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“Comunione spirituale e comunione psichica” da “Vita comune” di D. Bonhoeffer. Parte 4

Comunione spirituale e comunione psichica

Meditazione

Pubblichiamo l’audio della meditazione: “Comunione spirituale e comunione psichica” tratta dal testo “Vita comune” di Dietrich Bonhoeffer.
Mercoledì 18 gennaio 2023

Predicatore: p. Giorgio Maria Faré, OCD

Ascolta la registrazione:

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VANGELO (Mc 3, 1-6)

In quel tempo, Gesù entrò di nuovo nella sinagoga. Vi era lì un uomo che aveva una mano paralizzata, e stavano a vedere se lo guariva in giorno di sabato, per accusarlo.
Egli disse all’uomo che aveva la mano paralizzata: “Àlzati, vieni qui in mezzo!”. Poi domandò loro: “È lecito in giorno di sabato fare del bene o fare del male, salvare una vita o ucciderla?”. Ma essi tacevano. E guardandoli tutt’intorno con indignazione, rattristato per la durezza dei loro cuori, disse all’uomo: “Tendi la mano!”. Egli la tese e la sua mano fu guarita.
E i farisei uscirono subito con gli erodiani e tennero consiglio contro di lui per farlo morire.

Testo della meditazione

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Sia lodato Gesù Cristo! Sempre sia lodato!

Eccoci giunti a mercoledì 18 gennaio 2023.

Abbiamo ascoltato il Vangelo della Santa Messa di oggi, tratto dal capitolo terzo del Vangelo di San Marco, versetti 1-6.

Continuiamo la nostra lettura e commento sul libro di Bonhoeffer. Leggiamo. 

Ora i cristiani possono vivere in pace tra loro, possono amarsi e servirsi reciprocamente, possono diventare una cosa sola. Ma sempre e solo per mezzo di Cristo. Solo in Gesù Cristo siamo una cosa sola, solo per suo mezzo siamo reciprocamente legati. Egli resta in eterno l’unico mediatore. 

Dobbiamo stare molto attenti perché, se un teologo luterano com’è Dietrich Bonhoeffer ci dice questo, a maggior ragione noi che crediamo nella presenza vera, reale e sostanziale di Gesù nell’Eucarestia, noi che crediamo nella transustanziazione dobbiamo assolutamente credere con tutto noi stessi che non è possibile nessuna pace, nessun amore, nessun servizio, nessun atto di carità cristiana senza Gesù. Dobbiamo quindi diffidare in modo radicale di tutte quelle forme, quelle proposte di pace, di amore, di servizio, di carità dove c’è tutto, tranne Gesù; dove si nomina tutto, tranne Gesù; dove si adora tutto, tranne Gesù perché sono assolutamente false, oltre che essere inutili e dannose. 

Non dobbiamo comportarci da stupidi perché non siamo stupidi; finiamola di avere una sorta di complesso da “convertito” per cui, siccome uno, prima, ha fatto tanto male nella sua vita, convertirsi significa (in modo sbagliato) vivere costantemente in un incubo di senso di colpa su tutto. Sembra un po’ la legge del paradosso: siccome prima per me niente era peccato e non mi sentivo in colpa per niente e su niente, quando mi avvicino a Dio nel mio processo di conversione la prima cosa sbagliata e squilibrata che vivo qual è? È che adesso mi sento in colpa su tutto; adesso mi sento responsabile di tutto il male del mondo; adesso tutto diventa un’angoscia perché tutto può essere peccato.

 Questo non è giusto; non è il modo corretto di vivere: non è che se io passo da un estremo all’altro va bene… no, non va bene! Devo piuttosto passare da un estremo a un equilibrio. È più difficile? Certo! È più difficile stare in equilibrio che cadere da una parte o dall’altra del filo (guardate i funamboli che fatica fanno!): è più facile stare di qui o di là. Noi dobbiamo fare come i funamboli, stando in equilibrio sul filo e questo è più difficile perché richiede concentrazione, esperienza, capacità, professionalità e quant’altro! 

Questo per dire: non comportiamoci da stupidi per cui, per il ricatto che sta sotto, legato a una errata concezione e a un errato vissuto della persona che si converte al Signore, va bene tutto quello che mi viene proposto e io devo chiedere scusa per ogni passo che faccio, per ogni fiato che emetto perché, magari, è colpa mia se uno bestemmia; perché penso di aver mancato di carità per essere stato giusto; perché mi sono permesso di dire la mia; perché ho difeso il Signore (e lo dicono pure tartagliando… viene una “balbuzie psicologica” legata a una sorta di “inceppo” interiore perché uno vede il male da tutte le parti e si sente responsabile del male del mondo intero). 

Questo non va bene: chi si converte dal male a Dio, dal demonio a Dio, non deve diventare un mentecatto, un imbecille che non distingue la destra dalla sinistra; deve diventare una persona matura perché Gesù porta pienezza alla nostra umanità, non la fa diventare “molliccia”, indefinita… questo non è Gesù! 

Perciò di tutte le realtà che abbiamo intorno — che si parli di pace, di amore, di servizio al prossimo, cioè la famosa “carità agli altri” —, la cartina al tornasole è: “C’è Gesù? Quante volte si parla di Gesù? Quanto Gesù è centrale in tutto questo?” 

Non si parla di Gesù? Gesù non è centrale? Tutto falso: io me ne vado! “Eh, ma poverini… ma tocca a me giudicare?”. Certo, tocca a te giudicare, lo dice Gesù nel Vangelo: “Giudicate da voi stessi”. Dio ci ha dato il giudizio; a differenza di quello che ha fatto con le bestioline, a noi Dio ha dato il giudizio, quindi non dobbiamo giudicare le intenzioni del cuore perché non spetta a noi, ma gli atti, i fatti sì! 

Se fuori sta diluviando e io esco in costume, è un problema! 

— “No, ma io non devo giudicare il tempo!” 

Va bene, allora ti ricoverano: se adesso, a gennaio, io esco con infradito, pantaloni corti e canotta capite che, oltre al fatto che mi viene la broncopolmonite, mi portano in manicomio! 

— “No, ma io non devo giudicare il tempo!” 

E invece tu lo devi giudicare, tesoro, assolutamente… il tempo va giudicato e, con il tempo, tutto il resto: devi esprimere giudizi, è un dovere morale esprimere giudizi! Non dovrò dire: “Quella persona è cattiva!”, perché non posso conoscere il suo cuore, ma se i suoi atti sono malvagi, devo dire: “Lì manca Gesù; lì non lo vedo; Gesù non è cercato!” Lo devo dire: quella carità è senza Dio! Può esserci una carità senza Dio, ne parla San Paolo, e non è, ovviamente, una carità! È una carità nominale, non sostanziale.

E così una comunità, e così una fraternità: siamo una cosa sola in Gesù Cristo, ma solo in Gesù Cristo, scrive Bonhoeffer. Non vi sto leggendo il testo di Santa Caterina da Genova per cui uno può dire: “Va beh, gioca in casa!”. Non vi sto leggendo il testo dell’ultimo devoto, mistico o presunto tale che gira per la strada… no, no, vi sto leggendo il testo di un teologo luterano (apposta l’ho scelto) che ci dice direttamente questa cosa. Nessuno può così accusare di “devozionismo”, di “spiritualismo”… no: qui stiamo parlando di un teologo — e non è un santo, né un beato — di un teologo e, tra l’altro, di un teologo luterano al di là di ogni sospetto. Se lui dice queste cose, noi dovremmo dirle al quadrato e questa dovrebbe essere la nostra cartina tornasole: “C’è o non c’è Gesù?”. Non possiamo fare fraternità, comunità, amicizia; non possiamo legarci reciprocamente se non c’è Gesù! 

Noi abbiamo dei sensi del dovere che sono assolutamente fuori luogo; noi sentiamo dei “doverismi” verso certe persone e verso certe situazioni che non esistono, che non sono richiesti da Dio e vengono dalla nostra testa, dal nostro errato modo di intendere le relazioni umane, la fraternità e la comunità. Devo cercare se c’è Gesù: se in quello che Tizio mi viene a dire non è mai nominato Gesù e non vedo la centralità di Gesù nel progetto, nell’idea, nell’offerta che mi propone, la risposta è: “No”. No, perché non è possibile. Un servizio reciproco, un amore, una pace fondati sull’uomo non portano da nessuna parte; sono pieni di limiti; sono già condannati prima di partire.

Spero e mi auguro di essere stato chiaro perché su queste cose ci si gioca la vita eterna.

Sul terzo punto: il Figlio di Dio, nell’incarnarsi, per pura grazia ha assunto il nostro essere, la nostra natura, ha assunto noi stessi veracemente, fisicamente. Questo era l’eterno decreto del Dio trinitario. Ora noi siamo in lui. Dove egli è, porta la nostra carne, ciò che noi siamo. Dove è lui, lì siamo anche noi, nell’incarnazione, sulla croce e nella risurrezione. Apparteniamo a lui, perché in lui siamo. Per questa ragione la Scrittura ci chiama corpo di Cristo. Se dunque prima di saperlo o di essere in grado di volere qualcosa di simile, siamo eletti e accolti in Gesù Cristo, noi e tutta la comunità, allora apparteniamo tutti insieme a lui in eterno. Noi che viviamo qui nella sua comunione, un giorno saremo presso di lui in comunione eterna. (Sì, ovviamente se vivremo in grazia di Dio) Chi guarda il suo fratello, deve sapere che sarà unito a lui in eterno in Gesù Cristo. La comunione cristiana è comunione per e in Gesù Cristo. 

Per e in Gesù“, cioè, noi siamo comunità per Gesù: per amare Gesù, per servire Gesù, per adorare Gesù, per pregare Gesù. Noi lo siamo in Lui e non nelle nostre idee, nei nostri progetti, nei nostri gusti, nelle nostre simpatie, nei nostri desideri, ma in Gesù.

Questa è la premessa su cui si fonda ogni prescrizione o regola della Scrittura per la vita comune dei cristiani.

Esatto. Peccato che oggi parliamo di carità, di comunità, di servizio e non parliamo di Gesù. È tutto uno psicologismo; si fonda tutto sulla psicologia, sulle ultime teorie di non so chi e non so cosa, ma non su Gesù! Non è un ragionamento che parte, si innesta e si conclude su Gesù, Gesù non è quasi neanche nominato. Abbiamo vergogna di nominare Gesù; ci sembra un fuori-tema, come se fosse qualcosa di sbagliato, un ostacolo alla comunità! Beh, sì, in effetti lo è: Gesù è un ostacolo alla comunità; è un grandissimo scandalo per la comunità falsa, per la comunità psichica, come vedremo. Lì arriveremo e capiremo che ci sono comunità e comunità, amicizia e amicizia, matrimonio e matrimonio, perché, se il mio matrimonio, la mia comunità, la mia amicizia sono psichiche, allora non dureranno molto e porteranno da nessuna parte.

«Quanto all’amore fraterno, non c’è bisogno di scrivervi, perché voi stessi avete imparato da Dio ad amarvi scambievolmente… Ma noi vi esortiamo, o fratelli, ad abbondare ancora di più» (1 Ts 4,9s.). Dio in persona si è incaricato di istruirci sull’amore fraterno; tutto quello che gli uomini possono aggiungere in materia è il ricordo di quell’insegnamento divino e l’esortazione ad applicarvisi di più.

Sì, ma noi quando lo ricordiamo? Innanzi tutto dobbiamo vedere se noi lo sappiamo; bisogna vedere che cosa noi sappiamo dell’insegnamento di Dio sull’amore fraterno racchiuso nella Scrittura. Non lo so… c’è in giro una tale ignoranza di Cristo, una tale ignoranza delle Scritture, della vita cristiana, dell’agiografia, dei Padri della Chiesa, un’ignoranza incredibile. Non conosciamo i contenuti della nostra fede, non li sappiamo perché non ci interessano. Questo è il punto! E non ci interessano perché non li conosciamo: è un circolo vizioso, perché, se uno cominciasse a conoscerli, capirebbe quanto sia importante conoscerli, approfondirli e sapere quanto sono utili per la nostra vita di fede!

Mi ha stupito e continua a stupirmi la quantità di e-mail di persone giovani e anche meno giovani, di persone anche avanti negli anni che mi scrivono: “Padre, grazie perché non ho mai sentito parlare della pratica dei Primi nove Venerdì del mese e dei Primi cinque Sabati del Mese”. Ma stiamo scherzando? Terribile! Nel 2023? Miseria! È grave questa cosa! 

I Primi cinque Sabati cominciano nel 1917: vi rendete conto di quanto tempo è passato? E la pratica a dei Primi nove Venerdì del mese risale a Santa Margherita Maria Alacoque! Non dico niente sulla pratica dei Primi cinque Giovedì del mese perché è un po’ più “di nicchia”. Se uno non conosce la beata Alexandrina Maria da Costa e non si è letto i suoi scritti, è comprensibile che non conosca questa pratica. Io la conosco perché la beata Alexandrina, che seguo da quando sono ragazzo e i cui testi ho letto e stra-letto, è a me tanto, tanto cara. Grazie a Dio ho ricevuto da Dio il dono di questa amica tanto speciale di cui, appena ho potuto, vi ho parlato. Ma la pratica dei Primi Venerdì e dei Primi Sabati dovrebbero conoscerla anche i sassi e anche i granellini di sabbia! Invece no: ancora adesso ci sono persone che mi scrivono: “Grazie, Padre, ho iniziato oggi (a sessant’anni) la pratica dei Primi nove Venerdì del mese… speriamo di arrivare alla fine!”.

Qualcuno potrebbe obiettare che queste non sono cose importanti, ma per il Cielo lo sono, per Gesù Cristo lo sono, se no, non avrebbe così tanto insistito con suor Margherita Maria Alacoque; per la Madonna queste sono cose importanti perché, se no, non avrebbe parlato a Fatima di questa cosa! Ora: se per il Cielo queste sono cose importanti e noi neanche le conosciamo, significa che per noi sono state importanti altre cose. 

Ma quali?

Prima domanda: quali sono queste cose “più importanti” che abbiamo sentito nella nostra vita? 

Seconda domanda (per i preti, per i sacerdoti): perché non conosciamo e non predichiamo queste cose? “No, ma sa, Padre, io sono un dottore di teologia, quindi non posso mettermi a parlare delle “devozioncelle” dei Primi Venerdì e Sabati… .che cos’è questa roba da devotoni?”. 

Guardate: questi giudizi rivelano innanzi tutto una grande ignoranza, e poi una superbia sconfinata! Non tocca a noi giudicare Dio e non è Dio che deve obbedire e obbligarsi a noi! Questo deve essere chiaro! Se per Dio queste cose sono importanti, tale per cui Gesù Cristo in persona e la Vergine Maria si sono impegnati a venircele a chiedere e se la Chiesa ha riconosciuto Fatima e Santa Margherita Maria Alacoque, vuol dire che lì c’è qualcosa di utile per tutti. Non siamo obbligati a crederci, certamente, ma almeno parlarne! Almeno dire: “Io in queste cose non credo, io queste cose non le faccio, però ve ne parlo così che almeno le conosciate. Sappiate che esistono: uno può scegliere; uno può farle o non farle, ma almeno le sappia perché sono scritte, tramandate, ci sono state così tanto chieste”. Perché non devo dirle? Se per il Signore queste pratiche sono state tanto importanti, lo devono essere anche per noi!

Noi non dobbiamo giudicare Dio e metterci a discernere sul comportamento di Dio; non dobbiamo insegnare a Dio la teologia! Sono importanti? Ce le hanno chieste? Bene: facciamole! Per come? Per quando? Non ti interessa: oggi non capisci, forse un giorno capirai! 

Ripeto: almeno parlarne! Il fatto è che non se ne parla perché, purtroppo, non pochi sacerdoti non le conoscono. Non ne parlano alle persone perché non le conoscono! Andiamo a leggere bene tutta la vicenda di Fatima; andiamo a leggere anche quello che Gesù disse a suor Lucia dopo, quando tutta la questione di Fatima si risolse. Andiamo a leggere tutto quello che Gesù disse nei suoi colloqui intimi con suor Lucia che avvennero quando lei era in monastero; andiamo a leggere che cosa disse Gesù a suor Margherita Maria Alacoque sul fatto che il re di Francia non obbedì alla richiesta di Gesù di mettere l’effigie del Sacro Cuore sulla bandiera e via di seguito!

“Ma che roba è che un re debba andare a mettere l’effigie del Sacro Cuore sulla bandiera, sulle armi; che un re debba farGli costruire una cappella?”. Andiamo a leggere che cosa disse Gesù… andate a leggere le parole di Gesù! Non ve le leggo io: andate a prendere la breve autobiografia di Santa Margherita Maria Alacoque e leggete che cosa è successo; andate a leggere la sentenza di Gesù contro il re di Francia!

Più umiltà, meno superbia, meno saccenza, meno presunzione e meno orgoglio intellettuale e più obbedienza! Noi dobbiamo ricordare quello che ci viene detto. Ma possiamo farlo solo se lo abbiamo imparato.

Nel momento in cui Dio ha rivolto a noi la sua misericordia, rivelandoci Gesù Cristo come fratello e conquistando il nostro cuore con il suo amore, allora è iniziato anche l’insegnamento all’amore fraterno. Dalla misericordia di Dio verso di noi abbiamo potuto apprendere la misericordia nei confronti dei nostri fratelli. 

Sì, bisogna vedere se io incontro veramente la Misericordia di Dio perché, se mi confesso una volta all’anno, se vado davanti al Tabernacolo una volta al mese, io non conosco la Misericordia di Dio; non sono un cultore della Misericordia… assolutamente! Lo sono se la frequento con una Confessione frequente, con l’andare davanti al Tabernacolo ogni giorno, almeno per qualche minuto. È lì che impariamo la misericordia verso gli altri, quella vera, non quella patologica, psichica, antropo-centrata… no! Quella di Gesù Cristo.

Nel ricevere perdono, anziché incorrere nel giudizio, siamo stati resi pronti al perdono dei fratelli. 

Sì, ma devo riceverlo questo perdono; devo andare in ginocchio davanti al sacerdote a confessarmi! E non è una cosa brutta confessare i nostri peccati in ginocchio e soprattutto ricevere l’assoluzione in ginocchio. 

Ciò che Dio ha fatto per noi, ora lo dobbiamo ai fratelli. (Sì, siamo perdonati e dobbiamo perdonare) La nostra capacità di dare è proporzionale a quanto abbiamo ricevuto; tanto più povero risulta il nostro amore per i fratelli, tanto meno evidentemente siamo vissuti della misericordia e dell’amore di Dio.

Verissimo! Chi non è capace di perdonare, chi non è capace di amare cristianamente è perché non ha vissuto veramente la Misericordia di Dio.

È Dio stesso ad averci insegnato a incontrarci allo stesso modo in cui Egli ci ha incontrato in Cristo. “Accoglietevi dunque gli uni gli altri, così come Cristo ha accolto voi per la gloria di Dio. ( Rm 15,7)

Guardate… io devo dirvi che ho trovato più accoglienza in carcere da parte di gente che ne ha fatte di tutti i colori, che non in comunità di cristiani: questa è la mia esperienza! 

Accoglietevi dunque gli uni gli altri, così come Cristo ha accolto voi” … mah! mah! mah! Non lo so… A parte che le nostre case sono chiuse come bare, sigillate con la fiamma ossidrica… a parte questo… ma poi questo stile dell’accoglienza… mah! Sì, c’è molto perbenismo, molto egoismo, molto interesse, ma l’accoglienza, l’accoglierci e anche il rispetto nell’essere accolti (sapete, c’è anche chi poi se ne approfitta diventando irriverente, irrispettoso e si comporta da padrone e non va bene) sono qualcosa di delicato. L’accoglienza non è mettere giù un piatto e una sedia. L’accoglienza è fare posto al fratello e alla sorella nella nostra vita: questa è l’accoglienza. Fare posto all’altro, farlo diventare parte della nostra vita, esattamente come Gesù: come Gesù ha accolto me, così io devo accogliere gli altri!

Benedicat vos omnipotens Deus, Pater, et Filius, et Spiritus Sanctus.
Amen
Dio ci benedica e la Vergine ci protegga.
Sia lodato Gesù Cristo sempre sia lodato.

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