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Il Sacerdote non si appartiene, di Mons. Fulton Sheen: 9° parte

Meditazione

Pubblichiamo l’audio di una meditazione di mercoledì 9 giugno 2021

Predicatore: p. Giorgio Maria Faré, OCD

Ascolta la registrazione:

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Il Sacerdote non si appartiene, di Mons. Fulton Sheen: 9° parte

Eccoci giunti a mercoledì 9 giugno 2021. Oggi ricordiamo in modo particolare Sant’Efraim, Diacono e Dottore della Chiesa. Abbiamo ascoltato il Vangelo della Santa Messa di oggi, tratto dal capitolo V di San Matteo, versetti 17-19.

Gesù non è venuto ad abolire né la legge né i profeti, Gesù non è venuto ad abolire la legge anche se a noi sarebbe tanto piaciuto, Lui non abolisce nulla dell’Antico Testamento, semplicemente porta a pienezza, compie.  

“Non passerà un solo iota”

Della legge non passerà uno iota, lo ἰῶτα è la più piccola lettera dell’alfabeto greco. Guardate cos’è uno iota e vi renderete conto. Il Signore ci dice che questa legge la dobbiamo osservare e insegnare agli altri e forse oggi non è così consueto vedere la legge di Dio osservata e insegnata. Innanzitutto noi la dobbiamo osservare e insegnare agli altri così com’è, per quella che è, perché così un giorno potremo partecipare della gloria di Dio. Chi sta ascoltando questa meditazione dal Canale Telegram o dal sito Veritatem in Caritate avrà potuto sentire la musica iniziale che ho scelto il “Rex tremendae” di Mozart diretto — e non è un dettaglio chi dirige — da Herbert Von Karajan. Per chi un pò conosce la musica classica sa bene che questo direttore d’orchestra è stato un genio e infatti si sente da come la dirige. Vi traduco quello che avete sentito:

“Re di tremenda Maestà, che salvi per la tua grazia, salvami, fonte di pietà”

Oggi che ricordo, ringrazio e celebro i miei 20 anni di Ordinazione Sacerdotale, ho voluto scegliere questa bellissima musica che viene da un genio come Mozart perché, ascoltandola, mi sembra che possiamo immaginare il giorno del Giudizio, il giorno dell’ingresso solenne del Re dei Re e quando noi saremo lì — speriamo — con gli Angeli, i Santi, i Patriarchi, la Vergine Maria, le Vergini, con tutta la Corte Celeste… speriamo tanto di esserci a vedere questo Re di tremenda Maestà.

“Salva anche me, fonte di pietà”

Una preghiera che diventa musica, bellissima, spero che l’abbiate potuta gradire. Mi sembra che non ci sia modo migliore di iniziare questo giorno, questa memoria, questo anniversario facendo quello che faccio sempre, cioè predicare. Credo che il modo migliore di festeggiare il Sacerdozio sia proprio quello di fare ciò per cui siamo stati chiamati, stare con Gesù, celebrare la Santa Messa, i Sacramenti e predicare; preghiera e predicazione proprio quello che avevano scelto gli Apostoli. 

Andiamo avanti con il nostro bellissimo testo del Venerabile Mons. Fulton Sheen, “Il Sacerdote non si appartiene”.

“E indubbiamente degno di nota il fatto che questa gioia sia descritta non come un sentimento spasmodico o intermittente, ma continuativo, perseverante. «Beato l’uomo che mi ascolta e veglia ogni giorno alle mie porte, e aspetta alla soglia del mio uscio…» (Pr 8, 34).”

Noi siamo chiamati a ricercare, come abbiamo visto ieri, la nostra quotidiana saggezza ai piedi del Signore e questo dà tanta gioia. Che non è la gioia delle gozzoviglie, né la gioia dei balli, delle danze, del bere e mangiare fino a morire, non è quella cosa lì, è questa gioia di colui che ascolta, di colui che veglia ogni giorno alle porte del Tabernacolo, aspetta alla soglia dell’uscio del Tabernacolo. Chi vive così, vive nella gioia anche se è segnato dalla sofferenza. Non c’è modo migliore di vivere, di essere nella pace che quello di stare ogni giorno presso le porte del Tabernacolo. Questo non può essere la celebrazione frettolosa della Santa Messa, senza preparazione, senza ringraziamento. Non può essere che io vado a Messa esattamente come quando vado in fabbrica. Persino se insegno devo prepararmi: un professore, una maestra non possono insegnare senza prepararsi. Un chirurgo non può andare in sala operatoria passando dal corridoio al bisturi, c’è un luogo di preparazione alla sala operatoria, dove ti devi lavare, disinfettare, vestire, e poi entri in sala operatoria. Ci vuole tutto il suo tempo, e poi, quando ha finito, si deve svestire, ripreparare per uscire. E la Santa Messa è meno di tutto questo?

Chi fa il meccanico, chi lavora in fabbrica, fisicamente si deve preparare, prepara i suoi vestiti e quando finisce si deve svestire, lavare e uscire. E la Santa Messa è meno di un catena di montaggio di una fabbrica?

Sì, è meno, perché guardando quello che vediamo, dobbiamo dire che è meno, e questo è un problema. 

Poco prima della mia Ordinazione la mia mamma, questa volta fu lei, mi disse: “Giorgio, nessuno ti obbliga a diventare prete, ma se lo diventi o lo fai bene o non lo fare, non prendere in giro Dio.”

Eh sì. Ma farlo bene è dura, è dura perché ti chiede una grandissima coerenza dove invece è molto facile essere incoerenti. Parlo proprio di piccole cose, di una vita che devi completamente rivedere nel momento in cui diventi prete, perché tu non ti appartieni più. A chi appartieni? Innanzitutto a Dio e quindi agli altri, alle persone.

“Le necessità quotidiane esigono un’Ora di Adorazione quotidiana. La preghiera del Signore ci rammenta che il cibo di ieri non ci può nutrire oggi:

Dacci oggi il nostro pane quotidiano… (Mt 6,11)”

Non dacci oggi il nostro pane settimanale, o mensile. 

“Le vitamine non si possono accumulare.”

Certo, non posso prendere un flacone di sciroppo per la tosse e pensare che si “raziona” lui da solo nel corpo. Provate a prendere una scatoletta di pillole della pressione in un colpo e vedete cosa succede.

 “L’energia spirituale deve essere rinnovata. La forza che ci occorre per la giornata deve venirci dal Signore nella giornata stessa. In tal modo si interrompe la monotonia della vita e il Sacerdote riceve nuova forza per ciascuno dei suoi giorni di apostolato. L’Ora di Adorazione quotidiana distrugge nel Sacerdote anche le apprensioni e le ansie per il futuro.”

Capito? Noi che siamo tanto preoccupati del domani, noi che siamo tanto spaventati di quello che succederà: “Cosa faremo, dove andremo, con chi saremo?” Abbiamo paura di tutte queste cose perché sono incerte, perché non sappiamo se veramente accadranno, se accadranno come le vogliamo noi, in che modo accadranno, e quindi ci spaventiamo. Lo stare davanti a Gesù risolve queste paure, queste apprensioni, e siamo più liberi di dedicarci a Dio, di dedicarci a noi stessi per corrispondere a Dio e quindi di dedicarci agli altri per corrispondere agli altri.

“Nell’inginocchiarsi davanti al Signore Eucaristico egli riceve la sua razione per la marcia giornaliera e non si preoccupa affatto del domani.”

Stare davanti a Gesù Eucarestia ci dà il nutrimento per oggi e ci preoccupiamo di oggi, domani sarà domani.

“L’Ora di Adorazione dovrebbe essere un avvenimento quotidiano perché sono quotidiane – non settimanali — anche le nostre croci.

«Se qualcuno vuol venire dietro a me, rinneghi se stesso, prenda la sua croce ogni giorno e mi segua (Le 9, 23).”

Siccome ogni giorno devo seguire il Signore, ogni giorno devo pregarlo, ogni giorno devo fare la mia Adorazione.

“I nostri ragazzi, le nostre missioni, i nostri debiti, le nostre ulcere, le nostre piccole irritazioni, niente di tutto ciò compare settimanalmente. Trama e ordito s’intessono giornalmente a formare le nostre croci e queste croci ci inaridiranno l’anima, ci renderanno acidi e amari se non le trasformeremo in crocefissi. Ma potremo farlo unicamente se le vedremo come prove mandateci dal Signore e per riuscirci occorre che siamo con Lui.”

Noi abbiamo bisogno dell’Ora di Adorazione per trasformare le nostre croci in crocifissi, per non diventare acidi, per non diventare amari, perché la sofferenza inacidisce, amareggia, le persecuzioni rendono polemici. Dobbiamo stare attenti a non cadere nell’acidità e nella polemica, anche questo è molto facile, perché se siamo feriti è chiaro che poi polemizziamo, ma non dobbiamo farlo perché non serve a niente, perché non siamo acidi, non vogliamo essere acidi, vogliamo essere veri. È inutile continuare ad attaccare, a gridare la verità che ci sembra opportuna. Impariamo anche a lasciare fare a Dio, a stare al nostro posto, a dire: “Signore, questa cosa è proprio triste”.

Vi ho detto ieri di questa lettera di questi fratelli e sorelle nella fede che dalla Germania hanno scritto chiedendo aiuto, chiedendo preghiere per la situazione che vivono. Tutto questo farebbe venire voglia di correre là e fare chissà che cosa, ma in realtà non è la via, la via è quella di rispondere a questa richiesta innanzitutto stando davanti all’Eucarestia, dicendo: “Signore dagli la forza di essere lì dove sono, quello che devono essere, senza accettare di…”

Anche in Italia ci sono tante persone diverse che mi scrivono, che mi chiamano, che raccontano ciascuno di loro situazioni di dolore gravissimo, soprattutto a motivo della fede, situazioni di persecuzioni a motivo della fede, perseguitati perché seguono la loro coscienza, come ha fatto San Tommaso Moro, perseguitati perché non si uniformano, perché decidono di non fare come fanno tutti. Ma grazie all’Ora di Adorazione noi possiamo imparare a trasformare tutto questo dolore, tutti questi Croci in crocifissi. 

“L’Ora di Adorazione può anche essere un sacrificio, ma per il Signore, l’unità di misura del sacrificio non è la settimana. Le nostre croci Egli ce le manda giorno per giorno.”

Ogni giorno siamo chiamati ad offrire un sacrificio e può essere che quel giorno il sacrificio consista nell’Ora di Adorazione. 

“Vorrà, il vero Sacerdote, rifuggire da quest’ora, mostrarsi disposto a essere prete ma non vittima? Offrire, ma non essere offerto? Essere un grano d’incenso, ma non volersi consumare nel fuoco? O non vorrà, piuttosto, portare ogni giorno la sua croce di sentinella al tabernacolo, dicendo, con il Sacro Cuore, «… è venuta l’ora»?

Ogni giorno, mentre ha la possibilità di farlo. Verrà un giorno, verrà un’ora, che non saranno più suoi, sui quali non avrà più alcun controllo, perché:

Quanto poi a quel giorno o a quell’ora, nessuno li conosce, neanche gli angeli nel cielo (Me 13, 32).”

Non avremo più il tempo e se vedete quello che è successo l’anno scorso, non avremo più spazio, già l’abbiamo provato, volevamo andare in Chiesa, volevamo andare a pregare e non si poteva, e senza essere profeta, perché non lo sono, basta avere un QI (quoziente di intelligenza) pari a 2, e si capisce che ciò che abbiamo non può essere per sempre, non può essere per sempre che abbia qui la mia mamma e il mio papà, che abbia qui accanto le persone a me care, che faccia questo lavoro… non può essere per sempre che io abbia la possibilità di andare facilmente quando voglio e come voglio da Gesù.

Non dimenticherò mai quella domenica di febbraio quando è iniziato tutto, se non ricordo male la data doveva essere il 23, la domenica prima del mercoledì delle Ceneri e dovevamo festeggiare in modo solenne la festa del Santo Volto di Gesù, vi dissi che sarebbe venuta anche la televisione, mi avevano chiesto di poter venire, di poter riprendere, di poter fare un’intervista sul Santo Volto di Gesù e due giorni prima esplode tutto. Non posso dimenticarmi, io ho celebrato al mattino alle 8.00 e con una velocità incredibile a mezzogiorno già si sapeva che tutte le Messe del pomeriggio sarebbero state annullate, tutti quelli che avevano rimandato di andare a Messa alle 17.00/18.00 quella Domenica non sono andati a Messa. Quante volte vi dissi di mettere la Messa all’inizio della giornata, non in coda! In coda si mettono le ciabatte di casa, la scopa nello sgabuzzino, in coda si dà l’osso al cane, ma non si mette la Messa. Chi l’ha messa all’inizio di quel giorno non l’ha persa. E da lì vi ricordate tutti cos’è successo, che mesi tremendi e terribili sono stati. Non faccio l’apocalittico, non faccio il profeta, è ovvio, è già successo, non c’è bisogno di disturbare le profezie, è già successo che non abbiamo potuto celebrare la Pasqua, che non abbiamo potuto andare a Messa, in Chiesa. Quando dicevo a tanti: “C’è l’Adorazione Eucaristica notturna, c’è l’Adorazione Eucaristica serale”. Dopo, gli stessi che magari non sono venuti, erano quelli che si lamentavano perché non c’era più. Ormai l’ora è passata!

“E inconcepibile che il Giudice possa respingere quel Sacerdote che avrà santificato ogni sua giornata con l’Ora d’Adorazione. Se Nostro Signore riunisce il giorno e l’ora per farne un simbolo di giudizio, non riuniremo noi il giorno e l’ora per farne salvezza, gioia, amore?”

Certo. Signore ogni giorno io ho fatto un’ora davanti a Te, per un’ora mi sono dedicato a Te.

“Si potrebbe obiettare che togliere un’ora al giorno all’opera del Sacerdote significa togliere un’ora al bene che può fare.”

Adesso sentirete il bellissimo ragionamento che fa lui, ma prima di andare a disturbare l’esegesi che fa su San Paolo e che adesso vi leggerò, diciamocelo chiaramente: un’ora al giorno non ci cambia niente perché noi non siamo Madre Teresa di Calcutta  e non stiamo dodici, sedici ore ogni giorno a servire i fratelli, e non siamo Padre Pio, non stiamo sedici ore in confessionale, quindi se togliamo un’ora al giornale, al computer, agli svaghi, alla musica, alla televisione, al farci i fatti nostri, non muore nessuno.

“La stessa obiezione fu fatta a proposito dell’imprigionamento di Paolo. Eppure Paolo stesso, dalla prigione, scrisse ai Filippesi per rassicurarli, affermando che se anche non poteva svolgere la predicazione, stava ugualmente facendo del bene. Il Sacerdote in preghiera può dire, come Paolo dalla prigione:

Desidero che sappiate, fratelli, che le mie vicende si sono volte piuttosto a vantaggio del Vangelo al punto che in tutto il pretorio e dovunque si sa… (Fil 1,12-13)

Ognuna delle cose che gli accadevano là serviva a divulgare il Vangelo. Noi tutti abbiamo verso il Cristo l’obbligo spirituale di una lealtà chiara e decisa, non soltanto per il nostro bene, ma anche per quello di coloro che dalla nostra forza di carattere e dalla nostra incessante vigilanza traggono costanza e vigore.”

Forza di carattere! Non conigli spaventati, bagnati, infreddoliti, stretti nelle loro spallucce. Su, cerchiamo di essere uomini e donne degni di questo nome! Lealtà chiara e decisa, “di qui non mi sposto neanche se arriva lo tsunami”, e poi costanza vigile. 

“L’Ora di Adorazione quotidiana è una limitazione di tempo, che però si traduce in un bene spirituale maggiore. Se si giudica con criteri umani, nulla poteva essere più rovinoso dell’imprigionamento di Paolo proprio nel momento in cui il Cristianesimo stava cominciando a conquistare il mondo. Altrettanto si può dire per il parroco di una nuova parrocchia. Sacrificare un’ora al giorno al Signore può sembrare uno spreco di tempo, ma le vie del Signore sono diverse. Ciò che all’uomo può sembrare sconcertante e contrario, si trasforma nel trionfo della verità. Il Sacerdote che bussa alla porta del tabernacolo vi troverà nascoste e messe in serbo per lui risorse e misericordie.

Ogni curatore d’anime dovrebbe chiedersi se, nella sua chiesa, non farebbe meglio a curare di più il tabernacolo e l’altare onde dare maggior risalto alla reale Presenza. Un altare che si presenti come un tavolo e un tabernacolo che abbia l’aspetto di una scatola non contribuiscono molto a inculcare l’idea della presenza divina. Se il tabernacolo fosse nuovamente adorno dei due cherubini prescritti dalla legge di Mosè, non ne risulterebbe forse arricchito?”

Dare un’ora a Gesù non è buttare via il tempo, è buttarlo via quando sto davanti ala televisione, quando ascolto la radio, quando faccio tante chiacchiere inutili. Davanti a Gesù troviamo la Misericordia, le risorse, la forza, e poi noi sacerdoti dobbiamo curare davvero il Tabernacolo e l’altare perché diano il senso di ciò che sta lì, cioè la Presenza Vera, Reale e Sostanziale di Gesù. Il Tabernacolo non può essere una scatola o un tavolo l’altare, l’altare è l’altare, non è un tavolo, perché se no la gente come fa a capire che lì c’è la Presenza di Gesù? Se io non vedo mai il prete in ginocchio che prega e sta lì ad adorare il Signore, come fa a venirmi in mente che lì c’è davvero Gesù, se non lo vedo mai davanti al Signore, come faccio a pensare che quella realtà è importante?

“Se il tabernacolo fosse nuovamente adorno dei due cherubini prescritti dalla legge di Mosè…”

Che senso di sacralità e di solennità darebbero. Ricordate la descrizione di Esodo 25, 17-22:

“Farai il coperchio, o propiziatorio, d’oro puro; avrà due cubiti e mezzo di lunghezza e un cubito e mezzo di larghezza. Farai due cherubini d’oro: li farai lavorati a martello sulle due estremità del coperchio. Fa’ un cherubino a una estremità e un cherubino all’altra estremità. Farete i cherubini tutti di un pezzo con il coperchio alle sue due estremità. I cherubini avranno le due ali stese di sopra, proteggendo con le ali il coperchio; saranno rivolti l’uno verso l’altro e le facce dei cherubini saranno rivolte verso il coperchio. Porrai il coperchio sulla parte superiore dell’arca e collocherai nell’arca la Testimonianza che io ti darò. Io ti darò convegno appunto in quel luogo: parlerò con te da sopra il propi­ ziatorio, in mezzo ai due cherubini che saranno sull’arca della Testimonianza, ti darò i miei ordini riguardo agli Israeliti (Es 25, 17-22).”

Chiediamo al Signore questa grazia di poterci innamorare profondamente, innamorare oltre ogni misura di Gesù Eucarestia, di questa Ora Santa. 

Tema di oggi: Cuore Eucaristico di Gesù dimenticato dagli uomini.

Fioretto: Combattete ogni distrazione durante la Messa e nelle preghiere, per riparare gli eccessi dei sacrileghi che profanano le Sacre Specie.

Dobbiamo imparare ad essere concentrati.

Ossequio: Guardate l’immagine del Cuore Eucaristico di Gesù e dite: “Cuore Eucaristico di Gesù abbiate pietà di me”.

Sì, ne abbiamo bisogno.

Giaculatoria: Cuore Eucaristico, – ostia vivente, con te sia vittima – il cuor fidente.

E la Benedizione di Dio Onnipotente, Padre, Figlio e Spirito Santo discenda su di voi e con voi rimanga sempre. Amen. 

Dio ci benedica e la Vergine ci protegga 

Mercoledì della X settimana del Tempo Ordinario

VANGELO (Mt 5,17-19)
Non sono venuto ad abolire, ma a dare pieno compimento.

In quel tempo, Gesù disse ai suoi discepoli:
«Non crediate che io sia venuto ad abolire la Legge o i Profeti; non sono venuto ad abolire, ma a dare pieno compimento.
In verità io vi dico: finché non siano passati il cielo e la terra, non passerà un solo iota o un solo trattino della Legge, senza che tutto sia avvenuto.
Chi dunque trasgredirà uno solo di questi minimi precetti e insegnerà agli altri a fare altrettanto, sarà considerato minimo nel regno dei cieli. Chi invece li osserverà e li insegnerà, sarà considerato grande nel regno dei cieli».

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