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“Il Padre che vede nel segreto…” (Mt 6,4)

Preghiera

Meditazione

Pubblichiamo l’audio della meditazione: « “Il Padre che vede nel segreto…” (Mt. 6,4)»
Mercoledì 21 giugno 2023

Predicatore: p. Giorgio Maria Faré, OCD

Ascolta la registrazione:

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VANGELO (Mt 6, 1-6. 16-18)

In quel tempo, Gesù disse ai suoi discepoli:
«State attenti a non praticare la vostra giustizia davanti agli uomini per essere ammirati da loro, altrimenti non c’è ricompensa per voi presso il Padre vostro che è nei cieli.
Dunque, quando fai l’elemosina, non suonare la tromba davanti a te, come fanno gli ipocriti nelle sinagoghe e nelle strade, per essere lodati dalla gente. In verità io vi dico: hanno già ricevuto la loro ricompensa. Invece, mentre tu fai l’elemosina, non sappia la tua sinistra ciò che fa la tua destra, perché la tua elemosina resti nel segreto; e il Padre tuo, che vede nel segreto, ti ricompenserà.
E quando pregate, non siate simili agli ipocriti che, nelle sinagoghe e negli angoli delle piazze, amano pregare stando ritti, per essere visti dalla gente. In verità io vi dico: hanno già ricevuto la loro ricompensa. Invece, quando tu preghi, entra nella tua camera, chiudi la porta e prega il Padre tuo, che è nel segreto; e il Padre tuo, che vede nel segreto, ti ricompenserà.
E quando digiunate, non diventate malinconici come gli ipocriti, che assumono un’aria disfatta per far vedere agli altri che digiunano. In verità io vi dico: hanno già ricevuto la loro ricompensa. Invece, quando tu digiuni, profùmati la testa e làvati il volto, perché la gente non veda che tu digiuni, ma solo il Padre tuo, che è nel segreto; e il Padre tuo, che vede nel segreto, ti ricompenserà».

Testo della meditazione

Scarica il testo della meditazione in formato PDF

Sia lodato Gesù Cristo! Sempre sia lodato!

Eccoci giunti a mercoledì 21 giugno 2023. Oggi festeggiamo San Luigi Gonzaga, religioso. Una figura di santo veramente molto bella, molto affascinante, che ha fatto della purezza proprio il suo segno; un segno con il quale si è contraddistinto.

Abbiamo ascoltato il Vangelo della Santa Messa di oggi, tratto dal capitolo sesto del Vangelo di san Matteo, versetti 1 e seguenti.

Ecco, San Luigi Gonzaga sicuramente non era uno che faceva le cose per essere ammirato dagli uomini. Il Vangelo di oggi ci richiama ad una riflessione ben precisa: quale ricompensa vogliamo? Perché avremo una ricompensa, ma da chi? C’è una ricompensa ad essere giusti; c’è una ricompensa per chi fa l’elemosina; c’è una ricompensa per chi prega; c’è una ricompensa per chi digiuna ma… da chi vogliamo questa ricompensa? 

Che tradotto vuol dire — ancora meglio — quando vogliamo questa ricompensa? Perché tutto si gioca qui, sul quando. Tu, questa ricompensa, la vuoi oggi? Oppure sei disponibile ad attendere la fine della tua vita? Vuoi una ricompensa ora, che così come ti viene data allo stesso tempo si consuma, o vuoi una ricompensa che ti verrà data molto più avanti nel tempo, che però durerà per sempre?

Purtroppo, alcuni scelgono qui e ora: “Voglio la mia ricompensa adesso; temporanea, ma la voglio adesso”. E quindi tutto ciò che fanno, lo fanno per essere ammirati dagli uomini, lo fanno perché gli uomini lo vedano, capite? Questo è il punto! Perché gli uomini se ne accorgano. E anzi, guai se non se ne accorgono! La prendono come un’offesa, perché siccome lo scopo è “lo devi vedere, ti devi accorgere, per ringraziarmi per lodarmi, per ammirarmi”, se non te ne accorgi, mi arrabbio. 

Ci sono persone che vanno alla ricerca, alla ricerca spasmodica dell’approvazione, del consenso, dell’accoglienza degli altri. Proprio un bisogno, un bisogno profondo! Perché? Ma sapete, perché manca “un’appartenenza”. Di fatto, è sempre lì il problema. 

Perché Gesù non cercava il consenso degli uomini? Perché Lui aveva il consenso del Padre, Lui apparteneva al Padre. Che interesse aveva nel consenso degli scribi e dei farisei? A cosa gli serviva il consenso degli altri? A Gesù non interessava. Gesù non andava a chiedere: “Mi vuoi bene? Non mi vuoi bene? Quanto mi vuoi bene?” Sì, lo dirà poi a San Pietro ma questo è un altro discorso. Non era quella richiesta psicologicamente e spiritualmente immatura che alle volte ci portiamo dentro, come se volessimo misurare il “polso” della situazione che ci circonda, per dire: “Sì ecco, sono accolto; sì ecco, mi stimano; sì ecco, mi applaudono; sì ecco, si accorgono di me; sì, guarda, mi vedono”. 

Invece Gesù dice: “Guarda, tutto quello che tu fai e quindi quello che tu sei, vivilo sotto lo sguardo del Padre. Il Padre ti guarda nel segreto”.

Le cose più belle e più importanti che tu porti dentro di te, che tu sei, non esporle allo sguardo indiscreto, volgare, superficiale, curioso, a tratti stupido degli uomini. Non ne vale la pena! Vali molto di più. Tutta questa ricchezza di bellezza e di verità che tu sei esponila a Dio padre; solleva il velo che copre il tuo paniere carico di ogni delizia solo davanti allo sguardo di Dio Padre, cioè nel segreto. Dio padre guarda lì! 

E ritorna sempre il tema di Caino e Abele — che un giorno affronteremo — torna sempre questo tema.

La tua preghiera, la tua carità, perché la fai? Con che scopo? In nome di chi la fai? Alle volte si sente qualcuno che dice, magari anche nelle famiglie: “Ecco, non vi accorgete mai di tutto quello che io faccio per voi! Ecco, non mi ringraziate mai per…”  

Se veramente nessuno dice mai “grazie”, questo è un male, perché è brutto non accorgersi e non ringraziare chi ci ama, chi ci serve, chi ci accudisce, eccetera eccetera. Ma dall’altra parte non è un bene fare presente tutto questo, perché vuol dire che, sotto sotto, noi cerchiamo quell’approvazione, noi vogliamo quel consenso. Ma questo non è evangelico. Noi, invece, dovremmo solo preoccuparci di farci vedere nel segreto dal Padre. E sapete, questo ci darebbe tanta libertà! Sì, certo! Perché, innanzitutto, non spenderemmo tante energie, non spenderemmo tante fatiche a essere visti, a essere notati, ad essere amati, apprezzati e stimati. Perché costa fatica… Mamma mia! È un lavoro non da poco: di pubblicità, di “catalizzare l’attenzione”; è difficile! È veramente pesante, sfiancante… Quindi risparmieremmo, e poi non saremmo attaccati a niente. “Eh, io leggo in chiesa! Devo leggere io! E io in chiesa ho questo posto! E io in chiesa canto! E io ho il compito di… e guai se mi viene toccato! Io faccio la voce guida, io faccio…”.

No no, la strada non è quella. La strada è quella di dire: ciò che conta è ciò che vede il Padre nel segreto. E il Padre vede tutto e noi tutto dobbiamo sottoporre allo sguardo del Padre, avendo cura che sia nascosto allo sguardo degli uomini, altrimenti succede quello che è successo a Caino e Abele.

Ve l’ho già detto: c’è una verginità anche nell’offerta. A chi non porta nell’anima questo anelito alla verginità — oggi con San Luigi Gonzaga ancora di più vale questo discorso — a chi non ha compreso l’importanza della verginità del cuore, della mente, ovviamente queste parole suonano come fuori dal coro. In parte lo sono, da una parte, ma dall’altra sono parole che richiamano la totalità dell’offerta, l’unicità dell’offerta, dell’offerta dedicata, dell’offerta proprio data a Dio. Vite spese totalmente per Dio, bellissimo! 

Guardate, nella vita ci si possono rimproverare tante cose, possiamo avere il rimorso di tante cose, ma guardate, di una cosa sicuramente non avremo mai rimorso: di tutto il tempo, degli anni che abbiamo dato al Signore. Ci sono persone che hanno avuto la grazia di dare al Signore gli anni più belli della loro vita, che sono gli anni della giovinezza.

Il mondo se ne accorge di queste cose, eccome se se ne accorge, se ne accorge immediatamente il mondo e tutti i suoi abitanti. E, sapete, gli abitanti della terra nella Bibbia hanno un nome ben preciso: i katoikountes (nell’Apocalisse trovate questa l’espressione). Già a sentire questo nome ti viene male. Ecco, gli abitanti della terra, secondo il linguaggio dell’Apocalisse, a sentire queste cose si sentono male, non le capiscono.

Noi invece dobbiamo proprio avere a cuore questa unicità, questa singolarità, che deve essere proprio legata al tema dell’offerta, al tema del donare e del donarsi. 

Il mondo se ne accorge subito. Se tu lo fai da ragazzo, da giovane, arrivano subito a dirti: “Ma cosa stai facendo? Ma non ti rendi conto che stai buttando via (“stai buttando via”: è questa la frase delle sirene che ci chiamano nel mare per affogarci) gli anni più belli della tua vita? Stai buttando via i giorni più belli della tua vita! Ma divertiti, ma sfogati! Ma lascia stare queste cose, ma dedicati a te stesso, dedicati al tuo gusto, al tuo piacere. Non buttare via gli anni più belli della tua vita”. 

Certo! Chi fa questo discorso è perché è il primo che li ha buttati via. Chi fa questo discorso, è il primo povero, vero povero, che vuole impoverire gli altri.

Invece, un giovane deve essere infervorato, deve essere affascinato, richiamato, invogliato proprio a dedicare al Signore, alla Sua gloria, alle Sue opere, gli anni più belli della sua vita, quegli anni che sono ricchi di effervescenza, di forza — quando si è giovani si è forti — di energie, di fantasie, di voglia di essere di vivere, di creatività, di immaginazione. Tutto questo quando si è giovani lo si ha in mano e bisogna proprio usarlo per dedicarlo al Signore. Allora vedrete i giovani fiorire e, quando saranno più avanti negli anni, riguarderanno gli anni della loro gioventù, come volentieri si guarda un video di un avvenimento felice, felicissimo, passato; e lo guardi, lo riguardi, te lo rigusti e dici: “Mamma, Gesù! Che grazie! Cosa mi hai donato! Io neanche me ne rendevo conto e Tu, intanto, mi conducevi; neanche mi rendevo conto e Tu intanto eri il mio migliore amico. Gesù, quante cose belle abbiamo fatto insieme!”

E poi la Vergine Maria perché le anime dei giovani si riconducono al Sacro Cuore di Gesù, al Cuore Immacolato di Maria, e lì ecco… quando poi arriviamo al Cuore Immacolato di Maria, vabbè, lì è l’universo! Lì sono le galassie! Lì si possono raccontare libri, storie, storie infinite, meravigliose; con la Vergine Maria lo stupore è ad ogni passo, ogni passo che fai ti manca il fiato, è uno stupore unico. E quindi ti viene voglia, senza che nessuno lo dica, di vivere nel segreto, come i certosini, come i monaci; di più, come gli eremiti. Ti viene voglia perché senti proprio il desiderio, il bisogno, di stare con i con i tuoi amori, che sono il Cuore di Gesù e di Maria; senti dentro questa chiamata, questo continuo zampillare di questa voce che ti chiama, ti invita e ti seduce. 

Vedete dei giovani che, quando li guardate negli occhi, dite: “La speranza è accesa nel mondo, è accesa la speranza!”. È accesa negli occhi di questi ragazzi e di queste ragazze. Li guardi negli occhi e dici: “Che bello invecchiare con uno spettacolo così davanti a sé. Che bello addormentarsi con i nostri padri, con chi ci ha preceduto nella fede, sapendo che la fede continua nella vita di questi ragazzi”. Bello!

Gli adulti devono lasciare questa testimonianza. Cos’altro dobbiamo lasciare: i soldi? Cosa gli dobbiamo lasciare: le case, i campi? Ma cosa se ne fanno di case, campi e soldi? Quelle cose lì oggi vengono, domani non ci sono più. Dobbiamo lasciare un’eredità umana e spirituale ai nostri ragazzi, ai nostri giovani: questo dobbiamo lasciargli! La voglia di essere veri uomini, veri cristiani, fino in fondo, senza “se” e senza “ma”.

E quando questi ragazzi dicono: “Eh, ma vedi, rimango solo — perché c’è un po’ questa cosa — rimango solo, perché se vivo così allora gli altri mi abbandonano”… questo è il segreto! Questo è il segreto di cui parla Gesù. Cioè quello di dire: questo segreto è un’occasione, «perché il Padre tuo che vede nel segreto …», nel segreto di questa vita “secretata”, che viene resa segreta, ed è anche “segregata”, perché il “secretato” è anche un “segregato”, perché se non è segregato è difficile che sia poi secretato. È una cosa che deve essere tenuta segreta, deve essere messa da parte. Quindi abbiamo la nostra cassaforte, in casa, dove le cose segrete le mettiamo lì, vanno messe lì, sono fuori da tutto il resto. E il Signore Gesù ci mette nella cassaforte del Suo Cuore e la Vergine Maria anche. Quando diventiamo così belli e preziosi, i nostri “amori” ci mettono nella loro cassaforte; quindi, ci segregano e sperimentiamo questa distanza, questa separazione. Ma non è per sempre, sapete? È per un po’. Per un po’ sarà così. Poi, al momento opportuno, quando saremo ben formati, tac, la cassaforte si aprirà; e potremmo vederla anche come un’incubatrice, l’incubatrice si spegnerà e qualcuno dal cielo dirà: “Adesso basta! Adesso è il tempo che tutto ciò che tu hai vissuto nel segreto, imparato, e che ti ha formato — ossia la ricompensa del Padre, perché la ricompensa del Padre forma, struttura nel senso buono — adesso è il tempo che tu vada nel mondo a testimoniarlo, a testimoniare la bellezza di questo essere secretati e quindi segregati”.

Perché, alla fine, siamo troppo preziosi.

Benedicat vos omnipotens Deus, Pater, et Filius, et Spiritus Sanctus.
Amen
Dio ci benedica e la Vergine ci protegga.
Sia lodato Gesù Cristo sempre sia lodato.

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