soffre, ma Colui per il quale essa soffre, ad ogni sacrificio, ad ogni rinunzia, le concede una grazia che l’incoraggia ad andare sempre avanti, a dar tutta se stessa. Nessuna cosa diletta tanto Gesù, quanto il vedere un’anima che, nonostante tutti gli ostacoli che incontra sul suo cammino, si sforza di sacrificarsi sempre maggiormente per la sua gloria e per il suo amore.

Belle queste parole! Vedete quanta consolazione ci arriva dal Purgatorio! Vedete quanto è consolante ascoltare un’anima del Purgatorio! Se la nostra vita è una vita veramente cristiana, essa sarà un martirio continuo. Perché? Perché rinnegarci a ogni istante costa, costa…

Vi faccio una piccola confessione…

L’altro giorno mi sono svegliato esattamente cinque minuti prima della sveglia, proprio cinque… erano contati, proprio cinque! Qualcosa mi ha detto: “Salta giù dal letto: offri questo sacrificio di cinque minuti a Gesù!” E io, d’istinto, ho detto: “No, no, no: resto qui ancora cinque minuti ad aspettare che suoni la mia sveglia!”. Voi non ci crederete… per tutto il giorno mi sono sentito quei cinque minuti addosso, come se avessi fatto chissà che cosa! Perché è stato un «no», capite? Uno dice: “No, va beh, ero nel dormiveglia, mi ero appena svegliato, fa un freddo terribile!” Sì, certo, va bene: sono cinque minuti e non ho ucciso nessuno, non ho ammazzato nessuno, non ho commesso un peccato mortale, non ho rubato, non ho bestemmiato, però quel «no» per quei cinque minuti è stato un «no», un «no» a un sacrificio, piccolissimo, ma pur sempre un «no». La mia volontà ha detto «no»: vedete quanto conta la volontà? E infatti, per tutto il giorno mi è rimasto quel … (mi viene un termine in milanese e non saprei dirvelo in italiano) quel “coso” che non va né su né giù di dire: “Perché hai detto «no»?” E sono rimasto triste tutto il giorno, sono rimasto pensieroso tutto il giorno e continuavo a chiedermi: “Ma perché hai detto «no»? Quanto sei stupido… ma per cinque minuti… perché hai detto «no»? Che cosa ti costava saltare giù dal letto?”. 

Tante altre volte, invece, l’ho fatto … è questa l’assurdità, perché le tantissime altre volte che mi è successo… tum! Saltavo giù dal letto dicendo: “Ecco, Signore, Ti offro questo piccolissimo sacrificio!” e mi alzavo. Probabilmente io l’ho sottovalutato, nella mia testa avrò detto: “Che cosa vuoi che siano cinque minuti… non è certo una penitenza, non è certo un sacrificio”. Invece ho capito che era una penitenza e un sacrificio quando ho detto «no» anziché «sì». 

Questo avviene quando la mentalità del mondo entra dentro di noi e ci fa pesare le cose con la stessa bilancia del mondo: che cosa vuoi che siano cinque minuti? Non sarà certo un sacrificio… sacrificio piuttosto è quando tu rinunci per quaranta giorni e quaranta notti a mangiare i dolci, i panettoni, le colombe; quando li passi a fustigarti, a fare chissà che cosa, a dormire sui ceci, al freddo! No, evidentemente per il Signore non è così: è vero, un continuo martirio è quel rinnegarsi a ogni istante nelle più piccole cose, è quello sforzarci a rinnegarci sempre per la sua gloria e per il suo nome… è questo che conta! “Devo bere il caffè… non ci metto lo zucchero!”. Che cosa vuoi che sia? A parte che ti fa solo bene, ma che vuoi che sia? Ehhhh… l’anima del Purgatorio dice: “Anche le più piccole cose!”: questo è consolante! Perché? Perché ci fa dire che abbiamo sempre un’occasione per fare qualcosa per la gloria di Dio e per il Suo Nome! L’anima soffre… però il Signore concede grazie, concede gioie: infatti ricordo che, tutte le volte che mi alzavo cinque minuti prima ehhh… cambiava tutto! Però non ho mai dato alla cosa il peso necessario che avrei dovuto dare, perché la mentalità mondana entra; invece, se sposti una briciola e lo fai per amore di Dio, quello ha un valore incredibile.

Nessuna cosa diletta tanto Gesù, quanto il vedere un’anima che, nonostante tutti gli ostacoli che incontra sul suo cammino, si sforza.

Vedete, non dice: “Ci riesce”, no, dice: “Si sforza”, ci mette tutto l’impegno del caso; poi il riuscire o il non riuscire è secondario, ma dobbiamo essere certi di esserci impegnati al cento per cento.

Dopo non essermi alzato cinque minuti prima ovviamente ho chiesto a Gesù: “Mi darai, vero, un’altra possibilità? Mi chiamerai cinque minuti prima per farmi saltare giù dal letto? Non lasciarmi qui in questo oblio, Ti raccomando!” Eh, ma Gesù è buono… adesso mi chiamerà dieci minuti prima così vedremo se sarò volenteroso!

Voi siete addolorata al vedere che il buon Dio è insultato a Parigi, ma coloro che così agiscono, non sanno quel che fanno e, nonostante le loro bestemmie, Gesù è più offeso dai peccati che commettono le anime che a Lui son consacrate o dovrebbero esserlo, che dalle sanguinose ingiurie di coloro che non sono suoi amici.

Beh, certo, questo mi sembra abbastanza logico, no? Una mamma è offesa di più da un insulto, da una mancanza di gentilezza e di riconoscenza di suo figlio o di uno che passa per la strada? È ovvio! È chiaro che il Signore è offeso mortalmente dai peccati commessi dalle anime consacrate o da coloro che dovrebbero esserlo o da coloro che lo seguono, perché Lui si aspetta di essere amato da queste anime per tutto il rapporto di intimità che c’è, per tutta l’amicizia che c’è, per tutte le grazie che ha fatto… per tutto, insomma!

Quante anime che Gesù chiama ad un’alta perfezione e che rimangono misere per non aver corrisposto alle grazie divine! Bisogna farsi violenza, riprendersi e richiedere molto da se stessi ogni giorno per essere felici nel servizio del buon Dio!

Ecco: questa è una legge: vuoi essere felice nel servizio al buon Dio? Bene, fatti violenza! Fatti violenza, che vuol dire: “rinnega te stesso” e sii capace di essere esigente con te stesso, molto, molto esigente con te stesso. Non auto-assolverti, perché, altrimenti, rimani misero, rimani senza le grazie di Dio e questo è un problema!

Adesso arriva l’ultimo giorno dell’anno… mi raccomando, guardate, mi raccomando: non perdiamoci nei botti, nei fuochi d’artificio, che sono belli per l’Amor del Cielo, ma non perdiamoci lì. L’ultimo giorno dell’anno deve essere il giorno del ringraziamento e del pentimento e, soprattutto, del proposito: noi dovremmo vivere ogni giorno della nostra vita come se fosse il primo, l’unico, l’ultimo; noi dovremmo vivere ogni Messa come se fosse la prima, l’unica e l’ultima! E così… ogni giorno dell’anno! E poi l’ultimo giorno dell’anno ci deve far pensare immediatamente al primo giorno dell’anno, immediatamente, subito! È tutto dedicato alla Madre di Dio e anche lì, come per il giorno di Natale, il mio consiglio è: recitate le Lodi o i Vespri o tutti e due, andate in chiesa, state un po’ davanti al Signore, pregate bene il Salterio di Gesù e di Maria, consacratevi al Cuore di Maria, consacrate la vostra famiglia, le persone a voi care e questo nuovo anno che inizierà tra pochi giorni al Cuore Immacolato di Maria e al Sacratissimo Cuore di Gesù perché abbiamo bisogno della loro protezione!

Quanto poco spirito interiore vi è nel mondo!… Anche nelle Comunità!… Si cercan troppo i propri comodi, non ci si vuol imporre violenza in checchessia, e nondimeno il buon Dio sarebbe sì contento (se così si può dire) che Lo si amasse, ma senza costrizione e di buon cuore. S’Egli potesse ottenere tale soddisfazione nella Comunità, quante grazie riverserebbe su di essa! Dal canto vostro, cercate a tutto potere di vincervi, d’amare Gesù, com’Egli attende da voi da sì lungo tempo!

Spirito interiore… noi vogliamo fare quello che vogliamo e ci vogliamo soddisfare in tutto, in tutto… e questo non va di pari passo con lo spirito interiore. Per avere uno spirito interiore, sono necessari il rinnegamento, il sacrificio, il silenzio, la mortificazione! Questa è la legge! Non avrà mai spirito interiore colui che chiacchiera dalla mattina alla sera… non c’è! Non ci può essere spirito interiore in chi perde ore, ore e ore al telefono.

Fate questo esercizio: alla fine della giornata guardate sui vostri cellulari quante ore (non minuti, ore!) avete dedicato al parlare al telefono. E tenete presente che così vedete solo le telefonate, non i social. Se controllaste il tempo speso con WhatsApp e tutto il resto… chissà! Guardate le telefonate: guardate quelle di oggi, quelle di ieri… è mattina? Se mi state ascoltando di mattina, controllate quelle di ieri, fate la somma dei minuti, fate i conti della serva… “No, ma questa telefonata era importante!” Sì, sì, tutte importanti e fondamentali per il genere umano perché se no viene l’apocatastasi finale… sì, sì, va bene… fai la somma di tutte queste necessarie telefonate. Vediamo questo tempo hai dedicato al parlare al telefono e poi fatti due conti in tasca!

Non sappiamo farci violenza, non ci imponiamo su niente o su pochissimo, troppo poco, troppo poco, veramente troppo poco! 

Oppure, quando facciamo qualche sacrificio, lo facciamo con l’occhio storto e con il collo storto. Conoscete persone che fanno il collo storto e gli occhi storti? Io ne conosco diverse! Quando vedo uno che fa gli occhi storti, già mi è passata la voglia di chiedere un piacere e se poi, cominciando a fare gli occhi storti dice: “Mi sembra che il Signore mi chieda…”, io rispondo: “Guarda, lascia stare! Fa niente! Lascia perdere!” E poi fa anche la vocina: “Sì, no, ma, però, comunque, vediamo…”. No, no, no… il Signore ama chi dona con gioia: o doni con gioia e con il cuore, oppure tieni tutto per te! La costrizione non piace a nessuno, il collo storto non piace a nessuno, gli occhi storti non piacciono a nessuno. Forse è per questo che non abbiamo tante grazie — ci dice l’anima del Purgatorio — probabilmente per questo! Poi facciamo le Novene, i Pellegrinaggi, le Messe… sì, sì. Oh, quante pie illusioni! 

Gesù vorrebbe che Lo amaste d’un amore di fanciullo, vale a dire con la tenerezza d’un fanciullo che cerca di far piacere ad amati genitori, e al contrario siete tanto fredda a riguardo di Gesù. Eppure non è questo che Egli attende da voi, Egli che vi ama tanto!

Amore di fanciullo… Gesù vuole essere amato teneramente, non con un amore freddo, distaccato, misurato, contato, pesato: un amore pesato è, come dire, un ghiacciaio bollente… è un ossimoro, una contraddizione. Se uno pesa l’amore, ha già finito d’amare! Se uno misura l’amore ha già finito d’amare: l’amore non ha misura, l’amore non ha peso, l’amore non ha calcolo, l’amore non ha contorni, non ha un perimetro. L’amore è l’amore! Amare Gesù come un fanciullo, con quella freschezza… ma santa pace! Ci ricorderemo pure come da ragazzi amavamo i nostri genitori… mamma mia! 

Spero che tanti di voi abbiano fatto la bella esperienza (e chi non l’ha fatta, offra questo al Signore perché è una croce pesante per chi non l’ha fatta) di quando eravamo ragazzi, piccoli, giovani, fanciulli e, magari… non so… cadevamo, ci facevamo male al ginocchio (tipico: in bicicletta… voli incredibili che, se li facessi ora, dovrebbero portarmi in ospedale, tenermi dentro tre mesi e farmi cinque operazioni, mentre da piccolino bambino facevo voli pazzeschi, mi tiravo in piedi e non succedeva niente. Se adesso non mi disinfetto, mi viene un’ infezione grande come… mentre una volta… niente!) beh, cadevamo, ci facevamo male o litigavamo con l’amico del cuore; oppure la fidanzatina con la quale ti dovevi sposare e vivere insieme tutta la vita quel giorno non ti aveva portato la caramella che tanto desideravi… quindi qual era la “camera iperbarica” che riportava la pressione al punto giusto? Che ti faceva ritornare nelle realtà con tutte le coordinate spazio-tempo al loro posto in modo tale che tu non andassi fuori di testa? Qual era la “camera di decompressione” che ti permetteva di capire che non era proprio un dramma, che quello che tu vedevi come la fine del mondo, in realtà era un dettaglio? 

L’abbraccio della nostra mamma! 

Lì, dentro lì si calmava tutto… quel calore, quell’abbraccio, quel piangerle sul collo, quella mano che ci frizionava la schiena, quel tempo che si fermava, no? In quel momento si fermava il tempo e poi diventava anche bello piangere così stavi lì un po’ di più… perché sapevi che lì eri al sicuro, lì non poteva succedere niente; qualsiasi cosa era fuori da quell’abbraccio e quell’abbraccio proprio come un medicamento magico cuciva tutte le ferite e quando uscivi da lì non ti interessava più niente… tutto era tornato “in sicurezza”… tutta la tua vita era tornata in sicurezza. Con il vantaggio che eri cresciuto, perché quell’abbraccio, ti plasmava, formava una psicologia sana; tu non lo sapevi, ma così era successo! Quell’abbraccio ricostituiva la tua forma interiore! 

E così è con Gesù: puoi dire di non aver fatto questa esperienza con tua mamma nella tua vita, ma ora la puoi fare con Gesù! Perché non farla ora con Gesù? Perché non con Dio Padre? La Vergine Maria ci è madre. Perché non gettarci tra le braccia di questo Padre tanto amorevole e di questa Madre dolcissima? Questa è la tenerezza, noi siamo cresciuti a pane e tenerezza.

Quanti atti inutili, quante giornate interamente nulle, senza amore per Gesù, senza purità d’intenzione; e tutto questo è perduto, poiché non sarà contato per il Cielo.

Ve l’ho detto, ridetto, stra-detto e ve lo ripeto: impariamo ad offrire le nostre azioni, impariamo a fare i nostri atti per amore di Gesù… tutto… anche quando andate a far la doccia, fatelo per Gesù! Datele un’intenzione! “Ma in che modo, Padre?”. Adesso ve lo dico, anzi ve lo dice la suora del Purgatorio. Mettiamo amore per Gesù in tutto quello che facciamo, altrimenti tutto è perduto e tutto non sarà contato in Cielo: se non lo facciamo per amore di Gesù, tutto quello che facciamo è perso!

SALMO 63. – Ecco il salmo applicabile al tempo presente (Andate a leggere il Salmo 63). Voi non dirigete la purità d’intenzione come il buon Dio vorrebbe. Così, invece d’offrire in modo vago le vostre azioni, potreste farlo con più frutto, determinando meglio le vostre intenzioni. Per esempio, (Attenti! State attenti!) nel prendere i pasti, dite: “Gesù mio, nutrite la mia anima con la vostra santa grazia, come ora io nutro il mio corpo”; quando fate scuola: “Gesù mio, istruite la mia anima, com’io istruisco le mie allieve”; nel lavarvi il viso, le mani: (Avete mai offerto questo per Gesù? Vi siete mai lavati il viso e le mani per Gesù? No… perso! Quante volte vi siete lavati mano e viso nella vostra vita? Tutto perso!). “Gesù mio, purificate la mia anima, com’io purifico il mio corpo” (Che cosa ci vuole a dire questa frase? Ma questa frase fa la differenza tra una azione persa e una azione contata in Cielo) e similmente per ciascuna delle vostre buone azioni. Abituatevi a parlare a Gesù di cuore, sempre; sia Egli movente di tutto quel che fate o dite… mi capite?

Avete visto? Tutto… tutto! Vai in palestra? Vai a fare footing, vai a fare nuoto? “Signore, come alleno il mio corpo, così insegnami a allenare la mia anima”. Vedete? È una preghiera che mi è venuta in mente adesso; anche voi potete farla! Andate a fare la spesa? “Signore, come io mi concentro e mi dedico adesso nell’andare a comprare le cose per servire la mia famiglia, così Tu fammi apprezzare tutti gli atti di amore e di grazia che continuamente mi doni e mi procuri”. Mi taglio un dito? “Signore, come io adesso curo questo dito e questa ferita, così tu cura le ferite della mia anima”. E avanti… che cosa ci vuole? Pulite la casa? Che cosa ci vuole? “Gesù, come io adesso mi dedico a pulire la casa, così tu pulisci la mia anima”, “O Gesù, come io adesso mi metto a stirare, tu distendi tutte le pieghe del mio cuore!” E avanti! Ci vogliono due secondi…

Benedicat vos omnipotens Deus, Pater, et Filius, et Spiritus Sanctus.

Amen.

Dio ci benedica e la Vergine ci protegga.

Sia lodato Gesù Cristo sempre sia lodato.

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