Meditazione
Pubblichiamo l’audio di una meditazione di venerdì 25 febbraio 2022
Predicatore: p. Giorgio Maria Faré, OCD
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Nostra Signora del Laus e la Venerabile Benedetta Rencurel, parte 28
Eccoci giunti a venerdì 25 febbraio 2022.
Abbiamo ascoltato il Vangelo della Santa Messa di oggi tratto dal capitolo X di San Marco, versetti 1-12.
Mi sembra di poter dire che più chiaro di così si muore, chi non vuol capire è perché non vuole capire, o meglio, la frase l’ho detta male, chi non capisce è perché non vuole capire e chi non vuole capire ci sarà un motivo per cui non vuole capire. Dico questo perché capite tutti bene — scusate il giro di parole — che Gesù non poteva essere più chiaro, e le parole che dice valgono al tempo in cui sono state dette e valgono tuttora, come tutte le altre parole del Vangelo. Quindi io non mi metto a commentarle perché sono troppo chiare, dovrei ripeterle, per commentare dovrei ripeterle, ma faccio perdere tempo a voi e perdo tempo io, quindi leggetele, leggiamole, rileggiamole e accogliamole, facciamole diventare norma della nostra vita, affinché non ci accada di mancare proprio su questo argomento.
Solo un piccolo dettaglio volevo sottoporre alla vostra attenzione in un modo un po’ più approfondito, perché questo forse non è così chiarissimo:
“Per la durezza del vostro cuore egli scrisse per voi questa norma”
Non era una norma giusta perché non rispettava la creazione e l’idea originaria di Dio:
“Li fece maschio e femmina; per questo l’uomo lascerà suo padre e sua madre e si unirà a sua moglie e i due diventeranno una carne sola. Così non sono più due, ma una sola carne. Dunque l’uomo non divida quello che Dio ha congiunto”
Quella norma data da Mosè non era giusta, non era rispettosa del piano di Dio, ma, a motivo della durezza dei loro cuori, Mosè l’ha data. Stiamo attenti perché la sclerocardia, cioè la durezza del cuore, può far sì che riceviamo cose che non sono giuste. Dobbiamo stare molto attenti a questa cosa, alla durezza del cuore, a questa incapacità di docilità, incapacità di comprensione, incapacità di avere un atteggiamento umile su se stessi, incapacità di apertura, incapacità di ricerca sincera della verità. Tutto questo ci può veramente causare dei danni molto seri, molto gravi. Qui dobbiamo stare molto attenti. Gesù lo sapeva, ovviamente, questa domanda che Lui fa è fatta apposta, è fatta ad arte:
«Che cosa vi ha ordinato Mosè?»
E loro, subito:
«Mosè ha permesso di scrivere un atto di ripudio e di ripudiarla»
La legge! La legge dice che noi siamo in pace.
No, no, la legge dice questo, ma quella legge non è giusta ,anche se l’ha data Mosè. Ma non è Mosè che ha sbagliato perché ha dato una legge non giusta. Mosè ha dato una legge proporzionata al vostro cuore e, siccome il vostro cuore è duro, ecco che arriva una legge sbagliata. C’è molto da riflettere su questo, a mio giudizio c’è molto da riflettere. Attenzione alla durezza del cuore, attenzione alla superbia, attenzione all’orgoglio, attenzione ad illuderci di voler fare la volontà di Dio ma poi, di fatto, facciamo solo la nostra volontà, facciamo la volontà di Dio finché facciamo la nostra volontà, quando la volontà di Dio si scosta, cioè sempre, dalla nostra volontà, allora andiamo per la nostra strada. Questa è durezza di cuore, è chiaro che di fronte a questo poi succedono queste cose.
Capitolo XXI del libro “Le meraviglie di Laus”:
La scimmia di Dio
“Non potendo nulla contro Benedetta, il demonio pensò di parodiare le apparizioni per gettare il ridicolo sul luogo del pellegrinaggio.”
Pensate fin dove arriva.
“Anche lui cercò le sue pastorelle, le sue visionarie, e anche i suoi preti, ma tutto finì nel ridicolo. Il primo di questi tentativi ebbe luogo sul teatro stesso delle celesti apparizioni. Una povera fanciulla guardiana del gregge, servì di strumento all’invidia del demonio. Fu un’illusione o un’impostura? Nessuno lo seppe mai; ma la pastorella affermò più volte di veder la S. Vergine nel bosco. Una domenica mentre la popolazione assisteva alla S. Messa, la si vide arrivare alla porta della Chiesa gridando, piena di trasporto che la Madre di Dio le era apparsa nella vicina foresta.
La buona fede e la curiosità fece uscire tutta la gente di Chiesa, che senza indugio si portò al luogo delle pretese apparizioni. Non vi rimase in Chiesa che il celebrante, il clero e Benedetta. Inutile dire che non videro nulla. Benedetta disingannò la credula folla facendo sapere che il demonio si prendeva gioco della fanciulla, la quale pare avesse una forte passione per il vino.”
La passione per Dio esclude radicalmente tutte le altre passioni. Questo, guardate, è una legge, è una legge più vera della legge di gravità. Dove c’è Dio non ci possono essere altre passioni, perché Dio è tutto, Dio prende tutto, quando uno ama Dio e quando uno serve Dio, quando uno è in profondo rapporto con Dio, basta, non può esserci la passione del vino.
La visionaria di Corrèo
“Il secondo atto delle parodie diaboliche si svolse alla parrocchia di Rocca degli Arnauds, in una località chiamata Corrèo, una lega di distanza da Gap. Un giorno si sparge la voce che una pastorella di quel villaggio vede la SS. Vergine. Immancabilmente tutte le popolazioni vicine si recano sul luogo delle pretese apparizioni. Anche un prete cade nell’insidia, raccoglie le offerte e fa costruire una cappella e un alloggio per sé. Tutto va a meraviglia: ma non c’è un miracolo. Il demonio inspira alla sua pastorella di invitare Benedetta a consacrare con la sua presenza il nuovo pellegrinaggio.
Costei parte immediatamente, va a Làus e colle sue suppliche induce Benedetta a fare con lei il viaggio a Corrèo. La pia fanciulla non credeva certo di avere il monopolio delle visioni; la sua buona Madre poteva ben mostrarsi agli altri come a lei; che si stimava la più indegna delle creature. D’altra parte non avendo avvertito un peccatore per timore reverenziale, Maria l’aveva privata per qualche tempo della sua vista..”
Avete capito? Lo rileggo:
“D’altra parte non avendo avvertito un peccatore per timore reverenziale, Maria l’aveva privata per qualche tempo della sua vista”
Io vi dico che quando leggo queste cose, altro che fare le pause… quante volte noi stiamo zitti e tacciamo la verità per timore, per paura. Quante volte noi passiamo oltre e giriamo la testa d’altra parte. Quante volte noi non abbiamo chiamato le cose con il loro nome, per questo falso timore.
E questo cosa causa a Benedetta? Che la Vergine Maria sparisce. Se il suo compito era avvisare i peccatori, lei doveva avvisare i peccatori, se no che senso ha avere questi doni?
Ecco perché vi dico che a me non interessa proprio niente quando qualcuno dice: “Ma, Padre, lei è troppo severo, è troppo qui… è troppo là…” Io leggo queste osservazioni, le ascolto, ci penso, ci prego sopra sempre, perché bisogna sempre essere disponibili alla correzione, ma poi arrivo sempre alla solita conclusione: io devo dirvi quello che alla mia coscienza, alla mia mente, alla mia riflessione appare vero, non posso non dirlo, perché se appare vero, appare vero. Certo, poi, alle volte, a motivo della durezza dei cuori, può anche succedere di dover tacere, di dover smettere di toccare certi argomenti, ma in questo ognuno si assume le sue responsabilità. Ciascuno risponderà davanti al Signore se ha causato questo, ma se no, nella norma, io cerco sempre di dire quello che reputo opportuno dire. Certo, è difficile e io capisco Benedetta — non nel senso che sono bravo e santo come lei — ma nel senso che è difficile dover rimproverare, è difficile dover richiamare, è una brutta parte, perché ci si attira l’antipatia, ci si attira il malumore, la maldicenza, la mal disposizione, ci si attirano parole brutte, parole pesanti alle volte, e uno dice: “Ma perché? Chi me lo fa fare? Perché dire queste cose che tanto poi la risposta è quella: è severo, è duro, bastona”.
Poi uno lo dice scherzando: “Adesso facciamo uno scherzo, allora diciamo, ridendo, queste cose”. Non c’è niente da ridere su queste cose, perché queste cose si fondano sulla vita di una persona, queste cose costano la fatica, queste cose costano tanto, e non dico altro, quindi c’è poco da ridere, c’è poco da fare i burloni sul sangue delle persone, c’è poco da scherzare, non si scherza, non si scherza sulla persecuzione, non si scherza su certe cose, non si scherza, non c’è da scherzare.
Ecco perché leggendo queste frasi dico: “Altro che fare le pause”, perché la Vergine Maria è durissima, ma è giusto che sia così, perché la verità, il proprio dovere non può essere rinnegato. Fa benissimo, è giusto quello che fa la Vergine Maria. E, nello stesso tempo, capisco anche Benedetta che ha avuto qualche momento nel quale ha fatto finta di niente, è andata oltre, è stata zitta, lo capisco, e non c’è niente da ridere, e non c’è niente da fare i burloni, e non c’è da fare ironia su queste cose, c’è da pregare, tanto, c’era da pregare tanto per Benedetta, c’è da pregare tanto oggi per coloro che sono come Benedetta.
“Bastava dirle che a Corrèo avrebbe nuovamente visto la Vergine per deciderla a partire. Partì adunque con quella forestiera, con la più grande buona fede immaginabile.”
La Vergine Maria era sparita e quindi nessuno l’avvisava che lì era un inganno, perché poi da cosa nasce cosa.
“Tutto induce a credere che anche la pastorella di Corrèo fosse ugualmente sincera, perché se le intenzioni sue fossero state meno rette, Benedetta, abituata a sondare i cuori, non avrebbe mancato di smascherarla. È da presumere pertanto che questa povera ragazza per artifizio del demonio vedesse qualche cosa di straordinario. Arrivate al termine del loro viaggio, le due pastorelle si mettono in ginocchio a pregare. Dopo qualche istante di silenzio e di raccoglimento la visionaria di Corrèo si mette a gridare:
– Ecco la Madre di Dio! Non la vedi Benedetta?-
– No – risponde questa – non la vedo, e neppure vedo qualche segnale di quelli che mi dà quando apparisce, cioè profumi soavissimi, luce abbagliante, e una gioia, una consolazione che mi riempie l’animo. Io non credo che tu la veda, come asserisci.-
In quel momento interviene il prete, che ufficiava in quel luogo e vuole a tutti i costi che Benedetta veda la Madonna, solo che non vuol dirlo per invidia.
– No, signor Abate, – Soggiunge Benedetta -vi parlo sinceramente: non la vedo, e non riconosco alcuno dei suoi segnali. Fosse vero ch’io La vedessi, sarebbe tutto il mio contento, perché son ben mortificata di non vederla, come speravo: creda, signore, io non so mentire.-
La visionaria ne resta rattristata, il prete si irrita, e Benedetta è malcontenta. La povera ragazza sta sulle spine, e capisce che il meglio che possa fare è ritornarsene a casa. Prende adunque congedo da ambedue e se ne ritorna a Làus.
Scrive lo storiografo M. Gaillard, che, si debba alla rabbia o alla malizia, la lasciarono partire senza offrirle un pezzo di pane o un bicchiere di acqua, benchè fosse tardi e la pioggia cadesse a catinelle. Non aveva assaggiato nulla in tutto il giorno. Eccola dunque in viaggio alla guardia di Dio, in mezzo alle tenebre e sotto l’imperversare del temporale. Il demonio stava per subire un nuovo scacco, e risolvette di vendicarsi. Sotto la figura di un uomo di misura gigantesca e completamente nudo, in atto di abbattere una noce, attende la pudica verginella, per contristarla e spaventarla con quell’orribile e infame visione. Benedetta infatti, al lampeggiar delle folgori, che si succedevano con rapidità scorge l’ignobile taglialegna a qualche passo di distanza; e non dura fatica a capire d’aver d’innanzi colui che ha preso a perseguitarla fin dall’infanzia.
Munendosi del segno della croce, continua la sua strada, ma subito lascia la via per non incontrarsi nella visione, e fa un lungo giro attraverso al macchia, su di un terreno inzuppato di acqua; e non è che dopo un lungo cammino che arriva madida di sudore e di pioggia, e tutta infangata al convento delle Orsoline di Gap. Le buone religiose, che già la conoscevano e l’avevano cara, la ricevettero amichevolmente, le prodigarono le cure convenienti e si fecero raccontare l’avventura. La falsa visionaria prese un altro partito; la cronaca contemporanea dice che si unì due volte in matrimonio. Il povero prete si pentì della sua troppa credulità; e tanto la cappella che la casa caddero e rimasero in rovina.
Finisce sempre così quando non c’è di mezzo Dio.
La visionaria di Digne
Qui è un proliferare di visionarie
“Questa volta la commedia degenera in tragedia. Una certa Francesca di Brusquet, borgata dipendente dalla parrocchia di Vernet, aveva delle estasi apparenti; vedeva S. Giuseppe e pretendeva di sentire profumi grati, che sovente imbalsamavano la valle di Làus. Affettava inoltre una grande santità, e si credeva in diritto di correggere i peccatori, e avvertirli sui loro peccati segreti. In un a parola si studiava in tutto di copiare Benedetta e per otto anni sostenne quella difficile parte. Per giustificare le sue risorse diaboliche si fece amica della pastorella di Làus, che visitava frequentemente. Benedetta rimproverò segretamente la colpevole, le metteva in evidenza i suoi difetti, le palesava la sua poca sincerità in confessione e le sue ipocrisie: cercò per lungo tempo di condurla alla pratica sincera della virtù. Ma invano. L’orgoglio di Francesca si accentuava sempre più; e continuava nel suo modo di agire. Benedetta l’avvertì che se continuava in quella strada sarebbe andata incontro al disonore. Non approdando a nulla, Benedetta si credette in dovere di segnalare la sua condotta al Priore di Vernet, dicendogli che se coi suoi avvisi non avesse condotto a ravvedimento la disgraziata, avrebbe avuto in lei una pietra di scandalo per la Parrocchia.
Lo zelante pastore fece quanto gli era possibile per guadagnarsi il suo animo; ma né le preghiere, ne le rimostranze, né le minacce servirono a togliere la falsa visionaria dalla sua ostinazione. Citata innanzi al tribunale ecclesiastico, ella porta a sua giustificazione l’amicizia di Benedetta, presso cui è inviato un delegato per interrogarla in proposito. Benedetta accetta con umiltà l’apparente severo rimprovero del Sacerdote, e vedendo come Francesca non voleva punto profittare dei suoi avvisi e degli avvertimenti del parroco, non si crede più obbligata al silenzio, e svela al delegato la condotta della disgraziata, aggiungendo che un giorno sarà lo scandalo del paese.
Dopo i rimproveri del delegato Francesca si ritirò a Seyne, dove continuò con abilità a farsi credere santa, finché furono visibili i segni della sua cattiva condotta. Per sfuggire all’onta pubblica si rifugiò in un bosco, e dopo qualche giorno morì di vergogna e di dolore.”
E qui va avanti ancora con altre visionarie, va bene, ci fermiamo perché mi sembra che abbiamo già abbastanza materiale per riflettere con abbondanza quest’oggi.
Benedicat vos omnipotens Deus, Pater, et Filius, et Spiritus Sanctus. Amen.
Dio ci benedica e la Vergine ci protegga.
Sia lodato Gesù Cristo sempre sia lodato.
VANGELO (Mc 10, 1-12)
In quel tempo, Gesù, partito da Cafàrnao, venne nella regione della Giudea e al di là del fiume Giordano. La folla accorse di nuovo a lui e di nuovo egli insegnava loro, come era solito fare.
Alcuni farisei si avvicinarono e, per metterlo alla prova, domandavano a Gesù se è lecito a un marito ripudiare la propria moglie. Ma egli rispose loro: «Che cosa vi ha ordinato Mosè?». Dissero: «Mosè ha permesso di scrivere un atto di ripudio e di ripudiarla».
Gesù disse loro: «Per la durezza del vostro cuore egli scrisse per voi questa norma. Ma dall’inizio della creazione [Dio] li fece maschio e femmina; per questo l’uomo lascerà suo padre e sua madre e si unirà a sua moglie e i due diventeranno una carne sola. Così non sono più due, ma una sola carne. Dunque l’uomo non divida quello che Dio ha congiunto».
A casa, i discepoli lo interrogavano di nuovo su questo argomento. E disse loro: «Chi ripudia la propria moglie e ne sposa un’altra, commette adulterio verso di lei; e se lei, ripudiato il marito, ne sposa un altro, commette adulterio».