Meditazione
Pubblichiamo l’audio di una meditazione di domenica 8 maggio 2022
Predicatore: p. Giorgio Maria Faré, OCD
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Le Litanie Lauretane: Mater intemerata e Mater amabilis
Sia lodato Gesù Cristo! Sempre sia lodato!
Eccoci giunti a domenica 8 maggio 2022.
Abbiamo ascoltato il Vangelo della Santa Messa di oggi, tratto dal capitolo X di San Giovanni, versetti 27-30.
Quest’oggi ricorre una data molto importante.
In passato, due erano le Feste liturgiche in onore dell’Arcangelo San Michele: il 29 di settembre, celebrata inizialmente solo a Roma, come ricordo della dedicazione di una antica Basilica eretta in suo onore sulla Via Salaria, e l’8 maggio, anniversario della prima apparizione al Vescovo di Siponto al Gargano, in modo particolare per la celebrazione dell’episodio della vittoria dei Sipontini (seconda apparizione) sui barbari invasori. A partire dall’XI secolo queste due ricorrenze particolari del Santuario si diffusero in tutta Europa. Nel Medioevo entrambe venivano collegate con il Gargano, quindi: 8 Maggio, anniversario delle apparizioni e 29 settembre, Dedicazione della Basilica. La Festa dell’apparizione di San Michele Arcangelo dell’8 maggio fu istituita da Papa San Pio V.
Oggi sarebbe molto bello fare l’Atto di Consacrazione a San Michele Arcangelo, la preghiera di affidamento di sé e della propria famiglia a San Michele Arcangelo.
Oggi sicuramente è un giorno molto particolare, che dobbiamo in ogni modo vivere con grande devozione, perché abbiamo bisogno della protezione di questo potente Arcangelo.
Siccome noi siamo, e vogliamo essere sempre di più, le pecorelle di Gesù, che ascoltano la Sua voce, che sono da Lui conosciute e che Lo seguono, allora proseguiamo la nostra lettura e meditazione del testo di Don Giorgio Basadonna sulle Litanie Lauretane.
Siamo arrivati alle Litanie “Mater intemerata” e “Mater amabilis”.
Madre immacolata
“È il titolo più luminoso nella figura di Maria, accanto a quello
della sua maternità divina e verginale: Dio ha preparato questa donna alla quale avrebbe rivolto l’invito a collaborare al suo progetto di Incarnazione, e l’ha redenta in modo unico liberandola da ogni traccia di peccato fin dalla prima sua esistenza (cioè dal concepimento). Madre di colui che vincerà definitivamente il male e il «Principe di questo mondo», colui che inizierà gli «ultimi tempi» il tempo della salvezza, Maria gode per prima il dono della liberazione dal male, la redenzione che il Figlio attuerà con la sua vita, la sua morte e la sua resurrezione”.
Maria Santissima è liberata dal peccato originale, o meglio, è preservata dal peccato originale fin dall’istante del suo concepimento.
“Bastano queste due parole per aprire alla riflessione devota un orizzonte meraviglioso, rivelare il progetto di Dio così ricco e non meritato, e condurre fino alla soglia di un mistero mai del tutto esplorato e sempre capace di suscitare gratitudine, fiducia e speranza.
Bisognerebbe essere capaci di alzare la testa più spesso e non lasciarci chiudere nelle piccole e soffocanti misure della nostra esperienza quotidiana, del nostro limite, della nostra debolezza: Dio ha pensato per noi «cose grandi», ha inventato «nuovi cieli e nuova terra» anche nel senso di una vita diversa da come noi solitamente riusciamo ad attuare, Dio ha scritto in Maria non solo il suo amore e la sua potenza infinita ma anche la nostra destinazione, le possibilità impensabili che possediamo”.
In Maria Santissima c’è veramente tutto quello che uno può immaginare, e anche sperare e desiderare, perché in Lei veramente si è realizzato l’assolutamente impossibile.
“La figura di Maria che così spesso noi immaginiamo nella dolcezza della sua maternità, rivela sempre di più la grandezza vertiginosa del mistero che vive in lei e offre alla nostra fantasia meschina e ripetitiva la perenne novità che Dio crea in lei e attraverso lei in tutti noi”.
Sì, perché noi siamo sempre chiusi nelle nostre piccole cose, chiusi sempre nei nostri piccoli e banali programmi, chiusi dentro a rapporti spesse volte soffocanti, e chiusi dentro ai nostri modi di reagire, di affrontare, di vivere tantissime situazioni che la vita ci propone.
Noi siamo lì a fare queste minuzie veramente squallide che non sono assolutamente espressione di un cuore che si eleva verso l’alto.
Quante volte si ricevono chiamate, email, messaggi: «Padre, mi ha fatto questo… Padre, il datore di lavoro mi ha fatto quello… Padre, il mio superiore non mi capisce… Padre, quel sacerdote si comporta male… Padre, il mio collega di lavoro mi ha fatto questo, quando io gli avevo fatto quell’altro…», con lacrime, sofferenza, dolori e di tutto di più… ma la nostra vita dove risiede? Dove riposa?
Purtroppo la nostra vita non risiede e non riposa in Dio, capite?
Questo è un dato di fatto.
La nostra vita risiede e riposa nelle creature, nelle cose transitorie, nei fatti e negli eventi che ci capitano, non nel Paradiso, non nelle cose di Dio.
Noi non stiamo male per Dio, capite?
Questo è il punto.
Noi stiamo male perché Tizio e Caia ci hanno guardato storti, ci hanno risposto male, non hanno corrisposto ai nostri desideri, non hanno fatto e non hanno detto, per questo noi stiamo male, non perché Dio è offeso, è oltraggiato, perché noi non corrispondiamo, perché… no, assolutamente.
Stiamo male perché facciamo i peccati?
Avete mai visto qualcuno piangere per i peccati?
Sì, raramente accade, succede, grazie al Cielo, ma di solito no, assolutamente. Noi ci andiamo a confessare pensando che poi dobbiamo andare dalla parrucchiera, per esempio.
“Invocarla come «madre immacolata», vuol dire anche fermarci sul termine «madre», e cogliervi l’invito a diventare realmente suoi figli, generati da lei, somiglianti a lei che è immacolata, che è senza peccato, che è il segno più vivo della redenzione offerta a tutti”.
Quindi, innanzitutto dobbiamo sentirci figli della Vergine Maria.
Un tempo c’era quella bella Associazione delle “Figlie di Maria”, adesso è sparita anche questa. Sarebbe interessante andare a vedere nei sogni di Don Bosco, quante volte ritorna questa espressione: «Facevo parte delle “Figlie di Maria”, quindi adesso il Signore ha fatto per me…»
Noi, però, a queste cose non ci crediamo, quindi…
Quindi, dovremmo consacrarci con frequenza al Cuore Immacolato di Maria, ogni giorno, così da poter vivere questa Consacrazione alla nostra Madre del Cielo, e quindi, come ogni figlio dovrebbe, sentiremo interiormente la chiamata ad imitare questa Madre.
Ogni figlio cosa fa?
Desidera imitare la sua mamma e il suo papà, desidera essere come la mamma ed il papà, perché non ha altri punti di riferimento, non ha altri modelli.
“Questo comporta in noi che ci diciamo suoi «devoti», la certezza che noi pure siamo chiamati alla santità, noi pure siamo capaci di liberarci dal male, noi pure siamo l’oggetto dell’amore di Dio che vuole condurci alle grandi altezze per le quali siamo stati creati”.
Quindi, possiamo vivere una vita di santità? Certo che possiamo!
Innanzitutto dobbiamo volerlo, come prima cosa, e poi dobbiamo chiederlo, lo dobbiamo supplicare, dobbiamo domandare alla Vergine Maria questa grazia grandissima di essere santi, che vuol dire non offendere mai volontariamente Dio, questo vuol dire. Vuol dire coltivare l’amicizia con Dio, vuol dire fare di tutto per vivere con lui.
“È vero: ogni giorno noi sperimentiamo il peso della colpa, della debolezza insita nella nostra natura umana, ogni giorno dobbiamo riconoscere la contraddizione che ferisce la nostra vita e ci rende così lontani da quella bontà e da quella purezza che pur sempre sogniamo. Siamo peccatori, siamo deboli, avvertiamo dentro di noi il richiamo affascinante della santità e parimenti l’inclinazione quasi invincibile verso l’egoismo, la sensualità, l’orgoglio e la rassegnazione a ciò che sembra più forte di noi.
Ma qui sta la forza della devozione alla Madonna, qui sta anche il suo compito di «madre» che vuole il nostro bene e continuamente ci richiama alla nostra vera dignità e offre il suo aiuto per accompagnarci in un cammino di santità”.
Un giorno, spero presto, non so quando, mi devo mettere a fare un ciclo di meditazioni sui sogni di Don Bosco, che sono veramente bellissimi, per farvi vedere in quanti sogni ritorna la figura della Vergine Maria che protegge, salva, cura, guarisce, illumina, le anime dei suoi ragazzi e in questi sogni che fa Don Bosco si vede benissimo quanto è bella e quanto è fondamentale la figura della Vergine Maria.
E allora… siamo deboli? C’è la Vergine Maria.
Siamo fragili? C’è la Vergine Maria.
Siamo feriti? C’è la Vergine Maria.
Siamo peccatori? C’è la Vergine Maria.
Ma noi ricorriamo alla Vergine Maria?
Noi preghiamo il Rosario?
Noi supplichiamo la Vergine Maria di custodirci?
Noi ci consacriamo quotidianamente al Suo Cuore Immacolato?
Noi la invochiamo?
Noi diciamo: «Vergine Maria, precedimi sulla via!», prima di mettere i piedi giù dal letto e fare i primi passi, prima di uscire per andare al lavoro?
Noi, per esempio, portiamo la Medaglia Miracolosa al collo, sul petto?
Non in tasca o nel portafoglio, perché la Madonna quando è apparsa a Santa Caterina Labouré, non ha detto: «Ecco, questa è la Mia Medaglia da mettere nel portafoglio o in borsetta», no, è da portare al collo.
Noi vestiamo lo Scapolare della Beata Vergine Maria del Monte Carmelo, segno grandissimo di consacrazione alla Vergine Maria?
Se uno dice: «Qual è il segno più grande di essere consacrati alla Vergine Maria?» Beh, ricevere la vestizione, da un Sacerdote carmelitano, dello Scapolare del Carmelo, con annesso il Privilegio sabatino.
Ricordate la bellissima apparizione a San Simone Stock, che io in più di una occasione vi ho letto e commentato.
Lo Scapolare è un segno di grandissima consacrazione; infatti il Rosario, il Crocifisso e lo Scapolare sono i tre strumenti di devozione citati dal Concilio Vaticano II.
Tra l’altro, sui due rettangolini di stoffa che si portano davanti e dietro, tenuti insieme dalle due fettuccine, da una parte, è dipinto il Sacro Cuore di Gesù, e dall’altra, l’immagine della Beata Vergine Maria del Carmelo, che è esattamente la modalità in cui la Vergine Maria è apparsa nell’ultima apparizione a Fatima, e, guarda un po’, Suor Lucia entra proprio in un monastero di Carmelitane Scalze… capite?
Questa cosa, quindi, è importante, perché è un modo con il quale noi diciamo: «Io voglio essere, io sono tutto della Vergine Maria», e va portato sempre!
Se non si può portare lo Scapolare addosso, si porterà la Medaglia, ma va indossato sempre, perché è un segno di consacrazione, è un segno di donazione.
È talmente importante, che ci vuole un Sacerdote carmelitano per poter fare questa vestizione; non posso farmela da solo, o farmela fare da chiunque altro, deve essere un Sacerdote autorizzato, deve essere un Sacerdote carmelitano a fare questa vestizione.
È una vestizione, c’è tutta una formula ben precisa, molto bella, poi si viene iscritti nella Confraternita dello Scapolare, su un registro apposito, dove viene segnato il nome, la provenienza, poi viene data una pagellina con la data, a memoria di questa vestizione.
Io la feci il 24 di maggio del 1995, giorno di Maria Ausiliatrice, e in quella data vestii per la prima volta lo Scapolare del Carmelo. Mi ricordo ancora la gioia immensa di quel giorno, perché fino ad allora non ne avevo mai sentito parlare; ero entrato da pochissimo in convento, perché io sono entrato il 9 di marzo del 1995 e poi pensate sono diventato sacerdote il 9 di giugno 2001 (sempre con questo 9 che ritorna… vabbè).
Quindi sono entrato a marzo e, quando ho incominciato a capire tutto quello che girava attorno allo Scapolare, mi sono preparato per quasi tre mesi fino al 24 di maggio per fare questa vestizione così bella e così importante, a cui è annessa addirittura l’Indulgenza plenaria.
Capite la Chiesa quanto ha arricchito questo Scapolare del Carmelo, proprio per la sua importanza, addirittura con l’Indulgenza plenaria nel giorno in cui si veste lo Scapolare?
Poi uno dice: «Quando mi si rompe o si consuma cosa faccio?»
Lo metti in una bustina e lo tieni lì, tanto non occupa molto spazio in casa; hai tante di quelle cianfrusaglie inutili da buttare via e puoi tenerti tutti i tuoi Scapolarini belli benedetti, e ne prendi un altro.
Non è necessario, ma io consiglio sempre di fare benedire quello nuovo, prima di indossarlo. A quel punto, non serve più il Sacerdote carmelitano, né per benedirlo, né tantomeno per indossarlo, perché la prima vestizione l’avete già fatta, e solo per la prima serve il Sacerdote carmelitano, poi qualunque Sacerdote va bene per benedirlo e lo potete indossare voi.
Se avete un Padre spirituale o un Confessore con cui avete un bellissimo rapporto, allora è bello che lui lo benedica e ve lo rimetta, come gesto di ricorrenza, di memoria, ma, ripeto, è semplicemente un gesto esplicativo, non è assolutamente necessario, non è assolutamente dovuto, non è obbligatorio per niente.
“Ogni volta che ripetiamo questa invocazione, sentiamo dentro di noi l’invito a ritrovare in noi stessi quel dono di Dio che in lei è stato totale, sentiamo il bisogno di sciogliere i legami che sempre ci trattengono e ci impediscono di salire ai livelli più alti”.
Certo, la Vergine Maria ci fa sentire quei legami infidi, appiccicosi, che non piacciono a Gesù, di tutti i generi e tipi.
“È quasi essere «disturbati» dalla figura luminosa e invitante di Maria che vuole farci capire il senso della nostra fede, il valore della preghiera e la potenza del suo aiuto per accogliere anche noi il dono misericordioso di Dio”.
La presenza della Vergine Maria ci fa percepire tutto ciò che a Gesù non piace. Più noi siamo vicini alla Vergine Maria, più noi siamo vicini a Gesù.
Del resto, è esperienza di tutti noi che, quando qualcuno ci fa un piacere, un regalo, un gesto di tenerezza, sulla scala da uno a dieci siamo contenti otto, mentre, se qualcuno fa un gesto di attenzione, di piacere, di cortesia, di gentilezza, di affetto, alla nostra mamma, noi siamo contenti, sulla scala da uno a dieci, mille. È esperienza di tutti noi: è molto di più che se fosse fatto a noi!
Se per noi, che siamo cattivi, è così, immaginatevi che cos’è per Gesù… immaginatevi cos’è per Gesù…
Ecco perché c’era, e sopravvive ancora in qualche bella famiglia, la bella pratica di donare, di portare un fiore alla Vergine Maria, di sabato.
Tutti dovremmo avere in casa una bella immagine della Vergine Maria o magari una bella statua, ed è bello che al sabato si porti questo fiore alla Vergine Maria. Io mi ricordo che, quando ero piccolo, avevo imparato questa bella pratica, come credo di avervi già raccontato. La mia nonna mi regalò un bel vaso, non so se lo avevamo vinto o comperato da una suora, che è ancora viva tra l’altro, e che probabilmente sta ascoltando queste meditazioni.
Questa suora mi conobbe da piccolino, e mi ricordo che da ragazzino una volta andai da lei e le dissi: «Voglio avere il libro dell’Apocalisse». Questa suora mi guardò tutta perplessa e mi disse: «Come, il libro dell’Apocalisse?»
E risposi: «Sì, voglio avere il libro dell’Apocalisse».
Allora mi diede un libro delle Edizioni San Paolo con il commento dell’Apocalisse, vabbè…
Lì, in questa libreria, vicino alla chiesa dove io andavo da bambino a Messa con i miei nonni, mi ricordo che appunto c’era questo bellissimo vaso cinese, blu notte, bellissimo, tutto dipinto esternamente con una immagine di fiori, un vaso stupendo. Mia nonna (ripeto: non ricordo se lo comprò o lo vinse) me lo regalò e io lo misi in camera mia, nel luogo dove avevo le mie immagini sacre e dove andavo a pregare.
Il sabato era il giorno nel quale poi io, dopo la confessione, quando ovviamente era primavera o estate, andavo nei campi a raccogliere dei mazzi di fiori: rose, tulipani, girasoli, di tutto di più; li radunavo insieme, quindi tornavo a casa nel pomeriggio e facevo questo bel mazzo di fiori, che mettevo davanti all’immagine di Maria (devo avere ancora qualche foto, che avevo fatto da ragazzo, di questo mio luogo di preghiera dove c’era questo vaso bellissimo con questi fiori).
La Vergine Maria ci richiama…
Al sabato sera andavo lì a pregare in camera, da grandicello, quando avevo deciso di abbandonare la mia compagnia, perché al sabato sera dovevo scegliere, o stavo col Signore o stavo coi miei amici, quindi ad un certo punto decisi di dire “basta”.
Mi ricordo che avevo una cagnolina da caccia (e sapete che i cani da caccia sono molto effervescenti, molto impulsivi, molto agitati, sempre in movimento), ebbene, io rimasi sempre colpito dal fatto che, quando andavo a pregare, questa cagnolina (che si chiamava Buck, un nome maschile, ma lì c’è tutta una storia, che adesso non sto qua a raccontarvi, perché è inutile) veniva con me e mi seguiva in camera, e lei, che era la cagnolina più esagitata dell’universo, quando entravamo in camera e io chiudevo la porta e iniziavo a pregare, si metteva lì, si arrotolava su se stessa e dormiva.
Io dicevo: «Ma pensa te… in tutti gli altri momenti mi fa impazzire, quando invece siamo qui in camera per pregare, questa sprofonda in un sonno profondo e basta, è immobile, pacifica… mah, misteri».
Insomma, la presenza della Vergine Maria è veramente una presenza speciale per tutti, veramente per tutti.
“La «madre immacolata» ci vuole prendere per mano e portarci all’incontro con Gesù, il Salvatore, colui che ci vuole liberare dal nostro peccato”.
Adesso vediamo “Maria, Madre degna d’amore”.
Madre degna d’amore
“La contemplazione di Maria, la madre di Dio e madre nostra, desta nel cuore del cristiano un senso di affetto e di dolcezza che non è una sublimazione qualunque di altri affetti né la risposta a un vago desiderio di tenerezza, ma apre una visione umana di questa figura di donna. Maria è madre amabile, attira il nostro affetto perché si presenta come madre e ci viene incontro con la ricchezza immensa del suo amore per noi (certo, è dolcissima). È ai piedi della croce di Gesù che Maria diventa «madre del genere umano» ricevendo l’apostolo Giovanni, l’unico presente alla passione del Maestro, come proprio figlio: una delle ultime parole di Gesù morente è precisamente quella con cui affida Giovanni a Maria e Maria a Giovanni”.
Gesù affida i Suoi due tesori uno all’altro, capite? Prima di morire Gesù ha ancora un pensiero per la Sua Mamma e per il Suo discepolo prediletto. Guardate che è un Cuore incredibile questo…
“Ciò che il discepolo prediletto ricorda nel suo vangelo (19,26), è il dono misterioso che Gesù vuol fare a tutta l’umanità accettando la sofferenza della madre partecipe del suo stesso martirio. Maria è la donna più amabile che mai sia esistita, proprio perché non solo ha donato al mondo il Figlio di Dio fatto uomo con la sua maternità verginale, ma anche perché, accogliendolo deposto dalla croce nel suo grembo, lo ha ridonato come redentore e salvatore. Così la saluta e la venera il mondo cristiano, e così anche il mondo musulmano ha per questa donna una particolare attenzione, come madre del profeta più grande prima di Maometto: sono coincidenze provvidenziali che aiutano a meglio capire la grandezza di Maria e rassicurano il nostro cuore incerto.
Maria è amabile e diventa una presenza forte e dolce nel medesimo tempo, per chi cerca una fede più sicura, per chi vuole meglio aderire al messaggio di Gesù, per chi avverte nella propria storia momenti difficili e negativi e sperimenta debolezze e contraddizioni sempre ricorrenti”.
Guardate, veramente la preghiera del Rosario ottiene tutto.
“Amare Maria non è soltanto lasciarsi prendere da un sentimento superficiale, espresso forse anche con modalità solo esteriori, non è cedere a un devozionalismo vuoto e spesso anche falso, copertura di incoerenze o momenti distaccati e contrari allo stile corrente di vita: è invece lasciarsi coinvolgere dal suo amore, che è teso sempre e solo verso l’amore di Dio nel quale si radica e si nutre”.
Perciò, quelli che “ce l’hanno su a morte” con chi è devoto della Vergine Maria, quelli per i quali essere devoti della Vergine Maria vuol dire essere “devotoni” o “devozionisti” o altro, poverini, non hanno capito niente di che cosa siano l’amore e la devozione alla Vergine Maria.
Quindi, per esempio, “Il Trattato della vera devozione alla Vergine Maria”, di San Luigi Grignion de Montfort, è un testo da leggere assolutamente.
“Se Maria è «amabile», essere devoti di lei vuol dire amarla, cioè avere verso di lei un’attenzione particolare, una sensibilità, una sintonia propria, un amore che non si rivolge a esseri visibili con i quali è facile concretizzare il proprio sentimento”.
Ecco perché abbiamo le statue, ecco perché abbiamo le immagini sacre.
“Espressione di questo amore è, ad esempio, la preghiera intesa non soltanto come richiesta di particolare attenzione e di qualche «favore» (le « grazie »), ma anche come contemplazione, momento di comunione intellettuale e affettiva”.
Non si va dalla Vergine Maria soltanto per chiedere: «Dammi… Dammi… Fammi… Fammi…», come le sanguisughe!
“Sostare in qualche santuario, dove la presenza di Maria ha avuto un particolare significato…”
Ad esempio ricordate il Santuario di Laus, ma ce ne sono tantissimi altri, ovviamente.
“…è un atto di fiducia, di risposta al suo amore per l’umanità, è realizzare la sua amabilità in modo concreto. Così anche le varie immagini di Maria, che illuminano strade e contrade popolari, sono il segno di un affetto filiale, di una attenzione amorosa, che vuole fissare nel divenire del tempo la gratitudine per una presenza sempre garantita.
Maria, la madre amabile, insegni all’uomo di oggi ad amare, a essere più sensíbile, più riconoscente, più aperto alla realtà dell’amore di Dio”.
A questo conduce sempre la Vergine Maria.
Benedicat vos omnipotens Deus, Pater, et Filius, et Spiritus Sanctus.
Amen.
Dio ci benedica e la Vergine ci protegga.
Sia lodato Gesù Cristo! Sempre sia lodato!
VANGELO (Gv 10, 27-30)
In quel tempo, Gesù disse: «Le mie pecore ascoltano la mia voce e io le conosco ed esse mi seguono.
Io do loro la vita eterna e non andranno perdute in eterno e nessuno le strapperà dalla mia mano.
Il Padre mio, che me le ha date, è più grande di tutti e nessuno può strapparle dalla mano del Padre. Io e il Padre siamo una cosa sola».