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La scala di S. Paolo – L’abbandono dei Tabernacoli accompagnati, S. Manuel González pt.20

L’abbandono dei Tabernacoli accompagnati - San Manuel Gonzales Garcia

Meditazione

Pubblichiamo l’audio della meditazione: La scala di S. Paolo – L’abbandono dei Tabernacoli accompagnati, S. Manuel González pt.20
Martedì 9 aprile 2024

Predicatore: p. Giorgio Maria Faré, OCD

Ascolta la registrazione:

Per motivi di intenso traffico non ci è possibile rendere disponibile l’ascolto dei file audio direttamente dal nostro sito. Se hai dubbi su come fare, vai alle istruzioni per l’ascolto delle registrazioni.

VANGELO (Gv 3, 7-15)

In quel tempo, Gesù disse a Nicodèmo: «Non meravigliarti se ti ho detto: dovete nascere dall’alto. Il vento soffia dove vuole e ne senti la voce, ma non sai da dove viene né dove va: così è chiunque è nato dallo Spirito».
Gli replicò Nicodèmo: «Come può accadere questo?». Gli rispose Gesù: «Tu sei maestro di Israele e non conosci queste cose? In verità, in verità io ti dico: noi parliamo di ciò che sappiamo e testimoniamo ciò che abbiamo veduto; ma voi non accogliete la nostra testimonianza. Se vi ho parlato di cose della terra e non credete, come crederete se vi parlerò di cose del cielo? Nessuno è mai salito al cielo, se non colui che è disceso dal cielo, il Figlio dell’uomo. E come Mosè innalzò il serpente nel deserto, così bisogna che sia innalzato il Figlio dell’uomo, perché chiunque crede in lui abbia la vita eterna».

Testo della meditazione

Scarica il testo della meditazione in formato PDF

Sia lodato Gesù Cristo! Sempre sia lodato!

Eccoci giunti a martedì 9 aprile 2024. 

Abbiamo ascoltato il Vangelo della Santa Messa di oggi, tratto dal terzo capitolo del Vangelo di san Giovanni, versetti 7-15.

Continuiamo la nostra lettura e meditazione del testo di san Manuel González, la trascrizione di questa conferenza; scrive:

Come?

Collegando alle Opere Sociali gli interessi terreni con quelli delle anime. Facendo questo in modo attivo e in modo passivo, unendo il benefico o l’interesse temporale che pone rimedio alle necessità e asciuga lacrime, con la parola affettuosa, con il consiglio amichevole, con l’osservazione opportuna, le quali provenendo dal cuore pieno di Cristo, lo faccia nascere o risuscitare nelle povere anime, che non vivono la sua vita, e facendo tutto questo in modo che il popolo possa percorrere la scala con la quale S. Paolo tracciava il grande piano della economia cristiana di tutti i secoli: “Tutte le cose sono vostre”, bisogna dare o restituire al popolo ciò che è suo, ciò che Dio gli ha dato; “voi siete di Cristo”, perché usando bene di queste cose si vada a Cristo; “ e Cristo di Dio”, perché per Cristo e con Cristo dia a Dio la gloria e l’onore, fine e felicità suprema di tutto l’uomo e di tutta la società. Ecco qui il vero termine del viaggio.

Vediamo di commentare. 

Rispetto a tutto quello che abbiamo visto ieri e anche nei giorni precedenti S. Manuel chiede: “Come fare?” e risponde: «Collegando alle Opere Sociali gli interessi terreni con quelli delle anime». Le due realtà vanno tenute insieme: dare da mangiare il pane col quale nutrire il corpo e dare da mangiare il pane celeste, il pane soprasostanziale, che è l’Eucarestia, col quale nutrire l’anima. 

Qui sta facendo lo stesso discorso: tutto ciò che di sociale siamo chiamati a fare, cioè servire il popolo di Dio socialmente, deve essere unito con tutto quello che noi facciamo per il bene delle loro anime. Quindi, tutto ciò che noi facciamo — facendo l’interesse temporale, asciugando le lacrime, la parola affettuosa, il consiglio amichevole, l’osservazione opportuna — tutte queste cose, dice san Manuel: da dove devono provenire? Tutto il bene che tu fai, da dove deve provenire? Deve provenire dal Cuore pieno di Gesù: «provenendo dal cuore pieno di Cristo». In questo modo tu lo farai nascere o resuscitare nelle povere anime, che di fatto non vivono la sua vita.

Quindi: collega gli interessi terreni con gli interessi spirituali, insieme; poi, tutto quello che tu fai per le persone — qualunque servizio: gli vai a comprare il pane, gli dici una parola buona, gli asciughi una lacrima, gli tieni la mano mentre soffre, gli dai un consiglio — tutto deve provenire dal tuo cuore pieno di Gesù; in questo modo, farai nascere in lui o in lei, o farai resuscitare in lui o in lei, Gesù; anche l’altra persona, come te, si innamorerà di Gesù. 

Ricordate quando diceva che le persone vanno cristianizzate, oggi forse più che mai, e anche tutto ciò che li circonda, cioè tutto va portato in Cristo? In questo modo, “il popolo potrà percorrere la scala con la quale San Paolo tracciava il grande piano dell’economia cristiana di tutti i secoli”. Sono tre gradini.

«Tutte le cose sono vostre», cioè: dare al popolo ciò che è suo. E quindi lui cosa fa? Gli dà l’istruzione, gli dà il lavoro, gli dà il pane — ricordate la panetteria che aveva messo in piedi — cerca di dargli ciò che ognuno di noi dovrebbe avere. Ognuno di noi dovrebbe avere un lavoro degno, non dovrebbe essere sfruttato, ognuno di noi dovrebbe avere il pane necessario per vivere, ognuno di noi dovrebbe avere la possibilità di curarsi, ognuno di noi dovrebbe avere delle persone che gli vogliono bene, che lo amano. Quindi: siccome «tutte le cose sono vostre» — dice san Paolo — bisogna dare alle persone ciò che gli spetta, ciò che Dio ha pensato per loro. Va dato, è giusto.

Ecco che allora ritorna il tema, che vi ho detto tempo fa ma che ripeto sempre: è giusto che tutte le persone alla domenica possano riposare; è giusto che le famiglie, tutte le famiglie, alla domenica possano essere insieme. 

Vedete, quanto è falso, poiché parziale, quando qualcuno dice: “Padre Giorgio Maria è contrario e predica contro il fatto che la domenica si vada al ristorante a mangiare”; questa affermazione è parziale, quindi è falsa. Perché una affermazione cosa fa? Veicola un pensiero; un’affermazione, perché sia vera, deve veicolare tutto il pensiero, non una parte, non un segmento, altrimenti è falsa. Che poi è quello che nella storia viene continuamente fatto dal principio, dal processo farsa di Gesù, che abbiamo visto pochi giorni fa, pieno di menzogne, pieno di falsità, pieno di accuse totalmente infondate; addirittura vanno a dire che Gesù ha detto di non pagare il tributo a Cesare, quando Gesù aveva detto esattamente il contrario; oppure “Gesù ha detto distruggete questo tempio e lo ricostruirò in tre giorni”, sì materialmente ha detto quella frase, ma cosa intendeva? Capite, diventa falso.

Se quella frase non veicola il pensiero, l’integrità del pensiero, è falsa! Il messaggio qual è? È quello che sta dicendo qui: «tutte le cose sono vostre» e faccio un esempio: il messaggio che io più volte vi ho spiegato, qual è? Parte da qui: tutti i lavoratori hanno il diritto sacrosanto di potersi riposare, almeno un giorno alla settimana. Da sempre è stato che il giorno di riposo, comunemente inteso, è la domenica, che guarda caso è anche il giorno del Signore — e questo dice le radici cristiane della nostra cultura — guarda che caso! Quindi tutti sappiamo che la domenica è il giorno dello stare in famiglia, dell’andare a fare una passeggiata, dell’andare a fare una gita in montagna o al mare, di andare con il papà e la mamma a raccogliere le more. È la giornata nella quale il papà, la mamma e i figli stanno insieme, si riposano e possono vivere un momento di famiglia bello, tutto insieme, tutto il giorno. Dal lunedì al sabato — spesse volte — tutti e due i genitori lavorano, o almeno uno dei due lavora, e quindi quando arriva la domenica si dice: okay domani, che è domenica, siamo tranquilli: c’è la Santa Messa domenicale, andiamo alla Santa Messa e stiamo insieme tutto il giorno, vivendo insieme come famiglia. Quanto è fondamentale questo per i figli? Dio solo lo sa. Ma anche noi un po’ lo sappiamo, perché tutti noi abbiamo, spero, il ricordo delle domeniche passate con la nostra famiglia. 

Quindi, io ho sempre detto: rispettiamo il terzo comandamento; che non è solo andare a Messa la domenica, ma è anche il riposo dal lavoro. C’è scritto anche nel Catechismo della Chiesa Cattolica, non mi sto inventando un’altra religione! E poi è scritto nella Scrittura, lo dicono i santi, il papà di santa Teresina, san Giovanni Maria Vianney. Comunque ho fatto anche un PDF su questa cosa, che mette insieme tantissimo materiale.

Allora, questo che vi ho appena detto è un po’ il principio del ragionamento; se “sta” quello che ho fin qui detto, la conseguenza qual è? Che è giusto che io riposo; è giusto e doveroso che io renda gloria a Dio andando a partecipare alla Santa Messa; è giusto e doveroso che io possa andare a trovare la mia nonna malata, il mio zio che non sta bene; è giusto e doveroso che io possa accogliere quella persona che è sola; è giusto e doveroso che io faccia delle opere di carità; è giusto e doveroso che io stia con i miei figli; ma, se è giusto e doveroso per me, è giusto e doveroso anche per gli altri. Giusto? Mi sembra un ragionamento che non fa una grinza: per me è doveroso e giusto, beh, allora anche per gli altri!

Quindi, se non sono un egoista, mi faccio due conti e dico: “Se per me — che faccio un lavoro diverso dal panettiere, diverso dal barista, diverso dal cameriere, diverso dalla commessa — è fondamentale, se per me è importante, se per i miei figli è importante stare a casa, dedicarmi alla mia famiglia, alle persone care, ai poveri, alla Santa Messa, a vivere insieme il Natale e la Pasqua… per gli altri, che invece fanno la commessa al supermercato, il panettiere, lavorano in pasticceria, fanno i baristi, eccetera, eccetera, eccetera… non è importante? Io ho il diritto di… e allora: vado al bar, vado al ristorante, vado in pasticceria, vado in panetteria e quelli che ci lavorano, peggio per loro! Ma scusate, se è importante, giusto e doveroso per me, non è pensabile che lo sia anche per gli altri? Allora non ci vado! Proprio per il rispetto che voglio avere per il sacrosanto diritto e dovere di riposare, di santificare la domenica, di andare alla Santa Messa e di stare con la loro famiglia, di quelle persone che non conosco, ma che so che sono esseri umani come me, che sono magari cristiani come me.

Quindi cosa faccio? Dico: guardate, io non vengo; per quello che riguarda me, non vi costringo a lavorare. Non vi metto l’obbligo di dover lavorare, se fosse per me potreste chiudere questo giorno e stare con le vostre famiglie, come faccio io. Il pane lo compro un giorno prima, il cabaret di pasticcini me lo compro il giorno prima, il caffè con la brioche me lo mangio a casa mia; morirà qualcuno se per una volta alla settimana faccio questo? No.

Quindi, padre Giorgio Maria non è contro il fatto che la famiglia si possa riunire andando al ristorante a mangiare! Capite: detta così, è detta male ed è detta in modo odioso; questo non è l’incipit del ragionamento, questa non è la tesi del ragionamento, questo non è il principio del ragionamento, questa è la conseguenza del ragionamento; che, se però non viene detto il ragionamento, risulta odiosa. Ma coloro che per i loro interessi, per i loro motivi sono contrari, fanno di tutto per rendere odioso ciò che dovrebbe essere invece assolutamente normale, logico; allora cosa fanno? “Rendiamo odioso chi la pensa diverso da noi, facendo vedere che questa cosa è disumana”. Perché raccontata così è disumana, addirittura contro la famiglia! Capite, è esattamente il contrario del principio del ragionamento che vi ho fatto! Il principio del ragionamento che vi ho fatto è: “proprio per garantire a tutte le famiglie di stare insieme, di vivere tutti quei momenti insieme”; se si sottolinea e si dice solamente la conseguenza, si afferma esattamente un principio contrario: “Padre Giorgio — ma non solo io, ovviamente, ma in questo caso sono io, parlo per me — con questa conseguenza che sta dicendo di non andare al ristorante a mangiare, non andare al bar a bere il caffè e il cappuccino, insieme con la famiglia, insieme con gli amici, insieme coi parenti, eccetera eccetera, sta facendo un’operazione contro l’essere famiglia”.

Guardate che è incredibile! È degno dell’homo inimicus, perché invece il mio ragionamento è esattamente pro–famiglia, è esattamente quello che dice qui San Manuel, «tutte le cose sono vostre», ma di tutti, però! Ed è diritto sacrosanto di tutti avere ciò che Dio ha pensato che noi abbiamo, quindi: come io ho diritto e come fa piacere a me di poter stare a casa con la mia famiglia il giorno della domenica, non è anche per te?

Io veramente sono anche un po’ sbalordito di come si possa arrivare, in nome dell’egoismo, della grettezza di cuore e di una falsa cristianità, a negare la logicità e a diventare disumani. Cioè, io vado al supermercato a prendere — il giorno di Natale — quelle quattro stupidaggini che mi servono, e vedo tutte quelle persone — dietro i banconi, i magazzinieri, chi sistema gli scaffali, le cassiere. Mentre io vado, prendo, pago, esco e vado a casa di corsa per preparare il pranzo, loro sono lì tutto il giorno, il giorno di Natale, per me! Per noi! Ma ditemi, vi sembra una cosa umana? Vuol dire che la famiglia alla quale appartiene quella mamma, quel papà, quel figlio, in quel giorno — per esempio di Natale — non avrà la mamma, il papà, e il figlio; perché? Perché sono al supermercato a servire quelli come me! Questo è il mio ragionamento, dal principio alle sue conseguenze; ditemi se è un ragionamento contro le persone, contro la famiglia! È impossibile, perché i comandamenti di Dio, non sono mai contro l’uomo, mai! Sono sempre pro–uomo, sono sempre umanizzanti. Certo è che se io voglio portare avanti i miei egoismi, la mia meschinità, allora cosa faccio? Siccome mi dà fastidio, siccome so che il principio di ragionamento è assolutamente autoevidente, e da lì non si scappa perché è innegabile, cosa faccio? Lo taglio via e prendo un pezzo finale, così lo rendo odioso, insopportabile e disumano; eh sì, ma questo è falso, questa è un’operazione falsa. Ma guardate, vi dico questo non per me, a me non interessa niente, dicano quel che han voglia di dire. Io sono in pace, perché so il ragionamento che ho fatto; davanti a Domineddio sono sereno, molto sereno, serenissimo, perché questo ragionamento teologicamente non fa una grinza, perché è ancorato alla parola di Dio, è ancorato al magistero della Chiesa, è ancorato ai santi. Andate a leggere il Catechismo della Chiesa Cattolica!

Andare dalla panettiera il giorno di Natale, non è una grave necessità per cui devo fare questa cosa. Diverso è se faccio il pompiere; diverso è se sono un medico; diverso è se sono un’infermiera; diverso è se sono un poliziotto. Certo, è diverso, stiamo parlando di un’altra cosa, quello è un lavoro che — mi vien da dire — diventa quasi un servizio; quindi il giorno di Natale, il pompiere sarà lì, certo anche lui ha una famiglia, però sta facendo proprio un lavoro che è anche un atto di carità. È necessaria la sua presenza per la salute pubblica di tutti. Ma questo è un altro discorso, è imparagonabile con “io che vado a mangiare il croissant con il cappuccino in caffetteria la domenica”, sono imparagonabili. Ripeto, a me non interessa, dicano quel che han voglia, ma questa cosa io ve la dico per una ragione semplice: non fatevi ingannare; tutto qui!

State attenti a queste manipolazioni, perché sono manipolazioni. Affermando cose parziali, si affermano falsità e quindi si fanno ragionamenti falsi, che cercano di circuire la coscienza delle persone, che non hanno un solo fondamento biblico, un solo fondamento agiografico, un solo fondamento nel magistero. E quando manca questo fondamento resta solo il “così fan tutti”. Ma da quando è diventato norma morale il “così fan tutti”? Mi risulta che a Sodoma e Gomorra “così fan tutti” non abbia retto molto… Mi risulta così dalla Scrittura, nella Bibbia che ho io c’è scritto così, poi non so se c’è scritto qualcos’altro in quella che avete voi; nella mia, il “così fan tutti” non è finito molto bene… e gli unici che si sono salvati sono coloro che non hanno fatto “così fan tutti”: Lot, sua moglie, le figlie, non erano nel “così fan tutti”, hanno fatto altro e sono gli unici che si son salvati, così c’è scritto nella mia Bibbia. Quindi capite, il “così fan tutti”, il “mal comune mezzo gaudio”, non regge; quello che conta è: ciò che sto facendo, è vero o è falso? È secondo Dio, oppure no? Fine. Ha un fondamento scritturistico, ha un fondamento magisteriale, ha un fondamento agiografico, sì o no?

Io, nel PDF che ho fatto, ho portato tutti questi fondamenti.

Quelli che lecitamente affermano il contrario, lasciando perdere la falsità o le falsità che dicono (perché quelle è evidente che non reggono, sono degli abusi retorici), chi afferma il contrario quali fondamenti biblici, quali fondamenti magisteriali, quali fondamenti agiografici porta? Mettiamoli in sinossi! Fate un PDF anche voi — se volete — con tutti i vostri fondamenti biblici, con tutti i vostri vari fondamenti che ho appena citato e li mettiamo in sinossi, uno accanto all’altro. Questo vuol dire un confronto serio teologico, non le chiacchiere, non le calunnie, non le infamie! Questo è un confronto teologico: “Io porto queste prove, tu che prove porti?”. Devono essere prove dei tre ambiti (scrittura, magistero, santi), perché non ce ne sono altri, a parte il “così fan tutti” che abbiamo visto non essere un fondamento, Sodoma e Gomorra rappresenta in maniera drastica il “non fondamento” del “così fan tutti”. Quindi, fondamento: biblico, magisteriale e agiografico. Ora, porta le prove che nascano, che stiano in piedi, su questi tre fondamenti, le confrontiamo e vediamo. 

All’oggi — vi faccio questa serena confidenza —non ho mai trovato nessuno, di coloro che affermano il contrario, che mi abbia portato una mezza pagina di prova, fondata sulle tre colonne che vi ho citato, e che possa essere messa a confronto; no, nessuno me ne ha mai portata mezza pagina, né nei santi, né nel magistero, né nella Scrittura; non ce l’hanno! Magari nascerà qualcuno che la trova, benissimo! Portatela, io son qui, finché non muoio son qui, la mettiamo a confronto; fino ad allora, la ragione del “così fan tutti”, la ragione del “ma nessuno ha mai fatto il problema”, la ragione del “il mio amico XY che veste di non so quale autorità fa così”, non regge. Queste non sono prove! È per questo che vi dico: non fatevi ingannare. Ve l’ho sempre detto: le fonti, le fonti, devi portare le fonti; o porti le fonti, o sei un quaquaraquà.

Le fonti, dimmi le fonti: libro della Scrittura, capitolo, versetto; grazie. Numero del catechismo o del documento pontificio; grazie. Testo del santo/dottore della Chiesa; grazie. Queste si chiamano fonti; ci sono? “Ma, no…”; ecco, allora basta, abbiamo già finito di parlare, perché tempo da perdere non ce n’è. Se le hai, bene, se non le hai, basta. E fino ad oggi, guardate, nessuno mi ha mai portato una pagina, ma neanche mezza, niente, nessuno, se non chiacchiere senza un vero confronto teologico. Questa non è una vera ricerca teologica, non è un vero dibattito teologico, questo è solo un vano parlare.

Sapete, sul terzo comandamento, sono particolarmente sensibile, sarà un mio pallino, non lo so, però sono particolarmente sensibile e ci tengo molto, ogni tanto, a chiarire. Perché poi, sapete, si infiltra sempre qualcuno di un po’ “fantasioso” — ecco, diciamo così — che si inventa chissà che cosa e dice chissà che cosa. Quindi «tutte le cose sono vostre»; e allora diamole a tutti! Tutti abbiano gli stessi diritti e gli stessi doveri. Tutti abbiano lo stesso diritto di potersi riposare e poter stare col Signore, con la propria famiglia.

Poi, san Manuel scrive: «“voi siete di Cristo” perché usando bene di queste cose si vada a Cristo»; quindi: cosa c’è di più bello di usare bene tutto quello che abbiamo: il tempo, le risorse, la vita, le energie? Pensate che bello, alla domenica, usare bene il tuo tempo; usa bene la tua capacità: fai una bella torta per una persona cara che inviti a casa tua, una persona magari sola; apri la tua casa!

Non molto tempo fa, mi ha chiamato una mamma e mi ha detto: “Padre, mio figlio si è suicidato”; pensate, per una mamma, cosa vuol dire trovarsi di fronte il figlio che si è suicidato. Un ragazzo giovanissimo, da poco laureato. Quali drammi, quali solitudini si consumano nella vita delle persone, e io sono del parere che una delle concause — non l’unica, magari non la prima, non lo so — è sicuramente il fatto che siamo troppo chiusi, troppo preoccupati delle nostre cose, di star bene noi. Sì, poi viene fuori quello che ti dice: “Sì, sì, bisogna che le case non siano chiuse, ma soprattutto non devono essere chiusi i cuori”; ma cosa c’entra, cosa!? Questo è uno sviare un discorso; cosa c’entra, ma che ovvietà! È ovvio che il cuore non deve essere chiuso, certo che il cuore non deve essere chiuso! Ma un cuore non chiuso, non può tenere la casa chiusa, e la casa chiusa non è certamente sintomo di un cuore aperto, è il contrario, purtroppo. Perché poi bisogna andare nel concreto, è inutile star lì a fare discorsi fumosi. Hai il cuore aperto? Apri la casa, aprila! E invece no; perché? “Perché poi devo fare fatica, perché poi devo pulire, perché poi devo preparare, perché poi devo sistemare, perché poi…”. Guardate che siamo tutti capaci di fare i nostri conti.

Se anche stiamo zitti, non vuol dire che siamo ciechi, che siamo stupidi, le cose le vediamo, le cose le capiamo, le cose le sentiamo. Poi stiamo zitti, certo, perché è inutile pretendere che l’erba cresca tirandola, perché la spezzi, se innaffiando non viene su. Non c’è sordo più sordo di chi non vuol sentire; non c’è cieco più cieco di chi non vuol vedere.

Però, poi, non mettiamoci a fare le vittime piangenti, doloranti: “Ah, che drammi si consumano nella società; ah, questi giovani come sono abbandonati a sé stessi, come sono liquidi, come non hanno valori; ah, questi giovani…” eh sì, va bene, e dove li vanno a pescare i valori? Non so, ditemi voi dove li vanno a prendere… E queste famiglie che vivono veramente dei drammi — perché ci sono famiglie che vivono drammi terribili — cosa fanno, se nessuno, accanto a loro, ha il pensiero di invitarli, di condividere questi momenti. “No, io non posso perché ho questo problema”; “No, io non posso perché ho quest’altra cosa”; “No, io non posso perché ho tante cose da fare”; “No, io non posso perché poi come si fa, dove si va, è troppo impegnativo”. Eh, va bene, va bene, va bene… Poi ci diciamo cristiani, poi ci mettiamo lì a fare le preghiere, poi ci sentiamo giustificati, va bene, va bene…. Se uno è in pace così! Per l’amor del cielo! Del resto, santa Teresa ha parlato delle “nove false paci”, quindi un motivo ci sarà se sono nove false paci.

Quindi “usando bene di queste cose si va da Cristo”; si va da Gesù tenendo la casa chiusa? Si fa esperienza di Gesù con la propria casa chiusa, serrata, blindata? Si va da Gesù? Bah!

«“e Cristo di Dio”, perché per Cristo e con Cristo dia a Dio la gloria e l’onore, fine e felicità suprema di tutto l’uomo e di tutta la società. Ecco qui il vero termine del viaggio»; certo: dare l’onore e la gloria a Dio. Il termine del viaggio è proprio questo: “fine e felicità suprema di tutto l’uomo e di tutta la società è dare gloria a Dio”.

Vuoi essere felice? Dai gloria a Dio. Volete avere una società felice? Date gloria a Dio. Questo è quello che ci dice san Manuel.

Benedicat vos omnipotens Deus, Pater, et Filius, et Spiritus Sanctus.
Amen
Dio ci benedica e la Vergine ci protegga.
Sia lodato Gesù Cristo sempre sia lodato.

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