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Il confessore pt.3 – Cammino di perfezione, S. Teresa di Gesù pt.16

Gesù tende la mano ad un bambino

Meditazione

Pubblichiamo l’audio della meditazione: Il confessore pt.3 – Cammino di perfezione, S. Teresa di Gesù pt.16
Giovedì 16 novembre  2023

Predicatore: p. Giorgio Maria Faré, OCD

Ascolta la registrazione:

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VANGELO (Lc 17, 20-25)

In quel tempo, i farisei domandarono a Gesù: «Quando verrà il regno di Dio?». Egli rispose loro: «Il regno di Dio non viene in modo da attirare l’attenzione, e nessuno dirà: “Eccolo qui”, oppure: “Eccolo là”. Perché, ecco, il regno di Dio è in mezzo a voi!».
Disse poi ai discepoli: «Verranno giorni in cui desidererete vedere anche uno solo dei giorni del Figlio dell’uomo, ma non lo vedrete. Vi diranno: “Eccolo là”, oppure: “Eccolo qui”; non andateci, non seguiteli. Perché come la folgore, guizzando, brilla da un capo all’altro del cielo, così sarà il Figlio dell’uomo nel suo giorno. Ma prima è necessario che egli soffra molto e venga rifiutato da questa generazione».

Testo della meditazione

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Sia lodato Gesù Cristo! Sempre sia lodato!

Eccoci giunti a giovedì 16 novembre 2023. Oggi ricordiamo Santa Margherita di Scozia, regina, e Santa Gertrude, vergine.

Abbiamo ascoltato il Vangelo della Santa Messa di oggi, tratto dal diciassettesimo capitolo del Vangelo di san Luca, versetti 20-25.

Continuiamo la nostra lettura e meditazione del libro di Santa Teresa di Gesù, Cammino di perfezione. Siamo arrivati al capitolo quinto.

CAPITOLO 5 

Continua sull’argomento dei confessori, e dice quanto importi che siano dotti.

1  — Non permetta mai il Signore nella sua infinita bontà che alcuna di voi provi il tormento che ho detto, di sentirsi inceppata anima e corpo. Peggio poi se il confessore vada a genio alla Superiora! Allora non si ardisce dire al confessore ciò che riguarda la Superiora, né alla superiora ciò che concerne il confessore: e intanto nel timore di essere molestate, si va anche soggette alla tentazione di tacere peccati assai gravi. Che danno può far qui il demonio, o gran Dio! Quanto costano alle monache simili strettezze e falsi punti d’onore! Si crede che avendo un sol confessore, si dia meglio a conoscere la virtù e la reputazione del monastero; e intanto il demonio se ne serve per irretire le anime che non può rovinare in altro modo. Se si chiede un secondo confessore, si ritiene per iscaduta ogni religiosa disciplina. Guai poi se non fosse dello stesso Ordine! Si trattasse pure di un santo, parlar soltanto con lui si farebbe un affronto a tutta la comunità.

Leggo la nota:

1 Ringraziate assai il Signore, figliuole mie, per la libertà che qui vi si accorda! Benché non debba essere con molti, pure, oltre il confessore ordinario, potete averne vari alti, affinché vi diano luce in ogni cosa.

2  — Chiedo invece, per amor di Dio, che la vostra Superiora vi conceda la santa libertà di aprirvi anche con altri confessori che non siano gli ordinari, e che lo faccia pur essa, sempre d’accordo con il Vescovo o con il Provinciale. Procurate di conferire con persone istruite, specialmente se i confessori ordinari non lo siano, malgrado la loro virtù. La scienza è una gran cosa, e serve a dar luce in tutto. Non è poi impossibile che scienza e virtù si trovino in una sola persona! Più sono elevati i favori che Dio vi accorda nell’orazione, più è necessario che l’orazione e le opere vostre riposino sopra saldo fondamento.

Io penso che ciò che stiamo leggendo certamente è molto utile per le monache, è molto utile per i frati, ma io credo che sia veramente utilissimo per ciascuno di noi. Sono delle indicazioni fondamentali. Credo che tutti possiate respirare la grandissima atmosfera di vera e santa libertà che alberga nella mente, nel cuore, di Santa Teresa di Gesù: grande rigore, grande precisione, grande verità e grande libertà. Santa Teresa ci mostra come le vie di Dio non mortificano mai l’uomo: le vie di Dio, veramente, danno una grande libertà. Che non vuol dire fare quello che si vuole, ma vuol dire fare quello che è giusto. 

Adesso cerchiamo di commentare queste importantissime riflessioni di Santa Teresa.

“Il confessore che va a genio alla superiora”… Se il confessore va a genio alla superiora, Santa Teresa dice che è un po’ un problema, perché si ha paura di dire al confessore ciò che magari riguarda la superiora, vale a dire le fatiche che si hanno con lei, alle volte magari dei piccoli dissidi… insomma, ciò che non va. Siccome si sa che “va a genio alla superiora”, cioè che c’è un certo rapporto — non so — di particolare confidenza o stima, si ha un po’ di timore. E anche con la superiora la suora non si sente di dire una parola sul confessore, appunto per lo stesso motivo. Il problema è che dopo, dice Santa Teresa, si può cadere nella tentazione di tacere dei peccati gravi. Perché uno dice: “Io in confessione vorrei dire queste cose, però come faccio a dirle? Ho paura, proprio per il rapporto che c’è tra il confessore e la superiora. Certo, lui è vincolato dal segreto, però, non mi sento libero/libera di poter dire tutto”. 

Santa Teresa dice: qui il demonio fa un grande danno, c’è il rischio che faccia veramente un grande danno. Anzi, non è un rischio, è una certezza: il danno è enorme. Certo, fatto salvo sempre la libertà della persona, che può combattere, che può reagire a questi attacchi del demonio, però è altrettanto vero che sono situazioni molto dolorose e molto difficili. E lei dice: queste strettezze, questi falsi punti d’onore, hanno un costo elevato. 

Quindi Santa Teresa, critica il fatto di avere un solo confessore per il monastero e poi dice: «se si chiede un secondo confessore, si ritiene per iscaduta ogni religiosa disciplina», cioè uno dice: “Perché vuoi un altro confessore? Allora vuol dire che non sei ascetico! Allora vuol dire che cerchi una via di fuga! Allora vuol dire che cerchi quello che è di tuo gusto!”. 

Poi, se qualcuno dovesse dire: io vorrei un secondo confessore che sia anche di un altro ordine — per esempio, non so, siamo dei carmelitani, uno dice: “Mi piacerebbe avere un domenicano come confessore”  — guai, dice Santa Teresa, sarebbe vista molto male questa cosa. Perché subito salta su chi chiede: “Perché di un altro ordine? Che non ha lo stesso carisma, che non ha la stessa sensibilità, perché prenderlo di un altro ordine?”. 

Ecco, scrive Santa Teresa:

Si trattasse pure di un santo, parlar soltanto con lui si farebbe un affronto a tutta la comunità.

Appunto, perché è di un altro ordine, quindi non conta se è un santo o non un santo, in questo caso, conta il fatto che è di un altro ordine e per partito preso si dice: “No, questo non va bene”. 

Sono tutte delle logiche interne alle comunità religiose che chi non fa parte di una comunità religiosa magari non capisce, non gli sono evidenti, ma vi assicuro che chi fa parte di una comunità religiosa, o di un ordine religioso, capisce benissimo queste parole di Santa Teresa. 

E lei poi, nella nota che vi ho letto, dice: voi dovete ringraziare il Signore perché, in questo monastero di monache carmelitane scalze, il Signore vi dà una grande libertà. E lei dice: certo, non è che dovete avere mille confessori, però, oltre il confessore ordinario, ne potete avere altri, per avere luce. 

Quindi, è bella questa cosa, no? C’è un confessore ordinario, però potete avere anche vari altri, da chiamare, da far venire, se avete bisogno di essere illuminati. Quindi, questa situazione descritta nel primo paragrafo, che appunto lei ha riscontrato in conventi che non fossero, appunto, questo monastero e questa Fondazione nuova che lei stava facendo, era un dato di fatto, e lei dice: ecco, là è così, ma qui no, qui non dev’essere così. Infatti, nel paragrafo secondo, dice:

Chiedo invece, per amor di Dio, che la vostra Superiora vi conceda la santa libertà di aprirvi anche con altri confessori che non siano gli ordinari…

perché ogni monastero ha un confessore ordinario — uno o due, dipende  — e lei dice: no! La superiora vi deve dare la libertà di averne altri. Poi dice:

…conferire con persone istruite, specialmente se i confessori ordinari non lo siano…

Magari il confessore ordinario è un uomo di virtù, però non è un dotto. Ecco, lei dice: allora questa è una ragione per la quale è importante poter conferire con queste persone istruite, e la scienza è una grande cosa, vedete? Serve a dare luce. E poi, può darsi che scienza e virtù stiano insieme nella stessa persona; quindi, può darsi che trovate un sacerdote che sia dotto e che sia anche santo. Quindi, per Santa Teresa, è importante la scienza. Lei non fa la lode dell’ignoranza, assolutamente. Perché la scienza può gonfiare, nel caso venga usata male, ma può anche dare luce e quindi è importante; se poi ci sono nella stessa persona tutte e due, meglio ancora. 

Lei scrive che, più sono elevati i favori che Dio vi concede nell’orazione e più ci deve essere un fondamento saldo; ecco perché serve trovare il confessore giusto. Che magari non è quello ordinario, ce ne vuole un altro. Lei dice: beh, chiedetelo. 

Andiamo avanti:

3  — Come sapete anche voi, la prima pietra deve essere una buona coscienza; perciò fate di tutto per liberarvi anche dai peccati veniali e seguire il più perfetto. Vi sembrerà che questo avviso ve lo possa dare ogni confessore, ma v’ingannate. Mi accadde di conferire con uno che aveva seguito tutto il corso di teologia, e ciò nonostante mi fece gran danno con dirmi che certe cose non erano nulla. Non aveva intenzione d’ingannarmi e neppur motivo di volerlo, ma non ne sapeva di più. E la stessa cosa mi accadde con due o tre altri.

Quindi, la prima pietra è la buona coscienza. Perciò, cosa bisogna fare per avere una buona coscienza? Liberarsi dai peccati veniali e seguire il più perfetto. Ecco cosa bisogna fare per avere una buona coscienza: liberarsi dei peccati veniali e seguire il più perfetto. 

E state attenti — dice Santa Teresa — che questo avviso non ve lo dà ogni confessore. Vi ingannate se pensate questo — io aggiungo: non siate ingenui — non ogni confessore vi dirà questa cosa. 

Si potrebbe pensare: “Per il fatto che è un confessore, per il fatto che è un sacerdote, sicuramente mi dirà che la prima pietra è la buona coscienza e quindi bisogna lottare contro i peccati veniali e seguire il più perfetto”, no! 

Santa Teresa dice: se pensi questo ti inganni; questo avviso non te lo darà ogni confessore. E lei allora cita i casi di questi confessori che avevano fatto tutto il corso di teologia, però le avevano arrecato un grande danno, perché dicevano cose inutili, non cose fondamentali.

Quindi vedete, ci vuole una grande libertà; credo che una delle cose più gravi, veramente più gravi, davanti a Dio — seguendo queste parole, queste riflessioni di Santa Teresa — sia proprio quella di impedire in qualche modo, non facilitare o, peggio ancora, osteggiare la possibilità che un’anima si rivolga al confessore che desidera. 

È molto forte questa espressione di Santa Teresa:

Chiedo invece, per amor di Dio, che la vostra Superiora vi conceda la santa libertà di aprirvi anche con altri confessori che non siano gli ordinari.

“La santa libertà”, “per amor di Dio”, vedete? Cioè, di uscire da certi schemi. Lo schema per cui se un sacerdote è santo, guai, non va bene è un affronto perché non è dello stesso ordine. Il fatto che uno dica: “Vorrei un altro confessore”; no, non va bene, perché ce n’è uno solo e deve essere quello. Queste regole che sono più importanti della persona, regole umane, stupide, che diventano disumane. 

Voi direte: “Beh, ma noi non viviamo in monastero, queste regole non le abbiamo”. Sì, non abbiamo queste regole, però ce ne sono altre che sono simili. Volete un esempio? Ve lo faccio subito: bambini del catechismo, terza, quarta elementare; visti con i miei occhi. Oppure anche quando insegnavo; insegnavo in una scuola cattolica e, a Natale e a Pasqua, c’erano le confessioni. Eravamo più sacerdoti in chiesa — così anche con i bambini del catechismo — ed eravamo posizionati un po’ nei vari punti della chiesa. Quindi i ragazzi venivano divisi a gruppi, in modo tale da dividersi tra i vari sacerdoti. Ma i gruppi venivano divisi dalle catechiste, oppure dal preside. Cioè: “Tizio, Caio e Sempronio vanno da lui; questo e questo e quest’altro vanno da quell’altro”, “Tutti quelli nel registro sono dalla lettera A dell’alfabeto alla F, vanno da padre Giorgio; quelli che sono dalla F fino alla P vanno da padre tal dei tali; quelli che sono dalla P fino a vanno…” per dividere. E questo non si può fare. “I bambini della classe di terza elementare della catechista signora Rossi, vanno tutti da padre Enrico; i bambini della catechista signora Gialla, vanno tutti da padre William…”  Non si può! Questa cosa non si può fare, non è giusta. 

Perché poi cosa succedeva? C’erano dei bambini, come anche dei giovani — io insegnavo al liceo, con dei giovani di liceo — che dicevano: “No, io non voglio andare da quello lì, io voglio andare da quell’altro, per X ragioni: le mie”. Però, non è che uno deve dire le sue ragioni. C’è una sacra libertà nelle scelte di coscienza e uno dice: “Io da quello lì non ci voglio andare, non voglio andarmi a confessare da lui”. Nessuno, neanche il papa, può costringere una persona a confessarsi da un sacerdote piuttosto che da un altro, nessuno su questa terra, neanche il papa. Perché questo è un gravissimo abuso di coscienza, gravissimo! Soprattutto se la persona dice: “Io non voglio”; oppure se la persona dice: “Io voglio andare da quel padre lì”. Ma chi sono io e in nome di chi posso io decidere tu da chi devi andare, da chi non devi andare? 

Santa Teresa di Gesù scrive queste cose per le monache che sono rinchiuse in un monastero e, quindi, i sacerdoti, devono venire al monastero da fuori. Immaginatevi cosa scriverebbe per persone che sono libere, cioè che non hanno la clausura. Se Santa Teresa riconosce l’urgenza e la necessità che nei suoi monasteri sia garantita la libertà non di un confessore, non di due, non di tre, ma di più, di più — perché la nota è chiara: “averne vari altri” — io chi sono per impedire a qualcun altro, che monaca non è e che può andare dove vuole, di andare da Tizio piuttosto che da Caio? 

“Eh no, ma qui succede che vogliono tutti andarsi a confessare da padre Rossi; vogliono tutti andarsi a confessare da padre Giallo; vogliono tutti andarsi a confessare da padre Arancio; vogliono tutti andarsi a confessare da…”. Vabbè, e allora? Qual è il problema? “Eh, ma così non finiamo più!” Perché lo scopo è finire? Lo scopo è finire prima? Lo scopo è fare le confessioni a tempo col cronometro? Non siamo mica in una gara di nuoto! È un sacramento, e uno deve essere libero di confessarsi da chi vuole, quando vuole, per tutto il tempo che vuole. Ci sono otto confessori, va bene, il cinquanta per cento delle persone presenti sceglie il confessore XY, il restante quaranta sceglie il confessore YZ e solo il dieci per cento sceglie il confessore Γ. E allora? Qual è il problema?

Basta, hanno fatto la loro scelta; dovrebbero portare i bambini in chiesa e dire: “Cari bambini, voi avete a disposizione otto confessori, ognuno va dove vuole, siete liberi, scegliete voi dove andare, da chi andare”; “Cari giovani studenti del liceo, questa è la chiesa, questi sono i confessori: a voi la scelta, andate da chi volete”. Non si può fare diversamente. E uno potrebbe dire: “Di questi otto a me non va bene nessuno, perché io ho già il mio confessore personale, che non è tra questi otto”; basta; arrivederci! 

Deve essere garantita una sacra libertà, sapete? Una sacra libertà. E non bisogna aver paura né vergogna di dirlo: “Questo confessore a me non va bene, io non lo voglio”. “La mia mamma va sempre a confessarsi da padre XY — e va bene — io ci sono andato e non mi è piaciuto”; basta. “Eh, ma lei dice che è bravo e devo andare”; no! Tu vai da chi ti senti, non da chi va la tua mamma. La tua mamma potrebbe andare da un santo, ma se per te non va bene, non va bene. Ne vuoi un altro? Scegline un altro. E nessuno, su questa questione, deve permettersi di mettere un dito, neanche una parola, né “per”, né “contro”, né a favore, né contro. È una materia estremamente delicata, perché poi dovremo rendere conto a Dio, eh? Di aver creato un impedimento, essere stati di impedimento a un’anima, o più anime, di rivolgersi al confessore che volevano, renderemo conto a Dio, sicuro come l’oro. Perché questo è un abuso di coscienza, anzi, è meglio dire: questo è un abuso di potere, gravemente illecito. “Eh no, ma quel confessore non va bene”, va bene, se vuoi dirlo — a tuo rischio e pericolo, perché ti assumi una responsabilità gravissima — se vuoi dirlo, dillo, ma poi la persona deve essere lasciata libera, chiunque. Persino in carcere ci sono più sacerdoti che vanno a confessare, non ce n’è uno solo per tutto il carcere. Uno può dire: “A me non piace, ne voglio un altro”; eh, giusto! Non è che ogni prete va bene per tutte le persone del mondo!

Santa Teresa scrive che soprattutto le persone che sono favorite di grazie particolari hanno bisogno di un saldo fondamento. E questo saldo fondamento, appunto, sicuramente è questa buona coscienza, che è la pietra, va bene, ma poi è il confessore. È il confessore che aiuta a portare luce, a fare chiarezza, a mostrare bene come bisogna comportarsi, come bisogna intendere e comprendere.

…liberarvi anche dai peccati veniali e seguire il più perfetto

Il confessore santo, gran timorato di Dio, di cui parla Santa Teresa, è colui che ci aiuta a liberarci dai peccati veniali e seguire il più perfetto. Non c’è altra via.

Benedicat vos omnipotens Deus, Pater, et Filius, et Spiritus Sanctus.
Amen
Dio ci benedica e la Vergine ci protegga.
Sia lodato Gesù Cristo sempre sia lodato.

 

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