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Le consolazioni terrene – Il cammino di perfezione, S. Teresa di Gesù pt.91

Gesù tende la mano ad un bambino

Meditazione

Pubblichiamo l’audio della meditazione: Le consolazioni terrene – Il cammino di perfezione, S. Teresa di Gesù pt.91
Martedì 30 gennaio 2024

Predicatore: p. Giorgio Maria Faré, OCD

Ascolta la registrazione:

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PRIMA LETTURA (2 Sam 18,9-10.14.24-25.30 – 19)

In quei giorni, Assalonne s’imbatté nei servi di Davide. Assalonne cavalcava il mulo; il mulo entrò sotto il groviglio di una grande quercia e la testa di Assalonne rimase impigliata nella quercia e così egli restò sospeso fra cielo e terra, mentre il mulo che era sotto di lui passò oltre. Un uomo lo vide e venne a riferire a Ioab: «Ho visto Assalonne appeso a una quercia». Allora Ioab prese in mano tre dardi e li ficcò nel cuore di Assalonne, che era ancora vivo nel folto della quercia. Poi Ioab disse all’Etìope: «Va’ e riferisci al re quello che hai visto».
Davide stava seduto fra le due porte; la sentinella salì sul tetto della porta sopra le mura, alzò gli occhi, guardò, ed ecco vide un uomo correre tutto solo. La sentinella gridò e l’annunciò al re. Il re disse: «Se è solo, ha in bocca una bella notizia».
Il re gli disse: «Mettiti là, da parte». Quegli si mise da parte e aspettò. Ed ecco arrivare l’Etìope che disse: «Si rallegri per la notizia il re, mio signore! Il Signore ti ha liberato oggi da quanti erano insorti contro di te». Il re disse all’Etìope: «Il giovane Assalonne sta bene?». L’Etìope rispose: «Diventino come quel giovane i nemici del re, mio signore, e quanti insorgono contro di te per farti del male!».
Allora il re fu scosso da un tremito, salì al piano di sopra della porta e pianse; diceva andandosene: «Figlio mio Assalonne! Figlio mio, figlio mio Assalonne! Fossi morto io invece di te, Assalonne, figlio mio, figlio mio!». Fu riferito a Ioab: «Ecco il re piange e fa lutto per Assalonne». La vittoria in quel giorno si cambiò in lutto per tutto il popolo, perché il popolo sentì dire in quel giorno: «Il re è desolato a causa del figlio».

Testo della meditazione

Scarica il testo della meditazione in formato PDF

Sia lodato Gesù Cristo! Sempre sia lodato!

Eccoci giunti a martedì 30 gennaio 2024. 

Abbiamo ascoltato la prima lettura della Santa Messa di oggi, tratta dal secondo libro di Samuele, capitolo diciottesimo. 

Continuiamo la nostra lettura e meditazione del libro di Santa Teresa di Gesù, Cammino di perfezione. 

Siamo ancora al primo paragrafo del capitolo ventinovesimo, abbiamo già letto i primi tre paragrafi, però li stiamo affrontando passo passo, perché sono molto densi. Scrive:

Oggi i Superiori saranno contenti di una sorella, ma se domani vi scorgeranno più avanzate in virtù, se la passeranno meglio con voi. Comunque, non preoccupatevene affatto, e guardatevi dal fomentare questi pensieri che cominciano sempre con poco, e finiscono col fare gran danno. Troncateli subito sul nascere, pensando che il vostro regno non è sulla terra e che tutto passa rapidamente.

Dice Santa Teresa: i superiori, mettiamo, saranno contenti di una sorella, però, se domani vi scorgeranno più avanzate in virtù, preferiranno voi. 

Vedete, noi uomini siamo fatti così; noi non abitiamo nell’eternità, quindi, un giorno siamo sul melo e domani siamo sul pero; quindi, un giorno abbiamo simpatia “per” e domani abbiamo simpatia per un’altra persona; siamo fatti così. 

E allora, è giusto non fare affidamento sul consenso, sull’apprezzamento, sul gradimento di chicchessia; in questo caso — dice Santa Teresa — dei superiori. Lei dice: «non preoccupatevene affatto». Avere le grazie dei superiori non deve essere proprio tema di riflessione. Non ce ne dobbiamo proprio preoccupare, mai, mai. Non solo, ma dobbiamo stare attenti a non fomentare questi pensieri, che sono pensieri — scrive Santa Teresa — che iniziano sempre con poco — potremmo dire: sono dei pensierini — però, poi, fanno un grandissimo danno (i pensieri su questo tema di avere le grazie dei superiori); ripeto, cominciano sempre con poca, poca roba, però, poi, veramente sono dannosissimi. Lei dice: «troncateli subito sul nascere».

Guardate quante righe ha dedicato solo a questa questione, al preoccuparsi di avere le grazie dei superiori; quindi, vuol dire che è una cosa veramente importante, molto importante. Vanno troncati subito, troncati non per il gusto di troncarli, come se fosse un doverismo, ma troncati con una ragione. Quando noi facciamo o non facciamo qualcosa, ci deve essere sempre una ragione precisa, una ragione ragionevole, una ragione motivante, sennò non dura. Quindi: vanno troncati sul nascere; e qual è la nostra ragione?

… pensando che il vostro regno non è sulla terra e che tutto passa rapidamente.

Quindi, perché non devo preoccuparmi di avere le grazie dei superiori, anzi, non ci devo proprio neanche pensare? 

Innanzi tutto perché il mio regno non è di quaggiù, perché ciascuno di noi è chiamato ad abitare un altro regno, quale? Il Regno dei cieli. Ciascuno di noi è chiamato al paradiso, è chiamato alla vita eterna. Le nostre preoccupazioni, i nostri pensieri, devono essere tutti solamente e unicamente per quel regno, capite? Quindi, quaggiù non ci interessa. Siamo nelle grazie dei superiori? Bene; non lo siamo? Bene, non cambia niente; perché il nostro regno non è di questa terra, non è sulla terra. 

E poi, altro aspetto, assolutamente non secondario al primo: tutto passa rapidamente. Ma pensate alla nostra vita come è già passata rapidamente: cinquant’anni, quarant’anni, trent’anni, settant’anni, ma quanto velocemente passano? Se noi ci fermiamo un secondo, e ci guardiamo indietro, noi diciamo: “A me sembra ieri che andavo all’asilo!”, e son passati quanti anni? 

Se ci fermiamo e guardiamo indietro, quante esperienze abbiamo vissuto, e quante ne abbiamo fatte di cose, di conoscenze… Pensate alle nostre preoccupazioni di quando andavamo alle superiori, per esempio, avevamo le nostre preoccupazioni da ragazzi, e anche lì avevamo le preoccupazioni di avere il gradimento, avere le grazie dei professori, dei compagni. E all’università, non avevamo il pensiero, il desiderio, di avere le grazie del professore tale, o tal altro, di fare bene la nostra tesi di laurea, di laurearci bene? Ma tutto passa… Anche tutti i nostri attestati: di diploma, di laurea, di qualunque cosa abbiamo fatto nella vita, questi attestati… Tutto passa. Le coppe che uno può aver vinto, non so, correndo, sciando, andando in moto, a scacchi — ma, chi lo sa, ci sono tante di quelle gare — a pesca; ma tutto passa. Tra cento anni, ma anche molto meno, ma per dire una cifra sicura, ma sicuramente anche molto meno — già nel mio caso, fra cinquant’anni — è finita, non c’è più niente. Tutte le nostre cose, tutti i nostri guadagni, i favori, le grazie: tutto svanito, non c’è più niente, vedete? È vero che il nostro regno non è di quaggiù, però ricordatevi/ricordiamoci, io per primo, che ha ragione Santa Teresa quando scrive:

…tutto passa rapidamente.

Non semplicemente “tutto passa”, ma: “tutto passa rapidamente”. È fondamentale non dimenticarci mai questo motto: tutto passa rapidamente. Siamo già a fine gennaio, sembrava ieri che abbiamo fatto Natale, non vi sembra? Tutto passa; anche ciò che ci sembra essere insormontabile, invincibile, ciò che ci sembra essere durissimo, ciò che ci sembra che non finirà mai, tutto passa: tutto passa rapidamente.

Questo primo paragrafo, del capitolo ventinovesimo, a me sembra — poi ciascuno di voi valuterà, comunque — un paragrafo veramente molto, molto, molto, molto importante, veramente tanto, degno di grande nota. Non che gli altri non lo fossero stati, eh! Ma questo è importante. 

Paragrafo secondo:

2 — Però, questo non è che un espediente volgare, non di molta perfezione.

Pensate un po’! A noi già sembra tutto, no? Quindi: non cercare il consenso dei superiori, le grazie dei superiori, perché il nostro regno non è sulla terra, e perché tutto passa rapidamente; a noi già questo sembra un vertice, no? Ecco, lei dice: «Però, questo non è che un espediente volgare, non di molta perfezione». Attenti bene a cosa scrive:

Per voi invece è meglio desiderare che la prova si prolunghi — pensate un po’… — mantenendovi in quello stato di umiliazione per amore di quel Dio che avete nell’anima.

Leggiamo un po’ tutto, perché, capite, tutto è molto collegato.

Rientrate in voi stesse, consideratevi nell’intimità dell’anima vostra nel modo che ho detto, e troverete con voi il vostro Maestro che non vi verrà mai meno. Anzi, più le consolazioni della terra vi faranno difetto, più Egli v’inonderà della sua gioia. Egli è pieno di compassione, né mai abbandona chi, afflitto e disprezzato, confida in Lui. David afferma che il Signore è con gli afflitti. Lo credete o non lo credete? E se lo credete, perché tanto tormentarvi?

Allora, anche qui tante cose. Quindi: il meglio che cos’è? È desiderare che la prova si prolunghi, questa prova di non avere, di non preoccuparsi di avere le grazie dei superiori, di non averne proprio, ecco, il meglio è desiderare che questa prova non si concluda, in modo tale da poterci mantenere in quello stato di umiliazione per amore. 

Non dimentichiamoci mai: “per amore di quel Dio che avete nell’anima”; l’umiliazione, la penitenza, il sacrificio, tutto deve essere sempre fatto unicamente per amore di Dio, per amore di quel Dio che hai nell’anima e mai perché così è stato detto, perché così hai deciso, perché si fa così, perché bisogna far così; no! 

Qualunque cosa noi facciamo o non facciamo, e qualunque cosa noi sopportiamo, deve essere sempre per amore di quel Dio che si ha nell’anima, sempre! Quindi: decido di fare un sacrificio? Bene: perché lo fai? Per amore di quel Dio che ho nell’anima; è fondamentale. Questa sera sei stanchissimo e decidi una cosa piccola: di essere tu colui che va giù in cantina a portare il vino; perché lo fai? “Eh, perché devo fare un sacrificio, perché devo fare penitenza”; no, ma per amore di quel Dio che hai nell’anima. Perché stasera vai a letto presto e non guardi né televisione, né video, né Facebook, né, né, né? “Per penitenza”; no! Per amore di quel Dio che hai nell’anima. 

Poi, che questa sia una penitenza, va bene, ma deve essere fondamentalmente chiaro, o chiara, la ragione: per amore di quel Dio che hai nell’anima. O si fa per amor di Dio, oppure è meglio non fare. 

Quindi, anche in questo caso: “desiderare di rimanere in questa umiliazione, che la prova si prolunghi”, non deve essere fondato su di noi, ma deve essere fondato sull’amore di quel Dio che ho nell’anima. Capite che questo comporta un grandissimo, veramente grandissimo, distaccamento da noi stessi. E infatti, vedete, lei scrive:

Rientrate in voi stesse.

Sempre questo tema di rientrare in noi stessi:

consideratevi nell’intimità dell’anima vostra nel modo che ho detto, e troverete con voi il vostro Maestro che non vi verrà mai meno.

Quindi: desiderare che la prova si prolunghi per amor di Dio; rientrare in noi stessi; considerarci interiormente come lei ci ha già spiegato, e troveremo Gesù, che non verrà mai meno. Attenti:

Anzi, più le consolazioni della terra vi faranno difetto, più Egli v’inonderà della sua gioia.

Questo è verissimo! Meno saremo consolati, meno andremo in cerca di consolazioni, di qualunque genere, più Lui ci inonderà della sua gioia.

Cosa si intende per consolazione? Mah, può essere qualunque cosa; consolazione può essere il fatto che sono provato, triste, avvilito o comunque provato, sotto questa prova di cui sta parlando, allora prendo il telefono e chiamo la mia amica del cuore, o il mio amico del cuore, e subito ne parlo, cercando una consolazione. Quella è una consolazione. Oppure prendo un bel cioccolato e me lo mangio. Oppure — bah, chi lo sa — mi metto a fumarmi due sigarette, anche questa è una consolazione. Oppure mangio più del necessario, oppure bevo — anche questo — mi metto a bere. Sono tutti i modi con i quali noi cerchiamo una consolazione, che possiamo chiamare anche compensazione. 

Allora, lei dice: più le consolazioni della terra verranno meno — sia perché magari non vi vengono date, sia perché voi scegliete di non averle — più Gesù vi inonderà della sua gioia; cioè, più voi rinuncerete alle consolazioni della Terra, più voi cercherete Gesù, capite: più ci sarà Gesù!

Egli è pieno di compassione, né mai abbandona chi… confida in Lui.

Questo è fondamentale: Gesù è pieno di compassione; dobbiamo crederci. E se tu confidi in lui, soprattutto se sei afflitto e disprezzato — lei usa proprio questi due termini: afflitto e disprezzato — e confidi in Lui, il Signore non ti abbandona, mai! Perché lui è proprio la compassione più pura. Lei scrive:

David afferma che il Signore è con gli afflitti. Lo credete o non lo credete?

Che il Signore sia con gli afflitti, lo credi o non lo credi? “Lo credo”; e allora Santa Teresa dice:

E se lo credete, perché tanto tormentarvi?

Se il Signore è con te che sei afflitto, ma perché tormentarti? Allora lei prosegue, nel paragrafo terzo:

3 — Ah, Signor mio! Se vi conoscessimo intimamente, non ci lasceremmo contristare da verun evento, perché sorprendente è la vostra liberalità con coloro che confidano in Voi.

Quindi, se noi conoscessimo veramente il Signore, nulla ci potrebbe turbare e rattristare, perché Gesù fa dei miracoli incredibili per coloro che confidano in Lui. Lei dice:

…persuaderci di questa verità è di capitale importanza, perché ci aiuta a conoscere che tutti i favori della terra non sono che menzogna quando impediscono all’anima di star raccolta.

Ecco: i favori della terra sono menzogna, quando impediscono all’anima di stare raccolta. Stiamo attenti, eh! Lei dice che questa è una verità di capitale importanza. Stiamo attenti, guardate che è proprio così, è esattamente così: i favori della terra, tutti i favori, tutte le grazie dei superiori, tutte gli apprezzamenti, tutte quelle cose belle che succedono, se impediscono all’anima di stare raccolta, sono menzogne. E, guardate, di fatto lo impediscono; lo impediscono perché, quando noi siamo dentro a tutti questi favori, noi non rientriamo più in noi stessi. È un dato di fatto che la sofferenza, che il dolore, che il disprezzo, che l’umiliazione, ci chiamano a rientrare in noi stessi. È difficile, quando siamo super felici, che ci mettiamo lì a rientrare in noi stessi, è molto difficile. Forse se lo facessimo meglio e di più, il Signore ci proverebbe di meno, non lo so, magari, mi viene questo pensiero…

Quindi: stiamo attenti a questi favori della terra, quando impediscono all’anima di stare raccolta.

Benedicat vos omnipotens Deus, Pater, et Filius, et Spiritus Sanctus.
Amen
Dio ci benedica e la Vergine ci protegga.
Sia lodato Gesù Cristo sempre sia lodato.

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