Omelia
Pubblichiamo l’audio di un’omelia del 3 aprile 2016, Festa della Divina Misericordia.
Predicatore: p. Giorgio Maria Faré, OCD
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Approfondimenti
Visita lo speciale del nostro sito sulle rivelazioni di Gesù a S. Faustina Kowalska, circa il culto alla Divina Misericordia.[/vc_cta]
Testo della meditazione
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La Domenica della Divina Misericordia
Sia lodato Gesù Cristo!
Sempre sia lodato!
Quest’oggi è un giorno speciale, per chi l’ha fatta, abbiamo anche onorato questo giorno della Divina Misericordia con l’Adorazione Eucaristica notturna; è stato bello vedere che ci sono ancora tanti cristiani che amano il Signore, che sono capaci di grandi sacrifici per amore di Gesù.
È stato bello vedere persone che hanno fatto tutta la notte l’Adorazione Eucaristica, al freddo (perché faceva freddo), a stare lì davanti a quel Pane, che pane non è più, davanti a quel Corpo dato, che è il Corpo di Gesù, per far tesoro, per prendere tutte le grazie che il Signore vuole dare attraverso questo Sacramento.
Allora, in questo giorno, noi non possiamo non dire “Grazie” al Signore per il dono grandissimo della Sua Misericordia, che proprio nel Vangelo di oggi trova la sua spiegazione migliore.
La Sua Misericordia si realizza esattamente nel Sacramento della Confessione e i due Sacramenti, i due Troni della Misericordia, così come li chiama Gesù con Santa Faustina Kowalska, il Sacramento della Confessione e il Sacramento dell’Eucarestia, questa notte sono stati entrambi abbondantemente usati.
Tante persone durante tutta la notte sono venute a confessarsi, tante persone sono state ad adorare Gesù. Gesù cerca questo. È quello il modo di ottenere Misericordia, è quello il modo, dice Gesù, di esaltare la Sua Misericordia.
Quando un’anima, dice Gesù a Santa Faustina, va a confessarsi con vero pentimento e preparando bene la sua confessione, esalta la Mia Misericordia.
La Misericordia di Dio non si esalta a parole, non si esalta con chissà quale eloquenza e quale retorica, la Misericordia di Dio non si esalta neanche con chissà quali opere straordinarie, la Misericordia di Dio si esalta nel modo in cui Lui ha voluto, cioè andandosi a confessare bene, chiedendo bene perdono a Dio e adorando Gesù nell’Eucarestia. Questo è il modo, non ci sono altri modi!
Gli altri modi, le sette Opere di Misericordia, spirituali e corporali, sono una conseguenza, una applicazione pratica di questi due Sacramenti.
Il Signore ha promesso che, a chi si confesserà, cioè a chi verranno rimessi i peccati, verranno veramente perdonati.
È bello vedere questa Misericordia che viene esaltata dalle anime che magari sono tanti anni, venti, trenta, quarant’anni, che non si confessavano più, o da persone che magari non hanno avuto il coraggio di vivere bene questo Sacramento e sono state tanti anni con qualche peccato sulla coscienza, che non hanno avuto il coraggio di dire o di riconoscere, o che magari non lo hanno visto, lo vedono dopo, solo dopo se ne accorgono, prendono consapevolezza dopo, e finalmente sentono questa urgenza di gettarsi nella Misericordia di Dio. È bello vedere entrare una persona in un modo e vederla uscire libera, in pace, serena, per aver messo pace tra la propria anima e Dio.
È proprio vero che ciò che la Chiesa ha sempre insegnato, come diceva Benedetto XVI, il nostro Papa precedente, è sempre valido. È proprio vero!
Il Signore dice ad un certo punto: «Figlia mia parla a tutto il mondo della Mia Misericordia inconcepibile. Desidero che la Festa della Misericordia sia riparo e rifugio per tutte le anime, specialmente per i poveri peccatori».
È fondamentale riconoscersi “peccatori poveri”.
Quando uno sente il peso del suo peccato, avverte una povertà estrema, non c’è più pace, il peccato toglie la pace, toglie la serenità, perché toglie la grazia di Dio.
Il peccatore è povero…ecco perché Gesù lo chiama “un mendicante”, è un mendicante che ricorre a questi due Troni.
«In quel giorno (oggi, questo è il giorno) sono aperte le viscere della Mia Misericordia, riverserò tutto un mare di grazie sulle anime che si avvicinano alla sorgente della Mia Misericordia».
Un mare di grazie…quanto è grande il mare? Quanto è esteso?
Quindi vuol dire che il Signore ha promesso una quantità incredibile di grazie oggi, per coloro che si accostano.
Ma quali sono queste grazie?
In che cosa consistono le grazie?
Vedete la grazia non è il miracolo di uno che prima non camminava e dopo cammina.
Noi pensiamo alla grazia come una bomba, che stravolge ciò che c’era prima e crea una cosa nuova, ma la grazia non è per forza sempre ordinariamente così, la grazia è un movimento molto lieve.
Nell’Antico Testamento, ricordate quando il Profeta Elia aspetta nella caverna e lì attende la manifestazione di Dio, questa grande Teofania.
C’era il terremoto, ma Dio non era nel terremoto, poi sono venute tutte le altre cose e Dio non era né in quello né in quell’altro, poi venne un soffio di vento leggero, Elia subito si coprì il volto e si stese a terra.
«Che fai qui Elia?»
«Zelo zelatus sum pro Domino Deo exercituum», ardo di zelo per il Signore, Dio degli eserciti.
In ebraico, tradotto con “un mormorio di vento leggero”, si dice qôl demamah; voi sentite già che, dalla pronuncia, è una cosa molto leggera, questo è lo Spirito Santo, questa è la voce di Dio che parla nell’anima, è una cosa leggera e opera delle mutazioni radicali, ma in modo delicatissimo.
Queste grazie, che il Signore dà, sono grazie che cambiano la vita nel senso che cambiano tutta la prospettiva, cambiano il modo di vedere, ti danno una luce nuova, cambiano il modo di amare, ti insegnano un modo nuovo di amare, cambiano il modo di pensare, di porti nella realtà e tu vedi concretamente, come dice Santa Teresa (ecco come faccio a sapere se ho incontrato Dio) che la tua vita concreta cambia.
Proprio nella concretezza di tutti i giorni avvengono delle mutazioni, che uno prima non aveva mai né pensato né immaginato, se le trova davanti agli occhi come delle cose evidenti, e dice: «Ecco, adesso devo fare questo…»
E non lo fa per forza, non è una fatica.
Magari prima poteva essere una fatica, ma quando è passata la voce di Dio, la grazia, non è più una fatica, diventa un’esigenza, una bellezza, perché il cuore si è reso disponibile e il Signore si è comunicato…ecco la grazia.
«L’anima che si accosta alla Confessione e alla Santa Comunione…»
Bello che Gesù con Suor Faustina chiami la Comunione “la Santa Comunione”; oggi è difficile sentire qualcuno che parla della “Santa Comunione”.
Si dice: «Vado a fare la Comunione, sono andato a fare la Comunione», non la Santa Comunione.
«L’anima che si accosta alla Confessione e alla Santa Comunione riceve il perdono totale delle colpe e delle pene».
Vuol dire che il Signore cancella dal Libro della Vita, se siamo veramente pentiti, tutti i nostri peccati, tutti, e non solo, cancella le pene, cioè i debiti che il peccato crea, perché la confessione, nella normalità, toglie le colpe ma non toglie le pene.
Gesù conosce bene la Dottrina, e la parla, la dice bene Gesù la Dottrina, non è approssimativo, non è relativista: «Ma sì, va bene…»
No, no, dice: «Tolgo le colpe e le pene», sta attento bene a cosa sta dicendo.
Quindi, vuol dire che il debito, da scontare in Purgatorio, viene tolto anche quello, se io sono veramente pentito.
Allora, è stato veramente bello, veramente edificante anche per me Sacerdote, vedere tante persone che sono venute a fare delle confessioni generali fatte bene.
Qualcuno mi ha detto: «È da un mese che la sto preparando».
È bello preparare una confessione per un mese, cioè vuol dire starci sopra per un mese, meditarla, prepararla, confrontarsi, pregare. Sono state delle belle confessioni, delle confessioni generali, che proprio hanno preso dentro tutta la vita, che hanno ridetto quello che magari non era stato detto bene, che hanno approfondito certi aspetti, che ne hanno sviluppati altri, questa è una bella confessione!
Questo libera, questo vuol dire essere veramente pentiti!
Non è quella roba take away, tipo fast food della fede, trenta secondi, pronti e via.
Andare lì e non saper cosa dire…
«Quand’è che hai preparato la confessione?»
«Ieri sera, stamattina».
Tanto cosa devo preparare?
Ma le confessioni preparate così cosa sono?
Sono tutte orizzontali, sono confessioni antropocentriche, sono sempre quelle, non cambia nulla, e la vita poi non cambia mai; sono quelle confessioni dove: «ho trattato male Tizio, ho trattato male Caio, ho risposto male, non sono stato gentile, non ho portato avanti la comunione con gli altri, poi magari non ho dato il soldino al povero». Punto. Finita la confessione. Ma questa è una confessione?
I Dieci Comandamenti cominciano con tre Comandamenti rivolti a Dio.
Funziona così.
Se chiedi: «Con Dio come va?»
«Tutto bene!»
Incredibile, la stessa risposta che darebbe la Madonna…
Io vedo tante Madonne che camminano…
Invece, il vero peccatore riconosce innanzitutto la sua mancanza verso Dio, i suoi “no” a Dio. Ecco perché Gesù dice che oggi toglie tutto, perché, quando uno sente, avverte, capisce dentro la gravità del suo peccato, ecco che la Misericordia di Dio è la speranza.
Ricordate il vaso di Pandora?
Una volta scoperchiato, viene fuori tutto, tutto il male, tutto il marcio, tutta la roba brutta…
Bene, qual è l’ultima cosa che esce?
La speranza, ultima dea. Ecco, quando un cuore si lascia scoperchiare da Dio, tira fuori tutto, al fondo di quel cuore abita la speranza, che è la Misericordia di Dio, che è il Suo perdono, che Lui oggi dà.
«In quel giorno sono aperti tutti i canali attraverso i quali scorrono le grazie divine. Nessuno abbia paura di accostarsi a me anche se i suoi peccati fossero come lo scarlatto».
C’è un altro passo in cui Gesù dice a Suor Faustina che, quando lei va a confessarsi, quando gli uomini vanno a confessarsi, non devono mai guardare al sacerdote come uomo, perché Lui le dice: «Ricordati che, quando ti vai a confessare, sono Io lì che ti confesso, che ti ascolto e ti perdono».
Non bisogna avere paura di confessarsi!
Non usiamo il “criterio minimal” per andarci a confessare!
Il “criterio minimal” qual è?
Mi viene in mente il Papa quando diceva: «Quando non sarò più in grado di…mi ritiro». Io spero che il Signore mi dia la luce, quando sarò vecchio, che comincio a non sentire più e a diventare rimbambito, di avere l’umiltà di dire: «Mi ritiro a vita privata, vado in un eremo a morire da solo».
Dico questo, perché se no, noi, cosa facciamo?
Andiamo a scegliere il Prete più sordo, più vecchio, più stanco, più addormentato del mondo, i peccati li diciamo tutti così, belli sottovoce, poi li biascichiamo con la lingua in mezzo ai denti, e così diciamo che ci siamo confessati.
Come se la confessione fosse andare a farci lisciare il pelo…
È per questo che da Padre Pio da Pietralcina andavano in tanti, ma andava molto la povera gente, non quelli alti, perché capite che Padre Pio creava qualche problema quando ti guardava nell’anima e ti diceva: «No, via! Tu non sei veramente pentito, non imbrogli il Signore!»
Ed è interessante quando dicevano a Padre Pio: «Guardi che a comportarsi così lei si tira addosso l’ira del clero, perché poi queste beghine, belle cotonate, con il Rosario in mano, se lei le caccia via, prendono e vanno dagli altri Preti e dicono: “Lo sai che Padre Pio mi ha trattato male? Lo sai che Padre Pio mi ha mandato via? Lo sai che Padre Pio è cattivo, è severo? Lo sai che Padre Pio non mi ha dato l’assoluzione?»
Lui rispondeva: «A me non interessa niente, perché io devo rendere conto solo a Dio», perché la Confessione è un Sacramento serio, è il Sacramento del Sangue di Cristo.
Lui lo dice a Santa Faustina: «Io faccio scendere il Sangue e l’Acqua su quell’anima».
Gesù dice anche questo a Santa Faustina: «Scegli bene il tuo confessore». Anche Santa Teresa lo dice, ma non secondo il pelo, non secondo il gusto, ma secondo verità.
A Santa Gemma (alla quale stiamo facendo la novena in questi giorni), quando scelse il suo confessore, apparve Gesù e le disse: «No, non è quello». Lei rispose: «Ma io mi trovo bene, mi piace», e Lui: «No, Io non ho scelto lui…è quello la!»
E lei: «No, no, quello là no, assolutamente, è troppo severo! No, io non ci vado da quello là». Gesù le disse: «Quello è il confessore che Io ho deciso per te. Tu andrai la!»
È scritto nella sua autobiografia, lo scrive lei.
Questo perché?
Perché dobbiamo fare una cosa seria, dobbiamo proprio metterci davanti al Signore e dire: «Signore, io non sono venuto qua per essere accarezzato, io sono venuto qua per chiedere perdono e lo voglio fare in modo serio».
Quando andavo in carcere, da cosa capivo che un carcerato era veramente pentito?
Da due cose: la prima, diceva: «Io ho fatto quel reato e la colpa è mia», punto, non dava la colpa a nessuno, la colpa era sua; poi lui mi diceva: «padre, io ho deciso di dire tutto al magistrato».
Io, ai primi tempi, dicevo: «Stai attento perché, sai, non è un confessore, insomma, se gli dici tutto tutto tutto…». Sapete, all’inizio si crea un po’ di complicità e uno dice: «Ma no, aspetta, vediamo, dopo chissà cosa succede…»
Lui mi diceva: «No, padre, basta, io non ne posso più, io vado e gli racconto tutto».
Io gli dicevo: «Ma guarda che poi ti darà il massimo della pena».
E lui: «Bene, almeno io sarò in pace, vuol dire che è quella che merito».
Capite, queste sono persone serie, che hanno veramente rotto col male, che a loro non interessa niente, interessa solo una cosa: avere l’anima in pace con il Signore.
Che in questo giorno della Divina Misericordia, il Signore ci conceda veramente tante grazie, prima fra tutte, di fare uso dei Suoi Troni della Misericordia.
Sia lodato Gesù Cristo!
Sempre sia Lodato!
Letture del giorno
II DOMENICA DI PASQUA o della Divina Misericordia (ANNO C)
Prima lettura
At 5,12-16
Venivano aggiunti credenti al Signore, una moltitudine di uomini e di donne.
Molti segni e prodigi avvenivano fra il popolo per opera degli apostoli. Tutti erano soliti stare insieme nel portico di Salomone; nessuno degli altri osava associarsi a loro, ma il popolo li esaltava.
Sempre più, però, venivano aggiunti credenti al Signore, una moltitudine di uomini e di donne, tanto che portavano gli ammalati persino nelle piazze, ponendoli su lettucci e barelle, perché, quando Pietro passava, almeno la sua ombra coprisse qualcuno di loro.
Anche la folla delle città vicine a Gerusalemme accorreva, portando malati e persone tormentate da spiriti impuri, e tutti venivano guariti.
Salmo responsoriale
Sal 117
Rendete grazie al Signore perché è buono: il suo amore è per sempre.
Dica Israele:
«Il suo amore è per sempre».
Dica la casa di Aronne:
«Il suo amore è per sempre».
Dicano quelli che temono il Signore:
«Il suo amore è per sempre».
La pietra scartata dai costruttori
è divenuta la pietra d’angolo.
Questo è stato fatto dal Signore:
una meraviglia ai nostri occhi.
Questo è il giorno che ha fatto il Signore:
rallegriamoci in esso ed esultiamo!
Ti preghiamo, Signore: Dona la salvezza!
Ti preghiamo, Signore: Dona la vittoria!
Benedetto colui che viene nel nome del Signore.
Vi benediciamo dalla casa del Signore.
Il Signore è Dio, egli ci illumina.
Seconda lettura
Ap 1,9-11.12-13.17-19
Ero morto, ma ora vivo per sempre.
Io, Giovanni, vostro fratello e compagno nella tribolazione, nel regno e nella perseveranza in Gesù, mi trovavo nell’isola chiamata Patmos a causa della parola di Dio e della testimonianza di Gesù.
Fui preso dallo Spirito nel giorno del Signore e udii dietro di me una voce potente, come di tromba, che diceva: «Quello che vedi, scrivilo in un libro e mandalo alle sette Chiese».
Mi voltai per vedere la voce che parlava con me, e appena voltato vidi sette candelabri d’oro e, in mezzo ai candelabri, uno simile a un Figlio d’uomo, con un abito lungo fino ai piedi e cinto al petto con una fascia d’oro.
Appena lo vidi, caddi ai suoi piedi come morto. Ma egli, posando su di me la sua destra, disse: «Non temere! Io sono il Primo e l’Ultimo, e il Vivente. Ero morto, ma ora vivo per sempre e ho le chiavi della morte e degli inferi. Scrivi dunque le cose che hai visto, quelle presenti e quelle che devono accadere in seguito».
Canto al Vangelo
Gv 20,29
Alleluia, alleluia.
Perché mi hai veduto, Tommaso, tu hai creduto;
beati quelli che non hanno visto e hanno creduto!
Alleluia.
Vangelo
Gv 20,19-31
Otto giorni dopo venne Gesù.
La sera di quel giorno, il primo della settimana, mentre erano chiuse le porte del luogo dove si trovavano i discepoli per timore dei Giudei, venne Gesù, stette in mezzo e disse loro: «Pace a voi!». Detto questo, mostrò loro le mani e il fianco. E i discepoli gioirono al vedere il Signore.
Gesù disse loro di nuovo: «Pace a voi! Come il Padre ha mandato me, anche io mando voi». Detto questo, soffiò e disse loro: «Ricevete lo Spirito Santo. A coloro a cui perdonerete i peccati, saranno perdonati; a coloro a cui non perdonerete, non saranno perdonati».
Tommaso, uno dei Dodici, chiamato Dìdimo, non era con loro quando venne Gesù. Gli dicevano gli altri discepoli: «Abbiamo visto il Signore!». Ma egli disse loro: «Se non vedo nelle sue mani il segno dei chiodi e non metto il mio dito nel segno dei chiodi e non metto la mia mano nel suo fianco, io non credo».
Otto giorni dopo i discepoli erano di nuovo in casa e c’era con loro anche Tommaso. Venne Gesù, a porte chiuse, stette in mezzo e disse: «Pace a voi!». Poi disse a Tommaso: «Metti qui il tuo dito e guarda le mie mani; tendi la tua mano e mettila nel mio fianco; e non essere incredulo, ma credente!». Gli rispose Tommaso: «Mio Signore e mio Dio!». Gesù gli disse: «Perché mi hai veduto, tu hai creduto; beati quelli che non hanno visto e hanno creduto!».
Gesù, in presenza dei suoi discepoli, fece molti altri segni che non sono stati scritti in questo libro. Ma questi sono stati scritti perché crediate che Gesù è il Cristo, il Figlio di Dio, e perché, credendo, abbiate la vita nel suo nome.