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Le Passiflore Eucaristiche: Beata Alexandrina Maria da Costa parte 2

Le Passiflore Eucaristiche: Beata Alexandrina Maria da Costa

Meditazione

Pubblichiamo l’audio del ciclo di meditazioni dal titolo: “Le Passiflore Eucaristiche: Beata Alexandrina Maria da Costa, Serva di Dio Teresa Neumann, Beata Anna Caterina Emmerick, Venerabile Marta Robin” di mercoledì 28 settembre 2022

Predicatore: p. Giorgio Maria Faré, OCD

Ascolta la registrazione:

Per motivi di intenso traffico non ci è possibile rendere disponibile l’ascolto dei file audio direttamente dal nostro sito. Se hai dubbi su come fare, vai alle istruzioni per l’ascolto delle registrazioni.

VANGELO (Lc 9, 57-62)

In quel tempo, mentre camminavano per la strada, un tale disse a Gesù: «Ti seguirò dovunque tu vada». E Gesù gli rispose: «Le volpi hanno le loro tane e gli uccelli del cielo i loro nidi, ma il Figlio dell’uomo non ha dove posare il capo».
A un altro disse: «Seguimi». E costui rispose: «Signore, permettimi di andare prima a seppellire mio padre». Gli replicò: «Lascia che i morti seppelliscano i loro morti; tu invece va’ e annuncia il regno di Dio».
Un altro disse: «Ti seguirò, Signore; prima però lascia che io mi congedi da quelli di casa mia». Ma Gesù gli rispose: «Nessuno che mette mano all’aratro e poi si volge indietro è adatto per il regno di Dio».

Testo della meditazione

Scarica il testo della meditazione

Le Passiflore Eucaristiche: Beata Alexandrina Maria da Costa parte 2

Sia lodato Gesù Cristo! Sempre sia lodato!

Eccoci giunti a mercoledì 28 settembre 2022.

Abbiamo ascoltato il Vangelo della Santa Messa di oggi, tratto dal capitolo nono del Vangelo di san Luca, versetti 57-62.

Oggi ricordo che inizia la bellissima Novena di impetrazione alla Vergine Maria del Rosario di Pompei, scritta dal beato Bartolo Longo: consiglio vivamente la recita di questa Novena un po’ lunga che, tuttavia, merita tutta la nostra devozione perché sappiamo benissimo che il mese di ottobre e il mese di maggio sono i due mesi da sempre dedicati alla Vergine Maria. 

Dunque, con ottobre noi abbiamo l’ultimo grande mese Mariano con cui si chiude l’anno – anche agosto e settembre, non dimentichiamolo, hanno delle memorie, feste e solennità dedicate alla Vergine Maria; novembre, poi, è dedicato alla commemorazione dei defunti, ma è anche il mese d’inizio dell’Avvento che ci porterà a Natale a noi tanto caro.

Oggi continuiamo la meditazione sulle passiflore eucaristiche: stiamo affrontando la prima passiflora eucaristica, la beata Alexandrina Maria da Costa.

Nell’Autobiografia la Beata specifica a più riprese che la sua offerta di vittima per i Tabernacoli sia possibile solo per mezzo di Maria Santissima:

“Sulla copertina di un libretto scrissi nel maggio 1930:
– Mia cara Mamma del cielo, vieni ai tabernacoli del tuo e mio Gesù, presentagli Tu le mie preghiere e rendi valide le mie suppliche. O rifugio dei peccatori, di’ a Gesù che voglio essere santa. Digli inoltre che voglio molte sofferenze, ma che non mi lasci sola neppure un minuto.
Io devo soltanto umiliarmi, perché nulla sono, nulla posseggo, nulla valgo.
Digli che Lo amo molto, ma che Lo voglio amare assai di più. Voglio morire bruciata nell’amore tuo e di Gesù. Sì, digli molte cose di me, fagli tutte le mie richieste!
Confido, confido in Te! O Maria, dammi il cielo!”

Che parole! Che cuore! Che devozione, che vera pietà cristiana! Sarebbe bello che anche noi imparassimo ad avere una spiritualità così equilibrata, bella, vera… così cattolica. La Vergine Maria diventa la mediatrice.

E per tutta la vita la Beata rinnoverà la sua offerta:

14 anni dopo la sua prima immolazione ella scrive: “Mio Gesù, Ti amo, sono tutta tua, sono la tua vittima…”

Da allora cominciò la prima missione: essere come la lampada del Tabernacolo, intessendo dal suo talamo lodi e canti nonostante le sofferenze indicibili. Passava le sue notti come pellegrinando di Tabernacolo in Tabernacolo. In ogni Messa si offriva all’Eterno Padre come vittima per i peccatori, insieme a Gesù e secondo le Sue intenzioni.

Cresceva in lei sempre più l’amore alla sofferenza, a mano a mano che la vocazione di vittima si consolidava e maturava. Emise il Voto di fare sempre quello che fosse più perfetto.

Questo è il ‘voto del meglio’ di cui vi ho già parlato.

Fra le pagine più belle di tutta l’Autobiografia, c’è questa preghiera scritta dalla Beata:

È un po’ lunga, ma è bellissima perciò ve la leggo perché dobbiamo conoscerla e farla diventare, almeno ogni tanto, una nostra preghiera. Prima, però, vorrei tornare sull’immagine della ‘lampada del Tabernacolo’, sul cantare le lodi nonostante le sofferenze indicibili, sul passare le notti passando da un Tabernacolo all’altro: invece di stare alzati fino a mezzanotte a guardare la televisione o ascoltare alla radio la musica che a noi piace tanto, prendiamo esempio da lei che passava da Tabernacolo a Tabernacolo. Noi oggi potremmo chiederci: “Ieri quanti Tabernacoli io ho visitato spiritualmente lungo la mia giornata?”

Sentiamo questa bellissima preghiera intitolata

“Una trincea di amore a difesa dei tabernacoli”

O mio Gesù, io voglio che ogni mio dolore, ogni palpito del mio cuore, ogni mio respiro, ogni minuto secondo che trascorrerò, siano atti di amore per i tuoi tabernacoli.

Io voglio che ogni movimento dei miei piedi, mani, labbra, lingua, occhi, che ogni lacrima e sorriso, ogni allegria e tristezza, ogni tribolazione e distrazione, ogni contrarietà o dispiacere, siano atti di amore per i tuoi tabernacoli. Io voglio che ogni sillaba delle orazioni che reciterò o udirò recitare, ogni parola che pronuncerò o udirò pronunciare, che leggerò o udirò leggere, che scriverò o vedrò scrivere, che canterò o udirò cantare, siano atti di amore per i tuoi tabernacoli. Io voglio che ogni bacio che darò alle tue sante immagini, a quelle della tua e mia Madre, a quelle dei tuoi santi e sante, siano atti di amore per i tuoi tabernacoli. 

Questo ci fa capire come lei vivesse… e noi mettiamo il Crocifisso nei posti più impensabili: in cantina, in alto sopra gli scaffali…

O Gesù, io voglio che ogni goccia di pioggia che viene dal cielo alla terra, che tutta l’acqua del mondo offerta goccia a goccia, che tutta la rena del mare e tutto ciò che il mare contiene, siano atti di amore per i tuoi tabernacoli. O Gesù, io Ti offro le foglie degli alberi, tutti i frutti che possono avere, i fiori petalo per petalo, tutti i granelli di semente che sono nel mondo e tutto ciò che vi è nei giardini, nei campi, nelle valli e nei monti, come atti di amore per i tuoi tabernacoli.

O Gesù, Ti offro le penne degli uccelli e il loro canto, i peli e le voci di tutti gli animali, come atti di amore per i tuoi tabernacoli. O Gesù, Ti offro il giorno e la notte, il caldo e il freddo, il vento, la neve, la luna e i suoi raggi, il sole, l’oscurità, le stelle del firmamento, il mio dormire e il mio sognare, come atti di amore per i tuoi tabernacoli.

O Gesù, Ti offro tutto quanto vi è nel mondo, le grandezze, le ricchezze, i tesori, tutto quanto avviene in me, tutto quanto ho per abitudine di offrirti, tutto quanto si possa immaginare, come atti di amore per i tuoi tabernacoli. O Gesù, accetta il cielo e la terra, il mare, tutto ciò che contengono come se tutto fosse mio e io potessi disporne, come atti di amore per i tuoi tabernacoli”.

Riportiamo un commento a questa preghiera tratto da uno studio di teologia mistica che analizza il rapporto fra la Beata Alexandrina e Gesù, il volume si chiama: “La gloria dell’uomo dei dolori nel sorriso di Alexandrina” di Giacometti, Sessa, Signorile. Ed. Segno. Analizzeremo in seguito ampi estratti di questo testo. Ecco il commento:

Non ci stupisce il fatto che nello slancio di queste preghiere Alexandrina sperimentasse i primi fenomeni mistici: “Mentre facevo queste offerte al Signore, mi sentivo elevare…” — La sorella Deolinda riferì al secondo padre spirituale che Alexandrina veniva sollevata dal letto come una piuma rimanendo sospesa — “… e sentivo nel medesimo momento un calore rovente che pareva bruciarmi. (…) Mi sentivo abbracciata interiormente, cosa che mi stancava assai”. 

Don Umberto vede in questo un inizio del fidanzamento spirituale; scrivere e vivere queste parole non lasciano indifferente il Cuore di Gesù che è sensibilissimo, quindi, forse lei nemmeno se ne accorgeva, a un certo punto cominciava a sollevarsi dal letto per il fenomeno della levitazione.

La richiesta della Consacrazione del mondo al Cuore Immacolato di Maria.

Nel 1936, per ordine di Gesù, essa chiese al Santo Padre, per mezzo del padre Pinho, la consacrazione del mondo al Cuore Immacolato di Maria.

(Diario, 31-5-1942): “Mi pare che la determinazione del santo Padre di volere consacrare il mondo sia ciò che mi obbliga a vivere ancora sulla terra; triste esilio che non posso sopportare…”

Questa supplica fu più volte rinnovata fino al 1941, per cui la Santa Sede interrogò tre volte l’Arcivescovo di Braga su Alexandrina. Il 31 ottobre 1942 Pio XII consacrò il mondo al Cuore Immacolato di Maria con un messaggio trasmesso a Fatima in lingua portoghese. Questo atto lo rinnovò a Roma nella Basilica di San Pietro l’8 dicembre dello stesso anno.

Leggo il testo della beata Alexandrina:

“… Quando, per telegramma, ebbi notizia dell’avvenuta consacrazione del mondo alla cara Mammina, Gesù mi concesse rapidi momenti di consolazione. Colma di gioia non sapevo come ringraziare Gesù e Mammina. Con le mani verso il cielo esclamai: – Sia benedetto Gesù! Sia benedetta Mammina! Avevo l’impressione di voler introdurre io stessa il Santo Padre nei Cuori di Gesù e di Maria: che gioia! Improvvisamente provai una umiliazione molto grande: mi sentivo tanto disprezzata; e il leggero soffio di vita che mi resta incominciò ad essere un nulla che si sprofondava nella terra fino a scomparire. Ma anche in questo stato continuò il mio ringraziamento. Recitai il “Magnificat” e feci accendere una lampada in onore di Mammina”.

Prima esperienza di digiuno prolungato a causa della malattia (17 giorni)

“Verso la fine di aprile del 1937 ebbi una grande crisi fisica che mi portò sull’orlo della tomba: vomiti da non finire; non trattenevo nulla nello stomaco. I primi giorni rimasi in una profonda prostrazione. Non riconoscevo le persone. Non avevo né fame né sete. […] Da un anno ricevevo giornalmente la Comunione, mentre prima, con mio grande dispiacere, la ricevevo poche volte al mese. […] Quante volte entrò il parroco ed io ero in crisi di vomito! Ma, appena ricevuto Gesù, cessava la nausea e non ritornava se non dopo una mezz’ora dalla Comunione. Fu il motivo che indusse il parroco a non temere di darmi Gesù. La crisi durò parecchio tempo e per 17 giorni non potei inghiottire nulla: la mia medicina fu Gesù. Io dicevo: – Muoio di fame e di sete – perché dopo i primi giorni sentivo una sete bruciante e un grande bisogno di alimentarmi”.

Questo ci fa capire bene che non si tratta di anoressia quale malattia, quale patologia e disturbo alimentare: avrebbe voluto alimentarsi, bere, si sentiva morire di fame e di sete, ma non era possibile perché qualcosa d’altro, qualcun altro glielo impediva. Era quel ‘Qualcun Altro’ che voleva iniziare a educare la beata Alexandrina a quella che sarà l’esperienza più importante della sua vita: non mangiare e non bere nulla per ben tredici anni, gli ultimi tredici anni della sua vita! Questi primi diciassette giorno sono una preparazione: anche lei, come tutti, gradatamente capirà e comprenderà quello che Gesù vuole da lei.

Domani vedremo Gesù che le annuncia che vivrà la Sua Passione. Ho una bellissima foto della beata Alexandrina, magrissima, che, scesa dal letto, prega in ginocchio: vedremo che questo è un miracolo perché per lei scendere dal letto e mettersi in ginocchio sarebbe stato impossibile in quanto questa posizione è la più terribile per tutto il corpo, per la schiena, le spalle, il collo, le ginocchia e le caviglie…

Benedicat vos omnipotens Deus, Pater, et Filius, et Spiritus Sanctus.

Amen.

Dio ci benedica e la Vergine ci protegga.

Sia lodato Gesù Cristo sempre sia lodato.

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