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Nostra Signora del Laus e la Venerabile Benedetta Rencurel, parte 17

Nostra Signora del Laus e la Venerabile Benedetta Rencurel

Meditazione

Pubblichiamo l’audio di una meditazione di lunedì 14 febbraio 2022

Predicatore: p. Giorgio Maria Faré, OCD

Ascolta la registrazione:

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Nostra Signora del Laus e la Venerabile Benedetta Rencurel, parte 17

Eccoci giunti a lunedì 14 febbraio 2022. Oggi festeggiamo San Cirillo, monaco e San Metodio Vescovo, Patroni d’Europa.

Abbiamo ascoltato il Vangelo della Santa Messa di oggi tratto dal capitolo X di San Luca, versetti 1-9. 

Il compito dei Discepoli, dei 72, è quello di preparare l’arrivo del Signore. Dovrebbe essere, penso, anche il compito di ciascun Sacerdote. 

Cosa deve fare un Sacerdote quando il Signore gli affida una persona? O, addirittura, una porzione del popolo di Dio? Pensiamo ad una parrocchia, pensiamo a quando un missionario va in terra di missione, quante persone un Sacerdote è chiamato a servire, ad amare, a curare. Il compito primario sembra proprio quello di preparare quelle persone all’incontro col Signore, perché poi l’incontro è un incontro personale, un incontro d’amore, certo avviene all’interno della comunità cristiana, all’interno della Chiesa, senza dubbio, ma allo stesso tempo è un incontro personale, è proprio un cuore a cuore con Gesù, e allora quanto più “bravo” (nel senso di santo), sarà quel Sacerdote, quanto più quel Sacerdote amerà il Signore, quanto più quel Sacerdote avrà fatto esperienza di Dio, tanto più sarà capace di preparare quei cuori all’incontro col Signore. Ovviamente, è fatta salva la libertà di ciascuno: possiamo avere un San Giovanni Maria Vianney, ma non tutti poi accettano di lasciarsi preparare, perché preparare vuol dire tante cose, vuol dire pulire, sistemare, tagliare… vuol dire tante cose.

 Dobbiamo pregare perché c’è una sproporzione, dice Gesù:

“La messe è abbondante, ma sono pochi gli operai!”

 Ci sarebbe tanto da lavorare, tanto da fare.

E poi c’è questa bellezza dell’essere mandati come agnelli in mezzo ai lupi, è anche avventurosa come idea, nessuno manderebbe un agnello in mezzo a un branco di lupi, eppure Gesù lo fa, perché la sicurezza, la difesa, e la forza di quell’agnello è la Divina Provvidenza, non è l’agnello ovviamente. 

E c’è fretta. Chi arde di zelo per il Signore “Zelo zelatus sum pro Domino Deo exercituum”, dice Elia (“ardo di zelo per il Signore, Dio degli eserciti”), ha fretta, ha molta fretta, ha sempre fretta, quindi:

“non portate borsa, né sacca, né sandali e non fermatevi a salutare nessuno”

 Non fermarti a salutare nessuno, corri e vai, non pensare alle cose, “Zelo zelatus sum..”, “ardo di zelo per il Signore”, quelle cose non ti interessano, perché tanto la Divina Provvidenza ci penserà lei. E veramente ci pensa.

Gesù dice: “Entrate nelle case che vi accoglieranno”.

E guardate, se ci comportiamo da veri Discepoli del Signore, da veri suoi Ministri, sono tante le case che ci accolgono, ma veramente tante.

Si dice: “Oggi il mondo non ha più fede”. Sì, ma chiediamoci anche il perché, non è sempre colpa del mondo brutto e cattivo, non è sempre responsabilità degli altri. Perché tanti perdono la fede? E non diamo sempre e solamente colpa alle cose più brutte, più eclatanti che accadono, certo ci sarà anche quello, ma la gente non è stupida, la gente non è stupida, la gente capisce bene che l’errore fatto da uno, da due, da tre, da cinque, da dieci, da cento, non è l’errore di tutti. A questo mondo non siamo intelligenti solamente noi, la gente non è stupida, sa distinguere, sa dire: “Su 10.000 persone questi 1000 hanno fatto delle cose molto sbagliate”. Uno non perde la fede perché dice: “Ecco, qui 1000 hanno sbagliato”, perché tutti sappiamo, tutti lo sappiamo, che nella vita ci sono persone che fanno bene e persone che fanno male, ma questo non vuol dire che è male tutta la categoria. Il fatto che ci sia stato Giuda, questo non vuol dire che tutti i Discepoli sono Giuda, il fatto che c’è stato Giuda, questo non vuol dire che allora non credo più in Gesù. Ma questo lo capiamo, questa cosa è evidente a tutti. Io non credo che ci sia nessuno che faccia questo errore di valutazione. A me il problema sembra più delicato, e cioè, non sono tanto quei 1000, il problema non è tanto Giuda — che, anzi, dovrebbe spingerci a fare ancora meglio, a riparare, a stringerci ancora più di più tra di noi — il problema è la qualità della testimonianza, la qualità dell’amore, la qualità della devozione, la qualità dell’appartenenza, la qualità della dedizione, la qualità dello zelo di quegli altri tot che non sono Giuda, questo è il punto secondo me. Se io mi trovo davanti, lo dico in milanese, poi so che non si può trascrivere questa cosa, non ho un altro termine per rendere meglio, se ho davanti un “barlafüs”, adesso chi abita a Napoli dirà: “Cos’è sta roba”, comunque se ho davanti un gigione, ma in milanese rende meglio, se ho davanti un “barlafüs”, a uno gli cascano le braccia! 

Se ho bisogno di avere davanti un un falò e mi trovo davanti un fiammifero, capite che anche la mia fede a un certo punto ne risente purtroppo, perché uno si trova da solo, si trova disorientato, si trova confuso. Se non ha davanti un esempio bello, un esempio affascinante con tutte le sue debolezze, le sue fatiche… per amor del cielo nessuno cerca dei Superman, ma degli esempi belli. Monsignor Cazzaniga non era Superman, però quando lo guardavi negli occhi tu vedevi un innamorato di Dio, poi, per l’amor del cielo, mai nessuno si è sognato di pretendere che fosse Superman, ci piaceva così, andava bene così. 

Io non credo che la gente pretenda che noi Sacerdoti diventiamo Superman, credo che non gli piacerebbe neanche. La gente forse cerca qualcuno con cui condividere la fede, qualcuno che li conduca, qualcuno che gli faccia vivere questa realtà: amare Gesù è bello, amare Gesù è affascinante, amare Gesù è possibile. Io credo che questo basti, non serve molto altro. 

E allora andiamo a vedere il nostro libro “Le meraviglie di Laus”, siamo arrivati a “L’intuizione delle coscienze”. Io credo che la Vergine Maria ci darebbe tutti questi doni bellissimi che ha dato a Benedetta e a tanti altri, se noi amassimo di più il Signore, li darebbe a servizio del popolo di Dio. Quanto bene in più faremmo se appartenessimo maggiormente a Dio, se amassimo di più Dio!

Intuizione delle coscienze 

La Santa Vergine, convocando pellegrini a Làus, non voleva indicare certo una nuova strada per andare in Paradiso. Non poteva cambiare i mezzi di salute stabiliti dal suo Divin Figlio. Anche a Làus per ottenere il perdono dei peccati e riparare l’amicizia del Signore, bisognava confessarsi.”

Là, come oggi qui.

Adesso attenzione:

“Ma non è da negare che la confessione dei nostri falli, fatta ad un uomo come noi, benché rivestito d’autorità divina, è qualche cosa di umiliante per la nostra natura orgogliosa, specialmente quando si tratta di falli, che più feriscono la dignità umana.”

Sì, perché abbiamo tanta vergogna di dire i nostri peccati davanti al Sacerdote, ma non abbiamo nessuna vergogna di farli davanti a Dio. Interessante questa cosa.

 “Se in quel momento si dimentica che tutto passa tra l’anima nostra e Dio, nonostante l’ombra e il mistero che ricopre il sacro tribunale, nonostante tutte le torture a cui è in preda la nostra coscienza…”

Sì perché quando non siamo in pace con Dio è terribile.

“Nonostante la vista dell’inferno aperto sotto i nostri piedi, l’amor proprio e la vergogna ci chiudono fatalmente la bocca.”

Quante volte vi ho già detto queste cose: non andiamo in confessionale se non abbiamo la decisione interiore di dire tutto e bene. Aspettiamo. E, se proprio abbiamo una vergogna incredibile, scriviamo i nostri due o tre peccati che non riusciamo dire e li facciamo leggere. Piuttosto almeno questo, ma, aggiungo, ci fa anche bene vivere questa vergogna e superarla, questo amor proprio e superarlo, chiamando le cose con il loro nome, il nome di colui che le ha fatte, con tanta semplicità. Ma di che cosa devo aver paura? Non facciamo gli immaturi, diciamo le cose come sono: “Ho fatto questo… questo… e quell’altro. Sono un’oca!”. Pace! Cosa devo fare? Mi impegnerò di più. Ma perché dobbiamo avere tutta questa paura di dire le cose con loro nome: “Ho fatto questo, questo e questo e l’ho fatto in questo modo, queste volte”. Ci vuole tanto poco, sapete. È tanto bello perché poi quando uscite siete tutti belli leggeri, felici, in pace col Signore, è bello, poi mica avete davanti un orco, sappiamo tutti quanto è difficile vivere in questo mondo come stelle.

Ecco quello che fa della confessione un’occasione di sacrilegio per certe anime e un oggetto di orrore per altre.”

Certo, perché se vado in confessionale e nascondo volontariamente un peccato grave che ho commesso, compio un sacrilegio e quella confessione è invalida e da quel giorno in avanti sono tutte invalide, fino a quando, per grazia di Dio, non rientro in me stesso e non vado e non dico: “Guardi che tot tempo fa io ho nascosto volontariamente questo peccato grave, scientemente, volontariamente ho deciso di nasconderlo per vergogna, per orgoglio e adesso finalmente lo confesso, e sono passati tot anni, mi sono anche confessato, ahimè magari ho fatto pure la Comunione”. Capite perché dice:

“Fa della confessione un’occasione di sacrilegio” 

Perché la vergogna e l’amor proprio, se vengono assecondate impediscono la realizzazione buona, efficace della confessione.

 “Maria, piena di compassione per le povere anime turbate, trova il mezzo di togliere tutti gli ostacoli e di vincere tutte le difficoltà. Ella dà a Benedetta, la ministra delle sue misericordie, il privilegio di leggere in fondo ai cuori, ed ecco che quella ragazza ignorante, che non sa leggere un libro, leggerà nelle coscienze. Possiede così alto questo dono, che non vi saranno segreti così reconditi in un cuore, da non scoprirli: il passato, il presente, i luoghi, le persone, le circostanze, i minimi dettagli; ella vede tutto come in uno specchio, salendo fino alla lontana infanzia di un individuo.”

È come Padre Pio. Pensate voi che dono bellissimo ha dato la Vergine Maria, un grandissimo servizio.

“Conoscere un’anima molto meglio di quanto un’anima possa conoscere se stessa. Ricorda sovente ai colpevoli circostanze dimenticate. Questo suo dono celeste è così conosciuto dal pubblico, che dopo le confessioni è diventata abitudine comune di domandarle se non si è dimenticata qualche cosa. I sacerdoti stessi, soliti a scrutare le coscienze altrui, non temono di subire quella prova. Un canonico di Gap, dopo aver fatto una confessione generale, ricevette con le mani giunte, l’esame supplementare che gli fece la pastorella privilegiata, e ritornò a confessarsi con immensa gioia. 

M. Gaillard, che ricorda tali cose, porta sé stesso come esempio, e scrive: 

Mons. De Genlis mi aveva comunicato un ordine, che si era proposto di pubblicare: io mi presi la libertà di aggiungere un articolo, che sua Eccellenza accettò.
Un prete di Làus (si era all’epoca dei Giansenisti) non trovando l’articolo di suo gusto, manifestò il suo malcontento con cattivo umore.
Dovetti sostenere con lui una discussione un po’ viva. Il giorno dopo voleva celebrare la Santa Messa, né potendo ricordarmi quanto avevo commesso di male la sera innanzi, pregai Benedetta di manifestarmi i peccati, che avevo commesso. Mi fece allora conoscere dodici peccati veniali, tra i quali una menzogna, da cui pure aborrisco assai.
Li scrissi, ma disgraziatamente perdei il foglio, se no li avrei qui manifestati a mia confusione e per testimonianza del dono che il Signore ha accordato a questa santa giovine.”

Qui c’è una foto nel libro che fa vedere Benedetta che prepara i fedeli per la confessione, e questo è sicuramente molto bello.

Altri fatti. 

“Nel mese di marzo del 1669, Benedetta era malata a Saint-Etienne e aveva perduta ogni conoscenza. Un chirurgo, certo sig. Manenti, aveva manifestato al P. Peythieu il desiderio di vederla. Il padre acconsentì e si dispose di accompagnarlo. L’ammalata era coricata nell’alcova e una tenda, tirata attorno al suo letto, le toglieva la vista di chiunque entrasse nella camera: di più aveva gli occhi completamente chiusi. Ciononostante nel momento stesso che i due visitatori posero piede sulla porta, Benedetta si mise a gridare: 

– Non voglio che il chirurgo mi tocchi! – Il Padre fece sedere il dott. Manenti su di un cofano che trovavasi presso il letto, e subito Benedetta cominciò a decifrargli tutta la vita; ciò che gli cagionò molto piacere, benchè fosse in mia presenza. Poi essa concluse: 

– Andatevene a Làus per fare la vostra confessione generale.- 

Il chirurgo promise e mantenne la parola. Buon per lui perché qualche tempo dopo morì. Nel suo viaggio a Marsiglia, ove Benedetta per ordine di Maria si era ritirata durante l’invasione dell’armata del Duca di Savoia, si presentò un giorno, di buon mattino presso Mons. Collogne-Foresta, allora Vicario Generale della Diocesi. 

– Come siete mattiniera, figlia mia!- le disse questi – Che cosa c’è di straordinario?- Benedetta gli domandò umilmente di trattenerla un istante in particolare: ciò che le fu accordato in quello stesso momento. 

  • Sono qui – rispose la pastorella – per dirvi da parte della buona Madre che voi avete per la testa dei progetti, da eseguire in una maniera poco gradita al Signore.-
    – Io non so quello che volete dire – esclama il Vicario. 

E benedetta gli svela tutto il suo pensiero, e gli fa conoscere come deve realizzare il suo disegno. Fortemente meravigliato della rivelazione di un progetto, mai comunicato a nessuno, nemmeno al direttore della sua coscienza, Mons. Foresta concepì un’alta stima per quell’umile giovinetta, e manifestò la cosa a un gruppo di ecclesiastici, esaltando le meraviglie di Dio che si operavano per mezzo suo. Una domenica ebbe luogo a Làus un grande concorso di pellegrini, venuti da ogni parte. Benedetta ne avvertì 35 che avevano nascosto dei peccati gravi nelle loro confessioni precedenti; nel numero vi era pure una donna colpevole d’infanticidio e che era rimasta sette anni senza confessare il suo delitto. Dopo aver facilitato ai peccatori il perdono delle loro colpe e una confessione sincera, Benedetta inspirava loro una volontà ferma di camminare nella via della virtù. Ma come fare a inclinare quei cuori verso Dio, cuori sedotti e incantati dalle creature? Come avrebbero essi potuto sormontare tante difficoltà? Ci voleva un’abbondanza straordinaria di grazia del Signore, e quello non si ottiene che per mezzo della preghiera e del sacrificio. Ma come avrebbero pregato, e come avrebbero sofferto quei peccatori, soliti a procurarsi tutte le soddisfazioni della terra?” 

Domani vedremo: “Benedetta vittima”. Certo, la trova lei la soluzione per loro, vedremo questo capitolo doloroso.

Benedicat vos omnipotens Deus, Pater, et Filius, et Spiritus Sanctus. Amen. 

Dio ci benedica e la Vergine ci protegga. 

Sia lodato Gesù Cristo, sempre sia lodato.

 

VANGELO (Lc 10,1-9)

In quel tempo, il Signore designò altri settantadue e li inviò a due a due davanti a sé in ogni città e luogo dove stava per recarsi.
Diceva loro: «La messe è abbondante, ma sono pochi gli operai! Pregate dunque il signore della messe, perché mandi operai nella sua messe! Andate: ecco, vi mando come agnelli in mezzo a lupi; non portate borsa, né sacca, né sandali e non fermatevi a salutare nessuno lungo la strada.
In qualunque casa entriate, prima dite: “Pace a questa casa!”. Se vi sarà un figlio della pace, la vostra pace scenderà su di lui, altrimenti ritornerà su di voi. Restate in quella casa, mangiando e bevendo di quello che hanno, perché chi lavora ha diritto alla sua ricompensa. Non passate da una casa all’altra.
Quando entrerete in una città e vi accoglieranno, mangiate quello che vi sarà offerto, guarite i malati che vi si trovano, e dite loro: “È vicino a voi il regno di Dio”».

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