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“Pensate che io sia venuto a portare pace sulla terra?”

laSpada

Omelia sulle letture di giovedì 22 ottobre 2015

Pubblichiamo l’audio di un’omelia sulle letture del giorno.

Predicatore: p. Giorgio Maria Faré, OCD

Ascolta la registrazione:

Per motivi di intenso traffico non ci è possibile rendere disponibile l’ascolto dei file audio direttamente dal nostro sito. Se hai dubbi su come fare, vai alle istruzioni per l’ascolto delle registrazioni.

[vc_cta h2=”Film: Enrico V” shape=”square” style=”flat” add_button=”bottom” btn_title=”Vai alla scheda del film” btn_style=”flat” btn_color=”orange” btn_link=”url:http%3A%2F%2Fwww.veritatemincaritate.com%2F2015%2F10%2Fenrico-v%2F|title:Vai%20alla%20scheda%20del%20film|”]L’integerrimo re Enrico V affronta gli avversari francesi con un drappello di uomini animati dalla fede in Dio.[/vc_cta]

Testo della meditazione

Scarica il testo della meditazione

“Pensate che io sia venuto a portare pace sulla terra?”

Sia lodato Gesù Cristo! Sempre sia lodato!

In questo capitolo XII del Vangelo di San Luca, ancora una volta, il Signore Gesù ci stupisce e ci lascia senza parole, perché, ancora una volta, fa vedere il vero volto di Dio e che cosa vuol dire essere dei Cristiani, cioè di Cristo.

Non è, nella maniera più assoluta, quella melassa buonista, che noi siamo abituati invece a vivere e a dire agli altri.

La divisione non è solo opera del demonio, o meglio, è solo ad opera del demonio, a causa del fatto che il demonio non accetta Gesù Cristo, quindi, tutti coloro che appartengono al demonio, con la loro vita, le loro idee, le loro scelte empie, fanno guerra ai figli della luce.

Quindi, «La divisione io la vengo a portare», dice Gesù, «non nel senso che io la voglio», non nel senso che Gesù vuole dividere, ma nel senso che, essendo Gesù secondo il gusto e il disegno del Padre e i Cristiani veri secondo il Cuore di Cristo, questa luce, le tenebre la respingono, la combattono, non la vogliono, ed è per questo che Gesù dice: «Io non sono venuto a portare la pace».

Il fuoco di cui parla Gesù è il fuoco della carità.

Lui vorrebbe vedere questo fuoco della carità, dello zelo per il Signore, della santità, lo vorrebbe vedere acceso, ardere in ciascun cuore!

Lui è il fuoco e vorrebbe vedere che questo fuoco, che porta nel Cuore, è acceso in tutti i cuori!

Purtroppo non è così; lo dice il Prologo di San Giovanni, che non è così, quando dice che le tenebre non hanno accolto la luce, le tenebre non hanno compreso la luce, le tenebre hanno rifiutato la luce.

Noi siamo tenebra tutte le volte che non accogliamo veramente il Signore e il Suo Vangelo.

Si fa in fretta a diventare tenebra.

Non bisogna mica ammazzare qualcuno per diventare tenebra, è sufficiente spegnere la luce della grazia che vive dentro di noi.

È facile, si fa in fretta a diventare tenebra!

Allora il Signore dice: «Vi avviso che la divisione è connaturale all’essere Cristiano, il Cristiano non può andare d’accordo con tutti, il Cristiano non può andare d’accordo col mondo!»

Lo diceva già anche Origene, lo diceva la lettera a Diogneto… il Cristiano non può, per la sua identità, pena, tradire la sua identità cristiana.

Il Cristiano è uno scomodo, il Cristiano dà fastidio, il Cristiano inquieta, il Cristiano è un rompiscatole, perché non gli va mai bene niente!

Certo, perché è sempre alla ricerca della perfezione alla quale Dio lo chiama.

Il Cristiano non accetta il compromesso, il Cristiano non è ricattabile col consenso, il Cristiano non gira la testa dall’altra parte per non vedere, per non sentire, per non parlare, come fanno le scimmie.

Lo diceva già Kierkegaard, quando chiamava la massa indistinta degli uomini il mucchio delle scimmie, l’esercito delle scimmie, che scimmiottano Dio, che non hanno la loro identità, che si comportano come le scimmie, come il diavolo.

A nessuno di noi piacerebbe sentirsi dire: «Tu sei una scimmia!», benché dicano che noi veniamo dalle scimmie, ma per piacere…

Noi veniamo dalle scimmie? Chi di noi viene da una bestia?

Sono cose pazzesche!

«Noi veniamo dalle scimmie…»

Quando mi dicono così, io dico: «Aspetta che mi giro a cercare la coda»; visto che vengo dalle scimmie, devo cercarmi la coda, perché magari ho ancora un po’ di coda che mi esce…

Che stupidaggini!

Come se noi venissimo da un brodo indistinto originario nel quale è esplosa la pozione magica… noi veniamo da Dio Creatore! Punto. Non dalle scimmie!

Siccome non sappiamo spiegarlo, allora dobbiamo trovare una soluzione assurda!

Queste cose sono scritte nei libri di testo che i nostri figli e i nostri nipoti studiano a scuola…

Noi veniamo dalle scimmie… scempiaggine!

Noi veniamo da Dio, non dalle scimmie!

Se tu dici di voler essere di Cristo, in tutto… non vai bene, non vai bene, e sperimenti questa solitudine…

Queste Parole di Gesù sono pesantissime, perché toccano, notate bene, i rapporti primari; non toccano semplicemente il lavoro, ma toccano il rapporto gravissimo e serissimo dei genitori con i figli, che è il primo rapporto dell’uomo, sul quale, tra l’altro, grava il Comandamento di Dio, il IV: “Onora tuo padre è tua madre”.

Quindi uno dice: «Io cosa devo fare?»

Cosa devi fare è molto semplice: Dio sta al primo posto!

Tutte le volte che ti si chiede qualcosa che va contro Dio, chiunque sia a chiedertelo, non bisogna ubbidire.

Portiamo rispetto, per l’amor del cielo, questo sempre a tutti e comunque, ma non posso obbedire a chi mi comanda qualcosa, mi chiede qualcosa, che va contro la Legge del Signore!

Ecco perché diventiamo uno contro l’altro, ecco perché dice: “Tre contro due e due contro tre… padre contro figlio e figlio contro padre”, certo, perché, se uno dei due o dei tre non è secondo il gusto di Cristo, vengono fuori pasticci, vengono fuori le divisioni, perché uno la dice in un modo e uno la dice in un altro.

Allora bisogna tornare all’origine!

Per sapere chi la dice giusta, chi è dalla parte della luce, bisogna tornare all’origine!

Tornare all’origine cosa vuol dire?

Vuol dire tornare al Vangelo, vuol dire tornare al Magistero, vuol dire tornare alla Tradizione, vuol dire tornare ai Santi.

In questo modo io so dove sta la luce e, se devo essere diviso, sarò diviso.

Questo lo scrive anche San Paolo, infatti in una delle sue lettere scrive: “È necessario che ci siano divisioni fra di voi, perché si sappia chi è di Dio e chi non lo è”.

Quindi noi non siamo la progenie dei figli dei fiori, non andiamo in giro con le margherite dietro l’orecchio o nei capelli, inneggiando al Dio della vita o, come in questi ultimi tempi, inneggiando alla madre terra… no!

Io, di madre, ne ho una in terra e Una in cielo, la terra non è madre di nessuno!

Non entriamo in questa idolatria della madre terra… avete mai letto nei Santi parlare della madre terra? Si parla nella Scrittura della madre terra?

La madre terra?

Io non sono mica stato generato come un fungo porcino, io vengo da Dio, dalla mia mamma, e la Madre di tutta la Chiesa è la Madonna, fine.  E ne abbiamo già in avanzo.

Tutto diventa madre e padre adesso!

Noi dobbiamo sempre tornare indietro e chiederci: «Ma questa roba che dicono è vera o falsa?»

Allora dobbiamo chiedere allo Spirito Santo la grazia del coraggio, abbiamo bisogno di tanto coraggio, il coraggio di saper andare contro, di saper stare contro, di saperci non piegare.

Nella storia antica, vi consiglio di andare a leggere, se avete un po’ di tempo, la storia della battaglia che avvenne alle Termopili, al tempo dei Greci, tra gli Spartani e Re Serse, che era Imperatore dei Persiani. Lì avvenne una battaglia tremenda: trecento uomini, più o meno, combatterono alle Termopili, per impedire alla avanzata persiana di entrare, fare disastri e distruggere la Grecia.

Questo manipolo di persone era condotto da un Re spartano, che si chiamava Leonida; Serse, fondamentalmente, non chiede chissà che cosa a questo Re, chiede una cosa sola, di mettersi in ginocchio davanti a lui, di riconoscere il suo essere Dio, e questo Re spartano, che non era assolutamente Cristiano ovviamente, si rifiuta.

Lui dice: «Io in ginocchio non mi metto, sono disposto a morire ma non mi metto in ginocchio, non posso distruggere la mia identità, meglio morire», infatti moriranno, tutti.

Tutti questi Spartani moriranno, perché alla fine vengono traditi (c’è sempre un Giuda nella Storia), vengono traditi dall’infingardo Efialte, questo essere orrendo, che invece si prostra davanti al Re Serse e li tradisce, perché fa vedere la “Via delle capre”, così chiamata, che ha portato l’esercito persiano sopra le Termopili e da lì ha potuto attaccarli e ucciderli.

Fa niente, il Re di Sparta Leonida, con i suoi uomini, muore da eroe.

Meglio morire da eroi, meglio morire da Cristiani, meglio morire fedeli a Cristo, che vivere una vita di tradimento.

La stessa cosa successe quando ci fu la guerra tra Enrico V e la Francia, stessa cosa.

Questo manipolo piccolissimo, però, era completamente affidato a Dio e alla Sua Giustizia, infatti hanno vinto. Il contestabile di Francia se ne torna scornato a casa, anzi muore in battaglia nel giorno di San Crispino e San Crispiniano.

Famosissima questa grande battaglia che avvenne nel giorno di San Crispino e San Crispiniano, proprio contro coloro che erano arroganti, e il Signore ha reso giustizia.

E avanti! La Storia è piena di queste persone che si sono rifiutate di tradire la loro identità!

Per questo abbiamo bisogno di coraggio, tutti i giorni, nel lavoro, in casa, con gli amici, coi parenti, con tutti.

Restiamo soli?

San Giovanni Bosco al diavolo, che gli diceva: «Resterai solo!», rispose: «Io non resterò mai solo, perché con me ci sono Gesù, la Madonna, gli Angeli e i Santi».

È difficile, è un martirio, è vero, ma questa vita finirà!

Vivremo cento anni?

Ma cosa volete che siano cento anni confronto all’eternità!

Meglio vivere cento anni di martirio e l’eternità intera vicino al Signore, che vivere cento anni in ginocchio e poi perdere anche Dio.

Chiediamo al Signore questa grazia, questo zelo per il Signore, questa rinuncia del compromesso, questo uscire dal grigiume, dalla mediocrità, dalla tiepidezza, dall’essere Ponzio Pilato, dalla falsità, dall’ipocrisia.

Chiediamo al Signore la grazia di poter perdere tutto, addirittura la vita, per la Sua causa e quella del Vangelo!

Sia lodato Gesù Cristo!

Sempre sia Lodato!

 

Letture del giorno

Prima lettura

Rm 6,19-23 – Ora, liberati dal peccato, siete stati fatti servi di Dio.

Fratelli, parlo un linguaggio umano a causa della vostra debolezza. Come infatti avete messo le vostre membra a servizio dell’impurità e dell’iniquità, per l’iniquità, così ora mettete le vostre membra a servizio della giustizia, per la santificazione.
Quando infatti eravate schiavi del peccato, eravate liberi nei riguardi della giustizia. Ma quale frutto raccoglievate allora da cose di cui ora vi vergognate? Il loro traguardo infatti è la morte.
Ora invece, liberati dal peccato e fatti servi di Dio, raccogliete il frutto per la vostra santificazione e come traguardo avete la vita eterna. Perché il salario del peccato è la morte; ma il dono di Dio è la vita eterna in Cristo Gesù, nostro Signore.

Salmo responsoriale

Sal 1

Beato l’uomo che confida nel Signore.

Beato l’uomo che non entra nel consiglio dei malvagi,
non resta nella via dei peccatori
e non siede in compagnia degli arroganti,
ma nella legge del Signore trova la sua gioia,
la sua legge medita giorno e notte.

È come albero piantato lungo corsi d’acqua,
che dà frutto a suo tempo:
le sue foglie non appassiscono
e tutto quello che fa, riesce bene.

Non così, non così i malvagi,
ma come pula che il vento disperde;
poiché il Signore veglia sul cammino dei giusti,
mentre la via dei malvagi va in rovina.

Canto al Vangelo

(Fil 3,8)
Alleluia, alleluia.
Tutto ho lasciato perdere e considero spazzatura,
per guadagnare Cristo ed essere trovato in lui.
Alleluia.

Vangelo

Lc 12,49-53 – Non sono venuto a portare pace sulla terra, ma divisione.

In quel tempo, Gesù disse ai suoi discepoli:
«Sono venuto a gettare fuoco sulla terra, e quanto vorrei che fosse già acceso! Ho un battesimo nel quale sarò battezzato, e come sono angosciato finché non sia compiuto!
Pensate che io sia venuto a portare pace sulla terra? No, io vi dico, ma divisione. D’ora innanzi, se in una famiglia vi sono cinque persone, saranno divisi tre contro due e due contro tre; si divideranno padre contro figlio e figlio contro padre, madre contro figlia e figlia contro madre, suocera contro nuora e nuora contro suocera».

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