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I ricordi – L’abbandono dei Tabernacoli accompagnati, S. Manuel González pt.51

L’abbandono dei Tabernacoli accompagnati - San Manuel Gonzales Garcia

Meditazione

Pubblichiamo l’audio della meditazione: I ricordi – L’abbandono dei Tabernacoli accompagnati, S. Manuel González pt.51
Venerdì 10 maggio 2024

Predicatore: p. Giorgio Maria Faré, OCD

Ascolta la registrazione:

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VANGELO (Gv 16, 20-23)

In quel tempo, disse Gesù ai suoi discepoli:
«In verità, in verità io vi dico: voi piangerete e gemerete, ma il mondo si rallegrerà. Voi sarete nella tristezza, ma la vostra tristezza si cambierà in gioia.
La donna, quando partorisce, è nel dolore, perché è venuta la sua ora; ma, quando ha dato alla luce il bambino, non si ricorda più della sofferenza, per la gioia che è venuto al mondo un uomo. Così anche voi, ora, siete nel dolore; ma vi vedrò di nuovo e il vostro cuore si rallegrerà e nessuno potrà togliervi la vostra gioia. Quel giorno non mi domanderete più nulla».

Testo della meditazione

Scarica il testo della meditazione in formato PDF

Sia lodato Gesù Cristo! Sempre sia lodato!

Eccoci giunti a venerdì 10 maggio 2024. 

Abbiamo ascoltato il Vangelo della Santa Messa di oggi, tratto dal sedicesimo capitolo del Vangelo di san Giovanni, versetti 20-23. 

Continuiamo la nostra lettura e meditazione del libro di san Manuel González. Siamo arrivati a pagina 97.

Sulla croce Gesù Cristo è Mediatore unico e Capo e Modello e Primogenito e Pietra angolare e Pastore? Attraverso la Messa e i Sacramenti, che da Essa traggono virtù, io, peccatore e verme ed estremo infinitamente opposto a Dio, sono reso amico, figlio adottivo ed erede di Dio, fratello di Gesù Cristo e membro del suo Corpo mistico e pietra viva del suo tempio vivente e pecora del suo gregge… Avete troppo da assaporare in questi guadagni della Messa perché io ve li faccia dimenticare con altre riflessioni. Cosa ci dà una Messa!

Quindi, vedete, qui si sottolinea ancora questa importanza dei fini della Messa, che abbiamo visto ieri e che adesso abbiamo concluso. È bene saperli e, chi li sa, è bene che se li ricordi.

Il grande ricordo… In memoria di Me!

Per questo, vi dicevo, è stato istituito il Sacrificio della Messa: Hoc facite in meam commemorationem. Come s’indovina, si sente Dio in questa misteriosa concisione delle parole di Gesù Cristo! In queste singole parole con cui accompagna, commenta e definisce l’augusto Sacramento dell’Eucaristia che aveva appena istituito consacrando il pane e il vino, Egli ha già istituito gli elementi essenziali della sua Religione: il Sacrificio, ossia la ripetizione perenne, fino alla sua seconda venuta, “donec veniat”, dell’atto che aveva appena compiuto in suo ricordo, e il Sacerdozio. “Hoc facite”. Fate questo, voi e i vostri successori, con il potere che questo mio comando vi conferisce. Fatelo!

Quindi siamo chiamati a compiere questo Sacrificio in memoria di Gesù; quindi, tutte le volte che sentiremo nella Messa questa espressione: Fate questo in memoria di me, ecco…

Solo un ricordo?

Ad alcuni può sembrare che la parola “ricordo” non esprima tutto ciò che è, vale e significa la Messa. È così relativo il valore di un ricordo! Per coloro che temono ciò, vorrei fare una distinzione tra:

Ricordi di Dio e ricordi degli uomini

Gli uomini vengono rappresentati da un tratto, da una parola, da un fatto culminante della loro vita; ad esempio, un guerriero, che dalla sommità di una muraglia getta la spada ad alcuni Mori che ai piedi di questa gli presentano il figlio prigioniero, è Guzman il Buono; una regina, che si toglie la corona dal capo e i gioielli dal seno per darli ad un saggio vestito di stracci da mendicante, è Isabella la Cattolica; così l’Uomo Dio, il nostro Gesù, viene rappresentato da questo atto unico, il suo sacrificio sulla Croce, che è il suo capolavoro, la sua Opera.

Ebbene, come il ricordo degli uomini è la perpetuazione dei loro tratti salienti, delle loro azioni culminanti, così il ricordo di Gesù Cristo, ciò che Egli ha lasciato e solennemente istituito come sua memoria, doveva essere la perpetuazione della sua opera, il Sacrificio della Croce. Per questo la parola ricordo dice tutto, e molto marcatamente, di cos’è e di quanto vale la Messa. La Messa — attenzione — è il ricordo di Gesù Cristo, però ricordo vivo, operativo, efficace di tutta la Redenzione preparata nella sua vita terrena e conquistata nella sua morte sulla Croce e consumata in Cielo, un ricordo  — attenzione — non nello stile degli uomini, i quali, essendo effimeri e instabili, possono lasciare come ricordo di sé stessi e delle loro azioni solo segni, simboli o ritratti, cose morte o che presto moriranno; ma una memoria nello stile di Dio, che non cambia, né lascia, né finisce, né diminuisce, e che sia degna della Sua più grande opera, della Sua Opera per antonomasia, è un ricordo vivo e sempre vivente come il Cuore e lo Spirito che lo ispirarono, e tanto somigliante all’azione che intende perpetuare da identificarsi con essa, e tanto personale, autentica e caratteristica da essere inconfondibile. Gli artisti dipingono un quadro, intagliano una scultura, e ai piedi di quello e di questa imprimono la loro firma. I conquistatori erigono archi e monumenti commemorativi per perpetuare il ricordo delle loro vittorie. I sapienti battezzano con i loro nomi le loro invenzioni e le loro teorie. La Redenzione attraverso la Croce, opera infinitamente più eccelsa di quella di tutti i geni, esigeva, meritava una degna commemorazione. Questa è la nostra Messa. Il Sacrificio della Messa è, rispetto al Sacrificio della Croce, una firma di autenticità, un monumento commemorativo, un titolo di perpetua appartenenza, però una firma scritta con il sangue divino ogni giorno, ogni ora palpitante su infiniti Calvari, un monumento scolpito con carne divina nell’atto consacratorio di ciascun Sacrificio, e un titolo tanto inconfondibile e proprio che la più eccelsa follia dell’amore e del genio umano non potrebbe nemmeno sognare di applicarselo.

Ecco, guardate in cinque minuti quante cose abbiamo detto! Vedete, uno dice: “Ma io, per dire le cose importanti, ho bisogno delle ore!”, no! Quando si hanno le idee chiare, le cose importanti si dicono in pochi minuti; e ne abbiamo dette tante! E questa distinzione tra «Ricordi di Dio e ricordi degli uomini» è fondamentale, veramente, perché «la Messa è il ricordo di Gesù però ricordo vivo, operativo ed efficace»; nessuno dei nostri ricordi è “vivo, operativo ed efficace”, perché son tutti ricordi morti.

Anche il ricordo che noi abbiamo nella memoria è un ricordo che non c’è più, non è vivo, non è vivente, è un ricordo di qualcosa che non c’è più, o magari di una persona che non c’è più, di un fatto che non c’è più. Così come, non so, un pupazzetto, un segnalibro, qualcosa che una persona ci dà, è un ricordo di quella persona — la tovaglia, la coperta, la federa, l’anello, qualunque cosa — eh, sì, è un ricordo, e lì diventa un simbolo, però non è la persona, non ho lì quella persona. Io vado in Australia, quell’altra persona va in Sudamerica — capite, siamo un po’ distanti — quindi, mi lascia un anello, mi lascia una medaglia; va bene, è un ricordo, che è un simbolo del suo amore, del suo affetto, della sua amicizia, ma quando io guardo quell’anello, quella medaglia, non vedo la persona, vedo un simbolo. Qui invece è diverso, è “vivo, operativo, efficace”, capite? Perché i nostri ricordi sono «solo segni, simboli o ritratti, cose morte o che presto moriranno», ma, ovviamente, l’opera di Dio è diversa.

Ecco, allora ci fermiamo qui, perché così, da oggi, quando sentirete “Fate questo in memoria di me” e penseremo alla memoria, sapremo in che senso.

Benedicat vos omnipotens Deus, Pater, et Filius, et Spiritus Sanctus.
Amen
Dio ci benedica e la Vergine ci protegga.
Sia lodato Gesù Cristo sempre sia lodato.

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