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L’affabilità – Il cammino di perfezione, S. Teresa di Gesù pt.138

Gesù tende la mano ad un bambino

Meditazione

Pubblichiamo l’audio della meditazione: L’affabilità – Il cammino di perfezione, S. Teresa di Gesù pt.138
Domenica 17 marzo 2024

Predicatore: p. Giorgio Maria Faré, OCD

Ascolta la registrazione:

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VANGELO (Gv 12, 20-33)

In quel tempo, tra quelli che erano saliti per il culto durante la festa c’erano anche alcuni Greci. Questi si avvicinarono a Filippo, che era di Betsàida di Galilea, e gli domandarono: «Signore, vogliamo vedere Gesù».
Filippo andò a dirlo ad Andrea, e poi Andrea e Filippo andarono a dirlo a Gesù. Gesù rispose loro: «È venuta l’ora che il Figlio dell’uomo sia glorificato. In verità, in verità io vi dico: se il chicco di grano, caduto in terra, non muore, rimane solo; se invece muore, produce molto frutto. Chi ama la propria vita, la perde e chi odia la propria vita in questo mondo, la conserverà per la vita eterna. Se uno mi vuole servire, mi segua, e dove sono io, là sarà anche il mio servitore. Se uno serve me, il Padre lo onorerà. Adesso l’anima mia è turbata; che cosa dirò? Padre, salvami da quest’ora? Ma proprio per questo sono giunto a quest’ora! Padre, glorifica il tuo nome».
Venne allora una voce dal cielo: «L’ho glorificato e lo glorificherò ancora!».
La folla, che era presente e aveva udito, diceva che era stato un tuono. Altri dicevano: «Un angelo gli ha parlato». Disse Gesù: «Questa voce non è venuta per me, ma per voi. Ora è il giudizio di questo mondo; ora il principe di questo mondo sarà gettato fuori. E io, quando sarò innalzato da terra, attirerò tutti a me». Diceva questo per indicare di quale morte doveva morire.

Testo della meditazione

Scarica il testo della meditazione in formato PDF

Sia lodato Gesù Cristo! Sempre sia lodato!

Eccoci giunti a domenica 17 marzo 2024. Festeggiamo quest’oggi San Patrizio, vescovo.

Abbiamo ascoltato il Vangelo della Santa Messa di oggi, tratto dal dodicesimo capitolo del Vangelo di san Giovanni, versetti 20-33.

Continuiamo la nostra lettura e meditazione del libro di Santa Teresa di Gesù, Cammino di perfezione. Siamo arrivati al capitolo quarantunesimo, paragrafo settimo. 

7 — Procurate invece, sorelle, per quanto lo possiate senz’offesa di Dio, di mostrarvi sempre accondiscendenti e di trattare con le persone in modo da indurle ad amare la vostra conversazione, a desiderare d’imitarvi nella vostra maniera di vivere e parlare, e a non indietreggiare impaurite innanzi alla virtù. Ciò è assai utile, specialmente fra voi, più siete sante, più dovete mostrarvi affabili con le sorelle, né mai fuggirle, per noiose e impertinenti vi siano con le loro conversazioni. Se volete attirarvi il loro amore e fare ad esse del bene, dovete guardarvi da qualsiasi rustichezza. — Sforziamoci di essere molto affabili e accondiscendenti e di contentare le persone con cui trattiamo, specialmente le nostre consorelle.

8 — Se non volete perdere molti beni, non permettete mai, figliuole mie, che il timore v’ingeneri questo stringimento di cuore, e persuadetevi che Dio non bada a tante piccolezze, come forse credete. Abbiate retta intenzione e risoluta volontà di non offenderlo, e non lasciate che la vostra anima si faccia così gretta, perché allora, invece di giungere alla santità, cadrete in molte imperfezioni, occasionatevi dal demonio in vari modi, e non sarete utili, come dovreste, né a voi né alle altre.

9 — Da ciò vi è possibile vedere come con l’aiuto di queste due virtù — l’amore e il timor di Dio, — si possa battere il cammino della perfezione con grande pace e tranquillità.11 Però, sempre con in testa il timore per non mai trascurarci. La piena sicurezza non si può avere su questa terra: anzi, sarebbe pericolosa, e ce lo fece capire il nostro Maestro divino quando al termine della preghiera disse al Padre quelle parole di cui conosceva la necessità.

Vediamo la nota:

11 Se credete di vedere dovunque tranelli in cui sia facile cadere, non arriverete mai alla perfezione. Tuttavia non possiamo essere certi se queste due virtù tanto necessarie siano in noi. Per questo il Signore, tocco da compassione nel vederci fra tante inquietudini, tentazioni e pericoli, ci insegna a chiedere d’andar libere dal male, come lo domandò per sé stesso. (Manoscr. Escor.).

Ecco, abbiamo finito il capitolo quarantunesimo. Quindi, domani cominceremo l’ultimo capitolo del libro Cammino di perfezione, di Santa Teresa di Gesù, e così poi avremo definitivamente fatto tutto questo bellissimo libro di Santa Teresa. Abbiamo fatto una lettura corsiva di tutti i quarantadue capitoli, e credo che sia stato, per ciascuno di noi, una grande grazia, veramente un’occasione per crescere, per scoprire il messaggio bellissimo di Santa Teresa di Gesù, chiamata Santa Teresa D’Avila.

Allora, vediamo di commentare questi ultimi tre paragrafi. Santa Teresa invita a: 

… mostrarvi sempre accondiscendenti e di trattare con le persone in modo da indurle ad amare la vostra conversazione, a desiderare d’imitarvi nella vostra maniera di vivere e parlare, e a non indietreggiare impaurite innanzi alla virtù…più siete sante, più dovete mostrarvi affabili.

Non bisogna fuggire le persone, per quanto noiose e impertinenti siano con le loro conversazioni, soprattutto le persone che abbiamo accanto, per motivi familiari o anche di lavoro. Mi viene in mente subito, per esempio, un infermiere, un dottore che ha a che fare con il paziente più “paziente”, più tranquillo, più educato, e poi c’è il paziente, invece, più sofferente, più indisponente, più difficile da trattare; quindi, capite: si applica un po’ a tutti noi.

Santa Teresa ci dice: impariamo a essere affabili, impariamo a saper essere anche un po’ accondiscendenti, a portare gli altri ad avere piacere a parlare con noi: “l’amare la nostra conversazione”; addirittura portare gli altri ad avere il desiderio di imitarci nel nostro modo di vivere e di parlare. Non dobbiamo fare chissà che cosa; se noi amiamo Gesù e siamo dei bravi cristiani, chi abbiamo accanto avrà voglia di imitarci, nel vivere e nel parlare. E poi, non bisogna mai indietreggiare davanti alla virtù; noi dobbiamo indietreggiare e scappar via davanti al peccato!

Quindi: più si è santi e più si è affabili; e dobbiamo imparare a parlare anche con chi ci pesa di più. Bisogna abbandonare qualsiasi “rustichezza”, dobbiamo imparare a non essere degli orsi. Se vuoi fare del bene e attirarti l’amore delle persone, devi stare lontano dall’essere un orso. Quindi: molto affabili — lo ripete — accondiscendenti e imparare ad accontentare le persone. Che poi, alle volte — mi sembra di poter dire la maggior parte delle volte — non è che ci costi molto, no? 

Se tu sai che a quella persona fa piacere la pastasciutta col sugo… e fagli ‘sta pastasciutta col sugo! “Ma a me piace bianca!” e vabbè, se sai che è contento, che è contenta, fagli la pastasciutta col sugo, no? È un esempio, per dire che alle volte costa poco far felici gli altri.

Se sai che a quella persona pesa scendere in cantina a prendere l’acqua, il vino, le cose, vai giù tu. Gli pesa portare la pattumiera? Fallo tu; ecc. 

Non si tratta di accondiscendere l’altro nel male, ovviamente! Se l’altro ci chiede di fare il male, non dobbiamo accondiscenderlo! Non è che se viene qui qualcuno che mi dice: “Ah, padre, ho deciso di andare a rapinare una banca, siccome lei mi deve accondiscendere, deve venire con me a farmi da palo!”. Eh, no, ovviamente.

Attenzione: accondiscendere, andare incontro all’altro, non indietreggiare davanti alla virtù e tutte queste cose belle, se sono cose innocue, se sono cose buone, se sono cose che non portano al male; non si tratta ovviamente di accondiscendere a cose brutte. Non si tratta di accondiscendere a cose che vanno contro la nostra coscienza. Io credo che la stragrande maggioranza delle volte, sono cose proprio buone, cose di ordinaria vita, sono anche cose che richiederanno un po’di sacrificio, però cerchiamo di accondiscendere, dove possiamo.

Poi, stiamo attenti che il timore non produca uno «stringimento del cuore» e stiamo attenti al fatto che “Dio non guarda le piccolezze”. Voglio dire: un conto sono le piccole cose, un conto sono le piccinerie. Ecco, non stiamo lì a concentrarci sulle piccinerie, non diventiamo persone dal cuore stretto, dal cuore piccolo.

Ciò che serve è avere una

… retta intenzione e risoluta volontà di non offenderlo

Questa è la cosa fondamentale. Inoltre, bisogna stare lontano dalla grettezza di cuore, altrimenti non saremo utili né a noi né agli altri.

Noi dobbiamo dire: “Io non voglio fare niente che offenda il Signore, né in tanto, né in poco, niente”. Fine, basta, questo è.

Santa Teresa ci dice che attraverso l’amore e attraverso il timore di Dio, noi — con queste due virtù — possiamo giungere, possiamo camminare sul cammino della perfezione con pace e tranquillità … «grande pace e tranquillità». 

Ecco, impariamo a non vedere ovunque tranelli! È vero che il nemico ci tenta, però adesso non vediamolo ovunque, anche dove proprio non c’è. Non vediamo tranelli, insidie, tentazioni e pericoli da tutte le parti, sennò non viviamo più. 

E non sentiamoci mai arrivati, sull’amore e sul timore di Dio. Dobbiamo sempre chiedere al Signore di aumentare in noi queste due virtù e di essere liberati dal male, come si dice nel Padre Nostro. Poi, dice Santa Teresa, che la piena sicurezza, di un vero amore per Dio, di un santo timor di Dio, l’avremo solo in cielo. Qui, sulla terra, dobbiamo sempre pregare per questa ragione.

Ecco, abbiamo finito e domani inizieremo il capitolo quarantaduesimo, che è l’ultimo. 

Benedicat vos omnipotens Deus, Pater, et Filius, et Spiritus Sanctus.
Amen
Dio ci benedica e la Vergine ci protegga.
Sia lodato Gesù Cristo sempre sia lodato.

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