Meditazione
Pubblichiamo l’audio della meditazione: “Comunione spirituale e comunione psichica” tratta dal testo “Vita comune” di Dietrich Bonhoeffer.
Mercoledì 8 marzo 2023
Predicatore: p. Giorgio Maria Faré, OCD
Ascolta la registrazione:
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VANGELO (Mt 20, 17-28)
In quel tempo, mentre saliva a Gerusalemme, Gesù prese in disparte i dodici discepoli e lungo il cammino disse loro: «Ecco, noi saliamo a Gerusalemme e il Figlio dell’uomo sarà consegnato ai capi dei sacerdoti e agli scribi; lo condanneranno a morte e lo consegneranno ai pagani perché venga deriso e flagellato e crocifisso, e il terzo giorno risorgerà».
Allora gli si avvicinò la madre dei figli di Zebedèo con i suoi figli e si prostrò per chiedergli qualcosa. Egli le disse: «Che cosa vuoi?». Gli rispose: «Di’ che questi miei due figli siedano uno alla tua destra e uno alla tua sinistra nel tuo regno». Rispose Gesù: «Voi non sapete quello che chiedete. Potete bere il calice che io sto per bere?». Gli dicono: «Lo possiamo». Ed egli disse loro: «Il mio calice, lo berrete; però sedere alla mia destra e alla mia sinistra non sta a me concederlo: è per coloro per i quali il Padre mio lo ha preparato».
Gli altri dieci, avendo sentito, si sdegnarono con i due fratelli. Ma Gesù li chiamò a sé e disse: «Voi sapete che i governanti delle nazioni dòminano su di esse e i capi le opprimono. Tra voi non sarà così; ma chi vuole diventare grande tra voi, sarà vostro servitore e chi vuole essere il primo tra voi, sarà vostro schiavo. Come il Figlio dell’uomo, che non è venuto per farsi servire, ma per servire e dare la propria vita in riscatto per molti».
Testo della meditazione
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Sia lodato Gesù Cristo! Sempre sia lodato!
Eccoci giunti a mercoledì 8 marzo 2023. Oggi festeggiamo San Giovanni di Dio.
Abbiamo ascoltato il Vangelo della Santa Messa di oggi, tratto dal capitolo 20 di San Matteo, versetti 17— 28.
Dal diario della beata Edvige Carboni:
Maggio 1941 – Un altro giorno pregavo quando mi vidi davanti il Sacro Cuore, che mi disse: “Figlia, tu piangi per una piccola umiliazione; ed io non fui tradito innocente? Che male avevo fatto? Mi tradì uno che mangiava nella mia tavola”.
Tante volte noi non riusciamo a sopportare neanche la più piccola umiliazione e neanche il più piccolo torto. E forse il pensiero della Passione di Gesù, soprattutto in questa Quaresima, potrebbe essere per noi motivo per imparare a soffrire e a offrire per amore.
Continuiamo la nostra lettura del libro di Bonhoeffer Vita comune.
Alla libertà dell’altro si affianca anche l’abuso che se ne può fare nel peccato, altro motivo per cui il fratello risulta di peso al cristiano. È ancora più difficile sopportare il peccato dell’altro che non la sua libertà: nel peccato infatti si distrugge la comunione con Dio e con i fratelli.
Fino a ieri abbiamo visto tutto il tema della libertà, che richiede appunto di portare questo peso, perché lasciamo l’altro libero di essere ciò che deve essere, ciò che è.
A questo tema, del quale tutti diremmo “Sì, è vero, è importante, è bello che ciascuno possa vivere in pienezza la sua libertà”, oggi vediamo che si affianca un altro tema, che è quello del peccato. E questo ovviamente è un pochino meno facile da accettare.
Sopportare il peccato dell’altro è molto difficile. Anche perché si ha proprio la certezza, la persuasione e l’evidenza, che il peccato distrugge la comunione con tutto e con tutti. Ed è proprio quello che ha vissuto Gesù, abbiamo sentito il Vangelo di oggi, addirittura c’è questo tema della consegna perché venga flagellato e crocifisso. E poi questo tema del sedere uno a destra e uno a sinistra che, se da un certo senso può essere capito, dall’altro lascia perplessi perché credo che la cosa più importante sia sapere di stare con Gesù. Però, si sa che le mamme cercano sempre il meglio per i loro figli e quindi va bene. Anche quello che Gesù dice alla beata Edvige Carboni nel brano che abbiamo letto oggi, questo far memoria dell’essere tradito innocente dal suo apostolo.
Tutto questo mondo di peccato, il Signore lo ha preso, lo ha portato, ne ha portato il peso fino alla morte. E noi dobbiamo, nel nostro piccolo, imparare a fare così. Difficile, difficilissimo! Difficilissimo perché noi sentiamo — soprattutto quando sono gli altri a peccare, ma dovremmo sentirlo anche quando pecchiamo noi — sentiamo forte che il peccato distrugge la comunione; un tradimento noi lo sentiamo forte. Come qualcosa che ha spaccato, che ha distrutto. Ha mandato in frantumi la fiducia, l’amore, la comunione, il progetto, la memoria, tutto, una bomba atomica che cade.
Qui il cristiano — scrive — prova la sofferenza per l’infrangersi di quella comunione che si era creata con l’altro in Gesù Cristo
Certo, perché vedi tutto spezzato. Se l’altro ti ha tradito ti viene da dire: “Basta, tutto quello che abbiamo costruito è finito”.
Ma solo qui — cioè, solo in questa occasione — si rivela pienamente la grandezza della grazia di Dio, anche nella sopportazione. Non disprezzare il peccatore, ma essere nella possibilità di sopportarlo, significa in effetti non doverlo considerare perduto, ma poterlo prendere per quello che è, conservarci in comunione con lui nella remissione.
Quello che dicevamo ieri. Il fatto che tu non lo abbandoni al suo peccato, nel suo peccato, il fatto che tu non lo disprezzi, che non dici: “No, mi hai deluso, è finito tutto, niente sarà più come prima” e tutte queste cose, ma ti apri alla disponibilità di sopportarlo, vuol dire che diventi un operatore della speranza. Vuol dire credere che non è perduto, che è possibile una comunione: la comunione nella remissione del peccato. È una comunione forse diversa e per certi versi anche più forte! Non è più la prima comunione, perché quella è stata spezzata, questa è una comunione nella remissione. Tu hai peccato. Chi ti perdona? Il Signore; io ti prendo ancora di più per quello che sei e andiamo avanti.
«Fratelli, anche se uno viene sorpreso in qualche fallo, correggetelo con spirito di dolcezza.» (Gal 6,1) —ricordate San Paolo— Come Cristo ci ha portato e ci ha accolto nella nostra realtà di peccatori, così noi, finché restiamo in comunione con lui, possiamo portare e accogliere dei peccatori nella comunione di Gesù Cristo, grazie alla remissione dei peccati. Possiamo sopportare i peccati del fratello, senza bisogno di giudicarli.
Lui non lo sta dicendo in funzione del sacramento della confessione. Per Bonhoeffer che è Luterano l’espressione “remissione dei peccati” significa semplicemente dire uno all’altro i propri peccati, non è il nostro sacramento della confessione.
Per noi, quindi, il suo discorso vale ancora di più, perché la remissione che avviene nel Sangue di Cristo con l’assoluzione sacramentale cancella radicalmente tutti i peccati confessati. E quindi quella persona, dopo, è una persona nuova, è una persona redenta, una persona salvata dai suoi peccati attuali. Quindi credere in questa persona, non disprezzarla, non chiuderle la porta in faccia, portarla, è confermare la verità di quello che è avvenuto nel sacramento. È così vero che si trasfonde, che felicemente ricade, anche nell’esperienza umana.
E guardate, non tornate più sopra a ciò che è stato, non rinvangate in futuro, non rinfacciate, non riparlatene neanche. Quel che è stato è stato. Una volta che poi viene perdonato dal Signore basta, andiamo avanti. Non stiamo sempre lì a rinvangare il motivo per cui l’hai fatto. Lascia perdere, quel che è stato è stato, adesso andiamo avanti. E quindi non dobbiamo più giudicare, non c’è motivo di giudicare.
Questo è grazia per il cristiano; c’è forse un peccato nella comunità, a proposito del quale egli non debba esaminare se stesso e accusarsi per la propria infedeltà nella preghiera e nell’intercessione, — certo, abbiamo molti motivi per fare questo — per la propria mancanza nel servizio fraterno, — per esempio — nella correzione — per esempio — e consolazione fraterna, — per esempio — e ancor più per il proprio peccare individuale, per la propria mancanza di disciplina spirituale, che ha recato danno non solo a lui stesso, ma anche alla comunione e ai fratelli? Ogni peccato del singolo grava sulla comunione nella sua interezza e la espone al giudizio
Quindi capite? Tutti noi alla fine, se ci guardiamo, ci diciamo: il peccato dell’altro è venuto alla luce, i miei magari non sono così evidenti, non emergono, non diventano pubblici e va bene, però questo non vuol dire che io non li abbia, non vuol dire che io non li faccio.
Se si è fedeli nel servizio dell’ascolto, dell’aiuto quotidiano, della sopportazione, si è anche in grado di svolgere il servizio più importante e più essenziale, quello della Parola di Dio. — Quindi della predicazione — Si tratta di quelle situazioni tanto rare in questo mondo, in cui un uomo testimonia all’altro, con parole umane, tutta la consolazione di Dio, il suo ammonimento, la bontà e la severità di Dio.
È bello che ci siano questi momenti. Per noi il momento solenne di tutto questo è certamente la confessione però, anche nel rapporto fraterno, impariamo a dirci le cose, con dolcezza, con carità, con tutto quello che volete, però a dircele.
Questa parola è circondata da infiniti pericoli. Se non è stata preceduta da un corretto ascolto, non può essere veramente la parola giusta per l’altro. — Dobbiamo imparare ad ascoltarci — Se è contraddetta dalla reale disponibilità a prestare aiuto, non può essere credibile e veritiera.
Cioè se vuoi aiutare qualcuno devi anche essere disponibile ad ascoltarlo e a portarlo poi. Ecco, vedete:
Se non si fonda sul portare, ma sull’impazienza e sullo spirito di prevaricazione, non può recare liberazione e salvezza. Viceversa è facile ammutolire, proprio quando si ascolta, si serve, si porta realmente.
Quindi: pazienza, sopportazione, ascolto, servizio, lasciar parlare, non zittire nessuno.
Che può mai fare ad un altro l’impotente parola di un uomo? Dobbiamo aggiungere altri discorsi vuoti ai molti che già si fanno? Dobbiamo fare come i professionisti dello spirito, che non si lasciano nemmeno sfiorare dalla reale miseria dell’altro?
“Professionisti dello spirito” che dei professionisti non hanno niente, ovviamente, sono i mestieranti del sacro. Che tu puoi andare lì a dirgli tutto il dolore che ti porti dentro e l’altro proprio non fa nemmeno una piega.
Pensate, io ci penso non raramente, pensate alla sofferenza terribile che vivono quelle famiglie dove, ad esempio, ci sono persone che hanno disturbi gravi, seri, causati dal demonio. Pensate a quelle famiglie dove c’è la croce, pesantissima, della possessione diabolica. Guardate che vivono una sofferenza terribile! Perché vedete, se io vi dico cheho il cancro, tutti mi compatite e ne posso parlare. Vado dall’oncologo, vado in ospedale, mi faccio curare. Se mi spacco una gamba, vado dall’ortopedico; se sono depresso, vado dallo psichiatra; se mi taglio un dito, vado dal chirurgo. Sembra che a tutto ci sia una soluzione e, soprattutto, c’è la compassione: “Oh, poverino, mi dispiace, ti è venuto il cancro; oh, poveretto, mi dispiace, devi essere operato al cuore; oh, poverino, ti sei spaccato il braccio, aspetta che ti porto la borsa della spesa”. Ma tu come fai andare a dire “Mia figlia, mio figlio è posseduto”? Capite che la prima cosa che fanno è prenderti per pazzo? Quanti ti credono? Quanti ti compatiscono? Poi, figurati, il malato di cancro, uno che si spacca il braccio, uno che ha la febbre, uno che è depresso, lo vai a trovare volentieri. Non so quanti di noi vanno a trovare volentieri un indemoniato.
Io ho conosciuto una persona, poveretta, che aveva questa croce grave e un medico che l’ha saputo, si è poi addirittura rifiutato di curare questa persona — pensate! — perché aveva paura. Per la paura che quella realtà in qualche modo ricadesse su di lui e sui suoi figli, ha detto: “No, io non ti curo, non voglio più avere niente a che fare con te”. Pensate il senso di solitudine, di ingiustizia, di impotenza… come se la possessione diabolica fosse una roba che uno si tira addosso! Si, magari se la tira anche addosso, facendo scelte sbagliate. Però anch’io faccio tante scelte sbagliate, questo non vuol dire che sono condannato a morte. Non è che allora noi non incontriamo le persone che fanno scelte sbagliate. E vabbè avrà fatto scelte sbagliate e se l’è tirata addosso, ma l’avrà capita, no, che ha fatto la scelta sbagliata? Basta! Eh no, per la paura che… niente, via, non si lascia nemmeno sfiorare dalla realtà, dalla reale miseria dell’altro.
Noi dobbiamo lasciarci toccare dalla sofferenza altrui. Dobbiamo lasciarci in un certo senso, coinvolgere, non stravolgere, ma coinvolgere sì. Empatizzare sì. Guardate che in questo mondo si consumano drammi di dolore, che noi neanche immaginiamo.
Che c’è di più pericoloso dell’abuso della Parola di Dio, e viceversa chi si prenderebbe la responsabilità di aver taciuto dove sarebbe stato il caso di parlare? — difficilissimo anche questo — È più facile il ministero della Parola dal pulpito che non questo annuncio libero della Parola, in equilibrio fra la responsabilità di tacere e quella di parlare.
Trovare l’equilibrio tra il parlare e il tacere per un predicatore, ma anche per chi non è un predicatore, cioè per tutti noi, nella nostra situazione di ogni giorno, capire quando è il momento di parlare o è il momento di tacere e muoversi con equilibrio tra queste due realtà non è facile.
Perché se parli quando devi tacere, è una responsabilità. Se taci, quando devi parlare, è un’altra responsabilità. È per questo che abbiamo bisogno tanto, ma proprio tanto, di invocare lo Spirito, di chiedere a San Giuseppe la grazia di illuminarci in questo discernimento.
E poi parla della paura dell’altro:
Spesso costa molto pronunciare il nome di Cristo anche davanti ad un fratello. Anche qui c’è qualcosa di giusto e qualcosa di sbagliato. Chi può permettersi di accedere all’intimo del prossimo? Chi può pretendere di chiamarlo in causa, di porgli il problema, di interpellarlo sulle questioni ultime? Non sarebbe segno di grande intelligenza cristiana dire semplicemente che tutti hanno questo diritto, anzi questo dovere. Qui di nuovo potrebbe annidarsi una delle forme peggiori dello spirito di prevaricazione. L’altro in effetti ha il diritto, la responsabilità e anche il dovere di difendersi da ingerenze illecite. L’altro ha il proprio segreto, che non può essere violato, senza un grave danno, e che egli non può far a meno di difendere, senza grave pregiudizio per se stesso. Non è un segreto del sapere o del sentire, ma il segreto della sua libertà, della sua redenzione, del suo essere. Eppure questa giusta convinzione è pericolosamente vicina alla parola omicida di Caino: «Son io forse il guardiano di mio fratello?» . Il rispetto della libertà dell’altro, apparentemente fondato su motivi spirituali, può incorrere nella maledizione divina: «Del sangue di lui io domanderò conto a te».
È lo stesso discorso della predicazione: siamo chiamati all’equilibrio. Da una parte non dobbiamo investire l’altro con il nome di Gesù, senza rispettare minimamente la sua libertà di dire: non voglio. (Ne parlavamo ieri, “Questo è un atto d’amore” e io ti rispondo: “Non voglio”). “La vita eterna, vuol dire amare Gesù, seguire Gesù” e l’altro ti risponde “Non voglio”. E questa è una libertà sacra. Quindi se io capisco che l’altro non ne vuol sentir parlare di Gesù, e non vuol sentir parlare della fede, è inutile che attacco la radio con su le cose religiose, che mi metto in giro per casa a pregare il rosario e mi faccio vedere in ginocchio con i libri di preghiere in mano, perché poi viene fuori un macello.
Ma anche giustamente. Perché io non posso avere un’ingerenza sulla vita dell’altro, non posso fare come l’ariete che sfonda le porte. Se so che l’altro non ha questa sensibilità, me ne sto al mio posto, non dico: “Ah, no! Io devo testimoniare la mia fede, costi quel che costi, quindi gli vado in testa”. No. Anche nella testimonianza della fede, ci vuole discrezione, ci vuole intelligenza, ci vuole quella prudenza, una scelta dei mezzi per il fine. Che non vuol dire la paura, ma vuol dire capire che questa cosa, in questo momento, non c’entra niente. Questa cosa, in questo momento, da questa persona, non verrebbe capita; quindi, è inutile che mi metta a fare il mulo. Perché vuol dire non rispettare la sua libertà. Se io so che quello bestemmia dalla mattina alla sera, non mi metto lì con il rosario in mano davanti a lui a pregare. Perché mancherei di rispetto per la sua libertà che ha fatto una scelta.
Questo da una parte. Dall’altra, Bonhoeffer dice: “State attenti, però, che non diventi una sorta di scusante” per cui uno dice: “Vabbè, dell’altro non mi interessa niente, non sono io il custode di mio fratello” come dice Caino. Ecco, state attenti, perché quello che può essere fondato su apparenti motivi spirituali, di fatto può incorrere nella maledizione: “del sangue di lui domanderò conto a te”.
Quindi, capite, bisogna anche qui stare molto attenti: è difficile discernere quando è il momento di parlare e quando è il momento di tacere. Quando è il momento di farmi presente con tutta la mia fede davanti all’altro e quando è il momento invece di tenerla un po’ riservata; per questo bisogna pregare, è per questo che è necessario.
Ecco, mi fermo qui.
Vi ricordo una cosa che penso possa interessare.
Vi richiamo e vi invito ad iscrivervi al canale Telegram Veritatem in caritate, si chiama così. Non chiedetemi il “mio” canale Telegram perché non ce l’ho, non ho un canale Telegram col mio nome e cognome. C’è solamente quello del sito Veritatem in caritate e su questo canale io intervengo, a volte rispondo alle domande che fate, mi sembra che si sia creato un bel clima di famiglia virtuale, chiamiamola così.
Ecco, io vi invito ad iscrivervi e a fare iscrivere, perché tante cose magari le scrivo lì, poi dopo non le dico o perché mi dimentico o per altre ragioni. Quindi se potete, se riuscite, iscrivetevi lì, così siete sicuri poi di non dire “Ah, ma io non lo sapevo. Perché l’altro lo sapeva e io no? Perché non l’ha detto” Perché non si può fare tutto a questo mondo! E poi perché sono un essere umano anch’io e ho la testa che alle volte si perde un po’.
Su questo canale il 21 di febbraio, giorno del Volto Santo, ho dato un annuncio e adesso ho pensato di metterlo anche all’interno di questa meditazione, perché magari non tutti sono iscritti a Telegram. Questa è la comunicazione che ho dato il 21, così adesso la sanno tutti, anche chi non ha Telegram:
Il giorno 16 aprile 2023, che è il giorno della domenica in Albis, che è la domenica della Divina Misericordia, alle ore 08:00 del mattino celebrerò la Santa Messa al santuario di Maria Rosa Mistica a Fontanelle di Montechiari, in provincia di Brescia.
Lì, al santuario di Rosa Mistica, sarà una festa grandissima, è una giornata solenne, solennissima, proprio perché ci sono delle richieste particolari che la Vergine Maria Rosa Mistica ha fatto proprio per la domenica in Albis, la domenica della Divina Misericordia. Ci è stata concessa la grazia di poter celebrare la Santa Messa alle 8 del mattino proprio in quel giorno.
Chi fosse interessato a partecipare deve solo organizzarsi per arrivare entro e non oltre le 07:30 del mattino. Non serve né prenotarsi, né iscriversi. È una Santa Messa pubblica, aperta al pubblico. Quindi, chi vuole, partecipa liberamente. Non c’è da dare nome, non c’è da dare niente, nulla, si arriva e si va.
Questo cosa vuol dire? Vuol dire che io non farò l’appello quando arrivo. Quando arrivo, prendo e vado. Dovete essere lì entro le 07:30. Alle 07:30 raccolgo le persone che ci saranno e andiamo nella chiesina. Non posso aspettare eventuali ritardatari perché ci sono dei tempi molto stretti, poi ci sono tutte le altre messe per quel giorno molto particolare. Quindi dobbiamo essere precisissimi.
Chi vuole viene liberamente e può venire con chi vuole. L’importante è che entro le 07:30 siate lì, fuori dalle vostre macchine, in piedi ad aspettare che vi vengo a chiamare per entrare. Alle 07:30 si procede all’ingresso, per cui se arrivate alle 07:30 siete in ritardo. Vi dovete programmare per arrivare almeno alle 07:15, non più tardi delle 07:20, perché poi, ora che uno arriva, parcheggia, scende dalla macchina e prende le sue cose, sono già le 07:30. Quindi, fate bene i vostri conti: alle 07:30 si procede all’ingresso.
Chiedo solo ai sacerdoti che volessero concelebrare di avvisarmi per tempo, così da poter avvisare il Santuario su quanti presbiteri saremo e avrò delle indicazioni particolari da darvi. Quindi, siccome so che diversi sacerdoti seguono le meditazioni, chi volesse partecipare ben venga, sono felicissimo di questa cosa e l’unica cosa che vi chiedo è di contattarmi privatamente così vi dirò cosa bisogna portare, cosa bisogna avere, cosa non serve. Insomma, tutte le indicazioni del caso. E poi devo comunicare i nostri nomi alla segreteria del santuario.
Per chi lo desidera, inoltre, ci sarà la possibilità di passare insieme il resto della mattinata e anche parte del pomeriggio, nei pressi del santuario. Proprio lì fuori c’è un prato bellissimo, grandissimo. E ci sono anche dei bei gazebo in legno che ci sono stati riservati, dove ci si potrà sedere per pranzare. Ci sono i bagni lì nel santuario, quindi comodissimi.
Sarà possibile fare la vestizione dello scapolare per chi non l’ha ancora fatta e pranzare insieme. Ci sarà anche un momento di breve catechesi, di scambio fraterno, parleremo un po’ insieme, come abbiamo già fatto nelle esperienze precedenti.
Consiglio a ciascuno di portare qualcosa per sedersi, perché saremo in un bellissimo campo all’aperto; quindi, direi almeno una copertina da mettere per terra per sedersi. Poi se qualcuno vuole portarsi la sedia da campeggio, si porta sedia da campeggio.
Il pranzo sarà al sacco, quindi, come sempre, ognuno provvede secondo le sue esigenze. Poi ovviamente, come sempre, se qualcuno ha qualche dolcino che vuole condividere, è sempre molto gradito. Ricordo quei signori che son venuti dal Trentino l’ultima volta, ma non solo, anche quei ragazzi che sono venuti da Cuneo mi sembra e che avevano portato un po’di cose buone, ma poi… tutti avete portato tante cose buone. Adesso mi son venuti in mente loro, ma mi ricordo, che altri avevano portato i salami nostrani, altri avevano portato un po’ di pizza in più… Credo che sia bella questa condivisione del pasto, visto che abbiamo fatto tutte queste meditazioni di Bonhoeffer in Vita comune sull’importanza di condividere la mensa. Abbiamo un’occasione di esercitarci, di metterla proprio in pratica. Una giornata vissuta insieme. Una giornata vissuta insieme, proprio all’insegna della comunione, no? Mi sembra proprio bello, poi nel giorno della Divina Misericordia…
So già che qualcuno chiederà: “Padre, ma le Confessioni?”. Allora, se ci saranno dei sacerdoti che mi aiuteranno, volentieri, come abbiamo fatto anche nelle altre occasioni, io confesserò. Certo che se siete, come in altre occasioni, 200, 300, 400 persone, ecco, io non posso, non riesco da solo a confessare 400 persone in una mattinata. Capite che sono un essere umano anch’io, non ho il dono della bilocazione, quindi non è proprio fattibile. Per cui se, come è già successo, ci saranno altri sacerdoti presenti che mi aiuteranno, allora le cose cambiano. Quindi sapere se ci sono sacerdoti serve anche per organizzarci per la Confessione, in modo tale che tutti possano avere questa possibilità. Se siamo in 2, 3, 4, 5 sacerdoti, allora è possibile fare bene le confessioni in questa zona molto aperta, molto bella. Intanto voi preparate tutti le vostre leccornie da mangiare, vi conoscete, state un po’ insieme.
Ecco, vi raccomando di non fare gruppetti formati solo da persone che si conoscono tra di loro. È l’occasione di stare insieme, quindi sparpagliatevi. Dovreste essere lì come agli esercizi spirituali, dove uno dice “io vado e non conosco nessuno; quindi, mi butto nella mischia e mi metto a conoscere persone”. È quella l’occasione, perché se stiamo insieme a quelli che conosciamo già, a cosa serve? Siamo lì per conoscerci, per estendere le nostre conoscenze, le nostre amicizie.
Poi sapete che a Rosa Mistica c’è anche la possibilità di fare il bagno entrando con i piedi nella vasca. Se lo volete fare dovete portare un asciugamano per asciugarvi poi.
Vi avviso che sarà una giornata stracolma di persone, perché ovviamente tutti sanno di questa richiesta della Vergine Maria per questa domenica e lì ci sarà una grande, grandissima festa. Noi comunque abbiamo riservato quella zona che io ho prenotato per tempo. Di conseguenza, su quello siamo sicuri.
Ah beh, certo, se poi ci fossero, non voglio dimenticarmi di nessuno, eh, ma sapete la fretta poi alle volte mi fa dimenticare anche le cose più importanti; se poi ci fossero le suore ben venga. Utilissime, assolutamente. Anche loro avranno un compito. Quindi, se ci saranno delle suore, delle persone consacrate, se mi contattano personalmente ci organizziamo anche su questo.
La stessa cosa se ci fossero dei diaconi permanenti, o dei diaconi. Se ci dovessero venire dei diaconi permanenti o dei diaconi, ben venga! Felicissimo! Faremo proprio una bella esperienza di Chiesa. Ecco, faremo proprio una bella esperienza di Chiesa: dai sacerdoti, al diacono, al diacono permanente, alla suora, al papà e la mamma al bambino, tutti. Ecco, proprio vedremo una bella espressione di Chiesa.
Su Telegram ve l’ho detto il 21 di febbraio, che è il giorno del Volto Santo, perché mi è sembrata una festa bella e importante per condividere questa notizia. Ve l’ho detto con largo anticipo, in modo tale che vi potete organizzare, potete fissarvi l’impegno se desiderate venire. Credo di avervi detto tutto.
Spero di cuore, di potervi vedere in tanti, numerosi e di poter passare insieme una bella giornata e, come abbiamo sempre fatto, chiediamo già adesso alla Vergine Maria, la grazia del sole. Ecco, chiediamo proprio la grazia che sia una bellissima giornata.
Benedicat vos omnipotens Deus, Pater, et Filius, et Spiritus Sanctus.
Amen
Dio ci benedica e la Vergine ci protegga.
Sia lodato Gesù Cristo sempre sia lodato.