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Le Litanie Lauretane: Vas honorabile, Vas insigne devotionis e Rosa mystica

Litanie Lauretane

Meditazione

Pubblichiamo l’audio di una meditazione di mercoledì 18 maggio 2022

Predicatore: p. Giorgio Maria Faré, OCD

Ascolta la registrazione:

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Le Litanie Lauretane: Vas honorabile, Vas insigne devotionis e Rosa mystica

Sia lodato Gesù Cristo! Sempre sia lodato!

Eccoci giunti a mercoledì 18 maggio 2022.

Abbiamo ascoltato il Vangelo della Santa Messa di oggi, tratto dal capitolo XV di San Giovanni, versetti 1-8.

Ecco, noi vogliamo rimanere in Gesù.

Quante volte ritorna il verbo “rimanere” in questi sette versetti… anche noi vogliamo rimanere in Gesù, perché Gesù è la nostra unica Vite e Vita, e anche perché, grazie a questo, potremo portare frutti abbondanti che glorificano il Padre, ed è quello che tutti vogliamo.

Ora andiamo avanti con le nostre Litanie, commentate da Don Giorgio Basadonna; siamo arrivati a “Vas honorabile”.

Tabernacolo dell’eterna gloria

“Molte volte nelle Litanie ritorna l’invocazione a Maria come il luogo della presenza di Gesù, e quindi il luogo dove è possibile ritrovarlo e vivere in intimità con lui. Maria è la madre di Gesù, è colei che ha accettato la proposta di Dio e ha offerto la sua persona perché avvenisse l’incontro con l’uomo, un incontro non episodico, ma definitivo, così che potesse nascere un uomo, che è anche Dio.

Maria è perciò il «tabernacolo della gloria di Dio», e dalla sua persona emana una luce e una forza che viene da Dio stesso”.

Certo, perché è abitata da Dio.

“La devozione a Maria non finisce sulla sua persona ma raggiunge Dio stesso che è presente in lei”.

Quindi, tutte le volte che noi facciamo un atto di amore, di devozione, di riconoscenza, alla Vergine Maria, va direttamente a Dio.

“Anche se non può mancare la contemplazione di lei, della sua grandezza, delle sue virtù, e il desiderio di comunione con lei, anche se il fascino della sua persona attrae coloro che cercano verità e bellezza, giustizia e santità, tuttavia la devozione mariana è e sarà sempre un modo e un mezzo per raggiungere l’intimità con Dio”.

Quindi, voler bene alla Vergine Maria, venerare la Vergine Maria, non ha altro scopo che quello di raggiungere l’intimità con il Signore.

Ma quale altra ragione d’essere dovrebbe avere la Vergine Maria?

Nei suoi messaggi, nelle apparizioni mariane, quando mai ha portato a se stessa e non a Dio? Mai.

“Forse, ci sono state o ci sono espressioni che sembrano chiudersi sulla figura di questa donna meravigliosa, e c’è anche una devozione che non rispetta tutta la verità e la ricchezza che essa contiene: possiamo capire che per ovviare a queste parzialità alcune volte o alcune persone abbiano quasi allontanato dalla vita cristiana la presenza di Maria”.

È un po’ come quando uno ha cinque figli e, siccome il figlio minore ha fatto indigestione, dice agli altri: «Da adesso, tutti non mangiate più».

Bella, intelligente questa cosa, così muoiono di fame! Capite? Che senso ha?

Siccome tu hai fatto un incidente stradale, più nessuno può guidare.

Ah, va bene, perfetto, certo… logico, no? No, non è logico!

Se c’è un eccesso, se c’è stato un errore, si corregge chi ha sbagliato e l’errore.

Il fatto che tizio abbia fatto indigestione di ciliegie non vuol dire assolutamente né che le ciliegie fanno male, né che tutti faranno indigestione di ciliegie, quindi, io, francamente, non condivido assolutamente questa posizione di allontanare dalla vita cristiana la Vergine Maria perché qualcuno ha avuto degli eccessi.

Siccome ci sono stati degli eretici, allora togliamo la fede in Gesù… eh no, correggiamo gli eretici! Siccome questi sono diventati eretici, allora tutti quelli che hanno a che fare con Gesù rischiano di diventare eretici… no, assolutamente. Dobbiamo eliminare Gesù? No. Dobbiamo eliminare l’eresia, è un’altra cosa!

“Il senso autentico della devozione mariana è proprio quello di condurre anche attraverso dei passaggi emotivi (l’uomo sarà sempre emotivo se non vuole mutilarsi!) a contemplare il progetto misterioso ma luminoso di Dio sulla umanità, e restare affascinato ed entusiasta per come l’uomo viene amato e valorizzato da Dio”.

Secondo me, se uno vive con squilibrio la devozione mariana, è molto probabile che viva con squilibrio tante altre cose, capite?

Non sarà solamente squilibrato nella devozione alla Vergine Maria, ci sarà qualcosa che non va in maniera più complessiva; non c’entra la Vergine Maria, c’entriamo noi, c’entra la nostra maturazione umana e spirituale… questo c’entra!

“In Maria si compie in pienezza tutto il cammino della salvezza, il dono della redenzione attuata con la passione, morte e risurrezione di Gesù, in Maria appare nel contesto di una persona, di una donna, tutta la pienezza dell’universo creato per l’uomo. Non si può più restare indifferenti o chiusi nel susseguirsi anonimo e ripetitivo di cose e persone, non si può rendere tutto banale spegnendo sogni e progetti grandiosi, quando la parola di Dio rivela il suo disegno e lo presenta vivo  e palpitante in questa sua creatura.

Ancora una volta, la contemplazione di Maria genera fiducia e immette su strade grandiose, aiuta a superare la barriera dei sensi e delle piccole cose quotidiane, per spaziare nell’infinito di Dio, nell’eterno già presente in lei. Maria apre a noi il suo mistero e ci conduce fino alle soglie del mistero di Dio.

Proprio per questo, Maria diventa anche la maestra della nostra fede, presentando la «gloria di Dio», cioè il senso autentico di Dio, la sua grandezza infinitamente superiore alle nostre dimensioni, invitandoci ad accettare Dio nella sua realtà senza volerlo chiudere nei nostri schemi e nelle nostre categorie mentali”.

Ecco, tutto questo è la Vergine Maria! È molto di più. Però questo ci dice in modo equilibrato cosa fa la Vergine Maria.

“Potremmo pensare a Mosè che si velava il volto dopo essersi incontrato con Dio (Es 34,33), tanto era abbagliante, e capire che Maria nell’umiltà della sua persona racchiude e presenta «l’eterna gloria», qualcosa che non sarà mai compreso del tutto e che stimola a una ricerca e una conoscenza mai finita.

Anche da questi aspetti, appare come la devozione mariana serva a guarire il nostro orgoglio che vorrebbe misurare Dio, la sua parola, la sua azione, e invece ci incoraggia a entrare nel buio luminoso di Dio, nel mistero sconfinato di Dio e del suo rapporto con noi”.

Abbiamo bisogno di questa umiltà, abbiamo bisogno di non pensare che noi siamo capaci di capire tutto di Dio, di dire tutto di Dio, di sapere tutto di Dio.

“Sempre, Maria è la madre di Gesù, sempre è la nostra madre che con infinita pazienza ci insegna a leggere nel grande libro di Dio”.

Bellissimo.

Allora andiamo avanti e vediamo adesso “Vas insigne devotionis”, “Dimora consacrata a Dio”.

Dimora consacrata a Dio

“«Non sapete che siete tempio di Dio, e che lo Spirito di Dio abita in voi?», ricorda san Paolo ai discepoli di Corinto (1 Cor 3, 16) e lo ricorda a tutti i cristiani santificati dal Battesimo. È la grande rivelazione che ha sconvolto il pensiero pagano e che tutt’ora presenta all’uomo l’origine della sua dignità altissima. Siamo tempio di Dio, siamo abitati dallo Spirito di Cristo”.

Quello che abbiamo detto ieri.

“Questo è vero per tutti, proprio perché Dio stesso si è fatto uomo e ha voluto avere un corpo come il nostro: e per fare questo si è scelto una donna come madre che potesse dargli la natura umana, un corpo umano. Ecco la grandezza di Maria, la sua unicità in tutta la storia dell’umanità: Maria ha donato al Figlio di Dio un corpo formato nel suo stesso corpo di donna. Maria diventa così «dimora consacrata di Dio», abitazione che Dio si è scelto e nella quale ha abitato fisicamente per nove mesi prima di nascere a Betlemme”.

Ecco perché “Dimora consacrata a Dio”.

“Ed è una abitazione «consacrata» cioè dedicata soltanto e pienamente a Dio…”

Ecco cosa vuol dire “consacrato”!

Capite?

Ecco cosa vuole dire “consacrare”!

Ecco cosa vuole dire “consacrarsi”!

Ecco perché il Sacerdote viene chiamato “consacrato”!

Per questo!

“… in quella verginità che non solo è stata consacrata da Dio nella maternità ma che ha segnato per tutta la vita questa donna obbediente alla parola stessa di Dio”.

Essere consacrati vuol dire questo, consacrare vuol dire questo: dedicato solamente, pienamente, a Dio, in quella verginità, che è anche maternità, cioè dà vita.

“L’idea di consacrazione non è molto presente nella nostra cultura, anche perché si pensa che in un certo senso privi la persona della sua libertà e la renda un «possesso » di Dio. Anche quando si pensa alle persone «consacrate», religiosi, religiose e sacerdoti, c’è sempre un senso di restrizione, una idea di sacrificio, di rinuncia, di chiusura rispetto alla vita di tutti: quasi ci si immagina che siano persone non normali. In particolare quando si pensa alla Madonna c’è il medesimo senso di lontananza: Maria una creatura diversa, una donna meno donna delle altre, una persona sacrificata”.

Sì, questo è quello che possono pensare le persone, quello che può pensare la gente, ma, di fatto, non è così; o meglio, diciamola bene: è così, vuol dire essere possesso di Dio, certo, è così, ma perché questo deve voler dire meno libertà? Non può voler dire libertà somma?

Io decido di voler essere totalmente nel possesso di chi mi ha creato e di chi mi è Padre, ma, scusate, quale libertà più grande di questa può esserci, visto che mi rimetto e rimetto tutto me stesso nelle mani di Colui che mi ha dato la vita?

La vita non me l’hanno data le quattro persone che ho davanti qui a me a giocare a bocce, al bar, a discutere o non so a che cos’altro!

Chi mi ha dato la vita?

E chi mi ha dato la vita, potrebbe usare male della mia libertà?

Io potrei pensare che, darmi totalmente a chi mi ha dato la vita,  vorrebbe dire limitare la mia libertà?

Ma scusate, se mi ha dato la vita, cos’è che mi può dare ancora di più?

E che cosa mi potrebbe mai togliere, visto che mi ha dato la vita?

C’è un dono più grande della vita?

No. E allora?!

Che senso ha questo ragionamento?

È un ragionamento assolutamente insensato, che vede in Dio, ciò che Dio non è. Dio è il mio Creatore, Dio è mio Padre, non è altro che questo!

Quindi, se è questo, scusatemi, perché il consacrarmi dovrebbe postulare l’idea che sia un togliermi la mia libertà?

Rinuncia, sacrificio, chiusura… ma di cosa stiamo parlando?!

Sì, rinuncia al peccato, certo, questo è vero; rinuncia a Lucifero, sì, sì, certo, ma questo mille volte, anzi di più!

Sacrificio?!

Boh… sacrificio di che cosa? Del non fare il male?

Il sacrificio di una vita morta, di una vita vana?

Sì… beh ma questo non è che mi debilita, anzi!

Vi leggo adesso una preghiera, che sicuramente nessuno di voi conosce, non la conosce di certo nessuno.

Quindi, vi dico di preparare carta e penna, così non cominciate poi a scrivermi: «Padre, dov’è? Me la mandi, me la scriva, mi mandi di qui, mi mandi di là: YouTube, WhatsApp… Me la trascriva».

No, prendete carta e penna, e ve la trascrivete voi.

Uno magari dice: «Ma io sono in macchina…»

Fa niente, la trascrivi dopo, tanto su YouTube rimane, non sparisce.

Ve la scrivete, perché è molto bella.

Io la trovai nel quaderno delle foto del mio Confessore.

Un giorno mi fece vedere le sue fotografie di quando era bambino, poi seminarista, giovanotto, poi giovane Prete, insomma tutte le sue foto, e lì dentro trovai questa bellissima preghiera, che adesso io vi leggo e che io, se potessi, scriverei col sangue.

Tanto la credo vera in tutte le sue virgole (non mi interessa niente di quello che pensano i buontemponi del pensiero), tanto la reputo vera, che proprio ve la leggo col cuore, e spero che anche voi la facciate vostra, che impariate a recitarla tutti i giorni, perché è una preghiera bellissima… bellissima.

Non so di chi sia questa preghiera perché non c’è scritto, era proprio scritta a macchina, ritagliata e messa lì, dentro a questo quaderno di fotografie, quindi non so dirvi né a quando risale, né di chi è, non so niente, ma non l’ho neanche mai cercato, non mi è interessato.

Mi è piaciuta talmente tanto che le ho fatto la foto, anzi, a dire la verità, lui mi diede proprio la sua; staccò dall’album di foto questa preghiera e me la regalò, e io l’ho sempre conservata. Ora ve la leggo:  “Sono sacro, Signore, perché sono riservato a Te”.

Ecco, bello, no?

Perché sono sacro?

Perché sono riservato a Te.

Tu solo puoi dire di me: «Sei mio». Non lo posso dire io di me, né di alcun altro: quel possessivo è legittimo solo quando lo usi Tu, Signore, e i titoli del Tuo possesso sono la Tua Morte e Resurrezione, la Tua missione redentrice”.

Capite? Bellissimo, eh?

Tu solo puoi dire di me: «Sei mio»”… io non lo posso dire neanche di me stesso! Altro che la libertà! Neanche di me posso dire: «Sono mio», e non lo posso certamente dire degli altri, perché io non sono morto per me stesso e io non sono morto per gli altri. Capite?

Va avanti: “Appartengo a Te, tanto da esserti soggetto, ma anche tanto da esserne protetto: per me non esiste più nessun Signore, se non Tu, o Signore, e non esiste altra schiavitù legittima, se non quella che mi consegna a Te, Gesù benedetto”.

Ditemi se non è bellissima questa preghiera!

È bellissima, sembra quasi una poesia… è veramente bella.

Ti appartengo così tanto da esserti soggetto, ma nello stesso tempo da esserne protetto, e non esiste altro Signore che non sei Tu, e non esiste altra schiavitù legittima se non quella che mi consegna a Te.

Attenti: “Schiavo di Dio, dunque debbo avere il coraggio di affermare che Tu, Signore, sei talmente padrone della mia vita da poterne fare ciò che vuoi”.

Ma che bello… ecco la Consacrazione!

Se ogni Sacerdote, se ogni Vescovo, se ogni suora, se ogni frate, se ogni battezzato, dicesse di se stesso: “Schiavo di Dio, dunque debbo avere il coraggio di affermare che Tu, Signore, sei talmente padrone della mia vita da poterne fare ciò che vuoi”… questo basta per la santità.

Prosegue: “E la mia dignità?”

Ecco la domanda.

Risposta: “È proprio questa: avere un solo Signore e un solo padrone, che mi sia anche Padre”. Finita.

E la mia dignità?” E la mia libertà?

È proprio questa: avere un solo Signore e un solo padrone, che mi sia anche Padre”.

Ditemi se non è bella!

È bellissima, non bella… bellissima.

Ecco, questo è essere consacrati, e questa è la corretta visione dell’essere liberi.

“È necessario approfondire un po’ di più questo concetto e questa caratteristica di Maria: essere «dimora consacrata di Dio» è per lei un privilegio grandissimo, una ricchezza umanamente irraggiungibile, un dono che può venire solo da Dio”.

Certo, è fuori di dubbio.

“È Dio stesso che ha scelto questa donna e ne ha fatto la sua dimora, l’ha consacrata, cioè l’ha resa capace di accogliere in se stessa  piccola e povera creatura, la grandezza infinita di Dio, di mettere nel suo limite di creatura la presenza stessa del Creatore, l’eterno, l’infinito.

La consacrazione diventa così non una chiusura ma una apertura senza limiti, un entrare nell’ambito stesso di Dio, nel suo mistero e un poterne godere la pienezza totale”.

Questo è il consacrato!

“Così , si può capire la dignità di ogni uomo e più precisamente di ogni cristiano che per il fatto di essere questa creatura è in qualche modo «consacrato» a Dio, e nel battesimo riceve la vita stessa di Cristo: invocare Maria con questo titolo ricorda al cristiano la sua dignità e gli rivela la potenza che abita in lui”.

Capite?

Quindi, noi siamo già consacrati col Battesimo, ma, consacrarsi ogni giorno con la bellissima preghiera di Consacrazione al Cuore Immacolato di Maria del Montfort, che recitiamo ogni giorno, dice, ci ricorda questa appartenenza, questa gioiosa appartenenza a Dio, questa dignità.

“Così ancora di più si capisce e si resta stupiti di fronte alle persone che si consacrano a Dio appartenendo totalmente e perennemente a lui: la vita consacrata non fa più paura e anzi allarga il cuore alla speranza”.

Certo, è ovvio, per quelle cose che abbiamo detto.

“Maria con la sua stessa persona e con la particolarità della sua comunione con Dio, apre ai suoi devoti il segreto del vivere autentico, li invita ad accogliere e realizzare questa dignità altissima, e li rassicura che è possibile raggiungere un grado sempre più intimo di relazione con Dio che già abita in loro. L’insegnamento di san Paolo prende così una luce ancora più luminosa e diventa la continua prospettiva del cristiano: essere tempio di Dio, consacrare il proprio corpo —io aggiungerei: la propria anima, la propria mente, tutto noi stessi — a questa presenza, ciascuno secondo la propria vocazione, nella verginità, o nel matrimonio, sempre con la delicatezza e la profondità che sgorga dal dono di Dio. Maria diventa così la madre e l’educatrice di questa santità comune a tutti”.

Certo.

E adesso vediamo una Litania a noi tanto cara, che conosciamo tutti molto bene, penso, perché c’è un Santuario dedicato a questo, che è “Rosa mistica”, bellissima.

Sapete che a Fontanelle di Montichiari, dove siamo andati anche a celebrare la Messa quest’anno il primo di gennaio, c’è questo bellissimo Santuario dedicato a Maria Rosa Mistica, dove la Madonna è apparsa.

Rosa mistica

“Maria è paragonata a una «mistica rosa».

Spesso ritorna nella Bibbia e in ogni espressione poetica la figura di un fiore come simbolo di una persona, di una sua qualità: è una tendenza generale, proprio perché il fiore che sboccia dappertutto come segno di vita e di bellezza, suscita facilmente una intuizione, un paragone, un parallelo con altre realtà e con alcune persone. È bello che, anche nel rapporto con Maria, la fantasia umana abbia usato questo artificio per esprimere in modo sintetico il suo valore, la sua bellezza, il fascino della sua presenza nella esperienza cristiana”.

Tanto è vero, che la Vergine Maria è molto amica di questo fiore, perché spesse volte appare con una rosa sui piedi, o le tre rose sul petto come nell’apparizione a Fontanelle, insomma, la rosa è un fiore che alla Vergine Maria piace.

“Proprio nella Bibbia troviamo un brano in cui si canta la Sapienza di Dio personificandola e trovando immagini prese dalla natura, quella natura che, oltre a offrire deserto e solitudine, offre anche oasi di rara bellezza. Questo brano viene spesso usato nella liturgia per descrivere Maria SS.ma e dirne le lodi.

«Sono cresciuta come cedro del Libano, come cipresso sui monti dell’Ermon. Sono cresciuta come una palma di Engaddi, come le piante di rose in Gerico, come ulivo maestoso nella pianura, sono cresciuta come un platano. Come cinnamomo e balsamo ho diffuso profumo, come galbano e storace, come nuvola di incenso ho sparso buon odore. I miei rami sono rami di maestà e di bellezza» (Sir 24,13)”.

Dovremmo avere nel nostro giardino tutte queste piante, dovremmo avere anche il cedro del Libano, così ci ricorda la Vergine Maria.

Voglio sfidarvi a trovare la palma di Engaddi o le rose di Gerico, cosa che, insomma, non è proprio così facile… o il cinnamomo, vabbè…

Quando avrete tutte queste piante nel vostro giardino, verrò a farvi visita e a mangiare una vostra specialità.

Quando mi direte: «Padre, nel mio giardino ci sono tutte queste piante», allora io verrò a visitarvi… scherzo…

“Bisogna conoscere la terra di Israele, con i suoi deserti desolati e con qualche oasi che inaspettata si offre agli occhi: Engaddi, Gerico sono esempi di questo «miracolo» della natura. Così, la mentalità biblica ha potuto meglio immaginare la sapienza di Dio, la sua presenza nella natura, i suoi disegni di amore per la

creatura inserita nel quadro spesso pesante e duro della terra dove vive. Di qui è facile pensare alla figura di Maria, la donna unica che si distingue da tutti gli altri esseri umani, come l’oasi si contrappone al deserto, come il fiore profumato ravviva l’atmosfera neutra sotto il sole”.

In effetti, poi, la rosa…

“Maria è la mistica rosa, il fiore delizioso col suo colore e il suo profumo, Maria è il segno della bellezza infinita a cui ogni uomo è chiamato e di cui porta con sé un desiderio mai del tutto soddisfatto. Forse è per questo che, nella nostra tradizione europea, il mese di maggio è dedicato alla Madonna”.

Certo, ma anche Lei lo ha scelto, col 13 maggio.

“È il mese dei fiori, dell’affermarsi pieno della primavera, il mese in cui la natura sembra così amica dell’uomo.

Quando ripetiamo questa invocazione, non possiamo non fermarci sul simbolo della rosa, non possiamo non cogliere in questo fiore il mistero di una creazione che sempre porta le impronte del Creatore infinito nella sua fantasia, attento alle inclinazioni del cuore umano, pronto a rispondere alle sue attese. Non possiamo nemmeno non cercare di ridimensionare la nostra vita, i nostri gusti, le nostre scelte a questa indicazione che Dio ci offre e che Maria ci fa sentire così vicina.

Ecco il compito della devozione alla Madonna: la «mistica rosa» ci ricorda continuamente la nostra verità di figli di Dio, ricchi della sua stessa natura, simili a lui, e ci invita a inventare una vita degna di queste altezze.

Ripetere le litanie, e questa particolare invocazione, è come aprire il cuore agli innumerevoli doni di Dio, lasciarci affascinare dalla bellezza di Maria, bellezza che dall’aspetto esteriore fa brillare l’altra bellezza ancora più luminosa: è avvertire potente in noi la nostalgia di un mondo nuovo, già presente ma non sempre vissuto, la nostalgia dei doni che Dio sempre ci offre e che non sempre abbiamo il coraggio e la furbizia di saper accettare”.

Sì, voi pensate ad una rosa… andate a vedere nel vostro giardino, ci saranno già le rose (penso, spero, dipende da dove vivete), e guardatela, guardate come è fatta una rosa.

È bello, perché la rosa ha le spine, no?

Questo, forse, dice proprio questa verginità della Vergine Maria, cioè che non deve essere toccata da nessuno, solo da Dio. Non è un fiore che si raccoglie facilmente, non si può raccogliere così, a mani nude, e non bisognerebbe neanche toccarlo, non vuole essere toccata la rosa.

Poi voi sapete che (se no da buon perito agrario ve lo dico io), quando ci sono le rose, spesse volte succede che, dove la rosa fa il bocciolo, ci sono più boccioli; a meno che non sia una rosa rampicante, di quelle piccoline che vanno proprio a grappolo, alla rosa normale, quando fa tanti boccioli, bisogna togliere tutti i boccioli intorno.

Uno dice: «No, che spreco!», invece funziona così. Bisogna togliere tutti i boccioli intorno, tutti, e lasciarne uno, poi vedrete che rosa meravigliosa viene su, bellissima, perché, togliendo tutti i boccioli intorno, si tolgono tutti quegli altri boccioli che succhiano il nutrimento e si lascia il nutrimento per una rosa sola, per un bocciolo solo.

Poi, se la si è potata bene (questo non ve lo posso spiegare perché è difficile da spiegare senza farsi vedere), viene un gambo lunghissimo, perché la rosa va potata fin giù a terra; bisogna lasciare due o tre gemme, ma va potata il più possibile. A differenza del ciliegio va potata tantissimo, va potata rasoterra, lasciando proprio due o tre gemme.

Se si lasciano due o tre gemme, è capace di fare dei rami che sono lunghissimi e dritti, bellissimi; poi le togliete i boccioli intorno e lasciate un bocciolo, e quando ha fatto questo bel fiore, ci sono due strade: o consacrate la pianta stessa alla Vergine Maria, ma a quel punto non potete più raccogliere nessuna rosa e neanche annusarla, perché è tutta dedicata alla Vergine Maria, oppure la tagliate e andate nella vostra casa, davanti alla vostra statua o alla vostra immagine della Vergine Maria, e mettete nel vaso questa bellissima rosa che avete tagliato, e la lasciate lì, in onore della Vergine Maria.

Benedicat vos omnipotens Deus, Pater, et Filius, et Spiritus Sanctus.

Amen.

Dio ci benedica e la Vergine ci protegga.

Sia lodato Gesù Cristo! Sempre sia lodato!

 

VANGELO (Gv 15, 1-8)

In quel tempo, disse Gesù ai suoi discepoli:
«Io sono la vite vera e il Padre mio è l’agricoltore. Ogni tralcio che in me non porta frutto, lo taglia, e ogni tralcio che porta frutto, lo pota perché porti più frutto. Voi siete già puri, a causa della parola che vi ho annunciato.
Rimanete in me e io in voi. Come il tralcio non può portare frutto da se stesso se non rimane nella vite, così neanche voi se non rimanete in me. Io sono la vite, voi i tralci. Chi rimane in me, e io in lui, porta molto frutto, perché senza di me non potete far nulla. Chi non rimane in me viene gettato via come il tralcio e secca; poi lo raccolgono, lo gettano nel fuoco e lo bruciano.
Se rimanete in me e le mie parole rimangono in voi, chiedete quello che volete e vi sarà fatto. In questo è glorificato il Padre mio: che portiate molto frutto e diventiate miei discepoli».

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