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“Lampada per i miei passi è la tua parola, luce sul mio cammino” (Sal 118,105)

Luce sul mio cammino

Omelia

Pubblichiamo l’audio di un’omelia sulle letture di giovedì 28 gennaio 2016.

Predicatore: p. Giorgio Maria Faré, OCD

Ascolta la registrazione:

Per motivi di intenso traffico non ci è possibile rendere disponibile l’ascolto dei file audio direttamente dal nostro sito. Se hai dubbi su come fare, vai alle istruzioni per l’ascolto delle registrazioni.

La distribuzione del Corpo di Cristo spetta solo al Sacerdote

S. Tommaso d'Aquino

SOMMA TEOLOGICA

Terza parte – I Sacramenti
Questione 82
– Il ministro del sacramento dell’Eucarestia
Articolo 3
– Se la distribuzione di questo sacramento spetti solo al sacerdote

[51039] IIIª q. 82 a. 3 arg. 1
SEMBRA che la distribuzione di questo sacramento non spetti solo al sacerdote. Infatti:
1. Il sangue di Cristo non appartiene a questo sacramento meno del corpo. Ma il sangue di Cristo viene dispensato dai diaconi, tanto che S. Lorenzo disse a S. Sisto: “Prova se hai scelto un buon ministro, cui affidasti la distribuzione del sangue del Signore”. Dunque anche la distribuzione del corpo del Signore non appartiene ai sacerdoti soltanto.

[51040] IIIª q. 82 a. 3 arg. 2
2. I sacerdoti sono costituiti ministri dei sacramenti. Ora, questo sacramento si compie nella consacrazione della materia, non già nell’uso, cui si riferisce la sua distribuzione. Dunque distribuire il corpo del Signore non spetta al sacerdote.

[51041] IIIª q. 82 a. 3 arg. 3
3. Questo sacramento, scrive Dionigi (Eccles. Hier.), ha “virtù perfettiva” come la cresima. Ma cresimare i battezzati non spetta al sacerdote, bensì al vescovo. Dunque anche dispensare questo sacramento tocca al vescovo e non al sacerdote.

[51042] IIIª q. 82 a. 3 s. c.
IN CONTRARIO: Nei canoni (De Consecr., dist. II – probabile attribuzione al concilio di Reims del 624-625) si legge: “È giunto a nostra conoscenza che alcuni presbiteri consegnano a un laico o a una donna il corpo del Signore perché lo portino agli infermi. Il sinodo perciò proibisce che si continui tale abuso: il sacerdote comunichi da sé gli infermi”.

[51043] IIIª q. 82 a. 3 co.
RISPONDO: La distribuzione del corpo del Signore appartiene al sacerdote per tre ragioni. Primo, perché, come si è detto, egli consacra in persona di Cristo. Ora, Cristo, come consacrò da sé il proprio corpo, così da sé lo distribuì agli altri. Quindi come al sacerdote appartiene la consacrazione del corpo di Cristo, così appartiene a lui distribuirlo.
Secondo, perché il sacerdote è costituito intermediario tra Dio e il popolo. Perciò come spetta a lui offrire a Dio i doni del popolo, così tocca a lui dare al popolo i doni santi di Dio.
Terzo, perché per rispetto verso questo sacramento esso non viene toccato da nessuna cosa che non sia consacrata: e quindi sono consacrati il corporale, il calice e così pure le mani del sacerdote per poter toccare questo sacramento. A nessun altro quindi è permesso toccarlo fuori di un caso di necessità: se, p. es., stesse per cadere a terra, o in altre contingenze simili.

[51044] IIIª q. 82 a. 3 ad 1
SOLUZIONE DELLE DIFFICOLTÀ: 1. Al diacono, come prossimo all’ordine sacerdotale, spettano alcuni compiti di tale ufficio, ossia la facoltà di dispensare il sangue: però non quella di dispensare il corpo, se non in caso di necessità dietro comando del vescovo o del sacerdote. Primo, perché il sangue di Cristo è contenuto nel calice. Quindi non è a contatto con chi lo distribuisce, come invece il corpo di Cristo. – Secondo, perché il sangue significa la redenzione che deriva al popolo da Cristo: tanto che al sangue viene mescolata dell’acqua per indicare il popolo. Ora, poiché i diaconi stanno tra il sacerdote e il popolo, ai diaconi si addice più la distribuzione del sangue che la distribuzione del corpo.

[51045] IIIª q. 82 a. 3 ad 2
2. All’identica persona spetta dispensare e consacrare l’Eucarestia per la ragione che abbiamo detto.

[51046] IIIª q. 82 a. 3 ad 3
3. Come il diacono partecipa un poco della virtù “illuminativa” del sacerdote in quanto dispensa il sangue, così il sacerdote partecipa “del governo perfettivo” del vescovo, in quanto dispensa l’Eucarestia che perfeziona l’uomo in se stesso unendolo a Cristo. Invece gli altri perfezionamenti che dispongono l’uomo in rapporto al prossimo sono riservati al vescovo.

Testo della meditazione

Scarica il testo della meditazione

“Lampada per i miei passi è la tua parola, luce sul mio cammino” (Sal 118,105)

Sia lodato Gesù Cristo!

Sempre sia lodato!

Chi è questa lampada?

Che cos’è questa lampada, di cui parla Gesù?

Innanzitutto, la lampada per eccellenza è Gesù, è Lui la Lampada con la “L” maiuscola che illumina e, immediatamente dopo, questa Lampada è la Parola di Dio.

Ieri abbiamo ascoltato la parabola del seminatore, oggi ancora siamo qui ad ascoltare quanto questa Parola è seme, quanto questa Parola è luce. Il Salmo 118, al versetto 105, ci ricorda questo assioma, questo principio fondamentale, dice il Salmo:

Lampada per i miei passi è la tua parola,

luce sul mio cammino.

Ho giurato e lo confermo,

di custodire i tuoi precetti di giustizia”.

Vale la pena di meditare questo bellissimo Salmo 118.

Certo, la Parola di Dio, Gesù, che è Dio, sono Lampada, sono luce che illumina, però, noi, troppo spesso, manifestiamo vergogna, fastidio, imbarazzo, nei confronti di Gesù e della Sua Parola, e quindi mettiamo Gesù Cristo sotto il moggio, sotto il secchio, Lo copriamo, oppure Lo mettiamo sotto il letto, Lo nascondiamo, nascondiamo la nostra appartenenza a Lui, la nostra fede:  abbiamo vergogna di fare un segno di croce prima di mangiare, anche in famiglia, abbiamo vergogna di parlare di Gesù Cristo, quando dobbiamo parlare di Gesù Cristo abbassiamo il tono, abbiamo vergogna di fare un segno di croce davanti agli altri. I pagani, gli empi, non hanno vergogna né di bestemmiare, né di fare discorsi volgari, né di fare discorsi contro Dio, né di avere comportamenti immorali, che i nostri figli guardano alla televisione dalla mattina alla sera, ma non sto parlando di ore notturne, sto parlando di mattina e di pomeriggio, di prima serata; di questo, noi, non abbiamo vergogna. Non abbiamo vergogna che i nostri bambini crescano bevendo latte, violenza e sesso, questo va bene, la trivialità va bene, ma parlare di Gesù Cristo è un problema, mettere una statua di Gesù in casa è un problema, un quadro, è un problema, diventa difficile tutto.

Quando si parla di Gesù, tutto diventa complesso, e si rimanda, si posticipa, ci si dimentica, chissà com’è…

Della Lampada e della luce, come ci si fa a dimenticare?

Eppure, ci si dimentica perché non ci interessa, perché noi non siamo veramente figli della luce.

Dice Gesù: «O non invece per essere messa sul candelabro?»

Cos’è questo candelabro?

Sapete che il candelabro è ciò che regge le candele…

Che cos’è questo candelabro?

Il candelabro è la mia vita!

Questo è il candelabro, sul quale deve essere posta la luce!

Certo che se io nella mia vita non metto la candela, il candelabro rimane spento; se la mia vita non è foriera di luce, è foriera di tenebra.

Ma per fare questo devo accettare Gesù nella mia vita…

A me è capitato più di una volta di sentire cristiani dire: «No, io Gesù fino a questo punto non Lo voglio!». Ci sono persone che dicono di no a mettere una immagine di Gesù Cristo o della Madonna in casa, che dicono di no a portare un bel crocefisso o una bella medaglia della Madonna al collo, che fanno un po’ i superiori, gli adulti, gli intelligentoni, quelli che hanno superato queste velleità spirituali.

Non vi è infatti nulla di segreto che non debba essere manifestato e nulla di nascosto che non debba essere messo in luce”.

A cosa fa riferimento Gesù?

Al nostro cuore, alla nostra testa.

Tutto quello che noi pensiamo, nel segreto, nel nascondimento, tutti i pensieri che noi coviamo, tutto questo sarà messo in luce davanti a tutti nel Giudizio Universale, tutto! Tutti sapremo cosa nella testa abbiamo portato dentro, quali erano i pensieri vigliacchi, i pensieri traditori, i pensieri malvagi che abbiamo portato nella testa, i pensieri per salvarci la vita e non per salvare Gesù Cristo, i pensieri di sospetto, di dubbio, di giudizio, di cattiveria, che abbiamo portato dentro, le nostre idee malsane.

Quante idee malsane, quante idee antievangeliche, portiamo nella testa!

Quante idee contro la vera fede portiamo nella testa!

Sono solo le nostre idee, i nostri gusti spirituali (come vi ho detto di San Giovanni della Croce, che lui spiega bene), non sono altro che le nostre visceralità spirituali, quello che a noi piace, quello che noi crediamo, quello che noi vogliamo, quello che noi pensiamo, poi appena leggiamo o sentiamo qualcosa di diverso subito ci turbiamo, ci angosciamo: «Sono turbato, sono spaventato… O mamma, allora cosa ho pensato…»

Ma leggiti le cose che sono scritte, nessuno dice niente di nuovo! Leggi quello che c’è scritto, leggi bene la Scrittura, leggi i Santi!

Sapete perché rimaniamo così tanto turbati?

Perché siamo ignoranti, questa è la ragione!

Perché non conosciamo i Santi, non conosciamo la Tradizione della Chiesa, non conosciamo il Catechismo della Chiesa Cattolica, non conosciamo la Dottrina, siamo ignoranti, e quando qualcuno ce la dice, o mamma, sembra che sta diventando il cielo verde. Non c’è niente di verde, non vengono i marziani, è semplicemente che le nostre orecchie sentono ciò che avrebbero sempre dovuto ascoltare e la nostra testa percepisce quello che da sempre avrebbe dovuto studiare.

Invece di andare a leggere tante stupidaggini, basterebbe solo che noi leggessimo i sogni di San Giovanni Bosco o gli scritti di Santa Teresa di Gesù, di San Giovanni della Croce, della Beata Elisabetta della Trinità o di San Francesco, prendete chi volete, qualunque Santo, tanto dicono tutti la stessa cosa, parlano tutti di Gesù Cristo e del modo vero e reale, di esserGli fedele. Detto in modi diversi, dicono tutti la stessa cosa, ma morire che quelle cose cambino la nostra vita!

Questo perché?

Perché a noi fa comodo tenere le nostre cose segrete.

Come diceva quella Santa, che appoggiava la testa al tabernacolo (beh questo lo faceva anche San Tommaso D’Aquino) e diceva: «Signore cambiami la testa! Cambiami la testa!»

Tutto nasce da lì, sapete, tutto nasce dalla testa, tutto nasce da lì!

Adesso arriva la Quaresima, tra una settimana siamo in Quaresima, allora cominceremo tutte queste cose assurde, come dice San Giovanni della Croce “bestiali”: «Adesso in Quaresima non mangio i dolci. Adesso in Quaresima non mangio la Nutella. Adesso in Quaresima smetto di fumare. Adesso in Quaresima non mangio le unghie. Adesso in Quaresima non guardo la televisione…»

Ma a cosa serve, se poi il giorno di Pasqua ti strafoghi in cinque chili di nutella?!

Ma a cosa serve, se due settimane dopo sei lì con una colomba grande un metro e pesante cinquanta chili?!

Ma a cosa servono queste cose, se dopo Pasqua ti accendi la televisione e te la guardi dalla mattina alla sera?!

Ma sono queste le penitenze di Gesù Cristo?!

L’ascesi di Gesù Cristo è questa roba qua?!

Ma cambia la testa! Cambia la vita!

Cambia il cuore! Cambia un’idea!

Se cambiassimo un’idea all’anno, noi saremmo già santi, invece noi cambiamo lo stomaco, che non ha bisogno di essere cambiato, e la testa rimane sempre quella, con le sue idee sbagliate…le sue idee sbagliate sull’Eucarestia…

Vogliamo una penitenza per la Quaresima?

Guardate, ve la do subito una bella penitenza: andate a cercare su internet quello che San Tommaso d’Aquino scrive a proposito dell’Eucarestia e dei Sacerdoti, e se uno è corretto interiormente, leggendo quello che scrive il Dottor Angelico, deve cambiare il suo modo di ricevere l’Eucarestia.

Ecco, una bella penitenza eucaristica!

Uno va e dice: «Cos’è che dice San Tommaso d’Aquino, che oggi ne celebriamo la memoria, sull’Eucarestia e sui Sacerdoti?»

Vai, te lo leggi sul computer e, quando lo hai letto, dici: «Oh…io forse sono completamente fuori strada…»

Bene, cambia vita! Cambia modo! Cambia stile!

Queste sono le penitenze che al Signore interessano!

È per questo che il Signore dice: «Fate attenzione a quello che ascoltate!»

Il tema dell’ascolto attraversa tutta la Bibbia, tutta la Scrittura.

“Fate attenzione a quello che ascoltate”, che vuol dire anche  “fate attenzione a come ascoltate”, che vuol dire fate attenzione a quello che fate entrare nelle orecchie, a tutte le schifezze che noi facciamo entrare nelle orecchie, a tutte le cose che noi andiamo ad ascoltare: le mormorazioni, le calunnie, i pettegolezzi, le impurità, le volgarità, le violenze, tutto quello che la televisione ci mette dentro e tutti i discorsi vani e inutili che facciamo in una giornata, tutto quel chiacchiericcio, quello stare insieme, che non porta da nessuna parte, quel “pour parler”, che ti svuota, ti prosciuga.

Quindi, uno, i contenuti, e due, le modalità: stai attento a come ascolti!

Ma tu ascolti?

Tutte le omelie che abbiamo ascoltato: le abbiamo ascoltate o le abbiamo sentite?

«Oh…come predica bene!»

Si?! E cosa è cambiato nella tua vita?

Un bel niente!!

Allora quelle parole non sono servite a niente!

Inutile dire: «Che belle prediche! Che belle omelie!»

Sì, ma dentro ti cambiano?

La Parola che tu ascolti, se è vera, ti cambia?

È una Parola performativa?

Ti ristruttura l’anima, la mente, il cuore, il gusto?

Cambia qualcosa o no?

«Attenti», dice Gesù, «a quello che ascoltate, perché a chi ha sarà dato», cioè a chi ascolta nel modo giusto, il Signore riempie ulteriormente il cuore con la Sua luce, ma a chi non ha, cioè a chi ascolta con orecchie da mercante, ma poi fa quello che vuole, sarà tolto anche quello che ha, perderà tutto.

Dopo noi diciamo: «Non sento più Dio».

Certo! Il Signore se ne è andato.

«Timeo Christum transeuntem», dice Sant’Agostino, commentando il Cantico dei cantici.

Che San Tommaso d’Aquino ci conceda la grazia di orecchie e cuore capaci veramente di ascoltare e di lasciarsi cambiare.

Sia lodato Gesù Cristo!

Sempre sia Lodato!

 

Letture del giorno

Memoria di San Tommaso d’Aquino

Prima lettura

2Sam 7,18-19.24-29 – Chi sono io, Signore Dio, e che cos’è la mia casa?

Dopo che Natan gli ebbe parlato, il re Davide andò a presentarsi davanti al Signore e disse: «Chi sono io, Signore Dio, e che cos’è la mia casa, perché tu mi abbia condotto fin qui? E questo è parso ancora poca cosa ai tuoi occhi, Signore Dio: tu hai parlato anche della casa del tuo servo per un lontano avvenire: e questa è legge per l’uomo, Signore Dio! Hai stabilito il tuo popolo Israele come popolo tuo per sempre, e tu, Signore, sei diventato Dio per loro.
Ora, Signore Dio, la parola che hai pronunciato sul tuo servo e sulla sua casa confermala per sempre e fa’ come hai detto. Il tuo nome sia magnificato per sempre così: “Il Signore degli eserciti è il Dio d’Israele!”. La casa del tuo servo Davide sia dunque stabile davanti a te! Poiché tu, Signore degli eserciti, Dio d’Israele, hai rivelato questo al tuo servo e gli hai detto: “Io ti edificherò una casa!”. Perciò il tuo servo ha trovato l’ardire di rivolgerti questa preghiera.
Ora, Signore Dio, tu sei Dio, le tue parole sono verità. Hai fatto al tuo servo queste belle promesse. Dégnati dunque di benedire ora la casa del tuo servo, perché sia sempre dinanzi a te! Poiché tu, Signore Dio, hai parlato e per la tua benedizione la casa del tuo servo è benedetta per sempre!».

Salmo responsoriale

Sal 131

Il Signore Dio gli darà il trono di Davide suo padre.

Ricòrdati, Signore, di Davide,
di tutte le sue fatiche,
quando giurò al Signore,
al Potente di Giacobbe fece voto.

«Non entrerò nella tenda in cui abito,
non mi stenderò sul letto del mio riposo,
non concederò sonno ai miei occhi
né riposo alle mie palpebre,
finché non avrò trovato un luogo per il Signore,
una dimora per il Potente di Giacobbe».

Il Signore ha giurato a Davide,
promessa da cui non torna indietro:
«Il frutto delle tue viscere
io metterò sul tuo trono!

Se i tuoi figli osserveranno la mia alleanza
e i precetti che insegnerò loro,
anche i loro figli per sempre
siederanno sul tuo trono».

Sì, il Signore ha scelto Sion,
l’ha voluta per sua residenza:
«Questo sarà il luogo del mio riposo per sempre:
qui risiederò, perché l’ho voluto».

Canto al Vangelo

Sal 118,105

Alleluia, alleluia.

Lampada per i miei passi è la tua parola,

luce sul mio cammino.

Alleluia.

Vangelo

Mc 4,21-25 – La lampada viene per essere messa sul candelabro. Con la misura con la quale misurate sarà misurato a voi.

In quel tempo, Gesù diceva [alla folla]: «Viene forse la lampada per essere messa sotto il moggio o sotto il letto? O non invece per essere messa sul candelabro? Non vi è infatti nulla di segreto che non debba essere manifestato e nulla di nascosto che non debba essere messo in luce. Se uno ha orecchi per ascoltare, ascolti!».
Diceva loro: «Fate attenzione a quello che ascoltate. Con la misura con la quale misurate sarà misurato a voi; anzi, vi sarà dato di più. Perché a chi ha, sarà dato; ma a chi non ha, sarà tolto anche quello che ha».

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