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Le Passiflore Eucaristiche: Beata Alexandrina Maria da Costa parte 3

Le Passiflore Eucaristiche: Beata Alexandrina Maria da Costa

Meditazione

Pubblichiamo l’audio del ciclo di meditazioni dal titolo: “Le Passiflore Eucaristiche: Beata Alexandrina Maria da Costa, Serva di Dio Teresa Neumann, Beata Anna Caterina Emmerick, Venerabile Marta Robin” di giovedì 29 settembre 2022

Predicatore: p. Giorgio Maria Faré, OCD

Ascolta la registrazione:

Per motivi di intenso traffico non ci è possibile rendere disponibile l’ascolto dei file audio direttamente dal nostro sito. Se hai dubbi su come fare, vai alle istruzioni per l’ascolto delle registrazioni.

VANGELO (Gv 1, 47-51)

In quel tempo, Gesù, visto Natanaèle che gli veniva incontro, disse di lui: «Ecco davvero un Israelita in cui non c’è falsità». Natanaèle gli domandò: «Come mi conosci?». Gli rispose Gesù: «Prima che Filippo ti chiamasse, io ti ho visto quando eri sotto l’albero di fichi». Gli replicò Natanaèle: «Rabbì, tu sei il Figlio di Dio, tu sei il re d’Israele!». Gli rispose Gesù: «Perché ti ho detto che ti avevo visto sotto l’albero di fichi, tu credi? Vedrai cose più grandi di queste!».
Poi gli disse: «In verità, in verità io vi dico: vedrete il cielo aperto e gli angeli di Dio salire e scendere sopra il Figlio dell’uomo».

Testo della meditazione

Scarica il testo della meditazione

Le Passiflore Eucaristiche: Beata Alexandrina Maria da Costa parte 3

Sia lodato Gesù Cristo! Sempre sia lodato!

Eccoci giunti a giovedì 29 settembre 2022.

Oggi festeggiamo san Michele, san Gabriele e san Raffaele, i santi Arcangeli.

Abbiamo ascoltato il Vangelo della Santa Messa di oggi, tratto dal capitolo primo del Vangelo di san Giovanni, versetti 47-51.

Continuiamo la nostra lettura sulla vita della beata Alexandrina Maria da Costa e vediamo oggi Gesù che le annuncia che vivrà la Passione.

Il mattino del 2 ottobre 1938 Gesù mi disse che avrei sofferto tutta la sua santa Passione, dall’Orto al Calvario, senza giungere al «Consummatum est ». L’avrei sofferta il giorno 3 e poi tutti i venerdì dalle ore 12 alle 15; ma che la prima volta Egli sarebbe rimasto con me fino alle ore 18 per confidarmi le sue lamentele. Non mi rifiutai. Avvisai di tutto il mio direttore. Attendevo il giorno e l’ora, molto afflitta, perché né io né il mio direttore avevamo un’idea di quanto sarebbe accaduto. Nella notte dal 2 al 3 ottobre, se fu molto grande l’agonia dell’anima, fu grande anche la sofferenza del corpo: vomiti di sangue e dolori terribili. Vomitai per alcuni giorni consecutivi e per cinque giorni non inghiottii nulla. Con questa sofferenza sperimentai per la prima volta la Passione. Quale orrore io sentivo in me! Che paura e terrore! Era indicibile la mia afflizione”.

Dal venerdì 3 ottobre 1938 al 24 marzo 1942, durante gli anni bui della Seconda guerra mondiale, ossia per 182 volte, visse ogni venerdì le sofferenze della Passione. Alessandrina, superando in modo inspiegabile per i medici lo stato abituale di paralisi, scendeva dal letto e con movimenti e gesti accompagnati da angosciosi dolori, riproduceva i diversi momenti della Via Crucis, per tre ore e mezzo. Nella Autobiografia è descritto come la mistica rivivesse sul proprio corpo la Passione di Gesù Cristo, secondo la testimonianza di diversi presenti, quali sacerdoti, medici, laici, parenti.

Vediamo che cosa leggiamo nell’Autobiografia:

“L’agonia nell’Orto fu lunga e afflittiva. Si udivano i gemiti molto profondi e talora Alexandrina singhiozzava. Non parlo della flagellazione e della coronazione di spine! I colpi di flagello li prese in ginocchio. […] Ha le ginocchia in misero stato. Le battiture non si contarono: durarono molto a lungo […] La si vedeva svenire. Anche i colpi di canna sulla testa coronata di spine furono innumerevoli. Il sudore era tanto che i capelli erano impastati. […]. Vennero ad assistere il canonico Borlido e due persone; così pure il dottore Almiro de Vasconcelos e la sua sposa con la sorella Giuditta”.

In questi anni di atroci sofferenze sia fisiche che interiori si moltiplicarono le esperienze di astensione forzata dal bere e dal mangiare. Si legge in una lettera al direttore p. Pinho del 7 aprile 1939:

La mia sofferenza fu dolorosa per alcuni giorni. Continuarono i vomiti di sangue e una sete bruciante. Non c’era acqua capace di saziarmi. Non potendo bere, ho passato giorni e notti con acqua che scorreva per la bocca senza poterla inghiottire. Mi stancai ed erano stanche le persone che mi assistevano. Dopo che ne era passata tanta per la bocca supplicavo ancora: – Datemi acqua, molta acqua, botti di acqua! – Mi sembrava di ardere: nulla mi saziava. Sentivo odori orribili. Non volevo che le persone si avvicinassero a me: puzzavano come cani morti. Mi davano viole e profumi da odorare, ma allontanavo tutto: mi tormentava sempre lo stesso puzzo.

Nei giorni in cui potevo alimentarmi, sentivo cattivi gusti fino ad averne nausea: ogni cosa esalava odori ripugnanti. Quante cose avrei da dire se potessi descrivere quanto sento! Me ne manca il coraggio, perché costa molto ricordare queste cose…”.

C’è un disgusto profondo per tutto ciò che è materiale e di questo mondo: lei riesce a trovare sollievo, pace, gusto, sapore, nutrimento solo nutrendosi dell’Eucarestia.

Fra il 1938 e il 1939 ci furono diversi interventi della Santa Sede, anche tramite l’Arcivescovo di Braga, per studiare e verificare la vera natura delle esperienze dolorose vissute dalla giovane paralizzata.

La Beata subì diverse visite ed esami medici durante un primo viaggio ad Oporto (1938) organizzato da alcuni gesuiti incaricati del suo caso. Questo primo esame non riuscì a dar credito di come la Beata potesse temporaneamente sospendere la paralisi che l’affliggeva, ovvero solo per le ore della Passione.

Più volte medici, esperti e Sacerdoti incaricati parteciparono, nella casa della Beata, ai venerdì di Passione. Furono molte le conversioni fra gli studiosi atei e miscredenti che assistevano a quelle ore di calvario, ma furono anche molte le sofferenze che queste persone causarono alla Beata tramite i testi fisici e gli interrogatori, ma anche a causa dei resoconti, a volte calunniosi o di natura meramente scandalistica, che successivamente rendevano pubblici.

È grande, immensa, la missione ricevuta dalla Beata Alexandrina, vissuta nella conformazione a Gesù Crocefisso. A più riprese Gesù le chiede di riparare ai peccati degli uomini, Sacerdoti compresi:

(Lettera a p. Pinho, 22-4-1940): “Gesù incominciò a dirmi: – Il peccato tenta di frantumare ed annientare il mio divin Cuore! Che grande male è il peccato! Guarda i maltrattamenti che ricevo! Sai da chi? Da coloro da cui avevo diritto a tutto l’amore, da cui mi aspettavo tutto. Ripara se vuoi che si convertano. Lasciati immolare se vuoi che si salvino! Sei la loro vittima.”

E poi noi diciamo: “Va beh, la Confessione quando posso…”. Programmiamo tutto, nella nostra settimana, nei nostri mesi noi programmiamo tutto, persino per andare a farci mettere a posto le unghie dei piedi e i calli: persino dal callista bisogna prendere l’appuntamento… per non parlare se devo mettere le unghie nel fornetto, perché per quello l’appuntamento va di anno in anno! Dal parrucchiere, poi…

Non capisco perché io non possa programmare la mia Confessione e perché la debba lasciare al caso: se capita, quando capita, vedremo… ma come? Ma se hai preso l’appuntamento per le cose più impossibili, perché non puoi accordarti per andare a confessarti con una certa regolarità? Il peccato, come sentiamo dalle parole di Gesù alla beata Alexandrina, è una cosa seria, Gesù dice che è un grande male che “tenta di frantumare e annientare il mio Divin Cuore”. Capite? Gesù è morto a causa del peccato, e noi ce lo teniamo belli belli sulla coscienza… come è possibile? 

E noi ci dimentichiamo che ci dobbiamo confessare, però a noi non capita si dimenticarci di mangiare, oppure di dire: “Oh, mamma, questa sera sono andato a letto e mi sono dimenticato di cenare, anche di pranzare… se ci penso, oggi ho fatto solo colazione! Che sbadato! Va beh, recupererò domani!”.

Non capita a nessuno: le nostre bilance, i nostri esami del sangue, i nostri frigoriferi sono lì a testimoniare che non ci capita mai; i bar stracolmi sono lì a testimoniare che, cascasse il mondo, la brioche con il cappuccino e, magari, la sigaretta subito dopo non me li toglie nessuno; il caffè, magari più di uno, non me lo toglie nessuno. Sulle macchinette del caffè uno dovrebbe fare una tesi di Dottorato in antropologia: se io dovessi conseguire una Laurea o un Dottorato in antropologia, presenterei una tesi sulle macchinette del caffè presso le quali si realizza la casistica umana più incredibile: non c’è essere umano che non passi dalla macchinetta del caffè e lì avvengono molte cose…

In confessionale si ha fretta, non si ha tempo e, di solito lo si lascia in coda dopo aver fatto mille altre cose: va bene, ci sono cose importanti come le Gocciole a colazione, ma facciamo in fretta a comprarle e almeno subito dopo mettiamoci la Confessione!

C’è persino bisogno di prendere appuntamento dal veterinario per il mio gatto, il mio cane, il mio criceto e la mia tartaruga, non posso andarci quando voglio e mi devo organizzare… per la Confessione no, non è così: quando capita, se capita, quando posso, vediamo…non è una cosa che è dentro nella mia organizzazione, perché per noi il peccato non è un grande male e non lo leggiamo nei termini in cui lo legge Gesù.

 Lettera a p. Pinho, 17-7-1941 “Ecco, figlia mia, le tue sofferenze per i sacerdoti. Soffri per loro. Il dolore ripara. Gli ardori che ti bruciano sono gli ardori delle loro passioni. Mi sono servito dell’esame medico per farti soffrire per loro...”

Gesù dice che è il dolore che ripara, non la gioia. 

Il dolore ripara: e noi che cosa offriamo? Ecco che torna uno dei temi che spesso vi ricordo: impariamo a intenzionare le nostre giornate, sofferenze, preghiere. Mi metto in cucina per preparare da mangiare? Prima di iniziare, intenziono tutto: il mio lavoro per la mia famiglia; il preparare la pasta, il sugo, la bruschetta per questa intenzione: lo stirare, lo stendere i panni per quest’altra intenzione.

Ma non basta intenzionare una volta alla mattina tutto quello che si farà nella giornata? Sì, per Gesù basta. Ma non basta per me, che facilmente mi scordo e che ho bisogno di richiamare alla memoria l’intenzione; io ho bisogno di riflettere e pensare che l’atto che sto andando a compiere serve per una intenzione ben precisa. Io posso dare anche una intenzione generale a tutta la giornata, per esempio per riparare alle offese ai Cuori di Gesù e Maria secondo la preghiera insegnata dalla Madonna ai pastorelli di Fatima, però poi ci possono essere intenzioni più particolareggiate e circoscritte sempre legate a quella principale per cui dico: “So di una famiglia che si sta separando: offro questo particolare mio dolore per la sua rappacificazione”. Guardate che cambia tutto…

La Beata Alexandrina corrispondeva totalmente ai desideri di Gesù, condividendo con Lui l’offerta di sé come vittima in sacrificio di salvezza e riparazione, e il dolore immenso per l’irrimediabile dannazione delle anime:

Diario, 6-3-1942: 

“… Se io non vivo per salvare le anime, se le mie sofferenze non bastano per evitare loro l’inferno, oh! allora, mio Amore, prendimi con Te. Non si può vivere così. Mi resti almeno la speranza che la mia agonia consoli il tuo Cuore divino. Affrettati, Gesù, a soccorrermi. Fa’ che io sia ferma nei miei propositi. Poni sulle mie labbra un sorriso « ingannatore » sotto cui possa nascondere tutto il martirio della mia anima. È sufficiente che conosca Tu il mio soffrire.”

Questa vita per salvare la vita delle anime dall’inferno! Io non so se noi abbiamo questo ardore interiore, se noi lo viviamo! Altro che mettersi a pregare per le nostre quattro cose! Lei non dice. “Se io non vivo per salvare, aiutare mia madre, mio padre, mia sorella…”. No; è troppo poco! Lei soffre per tutte le anime, non per le quattro o cinque della sua famiglia! Il nostro orizzonte non può essere quello delle persone a noi vicine che certo sono importanti: non restringiamo la nostra vita di preghiera, offerta e sacrificio alle quattro mura domestiche, alle quattro cose che noi vediamo, alle quattro persone con cui noi viviamo! 

E impariamo a nascondere la sofferenza. È pesante avere davanti persone che si lamentano perché soffrono solo loro, sono incomprese solo loro, nessuno soffre più di loro, è incompreso o maltrattato più di loro…. Allora che cosa offri al Signore? Se tutti sanno i tuoi dolori, che cosa sa Gesù che gli altri non sanno? Che cosa hai offerto a Gesù che non hai ancora già svenduto a tutti?

Vediamo adesso una nuova sezione: La nuova forma di vita: inizio del digiuno e della Passione mistica.

“Il venerdì santo, 27-3-1942, Gesù mi disse: – Non temere, figlia mia; non sarai più crocifissa; la crocifissione che hai tu è delle più dolorose che la storia può registrare.”

A partire dal 27 marzo 1942 la Beata Alexandrina non sentirà più lo stimolo di alimentarsi e si nutrirà solo di Eucarestia.

Essere divorati, arsi vivi dalla fame e dalla sete, senza potersi cibare e nutrire… è una cosa da impazzire! Quando io predico, ho bisogno di bere perché, altrimenti comincio a tossire e non riesco più a parlare, perché la bocca si asciuga… ecco perché Gesù dice che questa pena è tra le più dolorose… Chi ha la fame di chi sta per morire di fame è capace di diventare cannibale, di mangiare le persone morte accanto a sé oppure di ucciderle… Ricordo i racconti dei miei nonni sulla fame in tempo di guerra… tremendo! C’è da pregare il Signore che non ci mandi la carestia! 

E la beata Alexandrina non poteva mangiare, voleva, ma non poteva portare alla bocca nulla, perché Qualcuno glielo impediva per una forma di riparazione e preparazione. Adesso Gesù le toglie lo stimolo di alimentarsi, la fame e la sete brucianti, e la inserisce in questa nuova forma di vita. 

 Infatti la Beata, oltre il particolare digiuno a cui è chiamata, non rivivrà più la Passione ogni venerdì ed esteriormente, ma ogni giorno ed interiormente, sopportando una profonda prostrazione per la responsabilità e il peso del peccato altrui, come in un Getzemani continuo.

Gesù le toglie la fame e la sete, le lascia da vivere interiormente la Passione ogni giorno.

“Dal 24 maggio, Solennità di Pentecoste, giorno in cui chiedevo allo Spirito Santo tutta la luce e tutto il fuoco del suo divino amore, amore santificante, lo stato della mia anima si è modificato… Il 25 maggio coloro che frequentavano la casa notarono una differenza in me, ma la differenza era solo la trasformazione della mia anima.”

Riportiamo alcuni esempi, tratti dal diario o dalle lettere al direttore, nei quali Alexandrina parlava del digiuno e della sete dei primi anni di questa durissima vocazione, e di come li considerasse offerta gradita al Cielo e “moneta preziosa” per fare incetta di anime nel grande “negozio” della riparazione e della sostituzione vicaria:

Tutti temi che oggi, purtroppo non si sentono praticamente più… se si chiede a un cristiano che cosa sia la ‘sostituzione vicaria’, gli vedi negli occhi la stessa espressione di quando mi interrogavano in matematica… 

Il Santo Curato d’Ars diceva che negli anni in cui aveva vissuto da solo ed era libero di fare tutti i digiuni che voleva – infatti si è quasi ucciso – Dio non gli aveva negato nulla perché grande è il potere del digiuno.

Allo stesso modo la beata Alexandrina dice che la sete e il digiuno che lei ha vissuto erano “moneta preziosa” per fare incetta di anime nel grande negozio della riparazione e della sostituzione vicaria.

“Non posso saziare i miei desideri e le nostalgie per i cibi della terra; sospiro e muoio bramando di andare a saziarmi coi cibi celesti…”

Dalla fame delle cose materiali si passerà alla fame delle cose celesti…

Lettera a p. Pinho, 22-8-1942

 “Continuo il digiuno e non posso neppure saziare con gusto la sete bruciante che mi consuma. Posso bere poche gocce e quasi senza sollievo. Non so spiegare le nostalgie che sento per il cibo. Sento il desiderio di portare tutto alla bocca; vorrei alimentarmi con cibi che mi piacciono e non posso. Grazie a Gesù la mia intelligenza è vivissima. Offro a Lui, per amore, il mio martirio e per dar luce a coloro che mi hanno privata, sulla terra, della luce e del conforto…”

Vedete: io riporto alcuni stralci che mostrano quanto in lei ci fosse il desiderio di cibarsi di bere e quanto questo digiuno e sete che sente siano moneta preziosa…

Lettera a p. Pinho, 7-11-1942

 “Padre mio, continua il mio digiuno; non ho fame, ma sento necessità e brame divoratrici di portare alla bocca tutto. Sapesse quanto mi costa questa sofferenza! Sia per Gesù e per le anime!…”

 “La lotta contro il maledetto si protrasse per molto tempo… Rimasi sfinita per tanto lottare… Il mattino seguente, alcune ore dopo la Comunione, nel vedere i miei a consumare cibi che mi piacevano sentii nostalgie quasi insopportabili di alimentarmi. Ma restai in silenzio offrendo a Gesù il sacrificio e le nostalgie per il cibo per coloro che hanno soltanto brame per il peccato e si alimentano di cose che offendono Gesù.”

Impariamo ad offrire qualche piccolo sacrificio in quest’ottica, con questa intenzione; impariamo a dire ‘no’ alla nostra gola – non dico al cibo necessario per nutrirci – ma a tutto ciò che ci fa male… impariamo a offrire sacrifici e dire ‘no’. Questo è molto importante: è inutile andare a predicare agli altri di fare sacrifici e passi enormi nella fede, di fare rinunce grandissime, di condividere nostre scelte, idee, intuizioni e poi essere noi i primi intemperanti! E si vede se siamo intemperanti; purtroppo questo si vede, nella grande maggioranza dei casi, e non dice di una grande e particolare spiritualità.

Lei sente tutto questo desiderio, eppure rinuncia per queste intenzioni!

Benedicat vos omnipotens Deus, Pater, et Filius, et Spiritus Sanctus.

Amen.

Dio ci benedica e la Vergine ci protegga.

Sia lodato Gesù Cristo sempre sia lodato.

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