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Chi è la persona spirituale?

S Teresa di Gesù

Omelia su alcuni scritti di S. Teresa di Gesù, 15 ottobre 2015

Pubblichiamo l’audio dell’omelia tenuta da p. Giorgio Maria Faré, OCD il 15 ottobre 2015, solennità carmelitana di S. Teresa di Gesù, riformatrice del Carmelo.

Ascolta la registrazione:

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Approfondimenti

S. Teresa di Gesù - Castello interiore

Settime mansioni, capitolo 4

Sapete voi che cosa vuol dire essere veramente spirituali? Vuol dire essere gli schiavi di Dio, tali che, segnati con il suo ferro, quello della croce, Egli li possa vendere come schiavi di tutto il mondo, com’è stato per Lui.

Profilo di S. Teresa di Gesù

Riformatrice del Carmelo e Dottore della Chiesa

Testo della meditazione

Scarica il testo della meditazione

Chi è la persona spirituale?

Sia lodato Gesù Cristo! Sempre sia lodato!

In questa solennità di Santa Teresa di Gesù, tra tutte le sue opere e i suoi scritti, pensavo quale potesse essere il messaggio sintetico che può stare dentro ad una omelia e, nello stesso tempo, può esprimere un po’ il cuore di Santa Teresa e ho pensato cos’è che maggiormente ci può interpellare e che ci dice, in sintesi, la grandezza di questa Santa, di questo Dottore della Chiesa.

Così, magari sbagliando, può darsi, ma mi è sembrata questa la scelta migliore, ho trovato una espressione nelle “Settime Mansioni” de “Il castello interiore”, un’opera grande, un’opera maggiore, un’opera importante di Santa Teresa.

Ha avuto una luce particolare ai miei occhi questo testo, perché mi è sembrato profondamente aderente anche al momento storico nel quale viviamo, non parlo solo di questo momento storico preciso ma proprio di questo periodo, questo ampio periodo storico che viviamo.

La prima cosa che Teresa dice in modo imperativo, assolutamente conciso e giusto è: “Fissate i vostri sguardi sul crocifisso e vi diverrà facile ogni cosa!”

Oggi più che mai, abbiamo bisogno di fissare il nostro sguardo sul crocefisso, perché, oggi più che mai, ogni cosa sembra complessa e difficile.

Ci si lamenta sempre della complessità della nostra vita, qualunque stile di vita abbiamo scelto, a qualunque vocazione abbiamo risposto, si è aperta una complessità, una difficoltà, una gravosità, che alle volte sembra quasi impossibile quello a cui siamo chiamati.

Allora Santa Teresa ci dice: “Fissate i vostri sguardi sul crocifisso!”

Abbiamo sicuramente bisogno di tornare a contemplare il libro maggiore di Dio, che è il crocefisso, di rimettere al centro della nostra meditazione il crocifisso, abbiamo bisogno di onorare nuovamente, con ancora più coraggio e più fantasia, il crocefisso, senza dimenticare che, in questo momento, tanti fratelli cristiani, non vicini a noi, ma pur sempre fratelli cristiani, vengono perseguitati e uccisi per amore del crocefisso.

Quindi, se per noi è più facile, a livello di vita sociale, rispetto a loro, fare riferimento al crocefisso, questo ci deve spingere anche ad avere una meditazione più assidua, perché, scrive Santa Teresa: “Se il Signore ci ha dimostrato il suo amore con opere così grandi e con così orribili tormenti, perché volerlo contentare soltanto di parole?”

Il Santo Padre dice che siamo chiamati ad una Chiesa da campo, ad una Chiesa in uscita e mi sembra assolutamente aderente a Santa Teresa di Gesù perché, di una Chiesa fatta di parole, basta! Di Cristiani fatti di parole, basta! Basta!

Teresa scrive che c’è bisogno di opere, ma opere “cristiche”, opere che sanno di Cristo, non opere umane, opere che vengono, come dice il Concilio Ecumenico Vaticano II, dalla contemplazione, quale prima azione del Cristiano, perché dalla contemplazione verrà l’azione.

La contemplazione di che cosa?

Del crocefisso!

Allora sì che potremo uscire, perché avremo qualcosa da trasmettere, altrimenti usciamo come i pompieri incontro al fuoco con le cisterne vuote di acqua e non serviamo a niente.

Abbiamo sentito: “Chi ha sete venga a me e beva, chi crede in me, come dice la Scrittura: fiumi di acqua viva sgorgheranno dal suo seno”.

Bene…noi abbiamo bisogno di portare quest’acqua viva, non morta, non stagnante, non putrefatta, cioè non piena del nostro io, dei nostri gusti, delle nostre opinioni, delle nostre visioni, del nostro modo di intendere.

Non interessa questa logica qua, al Popolo di Dio non serve la nostra opinione, non servono i nostri gusti; serve che noi trasmettiamo la contemplazione del Cristo in croce, il più possibile aderente ai sentimenti di Cristo, come dice San Paolo.

Allora Teresa (ecco il passo che a me particolarmente interessava) dice: “Sapete voi che cosa vuol dire esser veramente spirituali?”

Paradossalmente oggi avviene un contrasto molto forte: da una parte, c’è una estromissione di Dio dalla vita, un aver messo Dio fuori dalla società, dall’altra, c’è una fame di spiritualità incredibile, c’è una sete di spiritualità, però su cosa sia la spiritualità si apre un vaso di Pandora, al fondo del quale però la speranza non si vede, perché ognuno segue un po’ la sua idea immaginifica, più o meno effervescente e sentimentale della spiritualità, che finisce molto spesso nello spiritualismo.

Per combattere questo, come reazione, abbattiamo anche la sacralità e così alla fine non rimane niente. Forse è meglio tenere il sacro e mettere lo spiritualismo nella  spiritualità, cioè evitare la sua deriva.

Santa Teresa ci dice qua  cos’è la spiritualità, una cosa di una concretezza incredibile, forse è per questo che non ci sono tante persone spirituali.

Scrive Teresa: “Vuol dire esser gli schiavi di Dio, tali che, segnati con il suo ferro, quello della croce, Egli li possa vendere come schivi di tutto il mondo, com’è stato per Lui”.

Vedete che non c’è dentro nessun devozionismo, nessun sentimentalismo, è una cosa molto esistenziale, molto concreta.

Vuoi essere una persona spirituale?

Bene…comincia a riflettere sull’esercizio della tua libertà e su quanto questa libertà si decide per Dio ad ogni istante della tua vita e cosa ne vuoi fare della tua libertà, non domani, ma adesso.

Infatti Santa Teresa di Gesù Bambino, nell’Atto di Consacrazione all’Amore Misericordioso, che lei scrisse di suo pugno, a un certo punto , scrive: “Toglietemi la libertà di offendervi”.

I Santi vogliono consacrare la loro libertà alla gloria di Dio, come è scritto nel Vangelo, i Santi sono venuti a trasmettere la gloria di Dio, non la loro.

Oggi, sentire queste frasi di Santa Teresa ci fa forse arricciare il naso o avvertire un gusto di cose medioevali, di cose antiche, di un linguaggio anacronistico, fuori dal tempo, invece questo è un linguaggio assolutamente nel tempo, un linguaggio che porta tutta la tradizione della Chiesa, perché moltissimi Santi si sono espressi così.

Pensate a Sant’Alfonso Maria dei Liguori, uno a caso…

Questa schiavitù per Dio non va contro al fatto che Gesù dice: “Non vi  chiamo più  servi ma amici”, assolutamente, è il completamento di quella Parola, perché tiene insieme due verità.

Pensarsi quale  schiavo di Dio nasce solo da un cuore che ha un tale culto dell’amicizia con Dio, che è il vertice sintetico dell’esperienza di Santa Teresa di Gesù, talmente vuole essere amico, che non può vedere altro in sé che l’appartenenza a Lui; schiavo di Dio in questo senso, non come colui che rinuncia a pensare, ma come colui che, pensando all’uomo perfetto, per quanto è possibile a un uomo, decide di voler essere, di voler appartenere interamente a Dio, di voler essere tutto di Dio in tutto, non solamente nelle grandi cerimonie o nei grandi momenti, ma in prima battuta soprattutto nella quotidianità, nell’intimità del suo amore.

“Segnati con il suo ferro, quello della croce”.

Beh, su questo ci sarebbe veramente molto da dire…

Segnati con il suo ferro…sì, a parole, poi, nei fatti, quando abbiamo un dolore, quando abbiamo un problema, una contrarietà, appena abbiamo una difficoltà, appena qualcuno ci parla male, quando uno ci calunnia, quando la stima viene meno per noi, il ferro della croce lo prendiamo e lo sbattiamo fuori dalla finestra, perché sono pochi di fatto quelli che vogliono essere marchiati da questo ferro.

Essere marchiati da questo ferro non è una passeggiata, vuol dire essere piagati, piagati per l’amore di Dio, vuol dire scegliere questo ferro della croce come un marchio di riconoscimento ovunque, perché uno schiavo si riconosce ovunque per il marchio,  vuol dire essere riconosciuti ovunque per l’appartenenza a Gesù, vuol dire tenere il mondo sotto i piedi, ma il mondo inteso come opinione dominante, come gusto dominante, come andamento dominante; vuol dire seguire la Volontà di Dio sempre in ogni istante, vuol dire non abituarsi a una propria vita, non sedersi sugli allori, non  vivere una vita mediocre, una vita arresa ai fatti che si susseguono, vuota da ogni fervore e da ogni devozione interiore, una vita sciatta.

Essere assimilati a Lui…mi viene in mente Padre Pio da Pietrelcina, primo sacerdote stigmatizzato nella Chiesa…

Se vengo assimilato a Lui, poi, come Lui, vuol dire vivere un certo tipo di Calvario, vuol dire veramente tenere compagnia a Gesù, come Santa Teresa scrive in un’altra opera che sono le “Esclamazioni dell’anima a Dio”, quando lei chiama i Cristiani come si chiamano i soldati, dicendo: “Il vostro Re è solo! Nessuno gli tiene compagnia!  Venite Cristiani, svegliatevi! Perché abbandonate il vostro Dio?”

“Per essere venduti come schiavi in tutto il mondo”.

Esattamente, credo che Santa Teresa con questa espressione abbia sintetizzato il motto dell’evangelizzazione moderna, l’evangelizzazione dovrebbe pensarsi così, dovrebbe essere un essere venduto come schiavo di Dio in tutto il mondo, marchiato col fuoco, col ferro della croce.

Se l’evangelizzazione fosse pensata così, cioè io che evangelizzo mi vedo come lo schiavo del Signore, venduto in tutto il mondo, che solo con la mia presenza sono marchiato, perché io porto sulla mia carne l’amore del crocefisso, allora, solo con la mia presenza divento un evangelizzatore, ancor più che a parlare, solo al vedermi, io divento evangelizzatore.

Infatti è quello che succede a Gesù:  gli scribi e i farisei, solo a vederlo, digrignavano i denti e  schiumavano come gli ossessi, solo a vederlo, dava loro fastidio, perché non la pensava come loro, perché era scomodo, perché non si piegava al sentire comune.

Chiediamo allora a Santa Teresa questa grazia, di poter essere veramente persone spirituali.

Sia lodato Gesù Cristo!

Sempre sia Lodato!

Vangelo del giorno

Il Vangelo è quello proprio della Solennità Carmelitana di S. Teresa di Gesù.

Gv 7, 14-19 37-39

In quel tempo quando ormai si era a metà della festa, Gesù salì al tempio e vi insegnava. I Giudei ne erano stupiti e dicevano: “Come mai costui conosce le Scritture, senza avere studiato?”.
Gesù proclama la sua missione Gesù rispose: “La mia dottrina non è mia, ma di colui che mi ha mandato. Chi vuol fare la sua volontà, conoscerà se questa dottrina viene da Dio, o se io parlo da me stesso. Chi parla da se stesso, cerca la propria gloria; ma chi cerca la gloria di colui che l`ha mandato è veritiero, e in lui non c`è ingiustizia.
Nell`ultimo giorno, il grande giorno della festa, Gesù levatosi in piedi esclamò ad alta voce: “Chi ha sete venga a me e beva, chi crede in me. Come dice la Scrittura: fiumi di acqua viva sgorgheranno dal suo seno”. Questo egli disse riferendosi allo Spirito che avrebbero ricevuto i credenti in lui.

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