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S. Giovanni della Croce: la gola spirituale

S. Giovanni della Croce

Meditazione

Pubblichiamo l’audio di una meditazione di martedì 14 dicembre 2021 – San Giovanni della Croce

Predicatore: p. Giorgio Maria Faré, OCD

Ascolta la registrazione:

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S. Giovanni della Croce: la gola spirituale

Eccoci giunti a martedì 14 dicembre 2021. Festeggiamo oggi San Giovanni della Croce, Sacerdote e Dottore della Chiesa. Grande festa oggi per tutta la famiglia carmelitana per questa grandissima, elevatissima figura di San Giovanni della Croce, questo meraviglioso Santo e Dottore della Chiesa, che insieme a Santa Teresa è il fondatore dei Carmelitani Scalzi, del Carmelo riformato.

Abbiamo ascoltato il Vangelo della Santa Messa di oggi tratto dal capitolo XXI di San Matteo, versetti 28-32. 

Questa prima cosa che vi dico non dimentichiamola mai: non possiamo credere, non possiamo veramente credere in Dio, non possiamo avere veramente fede in Dio se prima non c’è un vero pentimento dei nostri peccati. 

Gesù disse: 

“Ma poi non vi siete nemmeno pentiti così da credergli”

Prima c’è il pentimento, poi c’è la fede. Se non mi pento veramente dei miei peccati, se non mi riconosco peccatore e non chiedo perdono a Dio, non può nascere la fede, non può nascere un vero rapporto di fede e di amore verso Dio. Tutte le volte che noi diciamo: “Faccio fatica a credere, non riesco a credere, ho i dubbi della fede, non credo tanto, vorrei credere di più..” è perché, di fatto, non abbiamo ancora maturato un vero pentimento, una vera contrizione — che è il dolore perfetto — dei nostri peccati.

Quanto abbiamo un’attrizione, cioè un dolore imperfetto dei nostri peccati, tanto avremo una fede debole, fiacca, vacillante, incostante, fragile e quant’altro.

Ma noi quante occasioni di conversione e di pentimento abbiamo ricevuto da Dio nella nostra vita? Quante proposte di conversione, di pentimento, di riconoscimento dei nostri peccati, di rinnegamento del peccato, abbiamo ricevuto nella nostra vita? 

E quante volte abbiamo creduto in tutto questo?

Voi direte: “Io? Oh ma io tantissime volte! Sempre! Io amo il Signore”

Poi iniziano quelli che dicono: “Ma io sento Gesù nel cuore, Gesù mi parla… Io ho i segni… questo è un segno…” Fanno tutto da soli, vedono i segni da tutte le parti, interpretano i segni… “Il Signore mi dice, la Madonna mi ha fatto capire.. lo Spirito Santo mi ha donato questa parola…” 

Ma la vita, non cambia! Il bello, in senso ironico, è che la vita non cambia, siamo sempre le solite, stesse, medesime, uguali, identiche persone. Passano gli anni e la vita non cambia, perché non crediamo. Facciamo sempre i soliti peccati non perché siamo deboli, ma perché non ci pentiamo.

“I pubblicani e le prostitute invece gli hanno creduto.”

I pubblicani e le prostitute, esempio di coloro che sono più lontani da Dio, non in virtù del fatto che sono pubblicani e prostitute, ma perché sono più lontani da Dio, spesse volte colgono quel poco che gli viene offerto e lo fanno diventare l’occasione del tutto. È così. Basta poco per dire: “Bene, da adesso si cambia tutto”. Noi invece abbiamo tutto e non cambiamo niente.

 

Quest’oggi riprendo un argomento che trattai credo qualche anno fa, volevo farne un altro ma mi sembra talmente attuale e talmente frequente che non posso fare diversamente.

San Giovanni della Croce, al Capitolo VI del libro “La Notte Oscura”, parla della gola spirituale. Questo è un tema che vi ho citato in diverse omelie ma che vi ho trattato in modo diffuso in un’omelia ben precisa di qualche anno fa. Desidero riprenderlo, il perché lo capirete leggendolo.

CAPITOLO 6

Ove si parla delle imperfezioni relative alla gola spirituale.

“1. Circa il quarto vizio, che è la gola spirituale, c’è davvero molto da dire. Quasi nessuno dei principianti, per quanto virtuoso sia, evita di cadere in qualcuna delle numerose imperfezioni provocate da questo vizio, a motivo del gusto che, agli inizi, prova nelle pratiche di pietà.”

Già ve lo dissi, stiamo lontani dal gusto di Dio, diffidiamo, rinneghiamo il gustare Dio, è pericolosissimo. Perché? Non perché sia un male gustare Dio, ci mancherebbe! Ma perché noi ci attacchiamo cuore, mente, anima, volontà, tutto e quindi gustiamo di più il gusto che non Dio, soprattutto nelle pratiche di pietà, nella preghiera, come vedremo adesso.

“Molti di loro, ingolositi dal piacevole gusto che provano in tali esercizi, cercano più il sapore dello spirito che la purezza del cuore e la debita discrezione, virtù da Dio richieste e a lui accette lungo il cammino spirituale.”

Catturati dal gusto cercano di più questo sapore che non la purezza del cuore e la discrezione, cercano se stessi, di fatto cerchiamo noi stessi nella preghiera, non Dio. Adesso vedrete, San Giovanni della Croce è precisissimo, è rigorosissimo.

“Così, oltre all’imperfezione che commettono ricercando questi piaceri…”

Dopo noi diciamo che ci siamo convertiti perché prima facevamo… mangiavamo, gustavamo… prima bevevo, andavo a fare gli happy hour, e poi gustavo tante cose… No ma io adesso ho rinnegato tutto, sono penitente, sono mortificato, faccio i digiuni…”

Però tutti i giorni stai con il “termometro” per misurare nello spirito quanto senti Dio, quanto gusti Dio.

“Così, oltre all’imperfezione che commettono ricercando questi piaceri, la loro golosità li spinge a pretendere ancora di più, superando i limiti del giusto mezzo, dove risiede e si consolida la virtù. Attratti dal gusto che provano, alcuni si ammazzano a forza di penitenze e altri si debilitano con i digiuni, dandosi a pratiche superiori alle proprie forze, senza l’ordine e il consiglio di nessuno; addirittura sfuggono a chi dovrebbero obbedire in tale caso; alcuni, poi, non temono di fare il contrario di quanto è stato loro comandato.”

Mi sembra di vedere le lampadine che si accendono con i volti di alcune persone che ho conosciuto e che conosco.

Vale cento volte di più, lo dice anche Santa Teresa e lo dicono tutti i Santi, mangiare una fetta di Sant’Honoré nell’obbedienza che cento giorni di digiuno nella disobbedienza. Non dimentichiamocelo mai! Perché ciò che conta non è lo stomaco pieno o lo stomaco vuoto ma, come vedremo, è rinnegare se stessi. Ci sono persone tutte piene di devozioni, di questa melassa di finto amore di Dio, alle quali si può dire una cosa sola: “Tu fai sempre, solo, unicamente quello che vuoi. Tu informi, non chiedi, tu dici dopo che hai fatto e deciso”. Questa non è perfezione.

“Attratti dal gusto che provano, alcuni si ammazzano a forza di penitenze e altri si debilitano con i digiuni”

Ve l’ho già detto forse in un’altra occasione, fui colpito tanti anni fa da un Tizio che, di ritorno da un pellegrinaggio a un posto mariano, mi colpì — e anche traumatizzò, rimasi un po’ scioccato — perché mi fece vedere le foto che si era fatto alle ginocchia tumefatte, sanguinolente perché aveva fatto in ginocchio la salita di un monte. Ma questo cosa c’entra con l’amor di Dio? Possibile che mi faccio le foto? Il reportage delle mie penitenze? Guardate che sono cose veramente incredibili! Uno a dirle già rimane imbarazzato, immaginatevi a farle, sono degli inganni terribili. Penitenze e digiuni assurdi che uno va a prendere chissà dove e soprattutto senza il consiglio di nessuno. Non è che li chiedo, no, li faccio perché li decido io, anzi faccio di tutto per nasconderli a chi dovrei chiedere consiglio e se anche mi venisse detto di non farli, io li faccio lo stesso, che è veramente la cosa più diabolica che uno possa fare.

“2. Costoro sono molto imperfetti, sono persone irragionevoli. Lasciano da parte la sottomissione e l’obbedienza, che sono la penitenza della ragione e della volontà..”

Guardate non c’è niente di più potente della penitenza della ragione e della volontà, niente di più gradito a Dio di queste due penitenze. Sapete che io mi sono sempre scagliato contro l’idea dell’Avvento e soprattutto della Quaresima dove per penitenza non mangio i dolci, poi arrivo a Natale e mi sfondo di panettoni, poi arriva Pasqua e mi sfondo di colombe. Ditemi voi che cosa è servita quella penitenza, a niente. A niente.

“Lasciano da parte la sottomissione e l’obbedienza, che sono la penitenza della ragione e della volontà pur sapendo che questo è il sacrificio a Dio gradito più di qualsiasi altra cosa e della stessa penitenza corporale.”

San Giovanni della Croce! Non lo sta dicendo l’ultimo pinco-panco di nome Padre Giorgio Maria della terra, lo sta dicendo San Giovanni della Croce, Dottore della Chiesa, grandissimo mistico, grandissimo Santo, grandissimo penitente.

“La sottomissione e l’obbedienza, cioè la penitenza della ragione e della volontà… è il sacrificio a Dio gradito più di qualsiasi altra cosa e della stessa penitenza corporale.”

Noi diciamo: “Sì, sì” ma poi facciamo quello che vogliamo. 

“Questa non è che una penitenza animale (la penitenza corporale), verso la quale si è portati al pari degli animali, mossi dal piacere che si prova in questo esercizio.”

Per grazia che lo scrive San Giovanni della Croce, scritto nero su bianco, capitolo VI. È una penitenza animale perché si è mossi dal piacere, come le bestie che sono mosse dal piacere di andare a mangiare la paglia, è la stessa cosa, siamo entrambi mossi dal gusto.

“Ora, poiché gli eccessi sono cattivi e in questo modo di fare tali persone seguono la loro volontà, crescono nei vizi anziché nella virtù: acquistano quanto meno gola spirituale e superbia, perché non seguono la via dell’obbedienza in quello che fanno.”

Fanno quello che vogliono, come vogliono, quando vogliono, quanto vogliono. Ricordate il motto che io leggevo sulla cartella di quella mia compagnia alle superiori, aveva scritto questa frase:

“I want what I want, I do what I do”

“Io voglio quello che voglio, io faccio quello che faccio

Terribile! E io tutte le mattine mi dovevo trovare questa frase davanti agli occhi scritta in bianco sulla cartella dell’Invicta quattro stelle che avevo davanti a me. Ma è così, questo è il nostro motto.

“D’altra parte, il demonio domina molti di costoro al punto di spingerli alla gola, eccitando i loro gusti e appetiti. Così questi poveri principianti, non potendo resistergli, cambiano, aggiungono o modificano ciò che viene loro comandato, perché l’obbedienza su questo punto è per loro molto dura.”

“Mi ha detto di fare così, ma io faccio un po’ così e un po’ cosà, aggiungo, metto, non faccio…” In fin della fiera, in poco o in tanto devono cambiare qualcosa per fare quello che vogliono, non fanno quella cosa lì e basta, no, un po’ di più o un po’ di meno, o un po’ diversa.

“Alcuni di loro arrivano a un tale eccesso che, per il fatto di praticare per obbedienza certi esercizi di pietà, perdono la voglia e la devozione di farli”.

Siccome mi è stato detto di fare queste cose, per il fatto che mi è stato detto di farle, è per me talmente gravoso che mi viene il tedio, la nausea a farle, non le voglio fare perché non viene da me ma viene da altri. Questa è una cosa frequentissima.

Se tu dici: “Secondo me potrebbe esser bello provare ad esempio, il venerdì a fare il digiuno in onore della Passione, non il digiuno totale, ma il digiuno a pane acqua”

“Ma io sono celiaco, sono allergico al pane…”

“Allora fallo con le mele, con le pere, con quello che vuoi tu, basta che prendi un alimento, lo scegli come alimento tipico di quel giorno e poi l’acqua”

Lo scopo qual è? È quello di fare la penitenza del gusto, non di morire di fame. In quel giorno mangi una cosa sola. È per questo che la Madonna chiede il digiuno a pane ed acqua — a Caravaggio per esempio, ma non solo all’apparizione di Caravaggio — non perché la Madonna predilige i panettieri a scapito dei fruttivendoli, ma perché è un alimento molto semplice, molto povero, Lei dice quindi di scegliere il pane e di tenerlo tutto il girono. Se uno non può mangiarlo lo faccia con quello che vuole. Il concetto è di fare questa cosa tutto il giorno. 

Siccome gli viene detto, allora cominciano: “No, io non ce la faccio, mi sento morire..”. Poi vengono fuori le malattie più occulte e incredibili: “Ho questa malattia per la quale se io non mangio… No ma io svengo… Mi viene il mal di testa… mi viene da dormire…”. Delle scuse incredibili. 

Allora uno dice: “Sospendilo, per amore del cielo! Nessuno vuole uccidere nessuno, se stai male”. 

La vita va avanti, e ad un certo punto, è una cosa frequentissima, a quella persona si accende una lampadina nella sua testa: “Voglio fare il digiuno”.

Viene e dice: “Voglio fare il digiuno”. Magari ti propone anche un digiuno di tre e quattro giorni, perché lo decide lui. Il confessore risponde: “Bene, fallo”. Lo fa. 

“Ah! Bellissimo! Mai stato meglio! Che bello” Meraviglioso! Il Signore come mi ha aiutato, non ho fatto nessuna fatica!”

Ma, scusami un momento, ma tu non avevi la malattia per la quale se tu non mangiavi stavi male, morivi, svenivi? Non eri quello che aveva il vomito, al quale veniva il mal di testa, che dormivi in piedi… È sparito tutto? È un miracolo! Sei guarito da tutto!”

Questi sono i miracoli del diavolo. Al demonio non interessa che tu mangi il pane, le mele o le pere, che ne mangi una o mille. Al demonio non interessa che tu faccia il digiuno ad acqua per tre mesi, non gli interessa. Al demonio quello che interessa è che tu, come lui, faccia la tua volontà obbedendo a te stesso e non a Dio. Questo interessa. Poi puoi fare tutti i digiuni del mondo, tutte le scale sante in ginocchio del mondo, tutte le passeggiate in montagna, i pellegrinaggi in montagna fino alle vette più alte del mondo, tutto il reportage fotografico delle ginocchia tumefatte, sanguinolente, spaccate e abrase del mondo, tutte le flagellazioni del mondo, il dormire per terra al freddo senza riscaldamento, puoi fare tutto quello che vuoi fino ad ammazzarti, ma l’importante è che lo decidi tu, che venga dalla tua testa, dalla tua volontà e dal tuo gusto, che non sia frutto di obbedienza, che non sia sottomissione alla volontà. Essenziale è questo, poi fai tutto quello che vuoi.

Lo dice benissimo San Giovanni della Croce:

“Alcuni di loro arrivano a un tale eccesso che, per il fatto di praticare per obbedienza certi esercizi di pietà, perdono la voglia e la devozione di farli”

“Ti consiglio di fare la Novena, ti consiglio…”

“Ma è una roba impossibile… non ce la faccio, mi distraggo..”

Passa un po’: “Ho deciso che vorrei fare una Novena”

“Falla”. 

“Bellissima! Come mi è venuta bene! Non sono mai stato meglio, concentrato, devoto”

“Ma tu non eri quello che non riusciva…?”

I miracoli del demonio! Perché il demonio ci tormenta quando noi siamo obbedienti, ma quando noi facciamo la nostra volontà il demonio se ne sta zitto, zitto, quieto, quieto, muto, muto, micio, micio, in un lato lì, buono, fermo, immobile, perché tanto sei già nelle sue grinfie, stai già facendo quello che vuole lui, perché ti deve tormentare? Va benissimo così, perfetto, vai avanti, prosegui!

 “Ma questo non perché sono loro comandati, bensì perché loro unico gusto e voglia è seguire le proprie inclinazioni. Forse sarebbe meglio per loro non praticare simili esercizi di pietà.”

Sarebbe meglio lasciar perdere, farli così è meglio non farli, dice San Giovanni della Croce. Il gusto e la voglia di seguire le proprie indicazioni. “Voglio fare quello che voglio”

“3. Vedrete molti di costoro insistere con i maestri spirituali per ottenere ciò che a loro piace, e metà lo ottengono quasi per forza.”

Sono talmente insistenti, talmente ossessivi, talmente frignoni, talmente rompiscatole che uno ad un certo punto dice: “Fai quello che vuoi”

“No ma io… No ma però… No ma aspetta che ti spiego…”

E cominciano un ragionamento che la vanno a prendere da lontano… delle cose incredibili. Oppure te lo chiedono mentre tu — io uso questa espressione un po’ pittoresca ma vi rende l’idea — mentre stai consacrando, mentre stai facendo la consacrazione…

“Padre senti avevo un pensiero che…”

“Ma scusami, ma adesso me lo chiedi?”

Mentre stai morendo, l’ultimo minuto…

“Senti vorrei chiederti…”

“Ma tutto il tempo che c’è stato prima… me lo devi chiedere adesso che sto per morire?”

Oppure, cinque ore di Confessione, finisce la Messa, tu sei morto e distrutto, ti rincorrono, ti prendono per la tonaca, tu non sai più neanche dove sei, non hai più coscienza di niente..

“Senti vorrei dirti..”

“Si guarda fai quello che vuoi, va bene tutto”

Poi vengono a dirti: “Sei stato tu a darmi il permesso, sei stato tu a dirmi di sì”

Certo, me l’hai rapito, mentre ero narcotizzato. 

“Metà lo ottengono quasi per forza.”

È talmente l’insistenza, talmente il momento inopportuno che poi alla fine uno gli dice: “Va bene, fai quello che vuoi”.

“In caso contrario, si rattristano come bambini, si mostrano svogliati e credono di non servire Dio quando non li si lascia fare quello che vorrebbero.”

Si deprimono. “Ecco, allora, ma io… però…”. Poi cominciano i confronti: “Ma a quello là glielo fai fare, a quello là gli hai detto di sì, a me invece hai detto di no”. Poi ti mandano gli screenshot dei messaggi scritti 25 anni fa.

Rido per non piangere! Veramente, noi siamo schiavi di noi stessi. 

“Facendo così, quello che mi viene detto, io perdo Dio”.

“Oh! Addirittura! Possibile? Non è che stai un po’ esagerando?”

Vi potrei raccontare fatti che vi farebbero cadere per terra dalle risate, scene da comica pura.

 “Infatti, essendo attaccati ai loro gusti e alla loro volontà, che considerano loro dio”

Non l’ho scritta io, è scritta da San Giovanni della Croce, nero su bianco, c’è scritto qui.

“Infatti, essendo attaccati ai loro gusti e alla loro volontà, che considerano loro dio quando queste cose vengono loro tolte affinché aderiscano alla volontà divina, si rattristano, si abbattono e si scoraggiano. Credono di servire Dio e di farlo contento, se loro sono contenti e soddisfatti.”

Ditemi se si può essere così folli, ma è così! Piangono, si abbattono, si deprimono, si scoraggiano.

“Quando Dio è contento di me? Quando sono contento io”

Frase più antievangelica di questa non esiste. Solitamente è tutto il contrario, Dio è contento quando io sono triste perché devo rinnegare la mia volontà, ecco il punto, e siccome sono tanto attaccato, quindi allora…

“4. Vi sono poi altri che, a motivo del vizio della gola, conoscono così poco la loro bassezza e miseria e trascurano talmente l’amoroso timore e il rispetto che devono alla maestà divina, che non esitano a insistere molto con i loro confessori per avere il permesso di comunicarsi spesso. Il peggio è che molto sovente osano comunicarsi senza il permesso e il consiglio del ministro di Cristo e dispensatore dei suoi doni. Seguendo solo il proprio giudizio, cercano di nascondergli la verità.”

Questa credo che sia la cosa più brutta, veramente la più brutta che possiamo fare.

 “A tale scopo, per potersi comunicare, si confessano alla meglio, desiderando più il comunicarsi che comunicarsi con una coscienza pura e ben disposta.”

L’importante è fare la Comunione, non è importante come, non è importante la qualità del mio cuore, no, l’importante è fare la Comunione.

 “Al contrario, sarà più giusto e lodevole avere una disposizione diversa e pregare il confessore di non farli accostare alla comunione tanto spesso; sebbene, tra questi due estremi, la cosa migliore sia la rassegnazione umile, tuttavia la cosa che genera più mali e attira castighi su di loro è la temerarietà.”

Questa insistenza, questo nascondersi, questo voler fare quello che voglio, questa è una cosa temeraria.

“5. Quando si comunicano, tutta la preoccupazione consiste nel cercare qualche sensazione e qualche gusto più che nell’adorare e lodare umilmente Dio presente in loro.”

Capite perché vogliono fare la Comunione?

 “E si attaccano tanto a quest’idea che, se non vi trovano qualche gusto o consolazione sensibile, pensano di non aver fatto nulla.”

Cioè se non sento, non sono.

 “Questo è un modo molto umano di giudicare Dio. Non comprendono che il vantaggio più piccolo che procuri il santissimo sacramento è proprio il diletto dei sensi..”

Il fatto che tu lo senti è la cosa più piccola che dà la Comunione.

“..mentre il più grande, quello invisibile, è la grazia divina.”

Ma di questo non si sente parlare mai.

“Io voglio fare la Comunione perché devo avere la forza dal Signore, perché devo fare questa pratica di devozione, perché Gesù mi manca, perché senza Gesù mi sento male, perché Gesù mi aiuta…” Ma mai nessuno che parli della Grazia Divina.

“Ciò spiega perché Dio, molto spesso, nega gusti e favori sensibili, proprio perché non li considerano con gli occhi della fede. Essi, invece, vogliono sentire e gustare Dio come se fosse comprensibile e accessibile, non solo su questo punto, ma anche negli altri esercizi di devozione. Tutto questo denota una grande imperfezione e una fede impura, contraria alla natura di Dio.”

Vogliamo sentire e gustare Dio in tutto. 

“6. Tali persone si comportano allo stesso modo nella preghiera. Pensano che questa consista esclusivamente nel provare gusto e devozione sensibile. E cercano di provarne, come si dice, a forza di braccia, stancandosi e rompendosi la testa. Se poi non vi riescono, si abbattono profondamente, pensando di non aver combinato nulla. A motivo di questa loro pretesa perdono la vera devozione e lo spirito di preghiera, che consiste nel perseverarvi con pazienza e umiltà, diffidando di se stessi, per piacere solo a Dio.”

Solo uno deve provare gusto e piacere, Dio, non io.

“Così, quando qualche volta non sentono piacere in tale o tal altro esercizio di pietà, provano dispiacere e ripugnanza a ripeterlo e a volte finiscono per abbandonarlo.”

Mi viene in mente il Rosario: “Ma cosa lo prego a fare, ma tanto mi distraggo, ma non sento niente… ma non provo niente… ma cosa vuol dire ripetere le Ave Marie, non è la preghiera che mi piace…”

“Come ho detto, somigliano ai bambini che non si muovono e non agiscono secondo la ragione, ma secondo i loro gusti.”

All’inizio ha scritto che sono irragionevoli. Chi vive così è irragionevole perché non segue la ragione ma segue la pancia.

 “Essi spendono tutte le loro energie nel cercare la gioia e le consolazioni spirituali.”

Infatti, poi, se voi notate queste persone sono anche molto schiave della gola materiale — e non c’entra niente con il peso della bilancia, possono essere magrissimi — sono segnate da questo gusto legato un po’ a tutto, ma soprattutto lo si vede emergere nel cibo. Si vede proprio che, fosse anche dieci grammi di cibo, sono travolti lì dentro, perché uno può mangiare pochissimo ed essere schiavo di quel gusto, uno può mangiare tanto perché ha fame ma non essere schiavo del gusto, non è direttamente proporzionale con la bilancia. Infatti questo emerge in queste penitenze animalesche, come dice San Giovanni della Croce, tale per cui per quaranta giorni non tocco un grammo di zucchero e di dolci e poi mi vado a comprare la colomba di dieci chili e me la mangio tutta io, da solo!

 “Non si stancano mai di leggere libri e di passare da una meditazione all’altra, e vanno a caccia della soddisfazione del proprio piacere nelle cose di Dio.”

Iniziano dieci libri contemporaneamente e non ne finiscono nessuno. In chiesa alle volte non si capisce se si è in chiesa o in una sala di lettura, o in biblioteca, perché il tempo dell’Adorazione è passato tutto a leggere. Allora stai a casa tua. Non posso fare Adorazione Eucaristica e passare tutto il tempo e leggere, che senso ha? Che io legga qualcosina va bene, ma poi ci deve essere la preghiera del cuore, l’orazione, la meditazione, la contemplazione. Non può essere un’ora passata a leggere. E poi libri su libri, da uno all’altro. Hanno iniziato cinque libri e finito nessuno.

 “Ma il Signore, molto giustamente, con discrezione e amore, nega queste cose, proprio perché non cresca questa loro golosità e la loro avidità spirituale non li induca in mali senza fine. Essi hanno estremo bisogno d’entrare nella notte oscura, di cui parlerò tra poco, per purificarsi da queste fanciullaggini.

7. Quelli che si sentono così inclini alla ricerca dei loro gusti, cadono in un’altra imperfezione ancora più grande: si tratta d’un’eccessiva debolezza e tiepidezza nel seguire l’aspro sentiero della croce. Difatti l’anima che cerca le dolcezze, naturalmente rifiuta tutta l’amarezza della rinuncia personale.”

Sono deboli, tiepidi, sono il signor “Non ce la faccio”:

“No, è troppo duro, non ho tempo, non ci riesco, mi sento svenire, mi sento morire…”

Sono quelli che si svegliano per fare un po’ di preghiera, magari all’alba e dicono: “Oggi vorrei svegliarmi un pochino prima per fare un po’ di compagnia a Gesù, un po’ di preghiera a Gesù.”. Poi ti chiamano: “Oh Padre! Sapesse che roba! Un sonno! Un sonno Padre! Non ce la faccio! Gli occhi mi si chiudevano da soli, era impossibile resistere, Padre! Un mal di testa, una stanchezza, una tiepidezza nel cuore…!”

Ma scusa un momento, ma tu non sei quello che stavi sveglio fino alle 5 del mattino ballando fino a morire? Hai mai avuto problemi di sonno? Non se quello che stava con gli amici in giro di notte? “Ma Padre, vuole mettere? Se sono a ballare è chiaro che ho tutta l’adrenalina…”

Scusa un momento, tu sei lì, nella tua cameretta, davanti al tuo Gesù, davanti al tuo Crocifisso, nella pace e nella calma, con un grande spirito di riconoscenza e di amore per il Signore, con la gioia che ti straripa dal cuore per questa tua intimità con Lui e poi il Suo bel Volto nel quadro del Volto Santo, e la Vergine Maria… Tutto questo vale meno di una discoteca? Perché è questo che stai dicendo. Tutto questo vale meno degli amici? Vale meno dello stare in giro? Questi sono quelli che alla sera non andrebbero mai a letto a dormire. 

Hai patito nella tua vita tanto di quel freddo, ma tanto di quel freddo che solamente il buon Dio sa quanto è stato quel freddo, e adesso non riesci a fare un po’ di preghiera, non dico notturna, ma un po’ di preghiera albeggiata?

Misteri. Misteri perché non vogliamo chiamare le cose con il loro nome e ci comportiamo a trent’anni come gente che ne ha 120. “No Padre mi sono dovuto sdraiare, non ha idea, mi sentivo svenire” A trent’anni? Se a trent’anni è così quando nei hai settanta cosa sarà? Ma che lavoro fai, lavori nelle cave di pietra? Vai a rifare l’asfalto delle strade? Fai il muratore in inverno?

Sapete, c’è un detto che dice: per misurare le pene dell’inferno, fai il fabbro d’estate e il muratore d’inverno. 

Tu fai il muratore d’inverno? Guardate, siamo ridicoli, e il bello è che non abbiamo neanche vergogna e pudore nel fare queste cose. Perché? Perché il mondo gira così. Pensate ad essere Gesù, direbbe: “Ma possibile che faccio venire sonno?”. Pensate che brutta roba. “Quando parlano con Me, viene sonno. Perché deve venire sonno a stare con Me? Sono il loro creatore. Ma nell’Eternità cosa faranno? Dormiranno dalla mattina alla sera? Passeranno l’Eternità dormire?”

“No, ma io devo dormire”.

Ma avrai tanto di quel tempo nella tua bara zincata di dormire fino a morire, ma quanto dormirai dopo! Hai tanto di quel tempo per dormire. Finché sei giovane, finché sei in forze, finché hai la salute, pensa ad amare, a lavorare, a pregare, a darti al Signore a stare con Lui. A dormire! Talmente sfondati dal sonno — questa è un’altra cosa che non riesco a capire, mi piacerebbe che qualche dottore me la spiegasse perché non riesco a capirla questa cosa — talmente annegati dal sonno che c’è gente che non punta una sveglia, no! Ne puntano tre! Io non dormirei più dall’ansia al pensiero di aver puntato tre sveglie. L’idea che quando mi sveglio, a distanza di tot minuti, mi suonano tre sveglie, a me viene un’ansia tale che preferisco non andare neanche nel letto, vado allo scrittoio inizio a lavorare e non dormo più. Tre sveglie! Ma non tre sveglie sul comodino, è troppo facile, una sul comodino, una quasi in cucina, una nascosta dietro al mobile. Perché? “Perché così sono sicuro di svegliarmi.” Ma tu, quando vai a letto, ti droghi? Cosa fai, ti scoli 12 litri di Valium? Cosa prendi prima di andare a letto? Com’è possibile una cosa del genere! Hanno la sveglia, della sveglia, della sveglia nel cellulare, poi c’è un’altra sveglia posticipata, poi c’è il ritardo della suddetta sveglia che suona dopo 8 minuti.

Ma se questo vuol dire dormire, io ci rinuncio. A me non riposa un sonno del genere, a me viene l’ansia, mi viene da morire a pensare una cosa così. Mi ricordo quando ero piccolo la mia nonna, la mia mamma, ma anche il mio papà, quando ero ragazzo e vivevo con loro, mi ricordo che della sveglia sentivo “tic”, il primo squillo, che era delicatissimo, ed eravamo già in piedi, magari io andavo un po’ più a rilento, va bene, però era un “tic”, qui esistono persone che sono capaci di far suonare la sveglia per venti, trenta minuti e non sentirla.

Speriamo che non venga un terremoto, perché se no muoiono dentro alla casa. Roba da matti! Sono cose veramente incredibili!È un coma, non è un sonno. Invece che dormire entrano in uno stato comatoso, che poi quando si tirano in piedi non sembra di vedere esseri umani, ma avete presente i film degli zombie che c’erano negli anni ’80? Ecco, una cosa del genere. 

Ma questa è vita? Scherzi a parte, parliamoci seriamente, ma questa è vita? Questo è vivere? Questa è vita cristiana? Ma ci rendiamo conto che chi ci conosce, chi ci vede, il minimo che può fare è compatirci, ma quanto ci prenderà in giro nel suo cuore? Che autorevolezza potremo mai avere vivendo una vita del genere? Che vita spirituale avremo mai se siamo affogati dentro ad un disordine simile?

“8. I principianti cadono in molte altre imperfezioni che derivano da questo non saper rinunciare. Ma il Signore li cura in tempo con tentazioni, aridità e prove che fanno parte della notte oscura.”

Quindi le tentazioni di tali prove vengono per questo, per le nostre imperfezioni.

“Mi limito solo a dire che la sobrietà e la temperanza spirituale presentano un carattere assai diverso di mortificazione, timore e sottomissione in tutto. Dobbiamo constatare che la perfezione e il valore dei nostri atti non dipendono dalla quantità e dal piacere che vi proviamo, ma dal saper rinnegare noi stessi mentre li pratichiamo. I principianti, perciò, devono fare tutto il possibile, per quanto sta in loro, finché Dio li purificherà di fatto, introducendoli nella notte oscura.”

Poi va avanti con il capitolo 7° e tratta l’invidia e l’accidia spirituale, altri due temi importantissimi e bellissimi.

Chiedo a San Giovanni della Croce, a partire da me, di benedirci, di illuminarci e di spingerci ad una conversione radicale fatta di rinnegamento della ragione e della volontà per aderire alla volontà di Dio, sempre e in ogni cosa.

Benedicat vos omnipotens Deus, Pater, et Filius, et Spiritus Sanctus. Amen. 

Dio ci benedica e la Vergine ci protegga. 

Sia lodato Gesù Cristo, sempre sia lodato.

 

VANGELO (Mt 21,28-32)

In quel tempo, Gesù disse ai capi dei sacerdoti e agli anziani del popolo: «Che ve ne pare? Un uomo aveva due figli. Si rivolse al primo e disse: “Figlio, oggi va’ a lavorare nella vigna”. Ed egli rispose: “Non ne ho voglia”. Ma poi si pentì e vi andò. Si rivolse al secondo e disse lo stesso. Ed egli rispose: “Sì, signore”. Ma non vi andò. Chi dei due ha compiuto la volontà del padre?». Risposero: «Il primo».
E Gesù disse loro: «In verità io vi dico: i pubblicani e le prostitute vi passano avanti nel regno di Dio. Giovanni infatti venne a voi sulla via della giustizia, e non gli avete creduto; i pubblicani e le prostitute invece gli hanno creduto. Voi, al contrario, avete visto queste cose, ma poi non vi siete nemmeno pentiti così da credergli».

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