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Le difese dell’anima: le mura della Gerusalemme interiore

Assedio di Gerusalemme

Omelia

Pubblichiamo l’audio di un’omelia di venerdì 26 giugno 2020.

Predicatore: p. Giorgio Maria Faré, OCD

Ascolta la registrazione:

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Scarica il testo dell’omelia [udesign_icon_font name=”fa fa-file-text” size=”1em”] 

Abbiamo ascoltato poc’anzi la Prima Lettura tratta dal Secondo Libro dei Re, cap. 25°. Leggere quanto accade a Gerusalemme ci serve non per una conoscenza storica ma ci serve per un riferimento immediato all’anima. Il peccato riduce sempre l’anima nell’assedio più opprimente, è assediata dal Re di Babilonia, che tradotto vuol dire:

Dal Re della confusione.

L’anima viene stretta da tutte le parti dalla colpa quando cade nel peccato. Non sa più conoscere quali siano le sue vere aspirazioni, qual’è il suo vero bene, qual’è la sua vera pace. Quando l’anima cade nel peccato è confusa. La prima esperienza che fa l’anima nel peccato è la c​ onfusione​, non capisce più niente. Queste sono esperienze che abbiamo fatto e facciamo tutti, incontestabili. L’anima perde la pace, perde il bene, non capisce più niente, è assediata da Nabucodonosor, cioè dal pianto e dall’angustia, geme senza avere la forza di liberarsi dalle sue pene. Non tutti i pianti e non tutte le angustie sono sante, quelle che sono causate dal peccato non hanno niente di santità, sono il frutto del peccato, e l’anima non riesce a liberarsi, non riesce a venirne fuori. Questo le avviene quando regna in lei Sedecia, cioè la Giustizia del Signore, quando subisce il giusto giudizio delle proprie iniquità.

E’ molto “facile” imitare la bontà di Dio, facile nel senso che ci viene bene cercare di essere buoni, pensare alla bontà di Dio, all’Amore di Dio, alla Misericordia di Dio, e esercitare un pezzettino, una porzione, un frammento di questa bontà di Dio verso gli altri, e gli altri lo apprezzano. Noi apprezziamo quando qualcuno è buono con noi, quando qualcuno è misericordioso con noi, è comprensivo con noi, tutti aspetti della bontà di Dio, ma quanto è difficile, quanto è foriero di ribellioni, di incomprensioni, di rivendicazioni l’atteggiamento del Santo, di colui che è chiamato anche a trasmettere la Giustizia di Dio. Noi non lo vogliamo, non vogliamo l’uomo giusto, noi vogliamo l’uomo buono e non ha importanza se è ingiusto. Noi non vogliamo ricevere porzioni, frammenti, dell’essere giusto di Dio. E quanto è difficile esercitare la giustizia di Dio, perché l’uomo non la comprende, la fraintende immediatamente, si ribella, digrigna i denti e si consuma in relazione al suo stato di peccato, più vive nel peccato e più rigetta la giustizia di Dio, perché è una contraddizione in termini della sua esperienza e conoscenza del peccato rigettare, e quindi non accogliere la Giustizia di Dio. Subisce il giusto giudizio delle sue iniquità. Domina il Re Sedecia.

“E’ affamata l’anima, non ha pane, gli uomini di guerra, cioè le forze dello spirito che potrebbero ancora resistere al male, fuggono per la breccia fatta dal nemico, cioè si disperdono in quei vizi che la opprimono e la stringono da tutte le parti.”

Tutte le forze che avrebbe per potersi difendere, se ne vanno, la lasciano sola, perché i vizi è come se le risucchiassero.

“Essa si trova nelle pianure del deserto, cioè nella più squallida desolazione, ed è incalzata dal nemico, che vuole la sua piena rovina. Tutti i suoi figli, cioè tutte le opere buone e tutti i meriti dell’anima sono uccisi, ed essa che doveva regnare sulle sue potenze, è accecata, come fu accecato Sedecia, è legata dalle catene delle sue passioni, è condotta schiava da satana nella babilonia del mondo.”

Se siamo onesti e se siamo sinceri e veri, dobbiamo proprio dire che è così, anche noi sperimentiamo questo.

“La rovina si accentua, diventa più grave; il fuoco delle passioni brucia in lei l’edifìzio del Tempio vivente di Dio, lo devasta, lo rade al suolo, abbatte le mura della sua città, cioè gli ultimi baluardi che ancora la difendono.”

E’ interessante notare che Nabuzardan, qui è tradotto con il termine “capo delle guardie”, in realtà, la traduzione corretta sarebbe:

“Il capo dei cuochi”

“È strano che Nabuzardan, capo dei cuochi del Re di Babilonia, sia stato mandato per depredare e per distruggere Gerusalemme.”

A questo proposito abbiamo un’interpretazione, un’ermeneutica meravigliosa di San Gregorio che a questo proposito scrive così:

“Il principe dei cuochi è il ventre, al quale con grande cura si presta omaggio dai cuochi, affinché si riempia con diletto dei cibi.”

I cuochi rendono omaggio al ventre, allo stomaco, alle viscere.

“Le mura di Gerusalemme sono le virtù dell’anima, elevate al desiderio della superna pace. Quando il ventre si gonfia, le virtù, per la lussuria, cadono.”

Cosa ce ne facciamo di un ventre pieno e di un’anima morta?

“Come i Caldei spezzarono le due colonne che erano nel Tempio, le loro basi ed il mare di rame delle purificazioni, così i demoni, i depre​ datori, infrangono nell’anima le colonne che la sostengono: la Fede e la morale, ne distruggono le basi: l’autorità di Dio che rivela e l’autorità della Chiesa, e tolgono al cuore il mezzo per purificarsi nel Sacramento della Penitenza. I Caldei tolsero gli utensili dei sacrifizi e gli incensieri, ed il demonio strappa all’anima l’unione alla divina volontà nelle tri​bolazioni e la forza di pregare; vengono meno in lei le immolazioni, ed essa non parla più col Signore.”

Il Sacerdote, voi non lo sentite perché siete in Chiesa, ma io che rimango in contatto con la Radio prima di iniziare la Messa lo sento, il Sacerdote anche questa mattina, prima di dare la Benedizione ha ringraziato solennemente, come fa tutti i giorni gli ammalati, per le sofferenze che loro patiscono e offrono perché sono la vera potenza, è vero, ma non se ne parla più dell’immolazione​, della sostituzione vicaria, non si sa più neanche che cos’è la sostituzione vicaria. Il demonio toglie l’immolazione ed essa non parla più col Signore, non riesce più ad entrare in dialogo con Dio, la famosa Intimità Divina. Vedete dalla Scrittura quanto si può prendere dalla nostra anima. Questa mattina, come tante altre volte ho fatto, ho preso queste riflessioni, la lettura esegetica bellissima che ha fatto D​ on Dolindo Ruotolo,​ questo Sacerdote che ormai conosciamo e che con un’intelligenza illuminata coglie il succo più profondo della Sacra Scrittura.

Che il Signore ci conceda di tenere ben salde e ben difese le mura della nostra Gerusalemme interiore.

Sia lodato Gesù Cristo.

Commento di Don Dolindo Ruotolo sull'assedio e la caduta di Gerusalemme narrate nel 2 libro dei Re

LETTURE

Venerdì della XII settimana del Tempo Ordinario (Anno pari)

PRIMA LETTURA (2Re 25,1-12)
Giuda fu deportato dalla sua terra.

Nell’anno nono del regno di Sedecìa, nel decimo mese, il dieci del mese, Nabucodònosor, re di Babilonia, con tutto il suo esercito arrivò a Gerusalemme, si accampò contro di essa e vi costruirono intorno opere d’assedio. La città rimase assediata fino all’undicesimo anno del re Sedecìa.
Al quarto mese, il nove del mese, quando la fame dominava la città e non c’era più pane per il popolo della terra, fu aperta una breccia nella città. Allora tutti i soldati fuggirono di notte per la via della porta tra le due mura, presso il giardino del re, e, mentre i Caldèi erano intorno alla città, presero la via dell’Aràba.
I soldati dei Caldèi inseguirono il re e lo raggiunsero nelle steppe di Gerico, mentre tutto il suo esercito si disperse, allontanandosi da lui. Presero il re e lo condussero dal re di Babilonia a Ribla; si pronunciò la sentenza su di lui. I figli di Sedecìa furono ammazzati davanti ai suoi occhi; Nabucodònosor fece cavare gli occhi a Sedecìa, lo fece mettere in catene e lo condusse a Babilonia.
Il settimo giorno del quinto mese – era l’anno diciannovesimo del re Nabucodònosor, re di Babilonia – Nabuzaradàn, capo delle guardie, ufficiale del re di Babilonia, entrò in Gerusalemme. Egli incendiò il tempio del Signore e la reggia e tutte le case di Gerusalemme; diede alle fiamme anche tutte le case dei nobili. Tutto l’esercito dei Caldèi, che era con il capo delle guardie, demolì le mura intorno a Gerusalemme.
Nabuzaradàn, capo delle guardie, deportò il resto del popolo che era rimasto in città, i disertori che erano passati al re di Babilonia e il resto della moltitudine. Il capo delle guardie lasciò parte dei poveri della terra come vignaioli e come agricoltori.

SALMO RESPONSORIALE (Sal 136)
Rit. Mi si attacchi la lingua al palato se lascio cadere il tuo ricordo.

Lungo i fiumi di Babilonia,
là sedevamo e piangevamo
ricordandoci di Sion.
Ai salici di quella terra
appendemmo le nostre cetre.

Perché là ci chiedevano parole di canto
coloro che ci avevano deportato,
allegre canzoni, i nostri oppressori:
«Cantateci canti di Sion!».

Come cantare i canti del Signore
in terra straniera?
Se mi dimentico di te, Gerusalemme,
si dimentichi di me la mia destra.

Mi si attacchi la lingua al palato
se lascio cadere il tuo ricordo,
se non innalzo Gerusalemme
al di sopra di ogni mia gioia.

Canto al Vangelo (Mt 8,17)
Alleluia, alleluia.
Cristo ha preso le nostre infermità
e si è caricato delle nostre malattie.
Alleluia.

VANGELO (Mt 8,1-4)
Se vuoi, puoi purificarmi.

Quando Gesù scese dal monte, molta folla lo seguì.
Ed ecco, si avvicinò un lebbroso, si prostrò davanti a lui e disse: «Signore, se vuoi, puoi purificarmi».
Tese la mano e lo toccò dicendo: «Lo voglio: sii purificato!». E subito la sua lebbra fu guarita.
Poi Gesù gli disse: «Guàrdati bene dal dirlo a qualcuno; va’ invece a mostrarti al sacerdote e presenta l’offerta prescritta da Mosè come testimonianza per loro».

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