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Il confessore pt.2 – Cammino di perfezione, S. Teresa di Gesù pt.15

Gesù tende la mano ad un bambino

Meditazione

Pubblichiamo l’audio della meditazione: Il confessore pt.2 – Cammino di perfezione, S. Teresa di Gesù pt.15
Mercoledì 15 novembre  2023

Predicatore: p. Giorgio Maria Faré, OCD

Ascolta la registrazione:

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VANGELO (Lc 17, 11-19)

Lungo il cammino verso Gerusalemme, Gesù attraversava la Samarìa e la Galilea.
Entrando in un villaggio, gli vennero incontro dieci lebbrosi, che si fermarono a distanza e dissero ad alta voce: «Gesù, maestro, abbi pietà di noi!». Appena li vide, Gesù disse loro: «Andate a presentarvi ai sacerdoti». E mentre essi andavano, furono purificati.
Uno di loro, vedendosi guarito, tornò indietro lodando Dio a gran voce, e si prostrò davanti a Gesù, ai suoi piedi, per ringraziarlo. Era un Samaritano.
Ma Gesù osservò: «Non ne sono stati purificati dieci? E gli altri nove dove sono? Non si è trovato nessuno che tornasse indietro a rendere gloria a Dio, all’infuori di questo straniero?». E gli disse: «Àlzati e va’; la tua fede ti ha salvato!».

Testo della meditazione

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Sia lodato Gesù Cristo! Sempre sia lodato!

Eccoci giunti a mercoledì 15 novembre 2023. Oggi festeggiamo Sant’Alberto Magno, vescovo e Dottore della Chiesa.

Abbiamo ascoltato il Vangelo della Santa Messa di oggi, tratto dal diciassettesimo capitolo del Vangelo di san Luca, versetti 11-19.

Continuiamo la nostra lettura e meditazione del libro di Santa Teresa di Gesù, Cammino di perfezione. Adesso finisco il paragrafo tredicesimo, perché, se vi ricordate, ci siamo soffermati su una nota del tredicesimo paragrafo, però non lo abbiamo finito tutto. Quindi adesso ritorno nel testo del tredicesimo. Allora, riprendo:

13 — Voglio ora intrattenervi su quell’amore spirituale in cui la passione non ha parte. Se vi entra la passione l’armonia dell’anima ne rimane sconcertata. Perciò nelle nostre relazioni con le persone virtuose, specialmente con i confessori, dobbiamo agire con discrezione e prudenza. 

Ecco, eravamo arrivati qui, poi ho commentato la nota e adesso andiamo avanti nel testo.

Se nel confessore doveste riscontrare qualche vana tendenza, abbiate tutto per sospetto, e benché le sue conversazioni siano sante, guardatevi dal tenerne, confessatevi brevemente e spicciatevi. Anzi, sarebbe meglio che ne preveniste la Priora, dicendo che l’anima vostra non si trova bene e che volete cambiar confessore: potendolo fare senza danno alla sua fama, sarebbe la cosa migliore.

Quindi, ritorna questo tema della vanità, della vana tendenza. Già ne abbiamo parlato nella nota che abbiamo affrontato nei giorni scorsi, adesso lo riprende e dice che, se c’è questa vana tendenza, lasciate perdere. Quindi, se non riscontrate una tensione sincera alla santità — con tutto quello che abbiamo già spiegato sul tema della santità in questi giorni — lei dice: lasciate perdere, anche se le sue conversazioni fossero sante, siate brevi e spicciatevi. 

Poi lei dice: evitate di diffamare la persona; cioè, non serve, non ha senso, parlar male non serve a niente; dite semplicemente che non vi trovate bene, non serve mai diffamare le persone, è un atto contro la carità. Semplicemente uno dice: non mi trovo bene; e basta.

14 — In questi ed altri simili casi in cui il demonio ci potrebbe ingannare, quando non si sa a che consiglio appigliarsi, il più sicuro è d’interrogare qualche dotto (cosa che, avendone bisogno, non vi sarà negata), confessarvi da lui e seguire il suo parere. Sì, bisogna por rimedio, ma agire senza prima consigliarsi, si possono commettere molti errori: e tanti infatti se ne commettono nel mondo per voler fare di propria testa, specie in rapporto agli interessi altrui. Importa dunque moltissimo cercar subito il rimedio, perché quando il demonio comincia ad attaccare da questa parte, non è solo per poco, a meno che non lo si volga subito in fuga. Perciò potendolo, è sempre meglio, come ho detto, parlare con un altro confessore, e spero nella bontà di Dio che lo possiate far sempre.

Quindi: chiedere consiglio. Nella vita spirituale — a me verrebbe da dire: in generale nella vita — è importante avere qualcuno di dotto con cui consigliarsi perché, purtroppo, si rischia di commettere molti errori, alle volte anche molto gravi, perché si vuole fare di testa propria, soprattutto quando c’è di mezzo l’interesse degli altri. 

Vedete come è saggia Santa Teresa? Lei dice: non ti fidare della tua testa! Purtroppo, alla nostra testa certe soluzioni appaiono chiarissime, stupende, meravigliose, verissime, come se non ce ne fosse una terza possibile. Noi vediamo la situazione di emergenza, di bisogno, di complessità, di fatica, quello che volete, e diciamo: ecco, la via di soluzione è questa. E, in quel momento, veramente ci appare come la via migliore e ci viene spontaneo pensare: “Vabbè, ma cosa chiedo consiglio a fare? È talmente evidente, è ovvio che è così”. E invece no, invece no, non è vero che è così, che è così evidente. Perché purtroppo, proprio per questa situazione, si rischia veramente di fare dei pasticci molto grandi. E, allora, ecco, il mio consiglio è di fidarci di Santa Teresa, di fidarci di lei e dire: “Voglio veramente fare la scelta migliore, senza permettere alla fretta di potermi in qualche modo ingannare, e quindi rischiare di fare del male alle altre persone”. Per cui noi, secondo me, dovremmo proprio avere questo grande spirito di umiltà e lasciarci un po’ portare anche dal consiglio altrui, appunto, andandolo a cercare, andandoci a confrontare, chiedendo consiglio. Della nostra testa, soprattutto se c’è di mezzo l’interesse degli altri, dovremmo sempre diffidare molto. E invece, se noi abbiamo una persona dotta, abbiamo la possibilità di poter vedere la realtà da un altro punto di vista, sicuramente più ricco, probabilmente più preparato di noi. Se poi questa persona è anche santa… ecco, allora lì possiamo veramente trovare la volontà di Dio.

Pensate a quante persone sono andate, o andavano, a chiedere consiglio a Padre Pio. Ecco, mi sembra che ci sia molto da riflettere, perché Padre Pio sapeva dare proprio l’indicazione giusta al momento giusto per queste persone. E ne hanno saputo fare veramente un grandissimo tesoro. E chi si è fidato dei suoi consigli non ha mai sbagliato, perché? Perché lui era anche santo, oltre ad essere dotto — perché Padre Pio era tutt’altro che un sacerdote ignorante, tutt’altro — e quindi essere dotto ed essere santo messo insieme, capite? E questo spiega anche la ragione per la quale così tante persone lo cercavano e come mai avevano ormai intuito che fosse giunto il tempo, prima di fare particolari passi, di chiedere a lui. È esattamente quello che sta dicendo Santa Teresa. Prosegue:

15 — Bramo che comprendiate quanto questo avviso sia importante, perché un tal confessore può essere assai pericoloso, una rovina, un inferno. Né si aspetti che il male sia cresciuto. Bisogna troncarlo sul principio, adoperandosi in tutti i modi possibili: lo potete fare in tutta buona coscienza. Spero che il Signore non vorrà mai permettere che religiose occupate in orazione continua si attacchino a un confessore che non sia un gran servo di Dio, perché allora bisogna credere o che non siano anime di orazione, o che non cerchino la perfezione a cui si tende in questa casa. Essendo come dovrebbero, se vedono che il confessore non comprende il loro linguaggio e non è portato a parlare di Dio, non gli si possono affezionare, perché non è come loro. Se poi è come loro, date le poche occasioni che qui si hanno d’intrattenersi, o egli, per durarla, è un gran semplicione, o sarà tanto avveduto da non volersi tirare addosso dei fastidi e procurarne anche a serve di Dio.

Quindi, vedete, ritorna ancora, continua più che ritorna, questo tema del confessore, perché è importante! Vedete quanto spazio sta dedicando Santa Teresa? Ecco, questo confessore, che non è un grande servo di Dio (lei lo definisce così: un grande servo di Dio) oppure, come abbiamo visto nei paragrafi precedenti, che non è mosso da questo zelo per le anime, che non è amante della vita spirituale, che ha queste vane tendenze, che non è un santo — lei lo descrive così, abbiamo visto la nota ieri: “se il confessore è un santo, amante della vita spirituale, pieno di zelo per il bene delle anime…”; poi, dopo, sotto diceva: i suoi intrattenimenti sono tutti puntati al profitto della vostra anima — ecco, se non è così, allora lei dice: può essere pericoloso, una rovina, un inferno. Guardate che son parole forti, eh! Dobbiamo veramente stare attenti: una rovina, un inferno… E non bisogna indugiare, non bisogna indugiare, non bisogna dire: “Vabbè, aspettiamo, vediamo”. Bisogna troncarlo sul principio, in tutta buona coscienza, senza scrupoli. Lei dice: se voi, che siete persone di preghiera, di orazione, vi attaccate, vi affezionate, a un confessore del genere, è un problema, c’è un problema. Perché: o non siete veramente anime di orazione, oppure non cercate la perfezione; non c’è un’altra possibilità. Quindi è un brutto segno: dimmi con chi vai e ti dirò chi sei, del resto…

Ecco, quindi è un brutto segno quando si vede che ci si attacca a un confessore che non è santo, così come l’ha spiegato lei, con tutte le declinazioni che ho detto prima, con tutte le specificazioni che ho detto prima: che non vuol dire che è perfetto, che non vuol dire che fa i miracoli, che non vuol dire che è senza peccati, che non vuol dire… No! Vuol dire le cose che ho già spiegato, che sono quelle che lei cita nella nota e quelle di cui sta parlando in questi paragrafi. Quindi, stiamo attenti a dire: “Eh, santo non è nessuno, allora nessuno va bene!”. Ecco, appunto, Santa Teresa non era così sciocca — e neanche banale — da pensare una cosa del genere. Quindi non voglio continuare a ripetere ogni volta: “Per santo bisogna intendere…” che lo avrò ripetuto in questi due, tre giorni, almeno cinque o sei volte. Quindi, andate ad ascoltare quello che ho detto nei giorni precedenti e che ho appena detto anche adesso, che l’ho voluto ri-precisare un’altra volta, perché so che poi, su queste cose, nascono sempre dei fraintendimenti, perché ognuno poi va per la sua strada e dice: “Ah, ma santo vuol dire questa cosa…”. No, qui, in Santa Teresa, santo vuol dire quello che vi ho spiegato, che è quello che lei scrive, non che ho inventato io: c’è scritto così. Qui, ad esempio, lei scrive: un gran servo di Dio. È la stessa cosa! Un gran servo di Dio è un santo, capite?

Ecco, quindi, non ci si può affezionare, perché se ci si affeziona allora o non sei una persona di preghiera, oppure non tendi alla perfezione. E poi lei dice che, se vedete che non comprende il vostro linguaggio, non è portato a parlare di Dio, non è come voi — perché voi dovreste essere così — quindi non vi potete affezionare. E anche qua viene fuori che cosa vuol dire santo per lei: vuol dire gran servo di Dio; vuol dire che è portato a parlare di Dio; comprende il linguaggio di coloro che amano Dio. Quindi vedete? Ci si affeziona quando, appunto, si parla lo stesso linguaggio. E si capisce che quella persona, quel confessore, vuole veramente il mio bene, cioè mi vuole portare al Signore, cerca veramente la perfezione, parliamo la stessa lingua, per intenderci. Ecco, per cui ci vuole sempre grande prudenza, molta prudenza. Andiamo avanti:

16 — Giacché ho cominciato a parlare di questo male, che, come ho detto, è uno dei più gravi che il demonio possa fare a un monastero, dirò anche che lo si viene a conoscere molto tardi, per cui la perfezione può sparire da un monastero senza che se ne sappia il motivo. Quel confessore, infatti, per comunicare alle sue penitenti che lo spirito di mondanità di cui è infetto, considera le loro mancanze come cosa da nulla. Che dio ci liberi da tanta disgrazia per Quegli che è! Basterebbe questo per gettar lo scompiglio in tutte le monache. Infatti la loro coscienza dice il contrario del confessore, ed essendo costrette ad andar solo da lui, non sanno più cosa fare, né come mettersi in pace: colpa di colui che invece di quietarle e correggerle, le mette in maggiore orgasmo. Afflizioni di questo genere devono abbondare in certi luoghi, e io ne ho una grande compassione. Perciò non meravigliatevi se mi do premura di mostrarvene il pericolo.

Allora: siamo alla fine di questo capitolo quarto, ultimo paragrafo. Questo, di cui lei sta parlando, di questi confessori non adatti — anzi, potremmo dire indegni — dice che è uno dei più gravi mali che il demonio può fare in un monastero e, purtroppo, lo si viene a conoscere molto tardi. 

Io mi permetto di dire che non è un male solamente per un monastero, ma per chiunque. Ecco perché il confessore va scelto con grande oculatezza. E non basta solamente che mi piaccia, mi trovo bene, mi ispira; bisogna pregare prima; bisogna pregare, chiedere a Dio di illuminarci, capire se veramente quello è il confessore adatto per noi. Che non è semplicemente: mi vado a confessare i quattro peccati; perché poi il confessore dà dei consigli, il confessore da dei suggerimenti, delle indicazioni: quindi è una cosa molto delicata. Ed è sicuramente uno dei mali più gravi che il demonio — come scrive Santa Teresa — può fare a qualcuno, certamente a un monastero, ma non solo a un monastero. E, purtroppo, lo si viene a conoscere tardi, molto tardi, lei dice, per cui, a un certo punto, dalla tua vita sparisce la perfezione e tu non sai neanche perché. A un certo punto scopri che in te non c’è più quella tensione alla perfezione, non c’è più il desiderio di perfezione, non c’è più, e non sai cosa è successo. Quando te ne accorgi, è troppo tardi. E lei lo spiega cosa succede: questo confessore, cosa fa? Comunica ai suoi penitenti lo spirito di mondanità; qui non può non venirci in mente Bonhoeffer, per esempio.

Quindi lui cosa fa? Comunica questo spirito di mondanità di cui è infetto. Cioè, lo spirito di mondanità, lo spirito del mondo, è la malattia, una malattia contagiosa. Lui è infetto da questo spirito, cioè il mondo lo ha contagiato e gli ha comunicato il suo spirito, per cui lui è ammalato dello spirito del mondo: è una malattia. Solo che non è una malattia sua e basta, no, è una malattia altamente contagiosa, una delle malattie contagiose più gravi in assoluto, direbbe Santa Teresa. Infatti, lei dice: questo è uno dei mali più gravi che il demonio può causare. E questo trasmettere, questo contagiare, questo comunicare lo spirito del mondo, in che modo avviene? Come avviene questo contagio? Come avviene? Scrive Santa Teresa: considerando le mancanze delle monache, il confessore malato, ammalato, infettato — il termine giusto è infettato, perché lei dice che è infetto — il confessore infettato dallo spirito di mondanità, cosa fa? Considera le tue mancanze come cose da nulla. E lei scrive: 

Che Dio ci liberi da tanta disgrazia.

Io spero che voi sentiate il peso di queste parole!

…considera le loro mancanze come cosa da nulla.

“Eh vabbè, ma cosa vuoi che sia! Ma sì… Eh, vabbè, ma non esagerare! Ma vai a confessare queste cose? Ma no… Ma perché confessarti così di frequente? Ma no, ma lascia passare di più. Ma non vedere questo come una cosa di male. Ma no, ma i tempi sono cambiati…” e via di seguito.

…considera le loro mancanze come cosa da nulla.

Ecco in che modo l’infezione si trasmette: quando anche tu comincerai a dire: “Ma si, vabbè…”

Adesso qualcuno dovrebbe dire: “Santa Teresa è un po’ troppo dura”; forza, mi aspetto che qualcuno lo dica, magari lo scriva, però mettendo nome e cognome. Come voi sapete il mio nome e cognome, e dove vivo, dove abito e chi sono, e manca solo il codice fiscale, anche chi pensa queste cose impari a scrivere il nome e cognome. Invece di fare i commenti… alle volte si leggono dei commenti da leoni da tastiera. No, no, no, evitiamo queste cose. Adesso mi è venuto anche questo pensiero di cancellare i commenti che sono anonimi o che non si capisce a chi risalgono. Finché uno dice delle riflessioni carine, simpatiche, delicate, affettuose, va bene; ma quando uno scrive certe cose, metta la faccia, nome e cognome: io sono il signore tal dei tali e adesso affermo quanto segue. Eh, sì! Troppo facile sparare e nascondere la mano o il volto: non si fa così! 

Allora adesso qualcuno dovrebbe dire: “Eh, ma Santa Teresa è troppo dura, è dura! Troppo severa, Santa Teresa; troppo rigida. È rigida, Santa Teresa”. Scrivilo: nome e cognome; scrivere! Tutti dobbiamo vedere chi è che dice certe cose. Ci vuole un bel coraggio, eh? Ci vuole un bel coraggio a dover arrivare a dire una roba del genere. Ma io son sicuro che qualcuno lo pensa, perché? Eh, perché è stato infettato: questi sono gli infetti. Gli infetti, i veri infetti, sono quelli che sono infettati dallo spirito del mondo: questi sono i contagiosi. Altro che aver paura della peste e della lebbra. La peste e la lebbra ti colpiscono il corpo, ma fine, non toccano l’anima; lo spirito del mondo, che è la vera disgrazia, scrive Santa Teresa, che è uno dei mali più gravi, è lo spirito di mondanità: questo è il vero contagio, questo è il vero virus, il vero batterio terribile.

…considera le loro mancanze come cosa da nulla.

E quindi le banalizza. Certo, chi è infettato dirà che Santa Teresa è rigida, è dura, esagerata, e quant’altro. Certo, perché lo spirito di mondanità non vuole sentire queste cose, lo spirito del mondo non vuole che si dicano queste cose. I virus, i batteri, non vogliono essere scoperti, scovati e distrutti, no? Questa è una disgrazia, “tanta disgrazia”, scrive Santa Teresa. C’è scritto qui, eh, c’è scritto qui…Dottore della Chiesa. 

Prosegue:

Basterebbe questo per gettar lo scompiglio in tutte le monache.

Avete capito? A me vien da dire: gettare lo scompiglio nella vostra vita. Nella vita di una comunità getta lo scompiglio; anche una famiglia, certo! Anche in una famiglia perché, se cominciamo a dire: “Ah ma no, ma quello non è peccato. Ah, ma no, ma quello va bene. Ah, ma no, tutto è lecito. Ah, ma no, tutto è possibile. Ah, ma no…”, certo che getta scompiglio; perché? Perché getta lo scompiglio? Adesso te lo spiega Santa Teresa: perché la tua coscienza dice il contrario di quello che dice il Confessore. Lui, infettato dallo spirito del mondo, ti dice parole che la tua coscienza rifiuta, rigetta, come un organismo che rigetta ciò che non gli è proprio. Il nostro organismo combatte contro i virus, infatti viene la febbre, così la nostra anima, dice: no, queste parole no, non mi appartengono, queste parole non mi fanno bene. Queste parole sono un virus, queste parole sono un nemico. Quindi, la mia coscienza dice: no, io non sono esperta, non sono un sacerdote, non sono… tutto quello che volete, però sento che qui c’è un problema: questa roba che viene detta non va bene. E, quindi, uno rimane angosciato, rimane inquietato. È una situazione terribile, ecco perché bisogna cambiare immediatamente il confessore. 

Ecco perché non bisogna avere nessun falso pudore, timore, e dire: no, no, basta, fine. Non puoi venirmi a dire che queste mancanze sono cose da nulla e io interiormente sento che non è così, perché son cose gravi, oggettivamente. 

È diverso da quando il confessore dice: “No, attento allo scrupolo”; ma te lo spiega, te lo fa vedere, ti dice: vedi, tu hai confuso un moscerino con un elefante, adesso te lo faccio vedere, te lo mostro, ti faccio vedere che questa cosa qui non è grave, non va in modo grave contro la legge del Signore”. E lo scrupoloso di solito segue il ragionamento e dice: “Eh sì, è vero, adesso che lo vedo, mi calmo” perché la sua coscienza dice: “Ecco, questa qui è una terapia, una cura, questo va bene. Tu eri inquietato dal nemico che ti voleva gettare nello scrupolo”. E, quindi, la coscienza poi si calma. 

Al contrario: se quella cosa è grave e il confessore ti viene a dire: “No, ma, figurati!” la coscienza dice: no, questa cosa è grave, allora me la spieghi. Nel Vangelo è scritto così, nei Dieci Comandamenti è scritto così; perché, capite, le cose gravi son grosse, eh! Non sono cosine da poco. Allora: nel Vangelo Gesù dice questo e questo; nella sacra Scrittura c’è scritto così e così, tu dici il contrario: adesso me lo spieghi. Mi devi spiegare perché Gesù nel Vangelo dice così, e tu dici il contrario, perché i Dieci Comandamenti dicono così e tu dici il contrario, perché nel catechismo della chiesa cattolica c’è scritto così, e tu dici il contrario? Allora: se la parola di Gesù va capita al contrario, mi devi spiegare perché, dove, come e quando; non è un dettaglio! Non so se mi spiego, eh! Ecco, quindi capite che è una questione veramente molto, molto delicata.

Benedicat vos omnipotens Deus, Pater, et Filius, et Spiritus Sanctus.
Amen
Dio ci benedica e la Vergine ci protegga.
Sia lodato Gesù Cristo sempre sia lodato.

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