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Le Passiflore Eucaristiche: Beata Alexandrina Maria da Costa parte 1

Le Passiflore Eucaristiche: Beata Alexandrina Maria da Costa

Meditazione

Pubblichiamo l’audio del ciclo di meditazioni dal titolo: “Le Passiflore Eucaristiche: Beata Alexandrina Maria da Costa, Serva di Dio Teresa Neumann, Beata Anna Caterina Emmerick, Venerabile Marta Robin” di martedì 27 settembre 2022

Predicatore: p. Giorgio Maria Faré, OCD

Ascolta la registrazione:

Per motivi di intenso traffico non ci è possibile rendere disponibile l’ascolto dei file audio direttamente dal nostro sito. Se hai dubbi su come fare, vai alle istruzioni per l’ascolto delle registrazioni.

VANGELO (Lc 9, 51-56)

Mentre stavano compiendosi i giorni in cui sarebbe stato elevato in alto, Gesù prese la ferma decisione di mettersi in cammino verso Gerusalemme e mandò messaggeri davanti a sé.
Questi si incamminarono ed entrarono in un villaggio di Samaritani per preparargli l’ingresso. Ma essi non vollero riceverlo, perché era chiaramente in cammino verso Gerusalemme.
Quando videro ciò, i discepoli Giacomo e Giovanni dissero: «Signore, vuoi che diciamo che scenda un fuoco dal cielo e li consumi?». Si voltò e li rimproverò. E si misero in cammino verso un altro villaggio.

Testo della meditazione

Scarica il testo della meditazione

Le Passiflore Eucaristiche: Beata Alexandrina Maria da Costa parte 1

Sia lodato Gesù Cristo! Sempre sia lodato!

Eccoci giunti a martedì 27 settembre 2022.

Ricordo la bellissima pratica della recita della Supplica alla Madonna della Medaglia Miracolosa: oggi pomeriggio tutti uniti alle ore 17,30.

Abbiamo ascoltato il Vangelo della Santa Messa di oggi, tratto dal capitolo nono del Vangelo di san Luca, versetti 51-56.

Oggi iniziamo la prima delle quattro passiflore eucaristiche, la carissima beata Maria Alexandrina da Costa che dovremmo aver già tutti imparato a conoscere per la pratica dei Primi sei Giovedì del mese che da tanto tempo vi consiglio di fare.

La beata Alexandrina fu colei che visse gli ultimi tredici anni della sua vita nutrendosi solo della Santa Eucarestia; ho sotto gli occhi una bellissima fotografia della beata Alexandrina con il volto e gli occhi stupendi stesa nel suo letto con accanto una statua di Maria Ausiliatrice, bellissima.

Ecco le fonti del nostro lavoro. Tutto ciò che segue è tratto dall’autobiografia “Cristo Gesù in Alexandrina” redatta dal Sacerdote salesiano p. Umberto Maria Pasquale, ultimo direttore spirituale della B. Alexandrina e composta dagli scritti del suo diario, dai dettati trascritti dalla sorella Deolinda e dalle lettere scritte o dettate dalla Beata.

Alessandrina Maria da Costa nacque a Balasar, in provincia di Oporto e Arcidiocesi di Braga il 30 marzo 1904, e fu battezzata il 2 aprile seguente, sabato santo, e sarebbe morta nel 1955, il 13 di ottobre, ricorrenza della ultima apparizione di Fatima (1917). Venne educata cristianamente dalla mamma, insieme alla sorella Deolinda. Alessandrina rimase in famiglia fino a sette anni, poi fu inviata a Pòvoa do Varzim in pensione presso la famiglia di un falegname, per poter frequentare la scuola elementare che a Balasar mancava. Qui fece la prima comunione nel 1911, e l’anno successivo ricevette il sacramento della Confermazione dal Vescovo di Oporto.

Dopo diciotto mesi tornò a Balasar e andò ad abitare con la mamma e la sorella nella località “Calvario”, dove resterà fino alla morte.

Un nome spesso contiene tutta la nostra vita.

Cominciò a lavorare nei campi, avendo una costituzione robusta: teneva fronte agli uomini e guadagnava quanto loro. La sua fu una fanciullezza molto vivace: dotata di un temperamento felice e comunicativo, era molto amata dalle compagne. A dodici anni però si ammalò: una grave infezione (forse una febbre intestinale tifoidea) la portò ad un passo dalla morte. Superò il pericolo, ma il fisico resterà segnato per sempre da questo episodio.

Fu all’età di quattordici anni che avvenne un fatto decisivo per la sua vita — non dimentichiamoci le date… quattordici anni… — Era il sabato santo del 1918 — quindi un giorno tutto particolare — quel giorno lei, la sorella Deolinda e una ragazza apprendista erano intente nel loro lavoro di cucito, quando si accorsero che tre uomini tentavano di entrare nella loro stanza. Nonostante le porte fossero chiuse, i tre riuscirono a forzare le porte ed entrarono. Alexandrina riuscì a far fuggire la sorella e l’amica lottando contro questi tre personaggi e restò lei da sola con loro; per salvare la sua purezza minacciata, come similmente era accaduto nel 1902 a Santa Maria Goretti, non esitò a gettarsi dalla finestra, da un’altezza di quattro metri.

Le conseguenze furono terribili, anche se non immediate. Infatti le varie visite mediche a cui fu sottoposta successivamente diagnosticarono con sempre maggiore chiarezza un danno irreversibile alla colonna vertebrale.

Fino a diciannove anni poté ancora trascinarsi in chiesa, dove, tutta rattrappita, sostava volentieri, con grande meraviglia della gente. Poi la paralisi andò progredendo sempre di più, finché i dolori divennero orribili, le articolazioni persero i loro movimenti ed essa restò completamente paralizzata. Era il 14 aprile 1925, quando Alessandrina si mise a letto per non rialzarsi più, per i restanti trent’anni della sua vita. 

Pensate: questa ragazza ha vissuto la sua vita in un letto per una scelta fatta per salvare la sua purezza e non andare contro la legge di Dio, neanche per imposizione di altri che vogliono farle violenza: pur di… lei si butta dalla finestra: quattro metri di altezza… lei aveva quattordici anni… vivere poi in un letto il resto della vita…

Vediamo ora l’ offerta di sé come vittima.

Fino al 1928 essa non smise di chiedere al Signore, mediante l’intercessione della Madonna, la grazia della guarigione, promettendo che, se fosse guarita, sarebbe andata missionaria. Ma, appena capì che la sofferenza era la sua vocazione, l’abbracciò con prontezza. Diceva:

Nostra Signora mi ha fatto una grazia ancora maggiore. Prima la rassegnazione, poi la conformità completa alla volontà di Dio, ed infine il desiderio di soffrire”.

Il percorso che stiamo affronta nella vita di questa beata ci mostra e ci mostrerà, come abbiamo già anticipato, quanto sia stretto il legame tra la sofferenza, l’offerta di sé come vittima, il dolore atroce e il vivere solo di Eucarestia. Quanto sia stretto il legame tra il rivivere in sé la Passione di Gesù — e tutto questo è una preparazione a quello che verrà — e il vivere di sola Eucarestia.

Risalgono a questo periodo (1930-33) i primi fenomeni mistici, quando Alexandrina iniziò una vita di grande unione con Gesù nei Tabernacoli. Scrisse quanto segue sul diario:

Ricordo che molte volte domandavo al Signore: – O mio Gesù, cosa vuoi che io faccia? – E ogni volta non sentivo se non queste parole: soffrire, amare, riparare.”

“Mi offersi a Gesù Sacramentato come vittima. Un giorno, mentre ero sola e pensavo a Gesù nel Tabernacolo, Gli dissi: – Mio buon Gesù, Tu sei imprigionato. Anch’io lo sono. Siamo ambedue carcerati. Tu per il mio bene ed io incatenata da Te. Tu sei Re e Signore di tutto. Io sono un verme della terra. Ti ho trascurato pensando alle cose del mondo che sono perdizione per le anime…

Nella sua coscienza delicatissima avrà percepito una ‘non priorità’ di Gesù nella sua vita, ma non pensiamo che abbia peccato di chissà quali vanità…

 …ma ora, pentita di cuore, voglio ciò che Tu vuoi, voglio soffrire rassegnata. Non lasciarmi senza la tua protezione. – Da parecchio tempo chiedevo al Signore amore alla sofferenza e, senza sapere il modo, mi offersi a Lui come vittima. Il Signore mi concesse questa grazia in misura tanto abbondante che oggi non cambierei la sofferenza con quanto esiste nel mondo. 

Quanta diversità dalle nostre preghiere! Quanto questo ci insegna soprattutto nella preghiera a non essere egoisti: “Io prima prego per me; io prima prego per la mia famiglia, i miei figli, per i miei genitori… poi, se avanzano tempo ed energie, pregherò anche per…”. E che cosa chiedi per te, per la tua famiglia, per i tuoi figli, per i tuoi genitori? Che cosa chiediamo? Nella preghiera noi dovremmo chiedere una sola cosa: lo Spirito Santo, che vuol dire la santità… Gesù dice questo nel Vangelo. E lei che cosa chiede? La sofferenza e dunque la conformità con Gesù sulla croce. Noi in genere chiediamo esattamente il contrario: Padre Pio diceva che moltissimi andavano da lui per un miracolo di guarigione, mentre pochissimi gli chiedevano la grazia di saper portare la propria croce, di saper soffrire.

Amante del dolore, ero contenta di offrire a Gesù i miei patimenti. Mi preoccupava soltanto consolare Gesù e salvargli anime.

Noi abbiamo la preoccupazione di consolare Gesù e salvare le anime? A noi interessano queste cose? Noi preghiamo per la salvezza dei peccatori, perché le anime non vadano all’inferno, per la conversione? Abbiamo questo zelo apostolico? Oppure chiediamo che il Signore ci riempia la pancia? Ci sono quelli che pregano per il Superenalotto, per vincere a una lotteria, per poter acquistare una macchina che piace… 

Perdute le forze fisiche, abbandonai le distrazioni e, attraverso la preghiera che mi dava un vero conforto, mi abituai a vivere in intima unione col Signore. Quando le visite mi distraevano un poco, ne rimanevo spiacente per non aver pensato a Gesù. Per amore di Gesù e della Mamma celeste mi abituai a fare piccoli sacrifici…

È quello che vi dico sempre: l’importanza del sacrificio e della penitenza! Sentite i suoi piccoli sacrifici:

… rinunciare a guardarmi nello specchio; 

per una ragazza… Quanto tempo noi passiamo guardandoci allo specchio? A pettinare le nostre chiome, a guardare questo siamo belli, a contemplare il nostro bel fisico, a ‘farci belli’?

non parlare per combattere la mia voglia di parlare e viceversa; 

quando voglio parlare, sto zitto; quando invece voglio stare zitto, parlo…

vegliare durante la notte per fare compagnia a Gesù; 

e spero che questo lo abbiamo imparato in tanti: durante la notte impariamo ad alzarci non quando decidiamo noi, ma se veniamo svegliati. Prima di andare a letto, pregate l’angelo custode e dite: “Angelo custode, se Gesù ha bisogno di me per essere consolato nel Tabernacolo, tu svegliami e io ti prometto che mi alzerò per venire a dire di cuore l’Atto di Consacrazione al Cuore Immacolato di Maria, o al Sacratissimo Cuore di Gesù o al Preziosissimo Sangue di Gesù”… Una preghiera, non tante… una bella preghiera… questione di cinque minuti! Per tenere compagnia a Gesù e dirgli: “Gesù, io ci sono!”

 Poi succede come qualche sacerdote mi ha raccontato: “Sa, Padre, sono andato in cappella, in chiesa – magari all’una, alle due o alle tre di notte – mi sono sdraiato per terra – era inverno quando me lo hanno raccontato – faceva un freddo! mi pareva di morire di freddo… mi sono prostrato davanti a Gesù, ho iniziato una preghiera e poi ma sembrava come se mi fossi fermato un secondo nella recita e… sono passate due ore! Completamente addormentato ai piedi di Gesù senza accorgermi! Mi sono alzato tutto preoccupato di ammalarmi, ma non mi è mai venuto neppure un raffreddore! E allora speravo che mi capitasse ancora di addormentarmi ai piedi del Tabernacolo in un sonno profondo dopo il quale mi sentivo veramente riposato… come è bello dormire ai piedi di Gesù!”

Io quando ascoltavo questi racconti, mi dicevo: “Quanti bravi sacerdoti ci sono a questo mondo! Quanta speranza c’è a questo mondo che arde e resta accesa!”. Finché ci sarà speranza, noi avremo sempre la possibilità di un futuro migliore, di un presente migliore, di una luce… tenere compagnia nella notte a Gesù nel Tabernacolo: una cosa bellissima! 

E poi continua la beata Alexandrina:

non allontanare le mosche che mi tormentavano…

C’è qualcuno che conosco che, appena arriva una zanzarina, pare venga posseduto dallo spirito di non so quale corridore: comincia a saltare perché se viene punto… La beata Alexandrina non allontanava le mosche che la tormentavano… vedete che sacrifici piccolissimi faceva – sicuramente ne faceva anche altri, ma questi sono quelli di cui lei scrive.

E a questi sacrifici oggi voglio dare un nome preso da un libro di cui vi ho già parlato e che consiglio come regalo per un sacerdote ‘In sinu Jesu’: Gesù parla a un monaco e dice:

“Ringrazia per i dona disciplinae che ti ho dato, perché attraverso di essi farai grandi passi in poco tempo. Questi doni di disciplina ti permettono di seguire la piccola via dell’umile e amorevole fedeltà di momento in momento, facendo nell’ora stabilita quello che deve essere fatto e confidando nella mia grazia per tutto il resto. Fai quello che puoi fare, quello che io ti ho chiesto di fare: tutto il resto ti sarà dato con una tale abbondanza che ti basterà per soccorrere i sacerdoti bisognosi di aiuto. Dono della disciplina si riferisce ai piccoli e umili gesti di abnegazione con cui si può rispondere alla grazia nella vita quotidiana. Si potrebbero chiamare anche ‘piccole opportunità di rinuncia”.

Bello… allora facciamo anche noi i dona disciplinae insieme con la beata Alexandrina: oggi chiediamole questa grazia: “Insegnami a fare questi piccoli doni!”. Piccoli… però hanno un grande valore davanti a Dio! Lei ne ha proposti alcuni, ma ognuno può trovare i suoi.

Ecco, per oggi ci fermiamo qui e impariamo a invocare la beata Alexandrina Maria da Costa, la nostra prima passiflora eucaristica.

Benedicat vos omnipotens Deus, Pater, et Filius, et Spiritus Sanctus.

Amen.

Dio ci benedica e la Vergine ci protegga.

Sia lodato Gesù Cristo sempre sia lodato.

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