Meditazione
Pubblichiamo l’audio della meditazione: “Il manoscritto del Purgatorio” di martedì 10 gennaio 2023
Predicatore: p. Giorgio Maria Faré, OCD
Ascolta la registrazione:
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VANGELO (Mc 1, 21-28)
In quel tempo, Gesù, entrato di sabato nella sinagoga, [a Cafarnao,] insegnava. Ed erano stupìti del suo insegnamento: egli infatti insegnava loro come uno che ha autorità, e non come gli scribi.
Ed ecco, nella loro sinagoga vi era un uomo posseduto da uno spirito impuro e cominciò a gridare, dicendo: “Che vuoi da noi, Gesù Nazareno? Sei venuto a rovinarci? Io so chi tu sei: il santo di Dio!”. E Gesù gli ordinò severamente: “Taci! Esci da lui!”. E lo spirito impuro, straziandolo e gridando forte, uscì da lui.
Tutti furono presi da timore, tanto che si chiedevano a vicenda: “Che è mai questo? Un insegnamento nuovo, dato con autorità. Comanda persino agli spiriti impuri e gli obbediscono!”.
La sua fama si diffuse subito dovunque, in tutta la regione della Galilea.
Testo della meditazione
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Sia lodato Gesù Cristo! Sempre sia lodato!
Eccoci giunti a martedì 10 gennaio 2023. Festeggiamo oggi san Gregorio di Nissa, vescovo.
Abbiamo ascoltato il Vangelo della Santa Messa di oggi, tratto dal primo capitolo del Vangelo di San Marco, versetti 21-28.
Continuiamo la nostra lettura e meditazione sul Manoscritto del Purgatorio. Come vi ho annunciato ieri, adesso leggeremo delle riflessioni sul tema della amicizia, riflessioni molto vere e molto belle che, credo, dovremmo usare come grande e proficuo esame di coscienza.
Innanzi tutto vi chiedo questo, vi lascio questa domanda… magari fate così: ascoltatela (leggetela), poi fermate la registrazione così ci pensate un attimo, poi la fate ripartire, così vedete che cosa dirò dopo.
La domanda è questa: Quanti amici hai? Prova un po’ a pensare alle tue amicizie, a quelle che reputi tali e contale, conta le tue amicizie… “io sulla terra ho i seguenti amici e comincio a contarli: uno, due, tre, quattro, cinque, sei…”. Conta le persone che ti sono amiche, ecco!
Cominciamo da qui: potete fermarvi ora e vi fate in testa l’idea di quante persone amiche avete e le contate. Interrompete adesso!
Sentiamo quindi che cosa dice la suora dal Purgatorio.
Vi sono poche vere amicizie sulla terra! Sovente ci si ama per capriccio, per interesse. Un lieve contrasto, una parola, una mancanza di riguardo talvolta disunisce amici che sembravano inseparabili.
Uno chiede: “Ma come è possibile? Due persone così amiche, unite, inseparabili… come è possibile che si sia rotto tutto?” La suora ci spiegherà come sia possibile, quale sia la vera ragione, ma intanto ragioniamo un po’ su quello che abbiamo appena sentito.
Stiamo attenti perché quello che noi chiamiamo amore in realtà potrebbe essere una parodia dell’amore, una falsificazione dell’amore, un’ ipocrisia dell’amore vero, una maschera, una recita; potrebbe essere solo apparenza… potrebbe essere tutto un grande, sacralizzato capriccio/interesse!
Perché io sono amico di quella persona? Che cosa sta dietro quella amicizia? Ci sta dietro l’amore vero? Ci sta dietro l’amore per la sua anima, l’interesse per la sua anima? Ci sta dietro il bene della persona? O ci sta dietro magari qualcosa che quella persona mi dà? Amo quella persona per quella persona o amo quella persona per quello che quella persona può darmi, può farmi; per quello che quella persona è… e non nel senso bello del termine, ma per il posto che occupa nella società, nella mia vita? Perché amo quella persona?
Pensiamo al fidanzamento, a quando ci si conosce, a quando ci si frequenta, alle “quintalate” di telefonate, di parole che si dicono.
Sapete: non dico “quando si è innamorati” perché l’innamoramento vero non è l’affogarsi l’uno nell’altro… “io sono il tuo Narciso e tu sei il mio lago in cui mi annego”… questo non è l’amore, l’innamoramento non è l’annegarsi l’uno nell’altro… assolutamente!
Noi ci illudiamo che più ci conosciamo e più ci possediamo e “più io ti conosco e più ho l’illusione di possederti e in un certo senso anche di dominarti” e quindi noi vogliamo parlare, parlare, parlare… ci sono persone che dicono: “Dobbiamo chiarirci!” Bene, e come facciamo? “Parliamone!” No: non è questa la via… chiarirsi non è parlare: infatti si può parlare per ore ed essere non come prima, ma peggio di prima, ancora più “attorcigliati”, più litigiosi, più distanti… quindi la via non è parlarsi.
Dunque, dicevo: perché due persone che si amano, che si sono fidanzate, che hanno passato tanto tempo insieme – messaggi, Telegram, WhatsApp, messaggini e quant’altro – si sposano e dopo qualche anno si separano? Scusami: con tutto l’investimento di tempo che c’è stato, il “giocarsi” tutto per queste relazioni… cosa è successo.
Ma vedete, già dall’inizio e nel loro svolgimento si capisce che tali relazioni sono malate perché sono escludenti, chiuse: fino a quando non c’era “il girasole” della mia vita, io avevo gli “amici” con cui stavo, uscivo… poi sono sparito. Quando mi sono sposato sono stato completamente rapito per le tante cose da fare e quando è nato il bambino è stata la fine. Un bambino non sembra la nascita della speranza… no: la fine di tutto! Le nostre nonne hanno avuto nove, dieci, dodici figli e quasi nessuno se ne accorgeva; oggi ne hanno uno e si ferma il mondo! “Devo allattare!” “Sì, va bene, lo ha fatto tre quarti dell’umanità prima di te per migliaia di anni se non di più e non è mai stato una tragedia per nessuno: non è che, siccome devi allattare, tutto il mondo si ferma… basta… fine! No: è una cosa normale, naturale, che sta insieme alla dinamica della vita! Ma oggi tutto è diventato un problema, tutto è complesso, difficile, pesante…
A un certo punto, dopo due o tre anni divorziano, si separano… ma che cosa è successo? Vi siete fidanzati: “tu e io; io e tu; oltre a te non c’è nulla; oltre a me non c’è nessuno; io sono il tuo mondo; tu sei il mio sole; io sono il tuo girasole” e poi… fine di tutto!
Uno si chiede: sarà successo qualcosa di gravissimo, qualcosa di terribile, qualche crimine contro l’umanità. Allora va lì e scava-scava, ma neanche troppo, e chiede: “Ma come mai?”
Volete sapere i “capi di accusa” più frequenti delle separazioni? — A parte le suocere… tema a parte! — Bene: come si mettono le forchette sul tavolo, le briciole, la lavatrice, chi va a prendere chi all’asilo o alla scuola piuttosto che “Non ho più una vita mia”. Ma nessuno ti ha costretto a sposarti e ad avere figli: prima Novene e Novene per sposarti; poi Novene e Novene per aver un figlio e dopo: “Ma che peso! Non ce la faccio più! Non ho più i miei tempi, non ho più le mie cose!”.
Prima: “Se non mi sposo, sono un fallito; se non ho figli, che senso ha la mia vita? Ecco: vuol dire che il mio grembo è sterile…”.
Poi ti sposi, hai figli e: “Ecco; adesso non ho più una vita mia; non ha più senso vivere; non ho più i miei spazi, le mie opportunità; adesso io come faccio? Io non mi ritrovo più!”
Ma scusa: non è che sposarsi è come aprire i Baci Perugina che non sai che cosa ci sia dentro… se mi sposo, so più o meno quello che sarà il mio percorso; se entro in Seminario non è che, dopo vent’anni di sacerdozio, mi sveglio e dico: “Non ho più una vita mia, perché ogni giorno devo confessare!” Tesoro, avresti dovuto svegliarti prima: in Seminario ti avranno spiegato che, se tu entri in Seminario, presumibilmente la tua vita sarà anche confessare e non potrai andare a cavallo dalla mattina alla sera! “Ah, ma io pensavo di andare a cavallo!” Eh, no: hai sbagliato!
Noi, poi, facciamo gli sveglioni: “Avere un figlio è una cosa pesante!” Beh, hai messo al mondo una creatura e, siccome nessuno “nasce imparato e cresciuto”, siccome è tuo figlio, avresti dovuto pensare un po’ prima al fatto che un infante non è come uno di vent’anni.
Quindi, come dice la suora dal Purgatorio, “un contrasto, una parola“… una parola? Sì: una parola. Io mi permetto di aggiungere: uno sguardo!
Credo di avervelo già raccontato, in questi vent’anni di sacerdozio credo di avervelo raccontato almeno una volta perché è un fatto che mi ha colpito molto e segnato molto: è accaduto il giorno della mia Professione Semplice. Immaginatevi… avevo ventitré anni, immaginatevi dove fossi con la testa e con il cuore. La chiesa era stracolma di gente, emozione, tensione… era talmente alta la tensione che mio padre è svenuto. Ad un certo punto ho sentito “Bum!”, un tonfo, e ho scoperto che era mio padre che era svenuto. Era così alta la tensione che ho cominciato a piangere talmente tanto, mentre recitavo la formula di professione, da non riuscire a leggerla… mi si era fermata la parola per i singulti… una crisi di pianto terribile al punto che c’è stato il rischio che io non potessi pronunciare i voti perché non riuscivo… e il Superiore che era lì, poverino, ha cercato in tutti i modi di calmarmi fino a dirmi: “Giorgio, guarda che se non ti calmi e non reciti la formula, non puoi fare i voti, questo è il punto… devi leggerla… non è lunga, però, se non la leggi…”. Tutto questo per dirvi quanto fossi coinvolto e, per certi versi, anche stravolto!
Poi ci sono la firma del Registro sull’altare, un’atmosfera molto densa, canti sull’altare… Al momento della Comunione non sapevo neppure dove ormai fossi, che cosa rimanesse di me, sono andato a fare la Comunione.
Finisce la celebrazione e siamo al rinfresco e, sapete come accade a quei rinfreschi, non ho neppure mangiato un salatino per la grande emozione che avevo addosso. Una ragazza con la quale, tra l’altro, sono cresciuto perché siamo andati a scuola insieme, quindi amicissimi, mi si avvicina e mi dice: “Senti, Giorgio, ma tu che cosa hai contro di me?”. Immaginatevi la mia reazione! Io l’ho guardata e le ho detto: “Ma che cosa stai dicendo?”
— “No, no, tu hai qualcosa contro di me!”
— “Io?”
— “Sì!”
L’ho guardata dicendo: “Scusami: secondo te, in questo momento, io ho qualcosa contro di te? Da che cosa lo deduci? A parte che cosa potrei avere contro di te, comunque, da che cosa deduci che io abbia qualcosa contro di te?”
“Dal fatto che, quando sei andato a fare la Comunione, ti sei girato e mi hai guardato male!”
Io sono rimasto pietrificato! Sapete che cosa le ho risposto? “Guarda, cara, sai che non mi sono neanche accorto che tu fossi in chiesa? Non ti ho neanche vista!” Era la verità. In quel momento in cui mio padre era svenuto dall’emozione e io non riuscivo a leggere la formula tanto piangevo, potevo avere non dico la libertà, ma lo spazio interiore per dire: “Aspetta che, prima della Comunione, la guardo male per farle capire che ho qualcosa contro di lei?”… no, c’è qualcosa che non va!
E noi siamo così, neanche di fronte a una tale irrealtà, illogicità, impossibilità esistenziale, neanche di fronte a tutto questo noi riusciamo a metterci da parte e pensare che forse c’è qualcosa nella nostra testa, non nello sguardo dell’altro… eppure basta uno sguardo e neanche uno sguardo reale, ma immaginato!
Una “mancanza di riguardo”.
Anche questa vi racconto: primi anni di sacerdozio, credo secondo anno… sapete, il fervore è tanto! Era un sabato mattina, da poco ero stato trasferito nel nuovo convento, ero in sagrestia dopo la Messa, quando ho sentito bisbigliare e chiacchierare in chiesa. Già allora mi dava un fastidio enorme! Sono uscito dalla sagrestia, sono andato davanti a delle signore che stavano dicendo il Rosario e ho detto: “Signore, per favore, un po’ di silenzio: non mi sembra il caso di chiacchierare in chiesa. Tra l’altro state dicendo il Rosario”.
Così ho detto! Da quel giorno me l’hanno giurata a morte perché io sono andato a dire: “Per favore, non chiacchierate in chiesa”. Giurata a morte! Da quel giorno in poi — in quel convento io sono rimasto più di dieci anni — un’ostilità incredibile, perché loro l’hanno presa come una mancanza di rispetto; fa niente se loro avevano mancato di rispetto a Dio… questo è un dettaglio! Per aver detto: “Per favore, silenzio!”. Era nei miei diritti e nei miei doveri farlo!
Vedete quanto è vera la frase di questa suora? Vi ho letto praticamente due frasi e ho impiegato ventun minuti per commentarle! Ecco perché ieri vi ho detto: “Non posso leggervele adesso”, perché sono troppo importanti!
Mi fermo, perché dovrei andare a leggere la frase successiva in cui la suora vi spiega perché accada tutto questo, perché le amicizie crollino, si distruggano; perché bastino una briciola, una forchetta, uno sguardo per distruggere tutto, per mettere tutto in discussione; perché dopo un grande “innamoramento”, dopo due anni ci si separi; perché succedano tutte queste cose: quale sia la ragione.
E la suora lo spiega molto, molto bene. Domani lo affronteremo; leggeremo quello che dice la suora. Se avete il libro, non andate avanti a leggere da soli. Ragionate su questa cosa e chiedete davanti al Signore: “Perché succedono queste cose?” Cominciate a ragionarvi sopra: vediamo se, quando domani vi leggerò il testo, direte: “Ah, avevo pensato la stessa cosa!” C’è un’unica, ben precisa ragione, una, che vale per tutti, una ragione che vale per tutti!
Benedicat vos omnipotens Deus, Pater, et Filius, et Spiritus Sanctus.
Amen
Dio ci benedica e la Vergine ci protegga.
Sia lodato Gesù Cristo sempre sia lodato.