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La libertà viene dalla fedeltà alla Legge di Dio

Sadrac Mesac Abdenego nella fornace

Omelia

Pubblichiamo l’audio di un’omelia sulle letture di mercoledì 16 marzo 2016.

Predicatore: p. Giorgio Maria Faré, OCD

Ascolta la registrazione:

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Testo della meditazione

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La libertà viene dalla fedeltà alla Legge di Dio

Sia lodato Gesù Cristo!

Sempre sia lodato!

In questa settimana antecedente alla settimana della Passione, la liturgia ci propone di meditare sul Vangelo di San Giovanni e adesso stiamo meditando su questo capitolo 8. Questa sera Gesù si rivolge ai Giudei che Gli avevano creduto, a quelli che, dopo le Sue parole, avevano compreso che ciò che Lui diceva era vero e Lo volevano seguire, però c’è un seguire il Signore che è frutto del sentimento, che è frutto anche di una buona intenzione ma che non è veramente ancorato nella vita, che non è frutto di una decisione vera e profonda dell’anima.

Allora, a questi Giudei che avevano creduto in Lui, ma che adesso immediatamente Lo abbandonano, si scostano e poi arriveranno addirittura a cercare di prenderLo per ucciderLo, il Signore dice che per essere i Suoi discepoli bisogna rimanere nella Sua Parola, non basta dire: «Io ti voglio seguire, io ti credo», bisogna rimanere fedeli a questa Parola.

Questa Parola sono innanzitutto i Dieci Comandamenti, la Legge che Dio ha dato, scritta sul Monte Sinai nella pietra, questa Legge che Gesù è venuto a portare a compimento, a pienezza, che non è venuto ad abolire, dice il Signore.

Ma si sa che gli uomini sono tutti molto credenti, sono tutti molto praticanti, però non si capisce come mai poi la vita di tutti i giorni non rivela questo tenore.

Qualcuno dice che oggi i cristiani dicono tutti di praticare, ma poi quanti credono veramente in Dio?

Se credere vuol dire essere fedeli alla Sua Parola, ai Dieci Comandamenti, allora voi capite quanto è difficile essere discepoli di Gesù, quanto è difficile mettere Dio al primo posto, rispettare il giorno della domenica, onorare i genitori, non bestemmiare, non nominare il Nome di Dio invano, vivere una vita pura, onesta, non rubare, mai, per nessuna ragione e nessun motivo.

Questo è complesso, perché noi non ci siamo ancora dati veramente e totalmente al Signore quindi non siamo ancora veramente fedeli a Dio, e Gesù dice che la schiavitù dalla quale è necessario liberarsi è la schiavitù del peccato.

Noi siamo molto faciloni nel commettere il peccato, perché, o lo banalizziamo, non lo prendiamo neanche tanto in considerazione, oppure ci auto assolviamo, ci auto giustifichiamo, oppure diciamo: «Tanto poi mi confesso…», ma in ogni caso questo non vuol dire aver compreso la gravità del peccato.

Comprendere la gravità del peccato significa cogliere che il peccato è un’offesa diretta fatta a Dio, allora diventa importante per noi stare lontano in tutti i modi, in tutte le maniere dal peccato e ancorarci il più possibile al Signore, per chiederGli la grazia di poter essere veramente liberi.

La libertà viene esattamente da questa fedeltà alla Legge di Dio.

Sia lodato Gesù Cristo!

Sempre sia Lodato!

 

 

Letture del giorno

Mercoledì della V settimana di Quaresima

Prima lettura

Dn 3,14-20.46-50.91-92.95
Dio ha mandato il suo angelo e ha liberato i suoi servi.

In quei giorni il re Nabucodònosor disse: «È vero, Sadrac, Mesac e Abdènego, che voi non servite i miei dèi e non adorate la statua d’oro che io ho fatto erigere? Ora se voi, quando udrete il suono del corno, del flauto, della cetra, dell’arpa, del salterio, della zampogna e di ogni specie di strumenti musicali, sarete pronti a prostrarvi e adorare la statua che io ho fatto, bene; altrimenti, in quel medesimo istante, sarete gettati in mezzo a una fornace di fuoco ardente. Quale dio vi potrà liberare dalla mia mano?».
Ma Sadrac, Mesac e Abdènego risposero al re Nabucodònosor: «Noi non abbiamo bisogno di darti alcuna risposta in proposito; sappi però che il nostro Dio, che serviamo, può liberarci dalla fornace di fuoco ardente e dalla tua mano, o re. Ma anche se non ci liberasse, sappi, o re, che noi non serviremo mai i tuoi dèi e non adoreremo la statua d’oro che tu hai eretto».
Allora Nabucodònosor fu pieno d’ira e il suo aspetto si alterò nei confronti di Sadrac, Mesac e Abdènego, e ordinò che si aumentasse il fuoco della fornace sette volte più del solito. Poi, ad alcuni uomini fra i più forti del suo esercito, comandò di legare Sadrac, Mesac e Abdènego e gettarli nella fornace di fuoco ardente.
I servi del re, che li avevano gettati dentro, non cessarono di aumentare il fuoco nella fornace, con bitume, stoppa, pece e sarmenti. La fiamma si alzava quarantanove cùbiti sopra la fornace e uscendo bruciò quei Caldèi che si trovavano vicino alla fornace. Ma l’angelo del Signore, che era sceso con Azarìa e con i suoi compagni nella fornace, allontanò da loro la fiamma del fuoco della fornace e rese l’interno della fornace come se vi soffiasse dentro un vento pieno di rugiada. Così il fuoco non li toccò affatto, non fece loro alcun male, non diede loro alcuna molestia.
Allora il re Nabucodònosor rimase stupito e alzatosi in fretta si rivolse ai suoi ministri: «Non abbiamo noi gettato tre uomini legati in mezzo al fuoco?». «Certo, o re», risposero. Egli soggiunse: «Ecco, io vedo quattro uomini sciolti, i quali camminano in mezzo al fuoco, senza subirne alcun danno; anzi il quarto è simile nell’aspetto a un figlio di dèi».
Nabucodònosor prese a dire: «Benedetto il Dio di Sadrac, Mesac e Abdènego, il quale ha mandato il suo angelo e ha liberato i servi che hanno confidato in lui; hanno trasgredito il comando del re e hanno esposto i loro corpi per non servire e per non adorare alcun altro dio all’infuori del loro Dio».

Salmo responsoriale

Dn 3,52-56

A te la lode e la gloria nei secoli.

Benedetto sei tu, Signore, Dio dei padri nostri,
Benedetto il tuo nome glorioso e santo.

Benedetto sei tu nel tuo tempio santo, glorioso,
Benedetto sei tu sul trono del tuo regno.

Benedetto sei tu che penetri con lo sguardo gli abissi
e siedi sui cherubini,
Benedetto sei tu nel firmamento del cielo.

Canto al Vangelo (Lc 8,15)

Lode e onore a te, Signore Gesù!
Beati coloro che custodiscono la parola di Dio
con cuore integro e buono
e producono frutto con perseveranza.
Lode e onore a te, Signore Gesù!

Vangelo

Gv 8,31-42
Se il Figlio vi farà liberi, sarete liberi davvero.

In quel tempo, Gesù disse a quei Giudei che gli avevano creduto: «Se rimanete nella mia parola, siete davvero miei discepoli; conoscerete la verità e la verità vi farà liberi». Gli risposero: «Noi siamo discendenti di Abramo e non siamo mai stati schiavi di nessuno. Come puoi dire: “Diventerete liberi”?».
Gesù rispose loro: «In verità, in verità io vi dico: chiunque commette il peccato è schiavo del peccato. Ora, lo schiavo non resta per sempre nella casa; il figlio vi resta per sempre. Se dunque il Figlio vi farà liberi, sarete liberi davvero. So che siete discendenti di Abramo. Ma intanto cercate di uccidermi perché la mia parola non trova accoglienza in voi. Io dico quello che ho visto presso il Padre; anche voi dunque fate quello che avete ascoltato dal padre vostro».
Gli risposero: «Il padre nostro è Abramo». Disse loro Gesù: «Se foste figli di Abramo, fareste le opere di Abramo. Ora invece voi cercate di uccidere me, un uomo che vi ha detto la verità udita da Dio. Questo, Abramo non l’ha fatto. Voi fate le opere del padre vostro».
Gli risposero allora: «Noi non siamo nati da prostituzione; abbiamo un solo padre: Dio!». Disse loro Gesù: «Se Dio fosse vostro padre, mi amereste, perché da Dio sono uscito e vengo; non sono venuto da me stesso, ma lui mi ha mandato».

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