Meditazione
Pubblichiamo l’audio della meditazione: Gesù in noi – Il cammino di perfezione, S. Teresa di Gesù pt.92
Mercoledì 31 gennaio 2024 – San Giovanni Bosco, Sacerdote
Predicatore: p. Giorgio Maria Faré, OCD
Ascolta la registrazione:
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VANGELO (Mc 6, 1-6)
In quel tempo, Gesù venne nella sua patria e i suoi discepoli lo seguirono.
Giunto il sabato, si mise a insegnare nella sinagoga. E molti, ascoltando, rimanevano stupiti e dicevano: «Da dove gli vengono queste cose? E che sapienza è quella che gli è stata data? E i prodigi come quelli compiuti dalle sue mani? Non è costui il falegname, il figlio di Maria, il fratello di Giacomo, di Ioses, di Giuda e di Simone? E le sue sorelle, non stanno qui da noi?». Ed era per loro motivo di scandalo.
Ma Gesù disse loro: «Un profeta non è disprezzato se non nella sua patria, tra i suoi parenti e in casa sua». E lì non poteva compiere nessun prodigio, ma solo impose le mani a pochi malati e li guarì. E si meravigliava della loro incredulità.
Gesù percorreva i villaggi d’intorno, insegnando.
Testo della meditazione
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Sia lodato Gesù Cristo! Sempre sia lodato!
Eccoci giunti a mercoledì 31 gennaio 2024. Abbiamo ascoltato il Vangelo della Santa Messa di oggi, tratto dal sesto capitolo del Vangelo di san Marco, versetti 1-6.
Oggi ricordiamo che è San Giovanni Bosco, sacerdote. Quindi raccomando a tutti una preghiera fervida, calorosa, a questo santo, questo grande santo, e ricordiamo anche tutti coloro che sono salesiani, o dell’ordine di Maria Ausiliatrice.
Continuiamo la nostra lettura e meditazione del libro di Santa Teresa di Gesù, Cammino di perfezione. Siamo arrivati al capitolo ventinovesimo, ora iniziamo il paragrafo quarto. Abbiamo finito, in questi giorni, i primi tre paragrafi, molto, molto importanti, come avete visto, e adesso iniziamo il quarto paragrafo. Scrive Santa Teresa:
4 — Tornando ora a quello che dicevo, vorrei sapervi spiegare come la corte celeste del Santo dei Santi, che sta con noi, non impedisca all’anima di rimanersene in solitudine col suo Sposo, quando vuol rientrare in sé stessa e chiudersi con Lui nel suo interno paradiso, mettendo alla porta tutte le cose del mondo. Ho detto quando vuole, perché dovete sapere che qui non si tratta di una cosa soprannaturale, ma di un fatto dipendente dalla nostra volontà e che noi possiamo realizzare con l’aiuto di Dio, senza del quale non si può far nulla, neppure un buon pensiero. Non è del silenzio delle potenze che noi parliamo, ma di un loro assorbimento nell’anima.
5 — Ciò si ottiene in vari modi, benché il principale, come è scritto in alcuni libri, sia sempre nel distaccarci da ogni cosa e avvicinarci interiormente a Dio.1
Vediamo la nota:
1 Su questo argomento non voglio insistere molto, perché mio scopo non è che di fare intendere come si debba pregare vocalmente. Domando solo che si pensi con chi si parla, rimanendo innanzi a Lui senza mai voltargli le spalle, come fanno coloro che mentre gli parlano pensano a una infinità di sciocchezze. Tutto il danno deriva dal non comprendere che Dio ci è presente. Lo crediamo molto lontano: e lontano sarebbe veramente se dovessimo cercarlo nel cielo! Ma forse, o Signore, che la vostra faccia non è degna di essere contemplata, essendoci Voi così vicino? Quando parliamo con gli uomini, se vediamo che non ci guardano, pensiamo che non ci ascoltano. E noi, Signore, chiuderemo gli occhi per non vedere che ci guardate? Come conoscere se Voi capite quello che vi diciamo? Questo io voglio far intendere, sorelle, onde abituare il nostro spirito a rendersi conto, in modo facile e sicuro, di ciò che dice e a conoscere con chi si parla. Dobbiamo raccogliere nell’anima i nostri sensi esteriori e dar loro di che occuparsi, giacché con il Re del cielo che abbiamo in noi c’è pure tutto il cielo. (Manoscr. Escor.).
Va bene, allora finiamo il paragrafo.
Dobbiamo ritirarci in noi stesse anche in mezzo alle occupazioni — questo è molto importante — essendoci sempre di gran vantaggio ricordarci di tanto in tanto, sia pure di sfuggita, dell’Ospite che abbiamo in noi, persuadendoci insieme che per parlare con Lui non occorre alzar la voce. Se ne prenderemo l’abitudine, Egli si farà sentire presente.
Ecco, allora, anche questi due paragrafi sono molto importanti. Quindi, lei ci parla della corte celeste, di come la corte celeste del Santo dei Santi non impedisce all’anima di rimanere in solitudine con il suo sposo, quando vuole rientrare in sé stessa, e vuole rinchiudersi con lui nel suo intimo paradiso, mettendo alla porta tutte le cose del mondo. E qui ci rifà vedere il percorso che siamo chiamati a fare quando noi vogliamo pregare. E la corte del cielo, ovviamente, non è di impedimento! Ecco, quindi: rimanere da soli col Signore; rientrare in noi stessi; rinchiuderci all’interno del nostro paradiso, mettendo tutte le cose fuori dalla porta; cioè: vengono dopo.
«Ho detto quando vuole» perché — lei dice — questo dipende dalla nostra volontà; non è una cosa soprannaturale, dipende dalla nostra volontà, unita ovviamente all’aiuto di Dio. Quindi, qua lei non sta parlando — dice — di un silenzio delle potenze, ma di un assorbimento delle potenze nell’anima. Quindi, tutte le potenze dell’anima vengono come assorbite, come convogliate all’interno, quando lei dice, appunto, il rientrare in noi stessi: tutto dobbiamo far rientrare in noi stessi. Poi dice, nella nota: «mio scopo non è che di fare intendere come si debba pregare vocalmente» e ritorna su questo argomento. Ci sta parlando di questo, ci sta parlando della preghiera vocale, e lei lo specifica ancora. Come si prega vocalmente? Ce l’ha già detto e lo ripete:
… si pensi con chi si parla, rimanendo innanzi a Lui senza mai voltargli le spalle…
Quando si voltano le spalle a Dio nella preghiera? Quando, mentre preghiamo, si pensa a una infinità di sciocchezze, e purtroppo succede; succede, anche se noi non lo vogliamo nella nostra intenzione, però è così. Noi stiamo pregando e pensiamo a tante stupidaggini. Guardate, sicuramente, io non credo che noi quando preghiamo, ci mettiamo a pensare al calcio — faccio un’ipotesi — o al tennis o, non lo so, ai motori; non credo… Credo che la nostra testa venga un po’ rapita da pensieri che a noi sembrano importanti, proprio da pensieri legati alla vita, sono questi che ci portano via. Spesse volte sono preoccupazioni, sono angosce, sono magari pensieri che non riguardano neanche noi, magari i figli, magari un parente, magari i genitori, sapete, sono pensieri che arrivano lì e cominciano a tampinarci, solitamente ci fan vedere il buio; e, a noi, non sembrano sciocchezze! (Alle volte, magari, siamo lì che stiamo pregando e ci viene in mente la pastasciutta all’amatriciana che dobbiamo fare, vabbè, capita anche quello).
Non sembrano tanto sciocchezze, però lo sono; rispetto all’essere innanzi a Dio, tutte queste cose sono sciocchezze. Ecco, allora, quando si prega, bisogna proprio raccogliere lo spirito, sapendo di essere dinanzi a Dio, e sapendo con chi si parla, sapendo che Dio ci è presente. Quando noi preghiamo, Dio non è lontano, è lì, è presente. Quindi: essere coscienti di ciò che si dice e a chi lo si dice. Capite, la preghiera è veramente — come dirvi — un atto molto, molto importante, veramente molto importante e richiede proprio tanta attenzione. E lei dice: è importante, dobbiamo imparare, anche in mezzo alle occupazioni — la mamma che deve stirare, piuttosto che pulire per terra, lavare i piatti, fare il bucato, spolverare, il papà che deve andare di sotto a travasare il vino — ricordarci, di tanto in tanto, sia pure di sfuggita, dell’ospite che abbiamo in noi. Guardate che sta parlando alle monache! In monastero… non è che ci siano molte distrazioni, sicuramente meno di quelle che ha una mamma che vive nel suo condominio, nella sua villetta, e deve fare tutte le cose per la sua famiglia. Quindi, persino per le monache, lei dice: in mezzo alle occupazioni che avete — comunque le monache hanno tante cose da fare — ricordarci di tanto in tanto… è di grande vantaggio.
Lei dice che è sempre di grande vantaggio ricordarci di tanto in tanto, sia pure di sfuggita (pensate), di Gesù che è in noi. Ecco perché lei dice “Dio non è lontano”: perché è dentro di te.
Già lo è per il fatto che noi siamo battezzati, quindi siamo tempio della Santissima Trinità, ma se poi facciamo la comunione ogni giorno possiamo dirci… non so come dire (bisogna stare attenti alle parole perché poi ci sono coloro un po’… “insorgono”): “Io, questa mattina, ho ricevuto Gesù sacramentalmente, o anche solo spiritualmente, ho ricevuto il Signore, quindi, ho in me questa presenza ancora di più”.
Quindi per parlare con Lui non bisogna alzare la voce, appunto perché è in noi.
Ho parlato indifferentemente di comunione sacramentale o comunione spirituale perché abbiamo già ben capito che una chiama l’altra. Se una comunione sacramentale non comporta una comunione spirituale, non serve a niente, questo è chiarissimo. Questo non lo dice padre Giorgio Maria, ma lo dice San Tommaso d’Aquino: ogni comunione sacramentale deve avere come fine la comunione spirituale, sennò, se non ha la comunione spirituale, questa comunione sacramentale, a cosa serve? È evidente.
Santa Teresa prosegue:
Se ne prenderemo l’abitudine, Egli si farà sentire presente.
Bellissima questa cosa! “Se prendiamo questa abitudine, di tanto in tanto, anche pure di sfuggita, di ricordarci di Lui che è in noi”… Basta una preghiera: “Gesù, ti amo”, basta una parola: “Gesù”. Gesù, sapete che vuol dire… Quello che vuol dire, andate a cercarlo, così portate a casa anche un po’ di farina del vostro lavoro. “Gesù” è già una preghiera, “Gesù, Ave Maria”, è già una preghiera. E chi non ha il tempo di dire “Gesù”, questo nome di salvezza? Poi: “Gesù, Maria, vi amo, salvate le anime”; ma ci sono tantissime, bellissime, frecce dorate, che possiamo lanciare verso il cielo; non c’è bisogno di parlare, basta il pensiero, allora Lui si farà sentire presente: Gesù si farà sentire presente.
Beh, al lavoro!
Benedicat vos omnipotens Deus, Pater, et Filius, et Spiritus Sanctus.
Amen
Dio ci benedica e la Vergine ci protegga.
Sia lodato Gesù Cristo sempre sia lodato.