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Il Salterio di Gesù e di Maria del Beato Alano della Rupe, parte 26

Il Salterio di Gesù e di Maria del Beato Alano della Rupe

Meditazione

Pubblichiamo l’audio del ciclo di meditazioni dal titolo: “Il Salterio di Gesù e di Maria del Beato Alano della Rupe” di mercoledì 26 ottobre 2022

Predicatore: p. Giorgio Maria Faré, OCD

VANGELO (Lc 13, 22-30)

In quel tempo, Gesù passava insegnando per città e villaggi, mentre era in cammino verso Gerusalemme. Un tale gli chiese: «Signore, sono pochi quelli che si salvano?».
Disse loro: «Sforzatevi di entrare per la porta stretta, perché molti, io vi dico, cercheranno di entrare, ma non ci riusciranno.
Quando il padrone di casa si alzerà e chiuderà la porta, voi, rimasti fuori, comincerete a bussare alla porta, dicendo: “Signore, aprici!”. Ma egli vi risponderà: “Non so di dove siete”. Allora comincerete a dire: “Abbiamo mangiato e bevuto in tua presenza e tu hai insegnato nelle nostre piazze”. Ma egli vi dichiarerà: “Voi, non so di dove siete. Allontanatevi da me, voi tutti operatori di ingiustizia!”. Là ci sarà pianto e stridore di denti, quando vedrete Abramo, Isacco e Giacobbe e tutti i profeti nel regno di Dio, voi invece cacciati fuori.
Verranno da oriente e da occidente, da settentrione e da mezzogiorno e siederanno a mensa nel regno di Dio. Ed ecco, vi sono ultimi che saranno primi, e vi sono primi che saranno ultimi».

Audio della meditazione:

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Testo della meditazione

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Sia lodato Gesù Cristo! Sempre sia lodato!

Eccoci giunti a mercoledì 26 ottobre 2022.

Abbiamo ascoltato il Vangelo della Santa Messa di oggi, tratto dal capitolo tredicesimo del Vangelo di san Luca, versetti 22-30.

A differenza di quello che noi spesso ci diciamo tra di noi, Gesù dice così: “Sforzatevi di entrare per la porta stretta” in risposta a colui che domanda: “Signore, sono pochi quelli che si salvano?”, una domanda che ci facciamo tra noi o anche da soli, su cui parliamo discutendo… “Signore, sono pochi quelli che si salvano?” E Gesù: “Sforzatevi di entrare per la porta stretta, perché molti, io vi dico, cercheranno di entrare, ma non ci riusciranno”.

Molti cercano di entrare, non è che non vogliono: tentano, ma non ci riescono! E poi tutto il discorso successivo di Gesù non segue proprio la nostra linea perché parla di persone rimaste fuori, di gente che comincia a bussare, che chiede di entrare ma la porta non si apre e, anzi, vengono allontanati verso un ‘fuori’ dove ci sono pianto e stridore di denti. Certamente è un testo che fa riflettere…

Siamo arrivati alla Seconda Cinquantina del testo del beato Alano dedicata a un’ampia riflessione che san Domenico ha riposto nel suo terzo sermone.

La sesta Bestia dell’Abisso è il Lupo della Gola.

Questa Bestia si riempie il ventre e pensa con cura al corpo. Contraria ad essa è la Fonte nella Salutazione in questa parola: “Con Te”.

Poiché il Signore sta con i moderati, dice Sant’Ambrogio, con i golosi sta il Diavolo. Ma la Beata Vergine Maria ha meritato, con la sua moderazione, di essere la Regina dei temperanti. E certamente è tanta la bontà di questa astinenza, quanto grande può essere l’enormità della gola… In questo Abisso, ahimè! quante volte avete sommerso gli esseri e ne avete sotterrato i corpi, e avete accolto in voi questa belva? Quale? Di che genere? L’avete visto! Il Lupo era vorace ed obeso di ventre; spalancava la bocca per la fame, con la bocca che schiumava, masticava sangue unito a pus. Nella bocca si trovavano barriere di denti disposte su cinque file, a causa dei cinque tipi di gola: ed essi erano di ferro, della lunghezza di aste. Che cosa infatti non divora la gola? La voce è così tanto mostruosa, che il mondo trema quando essa rimbomba. Che cosa infatti è più risonante della gola?

Il fetore delle fauci è maggiore, di ciò che galleggia sul mare: tale fetore avrebbe potuto avvelenare tutte le coste delle terre, e far morire tutte le cose. Sotto i peli ispidi, simili a pertiche di ferro, erano nascoste le dimore e le sale da pranzo dei golosi, che si tramutavano per essi nelle officine delle pene, ahimè!

Io penso che la reazione a queste parole non debba essere: “Ah, bene, da adesso non mangio più!” perché non è quello che il Cielo ci vuole dire; piuttosto il Cielo ci invita a una riflessione sulla temperanza e sulla capacità di astinenza. Mangia, fai anche festa, ma non dimenticare mai la moderazione: non c’è bisogno di esagerare… se bevo un bicchiere di vino e sento che è buono, non devo berne dieci; non c’è bisogno di mangiare cinque etti di pasta! E poi anche la capacità dell’astinenza. A me verrebbe da pensare di cominciare dall’astinenza del gusto che non reca danno a nessuno: ad esempio, se la mamma ha dimenticato il sale nell’acqua della pasta, invece che lamentarsi, brontolare, stiamo zitti, mangiamola e non diciamo una parola, facendo astinenza dal gusto. Oppure: ho contato male i panini da mettere in tavola e ne manca uno… “Oggi non ho voglia di mangiare il pane”… e così siamo giusti. Di esempi sulla capacità di dirci di non possiamo farne tanti… 

L’altra cosa di cui parla san Domenico è la brama, il non mangiare ma divorare: si tratta di un atto violento come quello del lupo che  divora la sua preda, un atto veloce. Se avete un cagnolino cui mettete la pappa, noterete che, mentre mangia sbava dalla foga; se lo toccate non reagisce perché è tutto nella ciotola… Così si perde il gustare, quando si divora e questo capita spesso quando si ha fame e allora anche lì, saper dire ‘calma! calma!’

quanti testicoli di genitali, gonfiandosi reciprocamente a due a due, simili a collinette, pendevano in fuori, con fiamme sulfuree che ardevano intorno, e con un insopportabile fetore. Tale è la lussuria, figlia della gola, che anche è punita con le medesime cose con le quali pecca… Oh, mostro abominevole! Per evitare il suo furore, lodate Dio nel Salterio.

Gola e lussuria vanno sempre di pari passo, sempre! La madre è la gola, la figlia è la lussuria: se c’è una, c’è anche l’altra! È così… infatti:

La settima Bestia dell’Abisso è il Caprone della Lussuria.

Qui ci sono fornicazioni e adulteri, incesti, stupri, rapimenti, sodomie e siffatte cose nefande. 

Tutte cose da cui dobbiamo stare lontani sia fisicamente sia spiritualmente, quindi anche non ascoltare discorsi impuri, equivoci, pieni di doppi sensi, battute volgari, illazioni… Guardate, io ringrazio Dio dell’invenzione degli auricolari e delle cuffie, che erano più diffuse ai miei tempi: sono veramente una benedizione di Dio. Ci sono poi gli auricolari che permettono di isolarsi da ciò che c’è intorno, così, soprattutto quando ci sono situazioni pericolose, si indossano e si fa partire il Salterio e non si sente più niente se non, appunto, il Salterio di Gesù e di Maria. Certe cose sono così immonde da sentire che poi inquinano.

La fonte contraria ad essa è nella parola della Salutazione “Benedetta”. 

L’ho detto tante volte e l’ho detto anche nei commenti: non è scritto da nessuna parte che le centocinquanta Salutazioni Angeliche vadano dette una di fila all’altra perché il Salterio può essere distribuito lungo tutta la giornata come vogliamo e possiamo. L’importante è rimanere all’interno del ‘respirò Mariano’.

Perché come Maria è la Vergine delle Vergini, così anche l’orrore della lussuria è generatrice degli altri misfatti, ed entrambe sono inesprimibili. 

Dobbiamo avere in orrore questo vizio capitale, questa settima bestia. 

… Dice Sant’Agostino: “A motivo del fetore della lussuria ogni fetore è legato all’Inferno e questo è perpetuo. E in Cielo ciascun Beato preferisce soffrire i tormenti dell’Inferno, più che sopportare le esalazioni pestilenziali della lussuria”. Perciò la rappresentava, in modo smodatamente tenebroso e mostruoso un caprone, che portava nel ventre pendente in avanti, innumerevoli dannati. Ostentava dieci alte corna, ciascuna della grandezza di un albero, ramificate in innumerevoli altri piccoli corni, e ognuno di essi era capace di devastare il mondo. Così tanto la lussuria è potente, che disprezza i Dieci comandamenti di Dio. Vedevate ognuno dilaniato. Infatti, come dice San Gregorio: ‘il fuoco è l’origine della libidine’. Tutti i suoi peli erano rettili sibilanti, spietati a toccarsi e mortali a vedersi. L’oscenità dei genitali, per quanto era grande non si deve, né si può spiegare con le parole. Dice bene Sant’Ambrogio: ‘Che cosa c’è di più ignobile dell’orrore della lussuria, o che cosa c’è di più orribile?

Certamente il lussurioso rappresenta l’immagine di colui che rinnega i comandamenti di Dio e non è “Ma sì, va bene… ma sì, fa niente…” perché dobbiamo davvero impegnarci a combattere questa orribile settima bestia.

Un torrente infuocato e sulfureo, che proveniva dai suoi stessi genitali, ottenebrava col fumo tutto il mondo. La bocca aperta, che si spalancava largamente, portava in sé quasi tutte le pene dell’Inferno, spirando fiamme, che riecheggiavano turpiloqui. E questa estrema infelicità avete ricevuto in voi tante volte, quante vi siete contaminati con la libidine. Per sfuggire in avvenire, lodate Dio nel Salterio.

Io credo che tutti noi, quando in vari modi e in varie forme e intensità, abbiamo avuto a che fare con questa bestia, siamo sempre usciti con una sensazione di sporco, freddo interiore, lontananza da Dio, rottura dell’amicizia con Dio, bisogno estremo di andarci subito a confessare per recuperare l’amicizia con il Signore, come quando troviamo macchiato un bel paio di pantaloni appena messo e viene subito voglia di togliere la macchia per non andare in giro con quella macchia addosso. Noi non dobbiamo abituarci alle macchie legate a questa bestia, alcune delle quali gravissime, e dobbiamo andare subito a chiedere perdono al Signore: impariamo ad avere una coscienza ‘netta e pia’, dice Dante.

L’ottava Bestia dell’Abisso è l’Orso della Infedeltà.

Questa Bestia aveva infestato il mondo con i sortilegi, le arti della divinazione, le magie, le eresie e gli errori. La Fonte della Fede contraria ad essa, zampilla nella parola “Tu”, incredibilmente significativa ed efficace nell’indicare: forse non è essa che fa acquistare la fede in Cristo, indicandola? Non è essa che indica l’incontaminata fede della Vergine Maria? Già in questa sola fede la Beata Maria fu il più grande e del tutto straordinario prodigio… La malizia di questa mancanza di fede, superava lungamente la malvagità delle Bestie precedenti.

Perciò la sua figura fu di un orso, più gigantesco nel corpo, più crudele per la ferocia e più vorace degli altri mostri. Perché, dice Agostino: “La mancanza di fede è il più grande dei peccati.” La sua bocca è la porta dell’Inferno, della quale si dice: Dalla porta dell’Inferno trai fuori, o Signore, le loro anime. Nella bocca vi erano dodici file di denti simili a travi, e questi erano molto appuntiti: a causa delle sottili, come gli sembrarono, ragioni degli erranti contro i dodici articoli della fede. 

Chi vive nel peccato ha sempre mille sottili ragioni per non rispettare gli articoli della fede; per esempio, quando deve giustificare le mancanze di carità, uno usa sempre ragionamenti sottili come “quelli sono malvagi, sono ipocriti, sono infedeli” e parte con gli insulti. 

E noi, errore gravissimo, che cosa facciamo quando qualcuno ci attacca, ci schernisce, ci insulta, ci maltratta? Solitamente rispondiamo a tono, subito! Invece che cosa dovremmo fare? Ricordate le parole del Vangelo a proposito di Gesù davanti al Sinedrio: ‘Autem tacebat’, “e Gesù taceva”. Quanto siamo lontani da questa umiltà, da questo dominio di sé, di affidamento a Dio.

Ogni tanto, vi ho già detto, vedo sotto i post di qualche mio confratello — anche a me succede, ma io banno tutto e tutti perché non voglio queste cose — che uno dà dell’asino, dell’ipocrita all’altro per visioni diverse, per prospettive e sensibilità teologiche, per prospettive liturgiche diverse: tutto questo come sta con l’atteggiamento di fede che fa dire: “Signore, pensaci tu. A me non interessano queste cose”? Come diceva Francesco di Fatima: “Vuoi vincere? Vinci! Vuoi avere ragione tu? E io ti do ragione: a me non interessa.” Anche se sua sorella Giacinta gli diceva che gli altri avevano torto e avevano imbrogliato nel gioco, lui rispondeva che non gli interessava e, lasciando tutto, andava in chiesa a pregare. A me non interessa perché a me interessa altro: tu sei il più bravo, intelligente… benissimo… vai avanti pure. C’è veramente tanta auto illusione nel nostro essere cristiani, e tanta lontananza da ciò che Gesù vorrebbe da noi. 

La mancanza di fede è, come attesta Sant’Ambrogio, la madre degli altri crimini. Dalla bocca rimbombava un grido, che scuoteva il mondo. Che cosa, infatti è più orribile della bestemmia? E il grido precipitava con l’impeto delle fiamme, sommergendo improvvisamente ogni cosa…. Gli uni e gli altri schiumavano di pus, segno della crudeltà degli infedeli.

Chi non ha fede o ha una fede corrotta si espone a sviluppare anche una sorta di crudeltà, di cattiveria soprattutto contro coloro che hanno la fede. Mi ha sempre molto colpito, quando guardavo il film sulla storia di Padre Popieluszko, il modo in cui l’hanno ucciso: se proprio devi uccidere un uomo, uccidilo almeno mostrando un po’ di rispetto, invece questo Padre che si è opposto al regime e a tutte le sue ingiustizie e cattiverie predicando in modo incredibile, è stato prelevato quando era indifeso ed è stato ammazzato in modo terribile dopo essere stato picchiato da quattro o cinque uomini che poi hanno infierito in modo crudele.

Oppure Monsignor Romero, ammazzato mentre celebrava la Messa.

Le ali di avvoltoio portavano piume di serpi infuocate. In un Sermone dice infatti San Fulgenzio: “Gli infedeli mentre svolazzano tra le false scienze, avvelenano il mondo.” Ognuno di voi ha dato dimora a questa belva dentro di sé. In futuro, per evitarla, lodate Dio nel Salterio.

Chi è infedele, chi non ha fede — attenti perché uno può essere anche sacerdote o cristiano impegnato, ma non avere fede: non facciamo le equivalenze perché avere fede è qualcosa di molto preciso e delicato e non è una conseguenza logica del tipo ‘Siccome io porto la veste, siccome io sono sacerdote, allora io ha la fede’, perché anche Giuda è stato tre anni con Gesù ed era uno dei dodici eppure… — sta bene con le coscienze false e così avvelenano. Chi, invece, ha una coscienza vera e certa, si accorge subito quando ha accanto uno che non ha fede perché, al di là della parte che recita — può anche celebrare la Messa — si vede che non ci crede; anche se è il personaggio più importante, ricordiamo l’episodio della conversione di san Bruno. 

Ricordo che quando tornavo a casa con la mia nonna dopo aver giocato con i miei amici ai giardini o al parco, con la sua solita delicatezza lei mi diceva: “Sai? Quel bambino, quel ragazzo non mi piace…”, “Perché? Che cosa ha fatto?”. “Non lo so, ma c’è qualcosa…” E aveva ragione! A lungo andare si scopriva che aveva ragione… Chi ha la coscienza vera e certa capisce e bisogna allora stare lontano da colui che non ha fede, dall’infedele, da colui che è proprio altro…

La Nona Bestia dell’Abisso è la Balena della Disperazione.

Questa, allontanato Dio, gode come può, delle immediate consolazioni del mondo. 

Le radici della disperazione sono proprio queste: lontano da Dio, sono contento di quello di cui godo in questo momento.

La Fonte della Buona Speranza, contraria ad essa, è stabilita qui nella Salutazione: “Tra le donne”. Infatti la Beata Maria, dice San Gerolamo, è Madre della Speranza. Lei stessa, soffrendo in apparenza un rifiuto per queste parole: Donna, che cosa a me e a te: non ancora, ecc., tuttavia non è privata affatto dalla speranza, anzi rimase assai certa nella speranza, ordinando ai servi: fate quello che vi dirà.

Il beato Alano si sta riferendo alle nozze di Cana, a quando Gesù dice alla madre:” Che ho da fare con te, o donna?” e Maria dice ai servi: “Fate quello che vi dirà”.

Perciò a colpo sicuro la disperazione separa dalla vita eterna, come asserisce San Remigio.

La raffigurava perciò una balena, rispetto alle Bestie già dette, assai gigantesca per la mole, la furia e l’aspetto, perché la disperazione è la vetta finale e suprema dei peccati detti in precedenza: era il dragone del mare, o il Leviatan secondo Giobbe… Perché la disperazione, fin tanto che essi si immaginano Dio come il loro nemico, preferirebbe che Dio non ci sia, piuttosto che ci sia: cosa che è contraria, quanto più è possibile, a tutte le cose… Tali infatti sono le parole e le voci dei disperati, alle quali, dice Aimone, si oppongono le parole della salvezza, affinché i viventi siano come morti, come se fosse un secondo Inferno. Per allontanare questa dunque per il resto della vita, lodate Dio nel Salterio.

Il disperato è innanzi tutto colui che vede Dio come nemico: la disperazione si innesca quando io comincio a vedere Dio come colui che non mi vuole bene, che mi castiga in modo ingiusto e feroce. Ve l’ho detto tante volte: un padre vero sa castigare suo figlio, altrimenti non è un padre vero perché chi ama sa castigare. Solo il finto e falso amore non castiga perché l’amore vero sa anche castigare per il bene dell’altro: lo sappiamo anche noi che siamo cresciuti ‘sani’ perché, quando facevamo qualcosa che non andava, venivamo castigati, grazie a Dio! Oggi sembra invece che siano i genitori ad andare dietro ai figli e non il contrario…

Vedere Dio come nemico… invece, anche quando c’è il castigo di Dio (di cui oggi non si parla più e guai a parlarne, ma la Scrittura è piena di queste testimonianze che noi cerchiamo in tutti i modi di rimuovere) non è che Dio castiga in modo ingiusto, ma castiga per il mio bene, per farmi vedere il mio male. È un richiamare alla verità, è un tirare il freno a mano e dire: “Adesso tu ti fermi perché devi fare un po’ di riflessione!” È importante! Quando a scuola bocciano un alunno, non lo fanno perché vogliono fare i cattivi, ma perché l’anno è andato malissimo ed è giusto che lo rifaccia sperando che lo rifaccia bene. Questo è il senso, e, in generale, è questo il senso del castigo. 

Qualcuno talvolta mi dice: “Padre, mi è venuto il dubbio che questa cosa mi sia capitata perché Dio è arrabbiato con me e mi vuole castigare”. Perché ti è venuta questa idea? Prova a domandarti da dove ti è venuta questa idea, magari può venire da uno scrupolo o da una visione sbagliata di Dio… può darsi. Oppure può venire dalla coscienza che comincia a richiamarti e a dirti che qualcosa non va bene e la cosa che è accaduta può iniziare in te un processo di esame di coscienza per farti capire che qualcosa non va… Allora potrebbe essere che tu debba ringraziare Dio: “Grazie al fatto che Tu hai tirato il freno a mano, può essere che io debba correggere questo mio aspetto”.

E poi non dimentichiamo mai di stare accanto a coloro che stanno morendo perché quello è l’ultimo momento in cui potremmo essere nella disperazione e in cui il demonio le tenta tutte per farci cadere nella disperazione. 

Ricordate quell’uomo che ho assistito e che è morto veramente male… una persona bellissima, serena, che aveva fatto proprio una bella confessione dettagliata; una persona gioiosa, solare che io andavo spesso volentieri a trovare, una persona di cultura… credetemi, da un giorno all’altro è precipitato nella disperazione più nera e inconsolabile a motivo della sua malattia terminale. E lui, come molti altri, mi descrisse fatti molto strani e che noi semplicisticamente cataloghiamo come allucinazioni pre-morte, ma lui non stava prendendo morfina, né farmaci… si stava semplicemente spegnando. Io cercavo di pregare per lui, ma lui non ce la faceva e mi raccontava che: “Di notte arrivano ‘uomini neri’ che escono da un buco nero nel muro dietro al mio letto e non dicono niente, ma cominciano a spingermi dentro al buco nero, a spingermi…” Oppure un altro mi diceva: “Sento queste voci che mi dicono ‘Non pregare, non rivolgerti a Dio perché non serve a niente, perché Dio non ti ama, non ti vuole’. 

Ecco perché tutte le devozioni che vi ho insegnato in questi anni, nelle promesse ad esse collegate, hanno sempre a che fare con il momento della morte: pensate all’Ave Maria che recitiamo “…prega per noi peccatori adesso e nell’ora della nostra morte. Amen”. 

Pensate alla Preghiera alla Sacra Spalla… l’ho postata su Telegram all’indirizzo veritatemincaritate: in un post su Facebook ho invitato a iscriversi a questa pagina dove pubblico ogni giorno, talvolta più volte al giorno, articoli, preghiere, link per articoli interessanti da leggere e dove c’è un certo dialogo tra me e le persone iscritte, quasi quattromila.

Dicevo che recentemente ho pubblicato il link a questa preghiera tanto cara a san Bernardo… andate a leggere qual è la promessa di Gesù a coloro che ogni giorno onoreranno la Piaga della Sua Sacra Spalla. Io mi auguro (e lo auguro anche a voi) che, quando starò per morire, io possa avere accanto qualcuno che preghi il Salterio e la Coroncina della Divina Misericordia per me e mi faccia sentire queste parole e non quelle della televisione (terribile la televisione accesa nella camera di un morente, un gesto che pretende di esorcizzare la morte!) o quelle del chiacchiericcio… Io non capisco che cosa significa mettersi a parlare al letto di un agonizzante. È segno di maleducazione, di inciviltà e, mi verrebbe da dire, di cattiveria… chiacchierare, magari fare battute, pronunciare frasi fatte senza senso. E poi, se sto morendo, che senso ha che tu mi metta la mano sui piedi e sulle spalle? Lasciami in pace! L’agonizzante sta vivendo il momento più delicato della sua vita, il passaggio dalla vita terrena a quella eterna; si sta preparando al giudizio particolare di Dio, all’incontro con la Santissima Trinità… ma ci rendiamo conto? Smettiamola di fare i bambocci! Mi arrabbio perché ho visto delle cose assurde…

Una volta mi hanno chiamato da una casa di riposo dove, dicevano, una signora anziana che spesso andavo a trovare era morta. Sono entrato e, visto che ‘era morta da poco’ volevo darle l’estrema unzione, ma… era viva! I parenti erano lì che parlavano del funerale, di dove seppellirla e lei era viva! L’ho detto, ma loro, compresa l’infermiera, si ostinavano a dire che era morta… Ho mandato a chiamare il medico che ha confermato che era ancora viva! Stava morendo, ma era ancora viva! “E adesso che cosa facciamo?” “Preghiamo!”; “ No, ma noi…” “Lasciate stare, faccio io!”. E loro sono usciti; erano dentro a dividersi l’eredità quando era ritenuta morta e adesso che era ancora viva… sono usciti! 

Mi sono messo in ginocchio accanto al suo letto e ho iniziato la Coroncina della Divina Misericordia e alla fine, quando poi ho iniziato il Rosario, alla seconda decina è morta, si è spenta con un sorriso e una serenità… Era morta nella preghiera come aveva fatto in tutta la sua vita! Stiamo vicini con la preghiera alle persone morenti, mettiamo nelle loro mani un Crocifisso. Chi ha detto che non si può?

Quando sono entrato in sala operatoria e mi hanno detto che avrei dovuto togliermi tutto ho detto: “Calma e sangue freddo! Tutto? Beh, tutto quello che non è necessario!” “Che cosa vuole portare?” “Il mio Scapolare! Se dovete operarmi al naso o alla pancia che cosa vi interessa quello che ho al polso?” Arrivato il chirurgo mi ha chiesto quale problema ci fosse e mi ha chiesto di mostrarlo… nessun problema! Mi sono stretto lo Scapolare al polso e l’ho tenuto in mano: quando mi sono svegliato, avevo ancora la mano chiusa con lo Scapolare.

La morte è una cosa seria e tutti i giorni ci dobbiamo pensare perché arriverà il giorno in cui dovremo morire. 

Poi arrivano quelli che dicono con la faccia da criceto e la ‘s’ sibilante:

“Padre, ma che cosa è tutta questa storia, perché dobbiamo andare a confessarci così da frequente?” 

Tu sai fra quanto morirai? Lo sai? “Ma io confido nella Misericordia di Dio!” Appunto: qual è l’atto di più grande confidenza nella Misericordia di Dio che andare al tribunale della sua Misericordia, il confessionale? Che farsi lavare dal suo Sangue? Che usufruire del Perdono di Dio nel Confessionale? 

“No, ma la misericordia di Dio vuol dire che Dio mi perdona comunque!” 

Dove è scritta questa cosa? Nel Vangelo, nella Scrittura, in San Paolo, nei Padri della Chiesa dove è scritto che tu verrai perdonato al di là del Sacramento della Confessione? Dove? Non è scritto da nessuna parte; piuttosto è scritto ‘A chi rimetterete i peccati saranno rimessi, a chi non li rimetterete resteranno non rimessi’. Questo è scritto, questo ha detto Gesù: ipse dixit.

E i criceti devono stare nel loro cotone e lasciamo le aquile volare libere! Sapete perché san Giovanni è rappresentato come l’aquila? Perché l’aquila è l’unico essere vivente, si dice, che può fissare il sole con gli occhi… lo sapevate? E san Giovanni Evangelista ha visto Gesù, ha posato il suo capo sul Cuore di Gesù e noi dobbiamo essere tutti delle aquile abituate a fissare il Cuore Eucaristico di Gesù. 

Dite un’ Ave Maria per me perché impari ad essere più sintetico! Poi preghiamo che non ci venga mai meno la Speranza: vi prego, pregate per Sofonia 3 che scoprirete in Cielo e come diceva don Divo Barsotti pregate per arrivare alla morte sani di mente, capaci di prepararvi per morire in grazia di Dio pregando la Vergine Maria. Sarebbe bello morire pregando il Salterio: chissà in quel punto dell’Ave Maria morirò? C’è una parola dell’Ave Maria sulla quale mi piacerebbe spirare, ma non vi dico quale…

Benedicat vos omnipotens Deus, Pater, et Filius, et Spiritus Sanctus.

Amen.

Dio ci benedica e la Vergine ci protegga.

Sia lodato Gesù Cristo sempre sia lodato.

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