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“Comunione spirituale e comunione psichica” da “Vita comune” di D. Bonhoeffer. Parte 18

Comunione spirituale e comunione psichica

Meditazione

Pubblichiamo l’audio della meditazione: “Comunione spirituale e comunione psichica” tratta dal testo “Vita comune” di Dietrich Bonhoeffer.
Mercoledì 1 febbraio 2023

Predicatore: p. Giorgio Maria Faré, OCD

Ascolta la registrazione:

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VANGELO (Mc 6, 1-6)

In quel tempo, Gesù venne nella sua patria e i suoi discepoli lo seguirono.
Giunto il sabato, si mise a insegnare nella sinagoga. E molti, ascoltando, rimanevano stupiti e dicevano: «Da dove gli vengono queste cose? E che sapienza è quella che gli è stata data? E i prodigi come quelli compiuti dalle sue mani? Non è costui il falegname, il figlio di Maria, il fratello di Giacomo, di Ioses, di Giuda e di Simone? E le sue sorelle, non stanno qui da noi?». Ed era per loro motivo di scandalo.
Ma Gesù disse loro: «Un profeta non è disprezzato se non nella sua patria, tra i suoi parenti e in casa sua». E lì non poteva compiere nessun prodigio, ma solo impose le mani a pochi malati e li guarì. E si meravigliava della loro incredulità.
Gesù percorreva i villaggi d’intorno, insegnando.

Testo della meditazione

Scarica il testo della meditazione in formato PDF

Sia lodato Gesù Cristo! Sempre sia lodato!

Eccoci giunti a mercoledì 1 febbraio 2023. Abbiamo ascoltato il Vangelo della Santa Messa di oggi, tratto dal sesto capitolo del Vangelo di San Marco, versetti 1-16.

Come vi dicevo ieri, oggi inizia mese di febbraio che è dedicato allo Spirito Santo, quindi consiglio a tutti di recitare ogni giorno qualche preghiera come la Sequenza allo Spirito Santo, il Veni Creator, il Veni Sancte Spiritus. Ci sono anche la Consacrazione allo Spirito Santo di san Pio X e tante altre preghiere. In questo mese concentriamoci in onore delle Spirito Santo

Continuiamo la nostra lettura e riflessione sul testo di Bonhoeffer, Vita Comune. 

L’idea e la pratica della discriminazione intellettuale o spirituale fa riaffiorare di nascosto la componente psichica, e priva la comunione della sua forza ed efficacia spirituale nella comunità, anzi la porta al settarismo: l’esclusione del debole, dell’insignificante, dell’apparentemente inutile, da una comunione di vita cristiana può addirittura equivalere all’esclusione di Cristo, che bussa alla porta nelle vesti del fratello povero. Perciò qui dobbiamo stare molto in guardia.

Tutto questo sta con il discorso che abbiamo fatto ieri, quindi, all’interno delle nostre comunità non ci deve mai essere alcun tipo di discriminazione che sia intellettuale o che sia spirituale. Vale a dire: “Io sono più intelligente di te; tu sei spiritualmente più indietro di me, sei immaturo, sei incapace, non riesci, sei un peccatore…”. 

Tutto questo non fa parte di una comunione spirituale, di una comunità spirituale, di una fraternità spirituale; tutto questo fa parte di una relazione psichica che con lo spirituale non ha niente a che fare. Questo modo di comportarsi toglie forza ed efficacia alla dimensione spirituale della comunità e porta al settarismo, quindi, tutto il discorso fatto da Bonhoeffer sugli Ordini religiosi, sulle associazioni, sui movimenti che ieri abbiamo visto era in relazione a questo: stiamo attenti a non diventare una setta.

Affinché ci sia una setta non è necessario che ci sia un santone che diventa un po’ il “padre e padrone di tutti”. Non è solo questo. C’è una setta nel momento in cui io escludo qualcuno. Quando c’è esclusione di una persona, che sia debole, che sia insignificante o che sia inutile, io sto vivendo una forma di settarismo, anche a se, ripeto, non c’è la figura del santone.

Ricordo che, quando ero ragazzo, c’era la figura inquietante di Mamma Ebe. Se cercate su Internet la trovate, chi ha la mia età si ricorderà bene di questa donna che aveva fondato una setta e poi è stata denunciata. Una storia terribile. Ho ancora in mente quando al Telegiornale in televisione si vedeva la sua faccia: bruttissima, inquietante! 

Non è necessario che ci siano un santone o una santona di riferimento — anche, può essere — questo sistema si va a instaurare anche laddove, in apparenza, sembra che tutto vada bene. Purtroppo, invece, se andiamo a vedere bene come stanno le cose, dobbiamo riconoscere che ci sono, che serpeggiano anche tra noi questi polloni di tendenza a escludere, con mille ragioni.

Se escludo, che cosa faccio? Chiudo. Nel momento in cui escludo, chiudo e quando chiudo, ecco la setta, ecco il settarismo. Nel momento in cui chiudo, escludo, a chi chiudo? A Gesù. Perché, quando io giudico qualcuno più debole, addirittura insignificante o inutile, chi mi dice che è vero, chi mi dice che io sia forte, assolutamente significante e utile? Chi me lo dice? E quali sono i criteri per giudicare una persona debole, insignificante e inutile? Per le cose che fa, per quello che produce, per quanto si dà alla causa, per quanto consenso ottiene dalla maggioranza? Sono questi i criteri? Secondo questi criteri Gesù, nella sua vita sarebbe stato giudicato forte o debole, significante o insignificante, utile o inutile? Se guardiamo la fine che fa, la risposta è servita! 

Quando noi escludiamo, alla fine crocifiggiamo! Quando interiormente non c’è spazio per una certa strutturazione, quando non c’è spazio per tutti, allora diventa per tutti un problema. Perché non dobbiamo dimenticare che qualunque movimento, qualunque ordine religioso, qualunque associazione, qualunque forma di vita comune, fa parte dell’Una Santa Chiesa Cattolica Romana, quindi noi, come piccole porzioni di Chiesa universale non dobbiamo mai dimenticare che non siamo “a noi stanti”, ma siamo sempre parte dell’unica Chiesa Cattolica. Infatti, “Cattolica” significa “Universale”, questo non dobbiamo mai scordarlo!

Ed è interessante che proprio Bonhoeffer, che è luterano, parli di chiesa universale! Sapete che i protestanti si strutturano molto a singole realtà: questo richiamo all’universalità risulta, dunque, molto interessante, essendo in realtà un richiamo tipico del cattolicesimo. 

Infatti, Bonhoeffer dice: “Promessa a tutta la chiesa” Bello! È vero! Chi partecipa

nell’azione e nella sofferenza, alla miseria, alla lotta e alla promessa di tutta la chiesa

è di tutta la Chiesa! Quindi noi partecipiamo a tutta la realtà della Chiesa, sempre! E non dobbiamo mai metterci a escludere nessuno.

In base a considerazioni non rigorose, si potrebbe pensare che il massimo pericolo di confondere ideale e realtà, l’elemento psichico e quello spirituale, si presenti in una comunione di struttura complessa e articolata, come nel caso del matrimonio, della famiglia, dell’amicizia, dove l’elemento psichico di per sé già assume un significato centrale per il costituirsi stesso della comunione, e l’elemento spirituale non è altro che un’integrazione di quello legato alla fisicità e alla psiche. Secondo questo ragionamento, si avrebbe solo in queste forme di comunione un effettivo pericolo di confusione o di mescolanza delle due sfere, mentre risulterebbe assai difficile che vi si incorra in una comunione di tipo puramente spirituale. Ma questi pensieri si basano su un grosso errore. Sia l’esperienza che la logica interna della cosa, come si può vedere facilmente, dicono esattamente il contrario. Un’unione matrimoniale, una famiglia, un’amicizia hanno una conoscenza molto precisa dei limiti delle proprie energie capaci di creare comunione; se sono sane, sanno molto bene dov’è posto il limite del fattore psichico e dove inizia quello spirituale.

Certo: proprio coloro che fanno parte di questi istituti – matrimonio, famiglia, amicizia – sanno bene dove sta il limite della “mia” energia per fare una vera comunione e sanno molto bene dove termina la realtà psichica e dove inizia quella spirituale, lo abbiamo detto.

Conoscono l’opposizione esistente fra una comunione di tipo fisico-psichico e un’altra di tipo spirituale.

Lo vedono, lo sentono: stanno sempre insieme, quindi si accorgono!

E viceversa proprio una comunione di tipo puramente spirituale è sempre fatalmente esposta al pericolo di trovarsi inquinata e mescolata con l’elemento psichico. Una comunione di vita puramente spirituale è non solo pericolosa, ma senz’altro anche un fenomeno anormale. Bisogna essere particolarmente vigili e rigorosi, quando la comunione spirituale non coinvolge la convivenza fisico-familiare, o un impegnativo lavoro comune, quando cioè non coinvolge la vita quotidiana, con tutte le sollecitazioni cui è esposto l’uomo nel lavoro. 

Quando Padre Giorgio vi diceva: “State attenti: la vita cristiana, la mistica da cosa si misurano?” Dall’andare a comprare il latte e il pane! È scritto: queste cose che ho detto sono scritte da tempo! Bonhoeffer dice esattamente la stessa cosa: stai attento perché la comunione spirituale è vera nella misura in cui risponde a tutto quello che abbiamo detto finora, non solo, e poi questa comunione spirituale, di fatto, deve avere un riflesso sulla quotidianità, deve coinvolgere la quotidianità, la tua convivenza, le persone con cui stai; deve coinvolgere il lavoro che fai; deve coinvolgere tutta la tua persona, tutto l’uomo, tutti gli incontri che l’uomo fa, tutta la vita che fa e tutte le sollecitazioni che riceve. Allora sì che quanto abbiamo detto della comunione spirituale è vero.

Bonhoeffer dice che si tratta di una vera comunione spirituale se nel concreto della vita quotidiana coinvolge tutte le dimensioni dell’uomo, secondo tutte le declinazioni della comunione spirituale che abbiamo fatto. Altrimenti, se noi abbiamo una comunione spirituale che è puramente spirituale e non ha nessuna incidenza sulla vita di tutti i giorni, questa è un fenomeno anormale: questo lo dice benissimo anche Santa Teresa d’Avila. Se voi leggete le opere di Santa Teresa d’Avila che cosa trovate? Esattamente questo. Ma questo lo dicono tutti i Santi, e non potrebbero dire diversamente. San Giovanni della Croce, san Pio da Pietrelcina, prendete chi volete, tutti dicono la stessa cosa: la realtà spirituale deve coinvolgere profondamente la vita quotidiana in tutti i suoi aspetti.

Uno potrebbe dire: “Chi scrive è un luterano!”. Va bene, ma ditemi: dove sta dicendo il falso? 

Tra l’altro vi dico anche questo: nei giorni scorsi ho fatto eliminare alcuni commenti, non perché io non mi esponga alla critica. “Padre Giorgio elimina i commenti negativi perché non vuole essere criticato”. No, assolutamente, e chi mi conosce sa che non è così, che non è questo il problema. Io elimino i commenti stupidi, ok? Elimino questi commenti, quelli che sono proprio senza senso, fuori tema. 

Innanzi tutto, quando faccio una critica, io devo guardarmi allo specchio. Ad esempio: se avessi davanti un cardiochirurgo, io, che non ho nessuna laurea in medicina, me ne guarderei bene dal mettermi a pontificare sul suo lavoro! Se avessi un dubbio, porrei una domanda molto discreta e poi non in un commento pubblico, perché questa sarebbe una grave mancanza di finezza interiore, si vedrebbe uno spirito di polemica, uno spirito insidioso che vuole creare confusione. Pongo, invece, il dubbio scrivendo alla persona. Contatto il dottore e chiedo: “Scusi, dottore, non ho capito questa cosa: me la può spiegare meglio?”. E lui me la spiega. 

Contattare me è facilissimo: basta che andiate sul sito www.veritatemincaritate.com, dove trovate il modulo di contatto con l’indirizzo e-mail che arriva direttamente a me e che nessun altro vede. Arriva direttamente a me e io rispondo, oppure chiamo. Ho chiamato diversi di voi, quando, magari, la domanda era un po’ articolata. Mettete nell’e-mail il vostro numero di telefono e io chiamo, se non è sufficiente rispondere per e-mail. Io rispondo sempre a tutti; magari non all’istante, ma rispondo! 

Quando, però, vedo il gusto della polemica e il gusto di fare il saputello o la saputella di turno in chi, magari, nella sua vita non ha fatto un solo esame di Teologia, allora cancello i loro commenti e, se sono insistenti, blocco, perché bisogna avere un po’ di umiltà. Non ci si può mettere a disquisire su argomenti che non si sono mai studiati o senza aver mai letto almeno una volta il Catechismo della Chiesa Cattolica dalla A alla Z nella propria vita; non è giusto, non è un atteggiamento corretto né rispettoso verso la fatica di coloro che, per parlarvi, hanno sostenuto esami su esami e hanno condotto lunghi studi. 

Questo non significa certo che devono parlare solo le persone che hanno studiato. Significa che, innanzitutto, hanno la preparazione e la formazione per farlo. Se io non ce l’ho posso fare domande? Certo! Ma nel modo, nel tempo e nei luoghi opportuni, non sbandierando una fantomatica, finta pseudo-scienza che poi non c’è ed è assolutamente infondata! Infatti, lo spazio che ho dato a san Tommaso d’Aquino, dove lui è intervenuto e ha parlato dei profeti che parlano a nome dei demoni (il 29 gennaio vi ho letto tutta la Quaestio dalla Summa Theologiae) ha smontato tutte le obiezioni che via via ho letto e che, certe volte, ho cancellato, perché vuol dire che queste cose uno non le ha mai lette, non le ha mai studiate e si mette a disquisire su cose inutili quando il tema che stiamo affrontando è ben altro.

Io non sto tenendo un corso universitario sul luteranesimo, sul protestantesimo; non sto facendo questo! Sto facendo una lettura commentata e guidata di un testo di Bonhoeffer, teologo luterano. Punto! E sto commentando il suo testo, non il protestantesimo. 

Quindi in milanese si dice: “Ofelè fa el to mestè!”, cioè ciascuno faccia il suo! Chi è teologo faccia il teologo; chi è dottore faccia il dottore; chi è alunno faccia l’alunno; chi è professore di matematica faccia il matematico, punto! Non mettiamoci a invertire i ruoli, a fare i “tuttologi” perché nessuno lo è, e non mettiamoci a fare i sapientoni quando non lo siamo. Stiamo al nostro posto: ognuno intervenga secondo le sue competenze e, ripeto, se ci sono osservazioni da fare, soprattutto se sono osservazioni di dubbio o di critica o di qualunque cosa, si fanno innanzi tutto alla persona che può rispondere. Io non mi metto a rispondere in un commento su YouTube: quello è proprio il “non luogo a procedere”; non è il luogo per fare certe domande. 

Se avete domande da fare, me le scrivete, ma non solo a me, a chiunque: non è rispettoso mettersi a fare queste cose in un commento su YouTube, su Facebook piuttosto che non so dove, perché si innescherebbe un processo di botta e risposta che non ha senso. Io non mi espongo alla polemica, la trovo una cosa sterile e stupida. Se veramente ciò che muove una persona è la ricerca della verità, questa persona prende e scrive una e-mail. Semplicissimo.

Adesso mi avvio alla conclusione della lettura di questa parte:

Si sa per esperienza infatti che proprio i brevi periodi di ritiro spirituale sono quelli in cui più facilmente si dà sfogo alla componente psichica. Niente di più facile che suscitare l’ebbrezza della comunione per pochi giorni di vita comune, e niente di più deleterio per una non patologica, non esaltata, fraterna comunione di vita nella quotidianità.

È vero. Noi andiamo a un Ritiro Spirituale e: “Ah! Adesso torno a casa e prego cinque Rosari al giorno; vado a Messa cinque volte al giorno; faccio digiuni; faccio qui e faccio là… adesso tocco il cielo con un dito!” e dopo tre giorni sono già in ginocchio. È esperienza, è esperienza di tutti, quindi stiamo attenti che proprio nei momenti in cui mi ritiro, devo vivere una vita spirituale, devo avere una comunione spirituale, non psichica con tutte le cose che abbiamo detto. E non devo suscitare l’ebrezza; non sono chiamato a sentire mio cuoricino che batte, l’ho già detto migliaia di volte! “Ah! Ho trovato la comunità perfetta; ho trovato il movimento perfetto; ho trovato l’Ordine religioso perfetto, brave e santi come quelli non c’è nessuno!” Sì, vivici insieme per più di tre giorni; magari stai lì per tre mesi e poi vedremo se avrai lo stesso parere, perché ovunque ci sia l’uomo, ci sono anche tutte le problematiche che hanno tutti gli uomini.

Verissime le parole che abbiamo letto oggi!

Benedicat vos omnipotens Deus, Pater, et Filius, et Spiritus Sanctus.
Amen
Dio ci benedica e la Vergine ci protegga.
Sia lodato Gesù Cristo sempre sia lodato.

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