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La perfezione religiosa alla luce della SS. Eucarestia, di S. Pietro Giuliano Eymard. Parte 39

La perfezione religiosa alla luce della SS. Eucarestia, di S. Pietro Giuliano Eymard

Meditazione

Pubblichiamo l’audio di una meditazione sul testo “La perfezione religiosa alla luce della SS. Eucarestia” di S. Pietro Giuliano Eymard di domenica 10 luglio 2022

Predicatore: p. Giorgio Maria Faré, OCD

Ascolta la registrazione:

Per motivi di intenso traffico non ci è possibile rendere disponibile l’ascolto dei file audio direttamente dal nostro sito. Se hai dubbi su come fare, vai alle istruzioni per l’ascolto delle registrazioni.

VANGELO (Lc 10, 25-37)

In quel tempo, un dottore della Legge si alzò per mettere alla prova Gesù e chiese: “Maestro, che cosa devo fare per ereditare la vita eterna?”. Gesù gli disse: “Che cosa sta scritto nella Legge? Come leggi?”. Costui rispose: “Amerai il Signore tuo Dio con tutto il tuo cuore, con tutta la tua anima, con tutta la tua forza e con tutta la tua mente, e il tuo prossimo come te stesso”. Gli disse: “Hai risposto bene; fa’ questo e vivrai”.
Ma quello, volendo giustificarsi, disse a Gesù: “E chi è mio prossimo?”. Gesù riprese: “Un uomo scendeva da Gerusalemme a Gèrico e cadde nelle mani dei briganti, che gli portarono via tutto, lo percossero a sangue e se ne andarono, lasciandolo mezzo morto. Per caso, un sacerdote scendeva per quella medesima strada e, quando lo vide, passò oltre. Anche un levìta, giunto in quel luogo, vide e passò oltre. Invece un Samaritano, che era in viaggio, passandogli accanto, vide e ne ebbe compassione. Gli si fece vicino, gli fasciò le ferite, versandovi olio e vino; poi lo caricò sulla sua cavalcatura, lo portò in un albergo e si prese cura di lui. Il giorno seguente, tirò fuori due denari e li diede all’albergatore, dicendo: “Abbi cura di lui; ciò che spenderai in più, te lo pagherò al mio ritorno”. Chi di questi tre ti sembra sia stato prossimo di colui che è caduto nelle mani dei briganti?”. Quello rispose: “Chi ha avuto compassione di lui”. Gesù gli disse: “Va’ e anche tu fa’ così”.

Testo della meditazione

Scarica il testo della meditazione

La perfezione religiosa alla luce della SS. Eucarestia, di S. Pietro Giuliano Eymard. Parte 39

Sia lodato Gesù Cristo! Sempre sia lodato!

Abbiamo ascoltato il Vangelo della Santa Messa di oggi, tratto dal capitolo X di San Luca, versetti 25-37.

Oggi è domenica 10 luglio e vi volevo dire questo. In questo mese, soprattutto in quei giorni che non sono come il venerdì, in cui siamo più facilitati a ricordarci, o il mercoledì o il giovedì, cerchiamo di ricordarci anche alla domenica (quindi, anche oggi) che, essendo luglio, siamo chiamati ad avere comunque un tempo di meditazione e di riflessione sul Preziosissimo Sangue di Gesù, perché questo mese è dedicato a Lui. Quindi, ogni tanto ve lo ricorderò.

Continuiamo la nostra lettura e meditazione del testo di San Pietro Giuliano Eymard sugli Esercizi Spirituali, fatti alla luce dell’Eucarestia.

Stiamo affrontando questo tema dello spirito di penitenza, dello spirito di mortificazione, soprattutto della mortificazione di amore.

“Essa è un segno certo del vero amore di Dio, che ama Dio sopra ogni cosa per Lui stesso. La mortificazione di semplice penitenza di giustizia non prova che si ami Dio più di se stesso: almeno vi ci possiamo amare noi stessi; non raggiunge l’interiore, si contenta di ciò che è rigorosamente necessario, e si può essere obbedientissimo a tutto quello che viene comandato, e disobbedientissimo interiormente”.

Quindi, se io faccio un digiuno perché è Venerdì Santo (e devo digiunare e astenermi dalla carne), il fatto che io lo faccia, non prova che io amo Dio più di tutto, e più di me, perché questo potrei farlo per amore mio, dei miei interessi, per esempio.

Il fatto di essere precisi e obbedienti esteriormente in tutto quello che facciamo e in tutto quello che ci viene richiesto, non vuol dire che allora lo siamo anche interiormente, perché può essere anche il contrario, cioè, io lo sono esteriormente, ma interiormente non ci sono, sono in uno stato di assoluta disobbedienza.

Invece, prosegue San Pietro Giuliano Eymard:

“La mortificazione d’amore immola l’interiore; va dritta a Dio, non si sacrifica che per piacere a Lui, …”

Vedete la differenza?

“… vendicare i suoi diritti sopra se medesima; fa contro di sè, per amore di Dio e per la sua gloria, l’opera della giustizia, ed è il suo proprio purgatorio; non aspetta che il castigo le sia imposto, si presenta da sè. Vuole Dio soltanto per Lui stesso, e non gli domanda mai nulla per sè, se non di amarlo sempre più. Oh, qual mezzo è questo per avvicinarsi a Dio!”

Vedete, abbiamo bisogno di questa mortificazione d’amore, cioè di questo volerci sacrificare unicamente per piacere a Dio, per andare contro noi stessi per amor di Dio e per la Sua gloria.

La mortificazione di amore “vuole Dio soltanto… e non gli domanda mai nulla per sé”, l’unica cosa che domanda  a Dio, è di amarLo sempre di più, basta.

Mi verrebbe da dire: «Che fede! Che fede… chiedere a Dio solo una cosa: “Che io Ti possa amare sempre di più!”»

Quante cose chiediamo a Dio, che non c’entrano proprio nulla con questo! Alle volte vanno addirittura contro…

“Si ha continuamente il fuoco dell’amore in mano per distruggere e consumare tutto che si oppone alla vita di Dio in noi e al suo beneplacito; scompariamo per farlo crescere e comparire maggiormente: Egli diviene l’unico fine a cui tutto è sacrificato”.

“Il fuoco dell’amore in mano…”, cioè, innanzitutto, tutto ciò che si oppone a Dio nella nostra vita viene bruciato, deve essere distrutto, anche la più piccola cosa.

Poi, il desiderio qual è?

Di scomparire noi, per far comparire sempre di più Lui.

Dio diviene “l’unico fine”… neanche il Paradiso!

Adesso capite quando vi dicevo:  «Noi facciamo i primi giovedì, i primi venerdì, i primi sabati con un solo scopo, che non deve essere quello delle promesse»?

Non ci interessa sapere le promesse fatte da Gesù a Santa Margherita Maria Alacoque, alla Beata Alexandrina, quelle della Madonna di Fatima per i primi cinque sabati, non ci interessano.

Guardate, vi faccio una confessione. Sapete che, dopo tutti questi anni che ne parlo, ne predico, li faccio, all’oggi, se mi chiedete: «Qual è la promessa legata al primo giovedì, al primo venerdì, al primo sabato del mese?», io nel dettaglio non me le ricordo?

Evidentemente, psicologicamente rifiuto proprio di volerle sapere, perché, con tutte le volte che le ho lette, le ho spiegate e le ho predicate, dovrei saperle, e invece no… invece no.

Mi ricordo bene le condizioni che vengono richieste, ma le promesse non me le ricordo; mi ricordo solo che ci sono queste promesse che riguardano appunto il momento della morte, poi, nel dettaglio, o faccio confusione o non me le ricordo proprio, ma guardate, ne sono felice!

Ogni tanto devo andare a rileggere il mio PDF… è incredibile, no?

Devo andare a rileggermi le cose che ho scritto io, sì, devo andare a rileggere il mio PDF, perché poi, ad un certo punto mi dimentico tutto, e dico: «Vabbè, però, Giorgio, almeno un’infarinata… perché, se te lo chiedono, almeno devi saper dire due parole!»

Sì, io lo vado a rileggere, anche se poi, dopo due settimane, le ho dimenticate ancora, quindi, vabbè…

La logica, però, è questa, esattamente quella che vi ho sempre detto.

Quando noi abbiamo fatto i primi giovedì, venerdì e sabati del mese (e li abbiamo fatti tutti in un anno, tutti e tre tranquillamente, perché una pratica dura sei, una nove e una cinque, quindi in nove mesi noi abbiamo finito tutto), io vi ho sempre detto: «Quando li avete finiti, proprio perché a noi non interessa il discorso delle promesse, il discorso di averli fatti, ma ci interessa farli, andate avanti a farli e non smettete!»

Prendete questa bella abitudine, io ho fatto così, è da ragazzo che faccio così; quindi, immaginatevi le serie che mi sono segnato… le ho segnate tutte eh, tutte!

Segnatevi anche voi le serie che fate.

Uno, dopo un po’ di anni, dirà: «Sono arrivato alla sesta serie dei primi sei giovedì, sono arrivato alla quarta serie dei primi nove venerdì, sono arrivato alla settima serie dei primi cinque sabati, e avanti… tutta la vita».

Io, ogni tanto, quando guardo il mio file dove ho segnato tutte queste cose, tutte queste serie, mi dico: «Beh arriverà il giorno, in cui non ci sarà il numero successivo nelle tre serie, perché sarò morto…»

Ogni tanto, con un pizzico di curiosità, mi chiedo: «Chissà a quale serie mi fermerò? Quando arriverò alla serie tot dei giovedì, alla serie tot dei venerdì, alla serie tot dei sabati, ecco… il mese successivo io non li potrò segnare, perché sarò morto».

Ribadisco, non per le promesse, ma perché ce lo chiedono il Signore e la Vergine Maria, basta.

Queste serie stanno lì a dire: «Signore, l’ho voluto fare sempre. L’ho fatto, perché era importante farlo, perché me lo hai chiesto Tu, non per le promesse che mi hai fatto; quello è un secondo aspetto, ma non è importante. Noi le facciamo per Te, perché Tu ci tieni, perché Tu ce le hai chieste, e non deve essere che, per chiederci qualcosa, ci devi promettere qualcos’altro».

Non funziona così in un rapporto di amore… ma stiamo scherzando?

Non funziona così! Questo non è amore!

Ma capite, noi quanto abbiamo tirato Dio? Cioè, perché Dio si veda esaudito nelle Sue richieste, ci deve fare delle promesse incredibili, e noi, egoisti e meschini quali siamo, in funzione di queste promesse grandiose, allora accettiamo.

No, questo non va bene… questo non va bene… Non è giusto.

Questo non è amare Dio sopra ogni cosa, non è fare un sacrificio per amore di Dio.

In realtà, se voi ci pensate bene, a fare i primi, ogni mese di tutta la vita, chi ci guadagna, sono io, ma non per le promesse che ci saranno per la mia morte, no, no. Ci guadagno, perché io, ogni mese, ho la certezza che mi confesserò, ogni mese, farò tre Comunioni infrasettimanali, se la faccio al sabato mattina. Capite?

Ogni mese io sono chiamato a riflettere sull’Eucarestia, sul Cuore di Gesù e sul Cuore Immacolato di Maria. Capite?

Non sono dettagli, eh…

Anche se non ci fosse nessun tipo di promessa, non ha importanza.

Già fatto così, è un super dono!

Quindi, Dio deve essere l’unico Fine, neanche la salvezza della nostra anima…

Vi sembrerà una frase un po’ forte, ma penso che la possiate capire.

Il nostro Fine è Dio, non c’è altro… poi, tutto il resto verrà da sé.

Se tutto è impostato per Dio, tutto viene da sé, non dobbiamo preoccuparci di altro.

“Questa mortificazione di amore è un tesoro a vostra disposizione, sappiate profittarne. Studiatela, approfonditela: divenga il soggetto frequente dei vostri esami”.

Attenti adesso a cosa dice San Pietro Giuliano Eymard:

“Fin dal mattino prevedete le mortificazioni della giornata; la sera se le avete praticate, ringraziatene Dio, se no domandategli perdono di essere stato tanto codardo. Misurate ogni cosa a questa stregua: ecco il vero secreto del progresso spirituale”.

Uno si sveglia al mattino… e cos’è che fa per prima cosa?

Il caffellatte con la girella, no?

Ok.

Magari potrebbe fare un’altra cosa, e dire: «Bene, sono sveglio: un altro giorno, che il Signore mi dona per vivere. Oggi, nella previsione delle mie mille cose da fare, quali saranno le penitenze che io farò (le penitenze d’amore eh, non tutte le altre, no, no, quelle fatte per il solo amore di Dio)? Oggi quali saranno le penitenze d’amore che farò? Quali e quante?»

Le programmo e me le segno, come programmo di andare dal dentista, di andare in palestra, di andare a fare la spesa, di andare dalla parrucchiera, di andare a giocare a calcio, di andare…

Me le programmo, ok?

Che penitenza d’amore faccio, oggi?

Quante ne faccio e quando le farò?

E me lo segno.

È importante… e così si comincia.

Non dobbiamo fare grandi cose, non serve, piccole… piccole cose.

Oggi, la mia penitenza d’amore sarà: vivere nella solitudine che Dio mi darà, cioè non cercherò nessuno, nessuna compensazione, vivrò la mia giornata io e Dio. Se qualcuno ha bisogno ci sarò, ma io non cercherò nessuno.

Oggi, la mia penitenza d’amore sarà: non fumo.

Voglio offrire una penitenza d’amore solenne a Dio: per amore di Dio, non per la salute, non per…, ma per Dio, per solo amore di Dio, rinuncio da oggi a fumare… smetto! Prendo il pacchetto di sigarette che ho lì, il suo accendino, e li metto ai piedi della statua della Vergine Maria. Per amor di Dio, oggi, smetto di fumare.

È un altro esempio, una penitenza d’amore forte per chi fuma!

Chi fuma, sa quanto è pesante questa penitenza…

Da oggi, per amor di Dio, smetto di mangiarmi le unghie. Altra penitenza solennissima. Chi ha questo vizio, eh sa quanto è difficile…

Da oggi, la mia penitenza d’amore sarà: non guardare la televisione, non ascoltare la radio.

Capite che sono tutte penitenze che non mi ammazzano, non sono cose per cui dopo mi cala il ferro, i globuli rossi vanno in anoressia, no, no, no, tranquilli, i mitocondri trionfano. Avremo una standing ovation dei mitocondri se noi smetteremo di fumare, andremo in giro e, chi ci passa accanto, sentirà la ola cantata dalle cellule; quindi, niente di male, assolutamente.

Altra penitenza d’amore: oggi, mangerò un piatto di riso totalmente scondito, senza olio, senza formaggio, senza sale, senza niente, riso e acqua, punto. Mi fa male questa cosa? No, anzi, così magari andate a studiarvi il potere igroscopico del riso, che è importante, e così capite perché fa bene mangiarlo non salando l’acqua.

Vabbè, comunque questi sono dettagli che lascio al vostro approfondimento.

Quindi, capite che è importante mettermi già nell’ottica di…, e dire: «No, per amore di Dio, no».

E vedrete eh, quello sarà il giorno in cui avverranno le tentazioni più incredibili, per cui, per esempio, decido di fare la penitenza del riso (che è veramente da tortura del Viet Cong), poi vado in refettorio e mi trovo il risotto ai funghi coi quattro formaggi… e uno dice: «Noooo, non è possibile! Noooo, non è possibile! Scappo, vado a casa, non è possibile. Proprio oggi dovevano fare il risotto coi funghi ai quattro formaggi?»

E a fianco, il riso, quello proprio basic, cotto neanche al vapore, di più, cotto con lo sguardo, nudo e crudo, messo lì così e dici: «Noooo, non è possibile! Fanno sempre il risotto, quello più orrendo del mondo, ma oggi dovevano fare il risotto coi funghi ai quattro formaggi?»

Sì, oggi!

Oggi decido di mangiare la pasta in bianco scondita…

Rido, perché sono cose… poi, il Signore le cose le fa bene eh, Lui dice: «Lo fai per amore, lo fai fino in fondo, vediamo se è veramente per amore…»

Quindi, oggi, decido di mangiare la pasta in bianco scondita, senza niente, e va bene; tanto dentro di sé uno dice: «Vabbè, tanto quella che c’è fa sempre un po’…»

 Vai in refettorio, e ti trovi (cosa che non capita mai eh… non capita mai, vabbè…) le linguine allo scoglio, ai frutti di mare, e uno dice: «Non è possibile… ditemi che non è possibile! Con tutti i giorni in cui questi potevano fare le linguine allo scoglio (in convento, immaginatevi…) e io potevo pensare di mangiare la pasta scondita, succede proprio oggi! Ma questa è una coincidenza di tutti i pianeti dell’universo, cioè si sono messi tutti d’accordo contro di me! Non è possibile…»

Come se non bastasse, attaccato con le unghie e con i denti alla tua penitenza d’amore, passi oltre, e dici: «Va bene, ok, prendiamo la nostra pasta bianca super scondita (che non prende nessuno, neanche i Coreani la prendono, perché, quando vedono gli spaghetti o le linguine allo scoglio, ci si buttano a pesce)».

Tu passi, allora, da quella vascona di pasta bianca, che non prende nessuno e che puoi mangiare anche tutta tu senza temere rivalità, ti siedi al tuo posto, con tutti i tuoi cari confratelli vicino con un piatto di pastasciutta da tre etti e il gambero, il calamaro e lo scampo, che escono fuori con le antenne, quasi risorgono e tutti ti guardano (compreso il ciuffetto, compreso il calamaro, compreso il gamberetto, compreso lo scampo, lo scampone e il gambero), tutti insieme, risorgono, ti guardano, e insieme ai tuoi confratelli ti dicono: «Come mai hai preso la pasta in bianco? Non ti piace questa qua?»

E uno dice: «Per favore, qualcuno ha uno spadone per fare Harakiri?»

Non è possibile, devo anche dire: «No, oggi non mi va molto…»

Ai gamberoni si allungano gli occhi, e ti dicono: «Ma a chi la vai a raccontare? Tu, Italiano, che hai detto al mondo intero che ami il pesce, ci vieni a dire che oggi ti va la pasta in bianco scondita?»

Poi, ti guardano e ti dicono: «Vabbè, poverino, l’abbiamo perso… è andato».

Capite? Dopo le cose diventano serie eh, perché poi il Signore te la mette lì proprio bene, e ti dice: «Va bene, tu sei convinto di essere innamorato di Me, ok, allora mettiamoci dentro bene il dito in questa cosa, così…»

Poi capita anche il contrario eh, poi succedono anche le cose al contrario, perché il Signore non si fa battere in generosità, per cui tu dici: «Va bene, Gesù, oggi, siccome so che ci sarà quella pietanza che assolutamente non mi piace, per penitenza d’amore, Ti prometto che, qualunque cosa troverò lì in quel carrello, io la prenderò, qualunque essa sia. Siccome so già che, come tutti i giorni, c’è quella cosa lì terribile, va bene, io l’accetto».

Questa cosa è successa una volta, che era un sabato.

Al sabato sera, praticamente sempre, succede che c’è una pizza che non piace, non è fatta bene, è un po’ così…, e allora c’è un po’ il Deserto dei Tartari. Le persone iniziano a dire: «No, io non posso, oggi non scendo. Oggi ho un impegno», insomma, alla fine, si è molto pochi, perché appunto si sa che c’è il raviolino in brodo da pescare, peggio che andare a prendere non so che cosa, e poi questa pizza un po’ così, diciamo un po’ stile inglese.

Allora, quel sabato lì io ho detto: «Va bene, scendiamo e facciamo questa piccola penitenza».

Scendo, già pronto, un po’ “puntellato”, dicendo: «Vabbè, Giorgio, dai, su, sii forte, fallo col sorriso. Vai giù e vedrai che ci sarà qualcosa che riuscirai a prendere, che ti piace».

Vado giù, scoperchiamo i carrelli (eravamo neanche una decina), e c’era il mondo di tramezzini, focaccine, vol-au-vent ripieni del mondo intero e ancora di più, lasagne…

Perché? Perché era stata fatta una festa, una super festa, erano avanzate una marea di cose, le avevano prese e portate in convento, quindi la cucina ha detto: «Ah, benissimo. Stasera, al posto di fare la pizza, serviamo tutto questo mondo».

Quindi, c’erano i panini imbottiti di prosciutto, le brioches salate ripiene del mondo, le tartine con su il caviale, c’era il mondo!

Io ho detto: «Non è possibile! …»

Prima l’avevo detto per i gamberoni con gli occhi allungati, poi l’ho detto al contrario, ho detto: «Ma pensa te… proprio stasera che avevo deciso di fare questa penitenza, guarda il Signore…»

Vedete?

Quindi, io mi sono seduto… sembravo il ricco epulone a tavola: il mondo c’era!

Eravamo ad un tavolo da cinque, in due, e lo abbiamo riempito con tutte le cose che abbiamo preso. Oh, guardate, rido ancora al pensiero… Ridete con me! Sono cose proprio fantasiose, nel senso che, mentre mangiavo dicevo: «Ma pensa te, Gesù…»

Ho nominato di più Gesù in quella cena, che non in tutte le mie preghiere, perché dicevo: «Ma pensa te cosa fa…»

Tra un caviale, un salmone e un gamberetto, dicevo: «Ma pensa te… è incredibile! Io potevo essere, come tutti gli altri, altrove, e invece sono qua sommerso di tutta questa provvidenza».

Poi non è più successo, è successo solo quella volta; in due anni, una volta, e poi non è più accaduto.

Non vi dico il gusto a raccontarlo dopo eh, non vi dico il gusto!

Poi, capite, ti chiedevano: «Allora, come è andata ieri sera?»

«Ieri sera? Mo te la racconto io, come è andata ieri sera…»

Non dobbiamo avere paura di fare le penitenze, guardate, non dobbiamo avere paura!

Si comincia con poco, si comincia da una pasta allo scoglio, si comincia dal proposito “Mangio qualunque cosa trovo”, dalle cose piccole, dalle cose tranquille, che non fanno del male a nessuno; diciamo così, come le  penitenze dei bambini, le penitenze dei bambini dell’asilo.

Però, uno dice: «Vabbè, io sono un bambino dell’asilo nelle cose di Dio, soprattutto nelle penitenze, e comincio con le cose dei bambini dell’asilo, comincio dallo scampone, piuttosto che dalla pizza un po’ inglese».

Però, guardate, si vede come il Signore poi ti viene incontro e ti aiuta a capire. Il Signore ci aiuta a conoscerci, a capirci sempre meglio.

È importante, guardate, è importante!

Va bene. Oggi non ho fatto tanto, mi sono un po’ dilungato… però manca poco, allora finisco, così abbiamo finito questa parte.

“Se non credete sulla mia parola alla sua meravigliosa virtù, fatene l’esperienza per un po’ di tempo almeno: e quando l’avrete gustata, ah non vorrete più lasciarla”.

Ma è verissimo eh… poi diventa veramente bello, perché poi si comincia a conoscere veramente chi è la Divina Provvidenza, che è una “cosa”…, è una realtà veramente stupenda, da innamorarsi, da perdere la testa! Secondo me dovremmo tutti essere innamorati della Divina Provvidenza.

Vi ricordate quando vi raccontai l’episodio delle famose ciliegie ghiacciate, freschissime, in quel giorno di agosto, a 45 gradi all’ombra, affamati ed assetati come non so che cosa?

Vi ricordate che vi raccontai di quel fioretto bellissimo delle ciliegie ghiacciate, che ci sono arrivate in mano così…?

Decisa la penitenza, decisa la cosa, era un venerdì, e questi ciclisti che ci dicono: «Eh, ci spiace, guardate, se non vi offendete…»

Ovviamente devi mantenere un po’ di contegno, quindi, noi abbiamo detto: «No, vabbè, ma sì, non c’è problema…»

In realtà, eravamo già lì che le stavamo già mangiando con gli occhi queste ciliegie, che erano anche già state lavate!

La cosa incredibile è che questi avevano fatto il loro pranzo da ciclisti (vi ripeto, era mezzogiorno, sotto a un sole da morire) poi, poverini, non potevano più portarsele dietro, perché avrebbero fatto la mousse, probabilmente.

Io credo che le avessero comprate poco prima, non venivano da casa queste ciliegie. Quindi, le avevano appena comprate, hanno mangiato quello che hanno mangiato, sono avanzate queste ciliegie (e forse anche del pane, non ricordo più bene, ma le ciliegie sono sicuro) e le hanno anche lavate sotto la fontanella di acqua fresca, mentre noi eravamo lì, sotto una pianta che li guardavamo, dicendo: «Eh… il digiuno… il digiuno…»

Noi, per fare il digiuno, eravamo con la nostra acqua, e basta.

Poi, questo ci viene incontro con il sacchetto, grondante acqua, con queste ciliegie giganti, belle fresche, tutte bagnate di quest’acqua della fontana e ci dice: «Se non vi offendete, ve le regaliamo, perché non sappiamo cosa farne».

Io ho detto: «No, non è possibile! Non è possibile… ma è incredibile questa cosa qua!»

Io la racconterò fino al giorno in cui muoio, perché è stata veramente incredibile. Quindi, i ragazzi che erano lì, vi potete immaginare…

Siamo partiti al mattino dicendo: «Ok, oggi digiuno per amore della Passione di Gesù», e ci siamo fatti una scorpacciata pazzesca di queste ciliegie buonissime a mezzogiorno, che meglio di così non potevamo neanche, poi “a gratis”, come si dice, quindi, ogni ciliegia era un Gloria al Padre, perché… Sono poche le volte in cui ho mangiato veramente rendendo Gloria a Dio, ma questa è stata una di quelle.

Poi a vedere il sorriso, lo stupore, la gioia, tutti i sentimenti più belli del mondo sul volto dei ragazzi, l’essere stati come testimoni di questo miracolo della Provvidenza… siamo andati avanti a parlarne tutto il giorno di questa cosa qua, bellissimo…

“Bisogna divenirne convinto, entusiasta: poiché per ben fare una cosa, arrivare a ben possedere una virtù, bisogna dapprima stimarla, poi ammirarla ed amarla con passione. La volontà ed il corpo faranno facilmente quel che la mente giudica buono e che il cuore brama”.

Vedete? Se noi crediamo nella penitenza d’amore, se noi la diffondiamo, se noi la viviamo, la vivono anche le persone che sono accanto a noi, perché poi le persone si coinvolgono e, se poi una cosa è bella e tu ne parli bene, uno dice: «Cavolo, adesso mi viene più voglia di fare una penitenza di amore, che non di andarmi a mangiare un gelato da 8 euro!»

Certo, perché, se tu l’hai provata, se tu l’hai vissuta e hai visto quanto è bella, è chiaro che chi hai accanto ti dice: «La voglio fare anche io la penitenza d’amore!»

Ecco, appunto, questo deve succedere!

“Abbiate dunque lo spirito di penitenza: mortificatevi in tutto, dappertutto, nel corpo e nell’anima, nello spirito e nel cuore, per amore di Nostro Signore Gesù Cristo: ah! com’io vorrei che queste parole fossero di fuoco, e stampate con ferro rovente nel vostro cuore!”

Verissimo eh… ma per il bene nostro, perché poi, una volta che uno l’ha provata, non la lascia più.

“Non guardatene la pena, ma l’unzione: la croce è una consolazione più che un supplizio; i santi l’hanno compreso e perciò l’hanno abbracciata con tanto amore e tanta gioia!”

Bello… bello, bello veramente!

Dobbiamo ringraziare tanto San Pietro Giuliano Eymard, perché ci ha fatto proprio un dono grandissimo.

Benedicat vos omnipotens Deus, Pater, et Filius, et Spiritus Sanctus.

Amen.

Dio ci benedica e la Vergine ci protegga.

Sia lodato Gesù Cristo! Sempre sia lodato!

 

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