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D. Bonhoeffer, Sequela. Parte 45

Falò sulla spiaggia

Meditazione

Pubblichiamo l’audio della meditazione: D. Bonhoeffer, Sequela. Parte 45
Giovedì 21 settembre 2023

Predicatore: p. Giorgio Maria Faré, OCD

Ascolta la registrazione:

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VANGELO (Mt 9, 9-13)

In quel tempo, mentre andava via, Gesù, vide un uomo, chiamato Matteo, seduto al banco delle imposte, e gli disse: «Seguimi». Ed egli si alzò e lo seguì.
Mentre sedeva a tavola nella casa, sopraggiunsero molti pubblicani e peccatori e se ne stavano a tavola con Gesù e con i suoi discepoli. Vedendo ciò, i farisei dicevano ai suoi discepoli: «Come mai il vostro maestro mangia insieme ai pubblicani e ai peccatori?».
Udito questo, disse: «Non sono i sani che hanno bisogno del medico, ma i malati. Andate a imparare che cosa vuol dire: “Misericordia io voglio e non sacrifici”. Io non sono venuto infatti a chiamare i giusti, ma i peccatori».

Testo della meditazione

Scarica il testo della meditazione in formato PDF

Sia lodato Gesù Cristo! Sempre sia lodato!

Eccoci giunti a giovedì 21 settembre 2023. Oggi festeggiamo San Matteo, apostolo ed evangelista. Quindi un augurio, un ricordo, una preghiera speciale per tutti coloro che si chiamano Matteo.

Abbiamo ascoltato il Vangelo della Santa Messa di oggi, tratto dal nono capitolo del Vangelo di San Matteo, versetti 9-13.

Andiamo avanti con la nostra lettura del libro di Bonhoeffer, Sequela.

Ieri abbiamo concluso così:

Condizione di questa giustizia migliore è la chiamata di Cristo, è Cristo stesso.

Prosegue oggi:

Così si può capire che Cristo parli di sé per la prima volta in questo passo del discorso della montagna. Tra la giustizia migliore e i discepoli, da cui egli la richiede, c’è lui stesso. Egli è venuto per compiere la legge dell’Antico Testamento. Questa è la premessa di tutto. Gesù fa conoscere la sua completa unità con la volontà di Dio nell’Antico Testamento, nella legge e nei profeti.

Attenti molto bene a questa frase che vi leggo adesso; scrive Bonhoeffer:

Egli non ha niente da aggiungere ai comandamenti di Dio; li osserva, e questa è l’unica cosa che aggiunge. Egli adempie la legge, questo dice di sé stesso. Per questo essa è vera. Egli l’adempie in ogni suo iota. Ma in questo adempimento «tutto è compiuto», tutto ciò che deve compiersi perché la legge sia adempiuta. Gesù farà ciò che la legge richiede, perciò dovrà patire la morte; egli solo infatti comprende la legge come legge di Dio, senza fare della legge in sé stessa un Dio; infatti, né la legge è Dio, né Dio stesso è la legge, come se la legge avesse preso il posto di Dio. Questo era stato il fraintendimento della legge da parte di Israele. La divinizzazione della legge e la riduzione legalistica di Dio è stato il peccato d’Israele. Viceversa, il misconoscimento della divinità della legge e la separazione di Dio da essa sarebbe stato il peccaminoso fraintendimento dei discepoli. In entrambi i casi Dio e la legge risultavano separati o identificati, il che ha sempre lo stesso esito. Se gli ebrei identificavano Dio con la legge, l’intento era di avere in proprio potere Dio insieme alla legge. Dio si era risolto nella legge e non era più il Signore della legge. Se i discepoli pensavano di poter separare Dio dalla sua legge, lo facevano per poter avere, grazie al possesso della salvezza, Dio in loro potere. In entrambi i casi si scambiava il dono con il donatore, si rinnegava Dio ricorrendo alla legge o alla promessa di salvezza.

Davanti ai due fraintendimenti Gesù pone nuovamente in vigore la legge come legge di Dio. Dio è il datore e Signore della legge, e solo nella comunione personale con Dio la legge è adempiuta. Non c’è adempimento della legge senza comunione con Dio, e non c’è alcuna comunione con Dio senza adempimento della legge. Il primo aspetto vale per gli ebrei, il secondo per il fraintendimento in cui rischiano di incorrere i discepoli.

Ci fermiamo e vediamo di rileggere e spiegare questo testo, che ascoltandolo per la prima volta forse può sembrare un po’ complesso, ma in realtà dice delle cose estremamente chiare, perché vere. Bisogna solo seguire con calma il ragionamento.

Dunque, la premessa di tutto — dice Bonhoeffer — è che Gesù è venuto a compiere la legge dell’Antico Testamento. Questa è la premessa e quindi non dobbiamo mai dimenticare questa premessa. Quando leggiamo il Vangelo, dobbiamo sempre avere in mente che Gesù porta a compimento la legge dell’Antico Testamento; non la cambia, non la rinnega, non la misconosce: la compie. Non dimentichiamolo mai: Gesù compie la legge dell’Antico Testamento. 

Poi Bonhoeffer ci dice che Gesù fa conoscere la sua completa unità con la volontà di Dio nell’Antico Testamento, nella legge e nei profeti. Quindi, quando sentiamo qualcuno che tenta di separare l’Antico Testamento dal Nuovo Testamento contrapponendo un volto di Dio — non so, diciamo così — “negativo” nell’Antico Testamento a un volto di Dio “positivo” nel nuovo Testamento, questa persona — poverina, non è sicuramente colpa sua — sta fraintendendo alla radice tutta la Scrittura. Chiaro, no? Chi contrappone i due volti, chi riconosce che ci sono due volti, quasi fossero due Dio diversi, non ha capito nulla della Scrittura. Perché Gesù mostra una completa, totale unità — e non potrebbe essere diversamente — con la volontà di Dio dell’Antico Testamento. E infatti Dio è uno solo. Non c’è un Dio prima e un Dio dopo, non c’è un Dio veterotestamentario e un Dio nuovo, del Nuovo Testamento: è sempre lo stesso medesimo Dio. Chi vede contrapposizione, chi vede alterità, chi vede inconciliabilità… nulla, non bisogna arrabbiarsi e fare polemica. Poverino, succede, nella vita accade che delle persone fraintendano radicalmente una realtà. Accade. E allora bisogna avere tanta compassione, bisogna pregare per queste persone e bisogna sperare che, magari attraverso uno studio più rigoroso, più attento, più esigente, più approfondito, riescano a vedere il fraintendimento nel quale sono caduti e riescano a correggerlo, e a rimettere le cose al loro posto. Completa unità.

Ora attenti bene a questa frase, ve l’ho già detto prima, ve lo ripeto ancora, attenti bene:

Egli non ha niente da aggiungere ai comandamenti di Dio; li osserva, e questa è l’unica cosa che aggiunge.

Credo che nessuno di noi non solo abbia mai pensato questo, ma credo e temo — spero di sbagliarmi, lo spero caldamente — che nessuno di noi abbia mai sentito dire questo concetto, questa riflessione, purtroppo: Gesù non solo non cambia nulla — quindi lui compie — ma lui non aggiunge nulla ai dieci comandamenti. Gesù, il figlio di Dio, Dio, non aggiunge niente ai comandamenti di Dio, se non una cosa; una cosa sola aggiunge. Questa è la grande novità “rivoluzionaria” di Gesù. Forse queste virgolette le possiamo anche togliere, ma comunque mettiamole pure. Una sola cosa aggiunge ed è una vera rivoluzione copernicana. Gesù ai dieci comandamenti aggiunge questo: che lui li osserva.

“Lui — scrive Bonhoeffer — adempie la legge. Questa è la novità. Questa è l’aggiunta che lui fa ai dieci comandamenti”. Fine. E allora noi, che siamo i suoi discepoli, dovremmo forse fare qualcosa di diverso? Non credo; come suoi discepoli penso che dobbiamo osservare i comandamenti di Dio senza aggiungere, senza togliere, senza modificare nulla, perché così ha fatto il nostro maestro.

“Che rapporto hai tu con i dieci comandamenti?” — “Uno solo: li osservo; fine. Senza se e senza ma.” — “E perché lo fai? Perché sei un fariseo, legalista, attaccato all’osservanza?” — “No, guarda, fermati subito: non sprecare energie preziose dicendo parole inutili. Lo faccio perché l’ha fatto Gesù. Questo mi basta. L’ha fatto Gesù, lo faccio anch’io. Non ho bisogno di altre motivazioni, perché la mia motivazione è Gesù; in tutto quello che faccio, in tutto quello che penso e in tutto quello che dico, voglio che la mia motivazione sia solo Gesù”.

Basta. Vedete? Il problema è risolto. Anzi, non si pone neanche, è un problema risolto ancora prima di essere problema: non c’è. Noi abbiamo i dieci comandamenti e i dieci comandamenti li osserviamo, fine, perché così ha fatto Gesù. Questa è la grande aggiunta di Gesù, questa è la grande novità di Gesù e noi, che siamo persone amanti della novità, dell’aria fresca, amanti della primavera, noi per questo osserviamo i dieci comandamenti, perché questa è l’unica, vera, grande, incredibile rivoluzione che Gesù ha fatto circa i dieci comandamenti: li ha osservati. E basta. Ecco, tutto qui.

Vedete com’è facile? Vedete come Bonhoeffer ci aiuta a comprendere nel modo più semplice possibile le cose? E Gesù adempie la legge in ogni iota, non osserva una cosa e non l’altra, non dice: “Mah, a me piace il secondo comandamento, però il settimo non tanto”. No! Non dice: “Si, sul terzo è così, però è anche cosà, si è così, però lo si può capire anche in un altro modo. Sì, il quarto è un comandamento importante, però forse magari…”. No. Così è scritto, così osserva. Perché si fida, si fida di Dio, e vuole insegnare a noi a fidarci di Dio, del Padre Suo. E quindi: questa è la legge di Dio, scritta col dito di Dio, basta; noi la osserviamo perché ci fidiamo. Che altro serve? Non è forse questo avere fede?

Ecco, interessante questo altro affondo che fa Bonhoeffer:

egli solo infatti comprende la legge come legge di Dio, senza fare della legge in sé stessa un Dio;

La legge non è Dio. La legge è di Dio. Le tavole della pietra che portano i dieci comandamenti non sono Dio: sono tavole di pietra che portano la Scrittura di Dio, che portano la legge di Dio. Questa è la penna del signor Rossi, ma il signor Rossi non è questa penna. Chiaro: la penna è la penna, il signor Rossi è il signor Rossi. Però questa penna è del signor Rossi. Quindi, la legge lui la comprende, la osserva come legge di Dio, ma non fa della legge un Dio, quindi: la legge non prende il posto di Dio. Dio è Dio, la legge è la legge, anche se è la legge di Dio. Perché Bonhoeffer fa questa precisazione? Perché questo fu proprio il fraintendimento del popolo d’Israele. Il popolo di Israele operò proprio questa confusione: da “la legge di Dio” a “la legge è Dio”. E quindi abbiamo avuto una divinizzazione della legge da una parte, dall’altra abbiamo avuto una riduzione legalistica di Dio. Quindi, da una parte la legge diventa Dio, e dall’altra Dio viene ridotto alla legge. “E questo — scrive Bonhoeffer — è il peccato di Israele”. Perché vuol dire proprio aver frainteso, non aver capito.

Però c’è anche un altro fraintendimento, che non riguarda il popolo d’Israele, ma riguarda i discepoli ed è il misconoscimento della divinità della legge. La legge non è Dio, ma è di Dio, quindi ha una sua divinità, ha una sua sacralità. Il fraintendimento dei discepoli è il misconoscimento della divinità della legge e la separazione di Dio dalla legge. Non viene riconosciuto il carattere sacro della legge e viene separato Dio dalla legge.

Tutti e due i fraintendimenti: la separazione tra Dio e la legge (che è l’errore dei discepoli) o la loro identificazione (l’errore del popolo di Israele) hanno lo stesso esito. Per il popolo d’Israele, che identificava Dio con la legge, abbiamo l’intento di avere in mano, in proprio potere, Dio insieme alla legge. Perché se Dio è la legge e se la legge è Dio, nel momento in cui io ho in mano la legge, ho in mano Dio. Questo è l’esito del primo fraintendimento, quello del popolo di Israele. In questo modo, cosa succede? Che Dio è risolto nella legge; ma se Dio è risolto nella legge, allora non è più il Signore della legge; ricordate quando Gesù dice: “Io sono Iddio, il Signore del sabato”? È fondamentale che non si cada in questa identificazione, perché sennò si risolve Dio nella legge e Dio non è più Signore della legge. Dall’altra parte — secondo fraintendimento, quello dei discepoli — separando Dio dalla sua legge, cosa facevano? I discepoli dicono: “Separiamo Dio dalla legge”. In questa maniera, grazie al possesso della salvezza, Dio è in loro potere, ancora.

Vedete, alla fine tutti e due, per due percorsi contrapposti — identificazione e separazione — arrivano allo stesso esito: l’illusione di poter avere Dio in mano. “In entrambi i casi — scrive Bonhoeffer giustamente — si scambiava il dono con il donatore. Si rinnegava Dio ricorrendo alla legge — primo caso — oppure ricorrendo alla promessa di salvezza”. 

Che cosa fa Gesù davanti ai due fraintendimenti che abbiamo appena spiegato? Gesù li colpisce al cuore entrambi, li risolve entrambi con un colpo solo da maestro; certo, fa strike, proprio un colpo secco. Gesù cosa fa? Pone nuovamente in vigore la legge come legge di Dio, e quindi… Punto! Annienta i due fraintendimenti. La legge viene rimessa in vigore (e questo corregge il secondo fraintendimento) ma come legge di Dio, non come legge uguale a Dio (e questo corregge il primo fraintendimento). In un colpo solo, corregge due errori. 

A me sembra che sia molto chiaro, il percorso che fa Bonhoeffer, assolutamente. Quindi Dio è il datore della legge ed è anche il Signore della legge, tutti e due.

Quindi solo nella comunione personale con Dio la legge è adempiuta. E questa comunione personale con Dio è fondamentale. Sia perché non c’è adempimento della legge senza questa comunione, sia perché non c’è alcuna comunione con Dio senza adempimento della legge. Vedete? Gesù ha perfettamente risolto i due fraintendimenti e ha legato insieme le due posizioni.

Mi fermo qui, oggi è stata una meditazione intensa, però credo che faccia a tutti molto bene, per cui, a sintesi di tutto, a noi che cosa tocca concretamente: prendere i dieci comandamenti e osservarli, con tanta semplicità e fiducia.

Benedicat vos omnipotens Deus, Pater, et Filius, et Spiritus Sanctus.
Amen
Dio ci benedica e la Vergine ci protegga.
Sia lodato Gesù Cristo sempre sia lodato.

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