Meditazione
Pubblichiamo l’audio di una meditazione di sabato 7 maggio 2022
Predicatore: p. Giorgio Maria Faré, OCD
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Le Litanie Lauretane: Mater castissima e Mater inviolata
Sia lodato Gesù Cristo! Sempre sia lodato!
Eccoci giunti a sabato 7 maggio 2022, primo sabato del mese.
Quindi, raccomando la pratica della Consacrazione al Cuore Immacolato di Maria e dei “Primi cinque sabati del mese”, con tutte le condizioni necessarie per poterli fare.
Il Vangelo di oggi lo commenterò successivamente, vi darò qualche spunto perché è un Vangelo importantissimo e bellissimo, ma nello stesso tempo vorrei andare avanti anche con le nostre Litanie; quindi, cercheremo di fare un po’ e un po’.
Oggi vedremo “Mater castissima” e “Mater inviolata”.
Ricordo che stiamo leggendo il libro di Don Giorgio Basadonna sulle Litanie della Vergine Maria.
Madre castissima
“Dopo aver invocato Maria come «madre purissima» si torna a contemplare la sua condizione di donna vissuta in perfetta castità. Spesso (ecco, qui è interessante adesso) si confonde la verginità con la castità: sono due virtù che si richiamano ma che sono differenti. (Attenzione) La castità è il retto uso della propria sessualità, dell’essere uomo o donna, di avere un corpo segnato fisicamente e psicologicamente come maschio o come femmina. È la virtù che costruisce l’equilibrio fisico-spirituale di ogni essere umano, nel divenire della età e della condizione generale del vivere.
C’è una castità adolescenziale e giovanile, c’è una castità dell’età adulta, c’è una castità coniugale e una castità della persona che non si è sposata: sono circostanze che qualificano la persona nel suo evolversi e nel suo caratterizzarsi, circostanze che danno colore diverso anche alla vita sessuale”.
Quindi, è importante capire (perché purtroppo c’è molta confusione su questo concetto) che vivere castamente, vivere in castità, non vuol dire non esercitare la sessualità (questo è molto importante), ma vuol dire il retto uso della tua sessualità, secondo il tuo stato di vita.
Quindi, la castità a cui è chiamato un Sacerdote è diversa dalla castità a cui sono chiamati un marito e una moglie, e un marito e una moglie sono chiamati ad una castità diversa da un giovane, da un adolescente e da un ragazzo.
Cioè, tutti siamo chiamati alla castità, non c’è nessuno che non vi sia chiamato, perché tutti siamo chiamati a vivere e ad usare rettamente la nostra sessualità, secondo il nostro stato di vita.
Ragione per cui, per un ragazzo adolescente, vivere la castità è un’altra cosa che per un marito e una moglie, e per un marito ed una moglie, è un’altra cosa che per una suora o un Sacerdote, ma tutti dobbiamo vivere la castità, perché tutti dobbiamo avere un retto uso della nostra sessualità, perché tutti dobbiamo vivere l’equilibrio fisico e spirituale.
“Invocare Maria, come «madre» e come «madre castissima», vuol dire condurre il cristiano a meditare la virtù misteriosa di questa donna eletta ad essere modello di una esistenza gestita sempre nella più totale obbedienza a Dio e alla sua volontà, seguendo le ispirazioni divine colte nella preghiera e nel raccoglimento della sua vita di donna, prima in attesa del matrimonio, e poi come madre di un figlio che veniva direttamente da Dio”.
La verginità l’abbiamo già vista nei giorni scorsi, quindi è per questo che non la ripete.
Vi ricordate di quando vi ho parlato di quel “solo, con Dio solo”, e poi vi ho fatto tutto quel gioco di parole sul “solo” e sul “sole”?
“La castità è la risultante di alcune virtù che indirizzano la vita sulle tracce di una dignità altissima donata da Dio a ogni persona umana: temperanza, pudore, umiltà, ascesi, sono le componenti di una condotta che vuole costruire e rispettare una continua sintesi di fisico e di spirito, e sottomettere alla volontà ispirata dall’ideale, le pulsioni materiali e sessuali proprie del composto umano”.
Quindi, vivere la castità non è una cosa che spunta come un fungo una mattina, ma è la risultante, ci dice Don Giorgio, di alcune virtù ben precise, cioè si impara ad essere casti; non si nasce casti, ma si impara ad essere casti.
E si impara nella misura in cui si è temperanti, nella misura in cui si usa il pudore, che non è la vergogna, e nella misura in cui si vive l’umiltà e l’ascesi. È lì che si impara ad essere casti.
Pensando alla temperanza mi è venuta in mente questa scena…
Mi ricordo che una volta ero a tavola e ad un certo punto qualcuno iniziò a fare dei discorsi di critica, di mormorazione di fatto, di giudizio, nei confronti di un’altra persona che, a loro dire, non faceva quello che avrebbe dovuto fare.
Le mormorazioni sono sempre i discorsi delle serve, no?
Sono sempre i discorsi delle portinaie, perché chi mormora è una portinaia, è una serva, ma non sto dicendo che chi fa la portinaia fa questo, è proprio nel senso dispregiativo del termine, che indica coloro che proprio vivono sulla porta, coloro che vivono proprio nei cortili, come le serve che poi accusano San Pietro.
Io in quel momento stavo mangiando e quindi ero impegnato a gustare dei cibi deliziosi, però, ad un certo punto, mi rendo conto, mi accorgo, mentre piegavo il tovagliolo, che stanno facendo un certo discorso su qualcuno e poi me lo indicano e mi dicono: «Quello là! Quello là!».
Io, dopo un attimo che ascolto, guardo uno dei due e dico: «Stai attento a non fare il serpente!»
Lui rimane un po’ lì e poi va avanti, e l’altro incalzava ancora di più.
Allora, mi giro e dico: «Però sei proprio cattivo… perché dici queste cose? Come fai a sapere perché non ha fatto queste cose? Magari si sarà dimenticato, non si è accorto, non sapeva, non ci ha pensato. Noi come facciamo a saperlo?»
E lui: «Eh no, ma vede… ma lo sa…», insomma fa tutto un discorso…
Allora, ad un certo punto, io dico: «Beh… vaglielo a dire! Visto che dici che sta sbagliando, perché stiamo qua a parlarne tra di noi? Vaglielo a dire, faglielo presente! Innanzitutto, perché così ti risponde, visto che è lì a tre metri di distanza, e magari scopri perché non lo ha fatto, e poi perché magari, poveretto, non se ne è avveduto…»
A me capita milioni di volte, dovrei fare qualcosa… o mi dimentico, o non ci penso, o mi va via dalla testa; se dovessi dirvi quante volte mi capita, potrei scrivere un’enciclopedia, ma non posso assolutamente dire davanti al Signore che lo faccio con cattiveria, proprio mi va via dalla mente, mi va via dalla testa, non mi accorgo, mi dimentico.
A volte passo accanto alle persone, e neanche le saluto… A me succede anche questo, mi è successo più di una volta di passare accanto a qualcuno e non vederlo, soprattutto quando non ero ancora qui a fare il Dottorato ma ero nei conventi normali a svolgere i miei compiti.
Quante volte mi è capitato, siccome correvo sempre come un treno, di passare accanto a delle persone e neanche vederle… loro, poverine, rimanevano male e dicevano: «Padre, non mi ha neanche salutato!»
Rispondevo: «Io?! Ma non ci siamo neanche visti!»
«Ma come?! Se mi è passato accanto dieci minuti fa!»
«No, guardi, signora, si sbaglia assolutamente».
Poi, alla fine, dopo una, due, tre, quattro e cinque volte, mi sono arreso all’evidenza e ho detto: «Bene. Ok. Sono io, sono talmente svampito che non mi rendo conto neanche della persona che ho accanto, perché sono fissato su quello che devo fare».
Avevo la cattiveria di non voler salutare? No , assolutamente. Non ho nessun peccato, perché non l’ho fatto con intenzione, non li ho proprio visti.
Quindi ho detto: «Magari è successa la stessa cosa anche a lui. A me può succedere e agli altri no? Certo che può succedere anche agli altri».
Ma Tizio mi risponde: «Ah… ma non è compito mio. Non è compito mio andare a dire queste cose».
«Ah… però è compito tuo mormorare contro di lui ? Questo invece è compito tuo ? Non è tuo compito andargli a dire: “Scusa, ma guarda che dovresti fare questa cosa piuttosto che…”, oppure chiedergli: “Come mai non l’hai fatta?” Questo non è compito tuo. È invece compito tuo stare qui a tavola a mormorare contro di lui, questo invece è compito tuo ?».
Ecco, vedete la temperanza? In sette minuti, uno si è giocato la grazia della carità.
Sapete che Padre Pio una volta, quando entrò in una casa dove lo avevano chiamato per benedirla, arrivato sulla soglia della cucina, si fermò e disse: «Io qui non entro».
«Ma Padre, perché?»
«Perché qua c’è stato un covo di serpenti», perché in quella casa si usava fare mormorazione.
Quindi, lui disse: «Io qui non entro», e non ha dato la benedizione.
La temperanza ci chiede, ad esempio, di stare zitti e di usare bene del dono della lingua, come di tutti gli altri sensi.
Degli occhi… non è che noi siamo chiamati a guardare tutto e tutti!
Dell’udito… siamo chiamati ad ascoltare qualunque cosa?
No!
Quello ha detto: «Ah… ma non è compito mio…»
«Però è compito tuo peccare…»
Poi mi ha detto anche: «No, perché, sai, nella direzione spirituale bisogna essere anche forti».
«Ma qui stiamo facendo la direzione spirituale? A tavola con il caciocavallo? Con il sugo sul tavolo, sto facendo la direzione spirituale? Non so… mi sono appena mangiato l’insalata con le uova sode e la maionese e sto facendo la direzione spirituale? Ma di cosa stiamo parlando? Io la direzione spirituale non la faccio con il caciocavallo! Se si sta facendo la direzione spirituale, ci vuole anche la persona che fa la direzione spirituale, io non faccio la direzione spirituale da solo e la persona la lascio a casa sua. Se facciamo la direzione spirituale, allora bisogna avere qui la persona, ma la persona c’è? No? Allora questa non è la direzione spirituale. Mi dici che bisogna essere duri con la direzione spirituale, ma allora incomincia a chiamare qui la persona, e poi vediamo quanto sei capace di essere duro…»
La temperanza è una virtù molto importante. Se non siamo capaci di tenere a freno la lingua (e abbiamo già visto la lingua che cosa può fare), se non siamo capaci di tenere a freno questo piccolo muscolo, come potremo tenere a freno il resto del nostro corpo?
E quindi il pudore…
Vedete, in questa scena, in questi sette minuti, sono saltate la temperanza, il pudore, l’umiltà e l’ascesi, tutte! Quindi non c’è la castità.
Non c’è bisogno di vedere nel segreto, si capisce.
Se non ci sono le virtù necessarie, affinché la castità germogli e si custodisca, allora non ci può essere neanche la castità, allora tutto va bene.
“È noto anche come la natura umana sia stata «ferita» dal peccato d’origine, e come la debolezza e la fragilità siano compagne del vivere quotidiano: è necessaria la grazia di Dio, quella «redenzione» che subito fu promessa all’inizio della storia umana quando Dio annuncia al serpente (il tentatore della donna) che la discendenza della donna gli schiaccerà il capo (cf Gn 3,15). Solo il dono della grazia, solo la forza che viene da Dio può rendere l’uomo capace di vincere le sue debolezze: la redenzione non è automatica e non ha cancellato dall’umanità le tracce del peccato e l’inclinazione al male che ne è derivata, ma soltanto offre la possibilità di una lotta già vinta dal Cristo risorto, ma sempre da vincere in ogni singola persona.
Maria, la donna immacolata, liberata dal peccato fin dal primo
istante della sua esistenza, mostra fin dove arriva la potenza salvifica di Dio, offre a noi la sua qualifica di «castissima », di donna capace di vincere perfettamente ogni tentazione e ogni suggestione maligna. Invocare Maria con questo titolo conduce a sperare nella possibilità di una vita casta, e quindi a operare in senso positivo per garantire un equilibrio difficile ma possibile”.
Certo.
Adesso vediamo “Maria sempre vergine”.
Madre sempre vergine
“Sappiamo come è facile oggi deridere la verginità, dipingerla con colori assurdi come una mutilazione, come una inibizione, una debolezza o una minorazione”.
Invece, Madre Teresa di Calcutta aveva un culto tutto speciale per la verginità.
“La mentalità corrente toglie la voglia e quasi la possibilità all’uomo di mettersi di fronte a se stesso, di valutare le proprie scelte, di giudicare il proprio comportamento. È costume generale, è modo di fare diffuso dappertutto che impedisce di interrogarsi sulla liceità o meno, sulla bontà o meno di atteggiamenti e di teorie che negano ogni valore alla verginità”.
La verginità è veramente derisa, oggi forse più che mai.
È veramente denigrata, è attaccata terribilmente; ai giovani non si insegna più, se non raramente, il valore bellissimo della verginità e l’importanza della verginità, del corpo, del cuore, e della mente, come abbiamo già visto.
Uno dice: «Ma cos’è la verginità della lingua?»
Volete un esempio?
Non avere mai bestemmiato nella propria vita, ecco un esempio!
Poter dire: «La mia lingua, per grazia di Dio, a vent’anni, a trent’anni, a quarant’anni, a cinquant’anni, a sessant’anni, a cento anni, non ha mai proferito una bestemmia né contro Dio, né contro la Vergine Maria».
Ecco la verginità della lingua!
«Le mie mani non hanno mai compiuto un peccato mortale».
Ecco la verginità delle mani!
La verginità dei piedi?
«I miei piedi non si sono mai diretti volontariamente verso il male».
E via di seguito…
La verginità degli occhi, dell’udito… ma chi più insegna queste cose, la bellezza di queste cose, l’importanza di queste cose?
Perché i giovani, se le sentono, se ne innamorano, e non solo i giovani.
Oggi viene tolto persino il tempo di pensare, di scegliere, oggi non puoi scegliere, non puoi pensare, oggi la verità non esiste, è una stupidaggine.
Oggi bisogna pensare che è bene che tu, il prima possibile, svenda tutto te stesso, proprio a basso costo.
“Non c’è spettacolo, film, telenovela, intrattenimento, canzone…”
E potremmo andare avanti: documentario, serie televisiva… potremmo andare avanti quanto volete.
“…che non faccia passare come giusta e normale la perdita della verginità: e quello che è peggio, si parla sempre solo della donna e mai dell’uomo che come creatura umana ha il medesimo valore da vivere”.
Quindi, primo, abbiamo già visto che la verginità è per tutti, uomini e donne.
Secondo, ovunque, qualunque mezzo di comunicazione tu accendi, è un attacco al valore della verginità; prima di tutto al valore della verginità, secondariamente al valore della castità, ma solo in seconda battuta. Innanzitutto, è un attacco alla verginità, a questo “solo a solo con Dio”, a questa assolutezza, a questa unicità del darsi e di dare tutto a Dio.
È un attacco terribile.
Poi ti trovi queste famiglie che ai bambini di cinque anni piazzano in mano l’iPad con qualunque accesso possibile ed immaginabile a YouTube e quant’altro, tanto l’importante è che stiano buoni, che stiano zitti, no?
Poi fa niente se si devastano l’anima, per cui a sette anni sanno e fanno cose che uno, ai miei tempi, a diciotto neanche si sognava.
Io devo dire che, nel breve tempo in cui ho insegnato, ho avuto un inizio parecchio traumatico, perché mi sono trovato davanti dei giovani che facevano discorsi che io, vi confesso, nella mia vita non ho mai fatto, discorsi veramente pesanti, veramente brutti. Talmente pesanti e talmente brutti che una volta uno di loro, a lezione, si permise di farmi una domanda volgarissima, irripetibile.
Sapete cosa feci? Mi feci dare il suo libretto e scrissi sul libretto, citandola, esattamente la frase che lui mi aveva detto, quando era successo, l’ora, il momento, poi gli ridiedi il libretto e gli dissi: «Se vuoi ritornare in classe a questa lezione, la prossima volta devi avere la firma del Preside e dei tuoi genitori».
Poi, nel giro di qualche ora, il Preside mi ha chiamato a casa e mi ha detto: «Ma Padre…»
Io ho detto: «Guardi cosa è successo…»
«Guardi, siamo tutti mortificati, mi dispiace».
È stato sospeso.
Non ho avuto problemi a scrivere quelle schifezze che aveva detto, ma poi ne ha dovuto portare la responsabilità.
Non è più successo. Da quel giorno non è più accaduto nulla… eh beh…
Qui non siamo mica tutti nelle osterie più basse dell’universo mondo, non veniamo tutti dal bidone dell’umido!
“Ci si ferma al fatto fisiologico, e non si vuole pensare alla dignità della persona umana da difendere e valorizzare anche dal punto di vista sessuale”.
Di tutta la persona, di tutta la persona…
“È per questo che l’opinione pubblica fa fatica e sempre più deride e nega la verginità della Madonna…”
Non solo l’opinione pubblica, aggiungo io.
“…mettendo in ridicolo questo aspetto della figura di Maria si sente più libera nell’affermare l’impossibilità o la negatività di questo valore”.
Certo, infatti, quando si prende in giro la Vergine Maria (poi non è neanche giusto dire così), quando si offende la Vergine Maria, è quasi sempre su questo tema.
“Barzellette e doppi sensi…”
Anche fra i Cattolici praticanti fioriscono come la muffa sui muri…
“…fioriscono dappertutto per cancellare con una battuta una realtà che in qualche modo metterebbe a disagio molte persone”.
Certo, perché loro non lo sono; certo, perché non la vivono, sono loro i primi impuri e a non vivere la verginità, e quindi cosa fanno? Ci buttano sopra il fango, perché, se non la vivono loro, non la deve vivere nessuno.
Stiamo attenti a queste barzellette e doppio senso, stiamo attenti!
“Non manca anche la solita interpretazione, frutto di ignoranza pesante, di alcuni passaggi della narrazione evangelica dove si parla di «fratelli e sorelle» di Gesù”.
Sì vabbè, guardate, qui non entro neanche, perché…
Qualcuno dice: «No, perché nel Vangelo c’è scritto “fratelli e sorelle di Gesù”, quindi la Vergine Maria ha avuto più figli».
Ti prego! Ti prego… è come dover spiegare a uno che a quarant’anni che, per scrivere “Io ho mangiato”, serve la “h”…
«Davanti a “mangiato”?»
«No, davanti alla “o”!»
Siamo a questi livelli… se siamo al livello che tu non hai ancora capito cosa vuole dire “fratelli e sorelle di Gesù”, ecco, allora chiudi tutto, parti da zero, dall’asilo della fede, e ti metti a studiare il Catechismo della Chiesa Cattolica, perché qui siamo veramente di fronte ad una ignoranza pazzesca!
Se hai il dubbio che… allora vuol dire…
“Si prende alla lettera il termine italiano come se avesse il medesimo significato nella lingua e nella abitudine ebraica, per dimostrare che Maria ha avuto altri figli oltre Gesù e quindi non è sempre vergine”.
Sì, appunto…
“Come si vede, è il tentativo di trovare scuse e approvazione a un costume che è solamente un cedimento all’istinto sessuale e spesso anche uno sfruttamento della dignità femminile”.
Ma anche della dignità maschile, aggiungo io, perché vale per tutte e due.
“Maria si presenta invece come «sempre vergine», consacrata pienamente a Dio, a lui solo appartenente, totalmente e perennemente intima di lui. La verginità perenne di Maria diventa così una sfida al materialismo di tutti i tempi, e diventa un invito a riscoprire la dignità del corpo umano, la grandezza e la bellezza del rapporto uomo-donna, un incoraggiamento a difendere in sé e negli altri questa integrità, che non è mai solo fisica”.
Lo abbiamo già visto.
“Da sempre, la tradizione cristiana ha salutato e venerato Maria come «la» vergine, la sempre vergine…”
Alle Tre Fontane appare come “La Vergine della Rivelazione”.
“…come la donna che ha vissuto la maternità nella piena verginità, come la donna che ha potuto offrire a Dio il proprio corpo perché diventasse tempio sacro nel senso più vero e più concreto. Invocare Maria ancora oggi come «sempre vergine» mette nel cristiano una nostalgia di purezza, di altezze vertiginose, di grandezze spirituali: invita uomo e donna nel proprio cammino verso l’unione matrimoniale a rispettare la verità di ciascuno per imparare ad amare al di là di espressioni solamente fisiche”.
La domanda tipica, basica, quella proprio più bassa, io la chiamo la domanda dei centimetri: «Padre, per non fare peccato, fino a dove possiamo arrivare? Padre, per non fare peccato, cos’è che possiamo fare e cosa no?»
Ecco, io solitamente rimango lì un secondo, poi dico: «Lei si è ascoltata? Tu ti sei ascoltato? Stiamo forse facendo un corso di sartoria o siamo geometri che devono strutturare un perimetro? Stiamo facendo esercizi di trigonometria? Cosa vuol dire “fin dove posso arrivare”? Cosa sta dietro a questa domanda? Fammi capire. Esplicitiamo, tiriamo giù le maschere: cosa vuol dire “Fin dove posso arrivare”? È questo il punto? Se uno ha capito il valore della verginità e della castità, il prodotto di questa comprensione sono i centimetri, le distanze, i pesi? Sono questo? Quindi il Cristiano è l’uomo del righello, è l’uomo della squadra, che sta a misurare fino dove è sì e fin dove è no. Ecco, io in questo gioco non entro, perché non hai ancora capito che anche lì dove tu puoi arrivare, secondo la tua espressione, se il tuo cuore non è orientato bene a Dio, tu anche lì puoi fare il male, è questo che non hai capito. Io posso fare il male anche ad andare a fare la Comunione, non serve avere in mano la pistola. Quindi, comincia a ragionare sulla qualità del tuo cuore e della tua mente, sulla purezza delle tue intenzioni, invece di venire qui con squadra e righello!»
“La verginità intesa così, non è un ostacolo all’amore, non è precludersi espressioni di un amore che nasce e sta crescendo: anzi diventa un impegno per un dono sempre più grande, per un rispetto profondo che è il segno di un egoismo superato”.
Tutto il contrario, vedete?
“Maria diventa così la «madre del bell’amore» come veniva salutata e pregata in antico, e con la sua totale e perenne verginità conduce il cristiano alle vette sublimi della sua dignità di figlio di Dio”.
Sì, perché, quando si vive così, si tocca il cielo con un dito.
E allora, dato che siamo già arrivati un po’ oltre con i tempi, io cosa vi posso dire di questo Vangelo?
Vi posso dire che Gesù sull’Eucarestia non fa un passo indietro, mai.
«Quanto è dura questa parola!»
È un problema tuo! È un problema tuo.
Se è dura, è perché tu non sei capace di ascoltarLo, e tu non sei capace di ascoltarLo perché il Padre, per ragioni che sa Lui, non ha aperto bene il tuo cuore e la tua mente.
Gesù dice infatti: «Per questo vi ho detto che nessuno può venire a Me, se non gli è concesso dal Padre Mio».
Certo, c’è poco da fare. È inutile che stiamo lì a fare tante questioni, discorsi, polemiche: «Vieni, dammi, fammi, andiamo, ti ricatto se tu non lo fai…». No, non funziona così.
Questi rimangono scandalizzati perché Gesù fa il discorso sull’Eucarestia, capite? Questi se ne vanno, se ne vanno in molti, tornano indietro e non vanno più con Lui.
Il discorso dell’Eucarestia è così, ve l’ho già detto. Parlare dell’Eucarestia vuol dire crearsi nemici, è così da sempre, è così dall’inizio.
È attraverso l’Eucarestia che Gesù chiamò alla fede, è lì che si vede quanto uno ha fede.
Mi ha colpito una scena che ho vissuto tempo fa. Mentre mangiavamo, è arrivato un Frate, un giovane Frate, tutto bello, con l’abito, con la Corona del Rosario alla cintura, tutto molto devoto, molto raccolto, anche nell’andare a tavola. Un confratello, un Sacerdote diocesano, lo guarda e davanti a tutti gli dice: «Ma tu sei un Frate carmelitano?»
Capite? Era talmente diverso da tutti gli altri, che gli dice: «Ma tu sei un Frate carmelitano?»
E lui risponde: «Sì, sì».
E uno dice: «Vabbè, non hai gli occhi per vedere? Non vedi che è vestito come tutti gli altri?»
Era talmente diverso il suo modo di atteggiarsi (bellissimo), il suo modo di comportarsi, che uno è rimasto lì un attimo…
Poco dopo, io chiedo un po’ di informazioni e dico: «Chi è questo Frate? Da dove arriva?»: Mentre mi raccontano un po’ di lui, ad un certo punto mi dicono: «Ma lui è stato anche esorcista». Ho detto: «Ah… adesso capisco tutto. Certo, allora mi è tutto chiaro…»
Capite? Quando tu hai messo le mani da quella parte, dopo capisci che cosa sono le cose importanti della vita.
Alla sera, sono entrato in cappella un attimo. Apro la cappella, e me lo trovo in ginocchio davanti al tabernacolo, da solo, nel silenzio.
Ecco, mi sono detto: «Vedi, Giorgio, quando si ha a che fare col nemico, allora dopo capisci cos’è l’essenziale. Non è fare i gigioni, andare di qui e andare di là, ridere e scherzare… no, no».
Mi hanno anche detto: «Sai, Padre Giorgio, quello è un compito molto duro, chi lo vuole fare? Nessuno vuole assumersi quel compito, nemmeno io».
«Sì, certo, però vedi gli effetti? Vedi gli effetti, poi? Vedi quanto è diverso? Quella diversità da dove arriva? Dalla presa di coscienza di cosa è capace di fare il demonio, di che cosa è la lontananza da Dio, di che cosa è la dannazione, e allora cambia tutto… eh certo… e poi diventano degli esempi».
Allora Gesù dice: «Volete andarvene anche voi?»
Gesù non corre dietro a nessuno, questa è la cosa interessante. Se te ne vuoi andare, vai! Non ti sta bene come è Gesù? Vai via! Fine.
Sull’Eucarestia Gesù non fa un passo indietro, e gli altri se ne vanno.
Poi, sono rimasto colpito perché questo Frate che è stato esorcista era in ginocchio davanti al tabernacolo a pregare, mentre, se ti guardi attorno, la stragrande maggioranza di noi passa davanti al tabernacolo e fa un inchino… fa pensare, no? Fa pensare questa cosa…
Se uno ha un briciolo di logica e fa uno più uno, la conseguenza arriva da sola eh… Se avere incontrato il demonio e aver dovuto aiutare queste persone che soffrono delle pene terribili produce questo e ti fa vivere così, chi non vive così, allora vuol dire che…
La logica, usiamo la logica, per favore!
Benedicat vos omnipotens Deus, Pater, et Filius, et Spiritus Sanctus.
Amen.
Dio ci benedica e la Vergine ci protegga.
Sia lodato Gesù Cristo! Sempre sia lodato!
VANGELO (Gv 6, 60-69)
In quel tempo, molti dei discepoli di Gesù, dopo aver ascoltato, dissero: «Questa parola è dura! Chi può ascoltarla?».
Gesù, sapendo dentro di sé che i suoi discepoli mormoravano riguardo a questo, disse loro: «Questo vi scandalizza? E se vedeste il Figlio dell’uomo salire là dov’era prima? È lo Spirito che dà la vita, la carne non giova a nulla; le parole che io vi ho detto sono spirito e sono vita. Ma tra voi vi sono alcuni che non credono».
Gesù infatti sapeva fin da principio chi erano quelli che non credevano e chi era colui che lo avrebbe tradito. E diceva: «Per questo vi ho detto che nessuno può venire a me, se non gli è concesso dal Padre».
Da quel momento molti dei suoi discepoli tornarono indietro e non andavano più con lui. Disse allora Gesù ai Dodici: «Volete andarvene anche voi?». Gli rispose Simon Pietro: «Signore, da chi andremo? Tu hai parole di vita eterna e noi abbiamo creduto e conosciuto che tu sei il Santo di Dio».