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Beata Antonia Mesina – I bambini eucaristici pt. 30

Bambini Eucaristici

Meditazione

Pubblichiamo l’audio della meditazione: Beata Antonia Mesina – I bambini eucaristici pt. 30
Lunedì 29 luglio 2024

Predicatore: p. Giorgio Maria Faré, OCD

Ascolta la registrazione:

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VANGELO (Gv 11,19-27)

In quel tempo, molti Giudei erano venuti da Marta e Maria a consolarle per il fratello. Marta dunque, come udì che veniva Gesù, gli andò incontro; Maria invece stava seduta in casa.
Marta disse a Gesù: «Signore, se tu fossi stato qui, mio fratello non sarebbe morto! Ma anche ora so che qualunque cosa tu chiederai a Dio, Dio te la concederà».
Gesù le disse: «Tuo fratello risorgerà». Gli rispose Marta: «So che risorgerà nella risurrezione dell’ultimo giorno».
Gesù le disse: «Io sono la risurrezione e la vita; chi crede in me, anche se muore, vivrà; chiunque vive e crede in me, non morirà in eterno. Credi questo?». Gli rispose: «Sì, o Signore, io credo che tu sei il Cristo, il Figlio di Dio, colui che viene nel mondo».

Testo della meditazione

Scarica il testo della meditazione in formato PDF

Sia lodato Gesù Cristo! Sempre sia lodato!

Eccoci giunti a lunedì 29 luglio 2024. 

Abbiamo ascoltato il Vangelo della Santa Messa di oggi, tratto dall’undicesimo capitolo del Vangelo di san Giovanni, versetti 19-27.

Affrontiamo oggi una nuova beata:

Beata Antonia Mesina: martire in difesa della propria verginità grazie alla Comunione ricevuta.

Le fonti sono: Emilia Flocchini e Salvatore Murgia.

Antonia, seconda dei dieci figli di Agostino Mesina e di Grazia Rubanu, nacque il 21 giugno 1919 ad Orgosolo, cittadina in provincia e diocesi di Nuoro, situata sui rilievi della Barbagia, a nord dei monti del Gennargentu. Battezzata nell’antica parrocchia di San Pietro il successivo 30 giugno, ricevette la cresima nel novembre 1920, ad appena diciassette mesi. A sette anni fece la Prima Comunione.

Al sostentamento della famiglia, di modeste condizioni, provvedeva il padre, che lavorava come guardia campestre comunale. Dati i tempi, quell’impiego costituiva una vera fortuna, visto che le principali risorse degli abitanti di Orgosolo derivavano principalmente dalla pastorizia e solo in parte dall’agricoltura.

Vivace di carattere, era anche molto obbediente e si prestava volentieri ai servizi di casa. Generosa nella dedizione alla sua famiglia, mostrava rispetto e carità verso tutti.

Nel 1935 sua madre partorì due gemelli. Per essere pronta a intervenire in suo aiuto, Antonia cominciò a dormire per terra. Mentre portava avanti tutti gli altri servizi, non trascurava la preghiera, specie la recita del Rosario e la frequenza ai Primi venerdì del mese. — Ecco, attenzione, dobbiamo sempre notare queste cose: Rosario e Primi venerdì del mese.

Entrò nel circolo parrocchiale di Azione Cattolica nel 1934, in tempo per poter partecipare alla “crociata della purezza”. In quella serie d’incontri e conferenze conobbe la storia di Maria Goretti, uccisa per essersi opposta a una violenza nei propri riguardi (canonizzata nel 1950): Antonia lesse una sua biografia e si dice abbia affermato che, in una simile circostanza, si sarebbe comportata allo stesso modo. Il suo carattere divenne più riservato e deciso, tipico della personalità delle donne barbaricine, ed evitò tutto ciò che poteva offuscare il suo buon nome e la sua modestia. Fece molta resistenza a indossare il costume tradizionale da nubile e l’abito da sposa della madre, portato dalle donne del suo paese nelle grandi feste, come per il Corpus Domini e la Madonna Assunta del 15 agosto. Restano alcune rare foto che la ritraggono in costume, eseguite nel 1934, grazie all’insistenza di suo padre. — Io ne sto vedendo una qui, ma ha un volto tutt’altro che felice, proprio un volto molto tirato e si vede che sta facendo qualcosa che non vuole fare.

Il 17 maggio 1935, dopo avere partecipato alla S. Messa e ricevuto la Comunione nella chiesa parrocchiale di San Pietro, Antonia si avviò nelle campagne circostanti, per raccogliere la legna, necessaria per cuocere il pane di casa. Non volendo partire da sola, insisté per farsi accompagnare dall’amica di famiglia Annedda Castangia, allora tredicenne. Le due ragazze raggiunsero la località di Ovaddutai e, a pochi metri di distanza l’una dall’altra, cominciarono a raccogliere la legna. Dopo qualche ora, Annedda sentì un grido accorato di Antonia che chiedeva aiuto: si voltò e vide che l’amica era aggredita da un giovane compaesano, poi identificato come Giovanni Ignazio Caggiu, incontrato poco prima lungo il cammino.

Annedda, sconvolta, corse verso il paese e fu subito accompagnata dai carabinieri per denunciare l’accaduto. Cominciarono subito le ricerche: il corpo di Antonia fu trovato in tarda mattinata, sfigurato e coperto di sangue. L’autopsia riscontrò settantaquattro ferite, ma nessuna traccia di violenza carnale. Il giorno successivo, l’intera popolazione di Orgosolo partecipò ai solenni funerali. Ad Antonia mancava un mese al compimento dei sedici anni. Nel corso del processo penale, istruito presso la Corte d’Assise di Sassari convocata a Nuoro, Annedda Castangia fu chiamata a testimoniare come unica testimone oculare. Ignazio Caggiu, dopo una prima confessione, si proclamò sempre innocente.

Dai documenti processuali risulta che l’accusato aveva trascinato Antonia, ancora viva, in mezzo ai cespugli, ma lei si era opposta con decisione al tentativo di violenza e in un primo momento era quasi riuscita a fuggire. Ignazio Caggiu la raggiunse subito: finì per massacrarla a colpi di pietra, nell’intento di metterla a tacere. Fu condannato a morte il 27 aprile 1937. La sentenza fu eseguita per fucilazione il 4 agosto dello stesso anno. Prima di morire, il condannato si confessò e ricevette la Comunione.

Il 5 ottobre 1935, Armida Barelli presentò a papa Pio XI la storia di Antonia Mesina di Orgosolo. Molto tempo dopo, il 22 settembre 1978, papa Giovanni Paolo I firmò il nulla osta per l’avvio della causa di beatificazione e canonizzazione di Antonia, al fine di verificare il suo effettivo martirio in difesa della castità come segno di fede. Il 13 gennaio 1987 i consultori teologi della Congregazione delle Cause dei Santi si pronunciarono a favore del riconoscimento del martirio. Il loro parere positivo fu confermato dai cardinali e dai vescovi membri della stessa Congregazione il 17 marzo 1987.

L’8 maggio 1987, il papa san Giovanni Paolo II autorizzò la promulgazione del decreto con cui Antonia Mesina veniva riconosciuta martire. Lo stesso pontefice presiedette il rito della sua beatificazione a Roma, il 4 ottobre 1987. Dal 1994 Antonia riposa vestita in abito da sposa orgolese, nella cripta sottostante la stessa chiesa, accanto all’antica casa natale. La sua memoria liturgica ricorre il 17 maggio, anniversario del martirio.

Questa ragazza, fedele al Rosario e ai Primi venerdì del mese, muore martire della purezza, e questo grazie alla sua Comunione. Ecco, anche questo ci fa pensare. Noi che ci lamentiamo tanto delle nostre fatiche a vivere la virtù della purezza, guardiamo questo esempio. E notiamo un dettaglio importante. Vedete che l’impurità, tra i tanti aspetti negativi che ha, quando raggiunge questo livello di morbosità, porta addirittura ad uccidere; santa Maria Goretti, un esempio, questa ragazza un altro. Vedete che non è una questione del “ho sbagliato, sono caduto contro la purezza”; qui c’è proprio un problema molto grave, molto serio; veramente molto grave e molto serio. Stiamo attenti all’impurità perché c’è questa componente omicida, che non è che venga fuori in tutti, però vedete come questo delitto passionale nasce da questo disordine della purezza, da questa mancanza di purezza.

Bene, riflettiamo su questa figura e sulla nostra vita. 

Benedicat vos omnipotens Deus, Pater, et Filius, et Spiritus Sanctus.
Amen
Dio ci benedica e la Vergine ci protegga.
Sia lodato Gesù Cristo sempre sia lodato.

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