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Essere nel mondo pt.3 – La mistica della riparazione, di don Divo Barsotti pt.11

Mistica della riparazione

Meditazione

Pubblichiamo l’audio della meditazione: Essere nel mondo pt.3 – La mistica della riparazione, di don Divo Barsotti pt.11
Sabato 17 agosto 2024

Predicatore: p. Giorgio Maria Faré, OCD

Ascolta la registrazione:

Per motivi di intenso traffico non ci è possibile rendere disponibile l’ascolto dei file audio direttamente dal nostro sito. Se hai dubbi su come fare, vai alle istruzioni per l’ascolto delle registrazioni.

VANGELO (Mt 19, 13-15)

In quel tempo, furono portati a Gesù dei bambini perché imponesse loro le mani e pregasse; ma i discepoli li rimproverarono.
Gesù però disse: «Lasciateli, non impedite che i bambini vengano a me; a chi è come loro, infatti, appartiene il regno dei cieli».
E, dopo avere imposto loro le mani, andò via di là.

Testo della meditazione

Scarica il testo della meditazione in formato PDF

Sia lodato Gesù Cristo! Sempre sia lodato!

Eccoci giunti a sabato 17 agosto 2024.

Abbiamo ascoltato il Vangelo della Santa Messa di oggi, tratto dal diciannovesimo capitolo del Vangelo di san Matteo, versetti 13-15.

Oggi, prima di iniziare la meditazione, vorrei dedicare un pensiero, un ricordo e anche una preghiera speciale, per tutte le persone che in questo momento sono a casa da sole, che magari non hanno potuto fare neanche qualche giorno di riposo. Vorrei ricordare in modo particolare le persone anziane. Di solito sono quelle che fanno sempre tanto per tutti, però, in certi periodi dell’anno — il mese di agosto, a Natale, a Pasqua — restano sole. E poi vivono grossissimi disagi, perché in questo mese, nelle grandi città, ma anche nei paesi, tutto si svuota, tutti chiudono, anche i dottori vanno via, quindi tutto ridotto al minimo, cioè proprio da sperare e pregare di non stare male ad agosto. Poi, se per esempio hai bisogno del panettiere, su cinque ce n’è aperto uno, se hai bisogno della farmacia, quasi uguale, e via di seguito. Quindi è un periodo un po’complesso.

Attraverso questa meditazione oggi vorrei che tutte queste persone si sentissero messe in primo piano: non siete dimenticati, non siete soli. Ho scelto di fare le meditazioni anche ad agosto — un tempo, le sospendevo, nel periodo di agosto, terminavo con fine luglio, poi riprendevo a settembre, questo mese lo lasciavo un po’ di pausa e di silenzio — ma è da un po’ di anni che invece le faccio anche ad agosto e la ragione è proprio questa: credo che sia bello anche tenerci compagnia. È vero, magari sono solo pochi minuti di una meditazione, però ci fa sentire come all’interno di una relazione che non si interrompe, all’interno di una famiglia che non va in vacanza. Anche se siamo in posti diversi, non mandiamo in vacanza le relazioni importanti.

Vorrei essere proprio accanto a ciascuno di voi, per mangiare semplicemente insieme una bella scodellina di ciliegie ghiacciate, in questo tempo estivo così caldo; come dicevano i nostri vecchi: “per contarcela un po’ su”, per raccontarci un po’ le nostre cosine, perché so che ciascuno di noi porta nel cuore tante domande, tante sofferenze, tanti dubbi, tante perplessità. C’è tanta confusione a tutti i livelli, non si sa più dove andare a sbattere la testa, non si sa più a quale porta bussare. Sembra quasi di non capire più niente, di non riuscire a vedere più niente. Sembra che tutto sia diventato incerto, tutto è diventato insicuro, tutto è diventato fluido, fragile, è come se il dubbio avesse potuto avanzare la sua ombra su ogni realtà.

Non è così! Sembra che sia così, ma non è così, perché noi siamo figli di Dio, e Dio c’è, Gesù c’è, sempre! Per questo le meditazioni vanno avanti, perché il Vangelo c’è sempre, ogni giorno, poi magari non vi è sempre possibile andare a Messa tutti i giorni, quindi, queste meditazioni servono anche per questo. Poi c’è don Divo Barsotti, che ci tiene compagnia con queste meditazioni veramente strong, molto molto forti, molto molto belle, che credo lascino tutti, me per primo, in grande riflessione e auto verifica.

Io ci sono. Finché Dio vorrà, siamo qui a tenerci compagnia e ad incoraggiarci a vicenda, perché anche i Sacerdoti hanno bisogno di essere incoraggiati, perché no? Anche noi abbiamo bisogno di sapere, di sentire qualcuno che ci dice: “Padre, vada avanti, forza, non si arrenda. Salti sul cavallo, vada al galoppo, non si trascini; su, su, su forza, tenga alta la bandiera!”. Eh, alle volte, sapete, anche i Sacerdoti hanno bisogno di questo ritorno, perché siamo Sacerdoti e come tali siamo segnati dal carattere dell’Ordinazione Sacerdotale ma siamo allo stesso tempo uomini come voi, e quindi, come voi, abbiamo bisogno, non tanto di consolazione ma di sentire, alle volte, queste conferme che si è sulla strada giusta, che non si è soli.

 Dovete fare questa cosa, quando incontrate qualche bravo Sacerdote.

Ce ne sono tanti. Non credete a chi dice che non ci sono bravi Sacerdoti, ce ne sono, di bravi e santi, Sacerdoti che danno veramente anima e corpo per le persone, Sacerdoti che rischiano tutto, o quasi, per Gesù e per il suo gregge; quindi stategli vicino, non abbiate paura di disturbare.

Questa è un’altra cosa che bisogna dire: non dobbiamo aver mai paura di disturbare, è una tentazione. Certo, non vi dico di scrivere alle tre di notte o alle cinque del mattino, come fanno con a me, che magari un po’ qualche volta mi innervosisco — insomma tre di notte/cinque del mattino magari no, non si scrive; però vabbè, ormai mi sono arreso anche a quello, perché tanto vedo che è inutile e quindi vabbè, pazienza — però non abbiate paura di disturbare, di fare una telefonata che alle volte è cento volte meglio di un messaggio. Fate una telefonata, in orari decenti, dove si dice una parola. Potete magari riunirvi insieme  a mangiare una bella ciotolona di ciliegie e chiamate il vostro Sacerdote o il Parroco che vi è caro, lo salutate e gli augurate buon proseguimento. Magari sentite come sta, cosa sta facendo di bello. Magari dovete chiedergli qualcosa, dovete dire qualcosa.

Queste relazioni, questi rapporti sono molto, molto, molto, importanti. È vero che i Sacerdoti hanno tante cose da fare — come una mamma, come un papà, come un dottore, come tanti di noi, anche i Sacerdoti hanno tante cose da fare — però quell’essere presenti, quel farsi presenti, credetelo, è molto, molto importante, perché poi non sappiamo l’altro cosa sta vivendo, che momento sta passando, che situazione sta portando avanti, e quindi è importante. Anche Gesù ha avuto santa Veronica, che gli è andata vicino. È la scena della Via Crucis che a me piace di più, ve lo confesso, quando arrivo a quella scena lì mi incanto: Gesù che riceve questo gesto bellissimo, discreto, delicatissimo di santa Veronica col panno.

Va bene, allora leggiamo qualche riga, non voglio portare via troppo tempo, almeno oggi. Scrive don Divo:

Per questo viviamo nel mondo: perché in noi continui a vivere Gesù nella sua Passione, perché in noi continui a vivere l’amore infinito di un Dio che si fa solidale con tutti i peccatori del mondo per salvarli.

Ecco, vedete, ci dice il motivo. Vedete che bello?

Per questo viviamo, per questo vivendo con la nostra fede cristiana non siamo chiamati a fuggir nel deserto — eccolo qua! Fugge nel deserto colui che inizia il proprio cammino. Se Dio vi ha lasciati in una città è perché vi stimava più degli eremiti; — vero! — se Dio vi ha lasciati in una città è perché voi dovevate essere più santi degli altri; gli altri si purificano, voi dovete purificare…

Guardate qui vi devo dire subito questa cosa, perché appena ho letto mi è subito venuta in mente questa scena. Ero giovane, Sacerdote da poco, era estate e siccome per i miei problemi di asma ogni estate devo fare un po’ di mare — da quando avevo tre anni devo farlo per questi problemi dei bronchi e dei polmoni — allora sono andato dal mio confessore e gli ho detto: “Eh, insomma, adesso c’è un po’ un problema!”. Era un Sacerdote anziano, anziano, di tanti, tanti anni di sacerdozio e tanta esperienza; ha avuto una grandissima pazienza con me! 

— “Quale problema c’è, oggi, Giorgio?”

— “Eh guarda, il dottore m’ha detto, ancora, che devo fare il mio periodo al mare” 

— “E quindi?” 

— “Come faccio? Perché non è che io ho il mare privato mio, non è che io ho la spiaggia privata dove ci sono solo io, e ho la mia isola dove vivo solo io, ci sono solo io con quattro scimmie, due canguri, quattro granchi, il delfino e la balena! Non ce l’ho, e quindi dovrò cercare un qualcosa, dovrò andare in un posto, dove però ci sono anche gli altri che, voglio dire, non sono tutti: suore, frati e preti!” 

— “E quindi, qual è il problema?” 

— “Il problema è che dovrò pure andare a fare il bagno nel mare!”

— “Eh certo, uno va al mare per prendere il sole e fare il bagno”

— “Si, però tutto questo poi come sta con tutto il discorso del pudore, della purezza, della castità? Insomma, voglio dire, ecco, non è proprio come durante il resto dell’anno che vado, prendo il metrò, vado in macchina, prendo la bicicletta, esco. È un po’ diverso, no? Anche proprio l’atteggiamento, non è che posso andare là tutto fasciato, dalla testa ai piedi!”.

E mi ricordo che questo bravo Sacerdote si mise a ridere e mi disse esattamente quello che ha scritto don Divo — gli altri si purificano, voi dovete purificare; bellissimo — questi Sacerdoti hanno avuto veramente una grandissima formazione. Mi disse: “Guarda, padre Giorgio, tu vai al mare come vanno tutti — “Omnia munda mundis”, non mettere il male dove non c’è — Ti piace nuotare, ti piace andare al mare, fai le tue belle nuotate, fai tutto quello devi fare. Quando entrerai nel mare, prima di entrare, prega Dio; fai, lì dove sei, un bel solenne segno di croce, in piedi, davanti al mare. Invoca Dio prima di entrare, chiedi a Dio di benedire questo mare, di benedire questo momento — sei Sacerdote, lo puoi fare — di benedire questo tuo nuotare, questo tuo godere di questo aspetto del creato che ha fatto Dio; e chiedi a Dio, entrando nel mare, che attraverso il tuo Battesimo, la tua Cresima, la tua Ordinazione, attraverso questi sacramenti, di purificare ciò che di impuro ci potrebbe essere”.

Guardate, è come se avesse aperto la porticina della gabbia ad un uccellino, uguale! Da quel giorno, tutte le volte che sono andato al mare, non c’è stata volta che io sia entrato in acqua senza prima fermarmi in riva al mare e pregare. E tanto fu vero questo che vi dico, che in una precisa località dove andai, insieme ad altre persone che erano lì, ci mettevamo tutti in fila, uno fianco all’altro, e facevamo questo momento di preghiera, prima di entrare in acqua, poi pregavamo il Rosario in spiaggia, poi recitavamo il Breviario, poi leggevamo libri di meditazione, poi facevamo il Cate-quiz — sapete che c’è il compendio del catechismo, quindi io dicevo: “Beh, leggiamo le domande, vediamo chi sa le risposte”. Quindi facevamo questo Cate-quiz mattutino, per vedere se eravamo preparati — e insomma, una cosa, l’altra e quell’altra, a un certo punto che cosa succede? Succede che si crea un rapporto bellissimo — guardate stavo per dire “un’amicizia”, mi viene proprio da dire così, perché guardate, è la prima volta che mi è capitato — con un gruppo di Testimoni di Geova, proprio dietro di noi, ma senza farlo apposta.

Insomma, immaginate una spiaggia grande, lunga, ma dietro di noi, senza farlo apposta, si era posizionato questo gruppo di famiglie di Testimoni di Geova, ma nessuno si era accorto che fossero Testimoni di Geova! Loro ci hanno visti, si sono avvicinati e ci hanno chiesto: “Ma voi siete cristiani?” e io ho detto: “Sì, siamo cristiani”, non ho detto altro, “Ah, ma conoscete la Scrittura” — “Eh — dico — un pochino, sì qualcosa conosciamo, sappiamo qualcosa” — “Ah, bene, bene”.

Ma non ci hanno catechizzati, non sono venuti a fare gli invadenti; no, niente. Peraltro, il buon Dio ha voluto che alcuni di noi si siano accorti di uno di loro che stava per affogare, loro non se ne erano accorti. Un signore di loro si era sentito male in acqua e stava per affogare. Alcuni di noi si sono gettati in mare, l’hanno tirato su e aiutato ad uscire. Quindi immaginatevi: siamo diventati i salvatori dei Testimoni di Geova! Non vi dico. Poi ci han portato la frutta, le ciliegie, poi ci hanno regalato il bellissimo barattolo che le conteneva, poi ci tenevano il posto, tenevano la roba al fresco. Poi erano rispettosissimi, perché vedevano che avevamo il Rosario in mano, che pregavamo, facevano le nostre cose, loro le loro. Per tutto il tempo che siamo stati lì, siamo sempre tornati lì, in quel punto lì, e loro, per tutto il tempo sono stati lì, sono sempre tornati in quel punto lì, “stessa spiaggia, stesso mare”, sempre lì per tutti quei giorni. Vi dico, guardate, è stata una delle esperienze più belle: mettendo Gesù al centro, vedete? Piccoli aneddoti di vita quotidiana. 

Quindi: «gli altri si purificano, voi dovete purificare», vedete? Non fuggire! Non la fuga mundi. È proprio bello quello che dice lui: «Per questo viviamo nel mondo: perché in noi continui a vivere Gesù nella sua Passione … l’amore infinito di un Dio che si fa solidale con tutti i peccatori del mondo per salvarli»; quindi: “se siete in città, se Dio vi ha lasciati in città, è perché vi stimava più degli eremiti; perché voi dovete essere più santi degli altri”.

…gli altri cercano la propria salvezza fuggendo il male

Ve l’ho sempre detto, no? Quanti dicono: “Ah, io non sono su Facebook, io non sono di qui, io non sono di là, io non apro questo, io non guardo quell’altro, io mi chiudo gli occhi”;

e non possono mai fuggirlo perché il male si trova ovunque…

è questo il punto! Non c’è un posto dove non c’è il male. Attenti ora a ciò che dice don Divo:

…voi invece affondate come Gesù nell’abisso, scendete come Cristo nell’abisso per portare il peso di tutto il peccato sopra di voi.

Capito? Per coloro che in questi giorni magari vedono o vivono situazioni un po’ pesanti, diciamo così, ricordiamoci che noi affondiamo come Gesù nell’abisso, per portare il peso di tutto il peccato sopra di noi. 

Ecco il nostro impegno, ecco quello che noi dobbiamo vivere vivendo la nostra vita cristiana.

Vedete, don Divo ci chiama a non essere alienati, a non vivere come dei sociopatici, ma a vivere nella realtà, a stare nella realtà dove Dio ci ha posti, senza fuggirla, lì dentro, ma come Gesù. Dentro l’abisso del male? Sì, ma come Cristo, che scende nell’abisso per portare il peso di tutto il peccato.

Ecco il nostro impegno, ecco quello che noi dobbiamo vivere vivendo la nostra vita cristiana. Siamo in Cristo e Cristo (per mezzo nostro) continua il suo stesso mistero.

Che bello: siamo in Cristo…

Che bello se camminando per la spiaggia, lungo il mare, in montagna, sulle colline, al lago, o a casa, stessa cosa, noi portassimo sempre questa consapevolezza: “Io sono in Cristo”. Ecco, il bello poi di pregare insieme: Siamo in Cristo; noi siamo in Cristo.

Ricordo di un’altra volta in cui — eravamo sempre al mare — c’era un giovane che sapeva costruire le corone del Rosario. Si era messo lì in spiaggia a farle, sul suo asciugamano, con le croci, le palline colorate. A un certo punto si avvicina un bambino, poi due bambini, poi tre bambini, poi quattro bambini. Io ero nel mare che nuotavo, a un certo punto tiro fuori la testa dall’acqua e dico: ma dove siamo posizionati? Avevo perso l’asciugamano, non riuscivo più a capire dove eravamo. Ogni tanto a me succede di perdere un po’ il posto. Quindi mi sono affrettato ad uscire, perché pensavo di essere stato un po’ portato via dalla corrente e pensavo: ma non ci sono, non ci sono più, non vedo più le persone. E vedo questo agglomerato di bambini, vedo solo bambini. Pensavo: cosa sta succedendo, che cosa ci fanno, tutti questi bambini? Erano lì, sul mio asciugamano — peraltro diventato uno zerbino, tutto calpestato e schiacciato — ed erano tutti addosso a questo ragazzo, lo coprivano tanto che non respirava più. Tutti addosso a guardarlo e volevano imparare anche loro a fare questa cosa. E poi volevano che gli facesse una decina di Rosario per tutti loro. Vi immaginate? Una quantità di bambini che non vi so dire. Tra questi c’erano anche dei musulmani. Come faccio a saperlo? Perché sono venuti il papà e la mamma a prenderli. Non vi dico, ho pensato: “Oh cielo, adesso qua cosa facciamo?” Perché a un certo punto ho visto arrivare la mamma, che era tutta coperta, e ho detto: “Ohi, adesso chi glielo spiega che suo figlio e sua figlia sono qui per imparare a fare il Rosario? Speriamo che non avvenga un incidente interreligioso”. E invece no, sono venuti lì, e questi bambini musulmani che dicevano alla mamma musulmana: “Questo è il Rosario, anch’io lo voglio!”. Perché il ragazzo, mentre costruiva i Rosari, gli spiegava tutta la storia del Rosario, come si recita, gli faceva venire voglia di dire il Rosario; quindi, questi bambini musulmani si erano completamente invaghiti e completamente innamorati del Rosario, non si rendevano conto di che cosa fosse, però gli aveva conquistato il cuore. Quindi anche loro che dicevano alla mamma: “Mamma, mamma, mi devi insegnare tu, adesso, a dire il Rosario, vieni qui a imparare!”; la mamma musulmana, che sentiva suo figlio dire che doveva imparare a dire il Rosario… Va bene, io ero lì che guardavo e pensavo: “Okay, siamo arrivati alla fine dell’universo!” Vabbè, comunque, ogni tanto bisogna anche un po’ ridere, sennò che vacanze sono, se non ridiamo mai?

Ecco, e don Divo, appunto, ci dice: “Siamo in Cristo”: vedete, in ogni cosa che facciamo, se noi abbiamo questa consapevolezza, ma guardate che accadono delle cose bellissime, ma veramente bellissime, delle cose che ci lasciano lì, così, di stucco. Basta avere il coraggio di sentirci in Cristo.

Mi fermo, vi auguro una buona vacanza e, davvero, questa benedizione, soprattutto per coloro che in questo momento stanno facendo particolare fatica.

Benedicat vos omnipotens Deus, Pater, et Filius, et Spiritus Sanctus.
Amen
Dio ci benedica e la Vergine ci protegga.
Sia lodato Gesù Cristo sempre sia lodato.

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