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Nostra Signora del Laus e la Venerabile Benedetta Rencurel, parte 25

Nostra Signora del Laus e la Venerabile Benedetta Rencurel

Meditazione

Pubblichiamo l’audio di una meditazione di martedì 22 febbraio 2022

Predicatore: p. Giorgio Maria Faré, OCD

Ascolta la registrazione:

Per motivi di intenso traffico non ci è possibile rendere disponibile l’ascolto dei file audio direttamente dal nostro sito. Se hai dubbi su come fare, vai alle istruzioni per l’ascolto delle registrazioni.

Benedetta davanti alla Croce di Avançon.

La Cappella che conserva i resti della Croce di Avançon.

Il demonio dopo aver portato in giro Benedetta la lascia cadere.

La conca di Làus.

Il demonio tenta soffocare Benedetta ancora bambina.

Scarica il testo della meditazione

Nostra Signora del Laus e la Venerabile Benedetta Rencurel, parte 25

Eccoci giunti a martedì 22 febbraio 2022. Festeggiamo oggi la Cattedra di San Pietro Apostolo.

Abbiamo ascoltato il Vangelo della Santa Messa di oggi tratto dal capitolo XVI di San Matteo, versetti 13-19. 

«Tu sei il Cristo, il Figlio del Dio vivente»

Chi è Gesù? Noi lo potremo sempre meglio capire e amare solo se è il Padre a mostrarcelo, ma è giusto che sia così. Chi conosce un figlio di più di suo padre? Nessuno. Ed è giusto quindi che sia il Padre, il Padre suo che Gesù tanto ama, a rivelare chi è Gesù. 

Gesù a San Pietro dice:

“Tu sei Pietro e su questa pietra edificherò la mia Chiesa e le potenze degli inferi non prevarranno su di essa”

 Quindi dovremmo stare veramente tutti molto sereni, nel senso che ci saranno sempre nella Chiesa, nella storia della Chiesa, dei momenti di fatica, di passaggio, di non chiarezza, di confusione. Nella storia della Chiesa ci sono sempre stati dei momenti proprio di fatica, di croce. Perché? Perché la Chiesa è fatta dagli uomini e quindi noi esseri umani sappiamo bene quanto sia difficile corrispondere al progetto di Dio Padre. Quindi se siamo in una situazione storica in cui siamo pieni di santi e di sante è un po’ più facile, anche se comunque rimane una grande fatica; se siamo in tempi dove i santi magari sono un po’ meno frequenti, diciamo così, allora è un po’ più difficile perché certamente è tutto legato molto alla nostra santità. Tutto questo però non ci deve spaventare, certo dobbiamo sempre pregare per la Chiesa, per il Papa, per i Vescovi, per i Sacerdoti, per i Religiosi, per le Religiose e per tutto il popolo di Dio, sempre. Pensate al tempo di Sant’Atanasio, di San Giovanni Crisostomo che morì sotto la persecuzione dell’imperatrice. Ma tutto l’odio dell’imperatrice contro di lui si scatenò anche a motivo dell’invidia e gelosia degli altri Sacerdoti, perché predicava come non predicava nessuno, aveva una santità che non aveva nessuno, parlava come non parlava nessuno, una marea di ragazze abbandonavano l’idea del matrimonio per consacrarsi a Dio, dove andava lui, la chiesa era stracolma di gente. Questo ovviamente ha scatenato gli odi, i rancori, le invidie e le gelosie fino poi ad arrivare all’imperatrice, e quindi viene esiliato. Morirà dentro a tormenti ferocissimi, fu una tortura veramente terribile la persecuzione contro San Giovanni Crisostomo. Questa imperatrice era tremenda, cattivissima, era spietata. Poi lui alla fine effettivamente muore perché lei gliene fa veramente di tutti i colori. 

Ma la Chiesa, ha questa promessa di Gesù:

“le potenze degli inferi non prevarranno su di essa”

Anche dentro situazioni così drammatiche, pensate a Sant’Atanasio, ai suoi esili, alla lotta contro l’arianesimo, pensate Sant’Ilario di Poitier, a San Carlo Borromeo, cioè situazioni molto difficili, molto complesse, pensate a tutto il tema della riforma, della controriforma. Ma la promessa di Gesù c’è. 

Quindi impariamo anche ad avere uno guardo molto equilibrato che non ceda a facili eccessi, impariamo a fondarci proprio sulla  fede.

Andiamo avanti con nostro libro “Le meraviglie di Laus” e siamo arrivati a:

La croce di AvanÇon 

 “All’ingresso della valle di Làus, in faccia al villaggio di AvanÇon, sull’orlo della strada si innalza una croce, chiamata Croce di AvanÇon. Benedetta provava un’attrattiva particolare nell’andare a pregare ai piedi di quella croce. Vi andava di giorno, di notte, a piè nudi, anche d’inverno in mezzo alla neve e al ghiaccio. Più di venti volte, dicono i manoscritti, ebbe i piedi gelati. Là s’inteneriva il ricordo delle sofferenze del suo Divin Maestro, spargendo abbondanti lacrime. Il buon Salvatore volle ricompensare un amore così compassionevole. Si fece vedere all’umile sua serva, su quella Croce, crocifisso, agonizzante e coperto di sangue com’era stato un giorno sul Calvario. Ai piedi del sacro albero stava un Angelo, che diceva intanto a Benedetta: 

– Vedi, sorella mia, quanto ha sofferto il mio e vostro Signore! Rifiuteresti di soffrire per amor suo? – 

Quello spettacolo e quelle parole colpiscono l’anima sensibile di Benedetta: – Ah! mio Gesù – esclama – se rimanete ancora un istante in quello stato io muoio!- 

È talmente la sua partecipazione che sviene. 

Ma il Divin Crocifisso si degna di consolarla: 

– Sta sicura – le dice – non è che al presente io soffra quanto credi vedermi soffrire, ma è per farti vedere quanto ho sofferto per i peccatori e l’amore che ho avuto per loro.- 

Ma queste parole non potevano toglierle l’afflizione dal cuore, e quando Nostro Signore le ispirava di recarsi colà, lasciava ogni cosa per ubbidire.

Qui c’è un disegno che fa vedere Benedetta sorretta dagli Angeli davanti alla croce di AvanÇon, in mezzo al prato. Sapete quando si va in montagna, ma anche in città o nei paesi, ci sono le edicole oppure i crocifissi di montagna, impariamo a fermarci e a dire una preghiera, impariamo ad usare quelle edicole, quelle immagini per riportare la mente e il cuore alla realtà soprannaturale. 

Un giorno nel mese di luglio 1673, Benedetta insieme ad altre persone mieteva il grano, improvvisamente getta a terra la falce, e si dirige verso la parte ove l’attira il Suo Diletto. Arrivata alla Croce, vide N. Signore sospeso alla Croce, come sul calvario, con le membra grondanti di sangue, e con una tale espressione di dolore, che fu sul punto di perdere i sensi. 

Gesù le disse: 

– Figlia mia, io mi faccio vedere in questo stato, per renderti partecipe ai dolori della mia Passione.- 

La parola divina si realizzò alla lettera. Da quel giorno Benedetta divenne realmente crocefissa, una volta per settimana, cioè dal giovedì sera verso le quattro fino al sabato mattina verso le ore 9, ella rimaneva stesa sul suo letto colle braccia in croce, i piedi uno sull’altro, le dita un po’ piegate, ma rigida, immobile e meno flessibile, per ogni parte del corpo, di una sbarra di ferro. Durante tutto il tempo, non aveva alcun movimento vitale. Alla posizione del Crocifisso si aggiungevano nel suo corpo le impressioni delle sacre piaghe, che non potè nascondere agli occhi degli uomini, perché apparvero sul suo corpo prima di morire. Questa crocifissione settimanale durò circa quindici anni, e cominciarono appunto da quell’epoca le sorde, ma spaventevoli torture, che l’inferno le fece subire per lo spazio di trent’anni.”

La Cappella del preziosissimo sangue. 

“La predilezione di Benedetta per la Croce di AvanÇon non tardò a comunicarsi ai pellegrini. Dopo aver pregato nella Santa Cappella davanti a quell’altare, su cui la Madre di Dio apparve alla Pastorella, non mancavano di andarsi a prostrare ai piedi della Croce, su cui Benedetta aveva visto il Salvatore agonizzante. Particelle di legno staccate dalla Croce e portate via come reliquie, operarono veri prodigi. Ma questi pii furti si moltiplicarono talmente, che la croce miracolosa, intaccata profondamente nella sua parte inferiore, minacciava di cadere. Si dovette togliere dal luogo ov’era stata piantata, per trasportarla altrove, e collocarla ove potesse conservarsi alla venerazione dei tempi futuri.”

Perché se no la portavano via tutta. Vedete la gente quanto ha bisogno? Vedete le persone quanto hanno bisogno di essere aiutate? È per quello che fanno queste cose, non perché siano cattive o non so che cosa. Tutti noi sappiamo che se tutti togliamo un pezzo di legno alla fine non rimane più niente, lo sappiamo tutti, ma è talmente il bisogno che abbiamo di aiuto, il bisogno che abbiamo di Dio che quasi sragioniamo, e quindi portiamo via. E notate, il Cielo non castiga, perché vedete che questi frammenti operano i miracoli, quindi vuol dire che il Cielo non disapprova, comprende, capisce, e questo ci dice il bisogno che c’è, il bisogno grande che abbiamo.

E arriviamo al capitolo XX:

Le persecuzioni del demonio:

“I lettori ora dovranno contemplare un quadro che rattrista: il lavorìo dell’inferno e dei suoi partigiani con tutta la loro rabbia e la loro astuzia per distruggere quel rifugio della Divina Misericordia. Tuttavia prima di parlare delle lotte terribili che Benedetta ebbe a sostenere contro il demonio, sembra utile richiamare in breve alla mente gli insegnamenti della teologia sulle relazioni del demonio col mondo. È anzitutto di fede che moltissimi angeli si sono ribellati a Dio, hanno peccato: e con il loro peccato sono stati condannati, come dice S. Pietro (II, 2-4), alle torture dell’inferno. È di fede ancora che i demoni possono entrare in relazione coll’uomo, e agire sulle anime sollecitandole al male. 

“Noi dobbiamo lottare – dice S. Paolo (Ef. VI,12) – contro i principi di questo mondo, le potenze delle tenebre e gli spiriti perversi”. 

È certo poi che Dio permette al demonio di prendere una forma sensibile, di agire sul corpo umano, e su tutte le creature animate e inanimate. 

Ne sono una prova gli ossessi del Vangelo, Giobbe, la storia di un gran numero di Santi S.Benedetto, S.Antonio, S. Vincenzo Ferreri, S. Caterina da Siena, S.Teresa, il Santo Curato d’Ars, ecc..”

E vediamo i primi dispetti:

Il demonio cominciò assai presto a manifestare la sua rabbia contro Benedetta, non aveva che otto mesi: l’Angelo assegnato da Dio alla sua custodia le doveva sorridere, ma Dio permise che l’angelo delle tenebre rovesciasse la culla. La povera bambina avrebbe dovuto morire soffocata, se non fosse giunta in tempo una mano caritatevole a sollevarla. 

Dieci mesi dopo la piccolina subì un attacco più crudele. Lo spirito malvagio la strappò violentemente dalle sue fasce, e le passò la testa in un foro, che i contadini praticavano una volta nella porta delle loro stalle, per lasciar libero passaggio ai gatti. Il collo della bambina era talmente serrato in quel foro, che era sul punto di rimanere strangolata. Si tentò invano di estrarla: all’uopo si dovette rompere la vecchia porta con precauzione. Il fatto parve sì grave e straordinario e divenne così pubblico da essere registrato dal notaio del luogo.

Siccome Benedetta cercava di nascondere a tutti i doni di cui era divinamente favorita, nascondeva altresì le terribili afflizioni che le procurava il demonio finché fu costretta a parlare, in virtù di santa obbedienza, dai direttori dell’anima sua. Così si è potuto conoscere lo spaventevole martirio, di cui non riusciremo a dipingere tutto l’orrore. Per meglio tormentare la sua vittima, lo spirito malvagio ricorse a forme sensibili. Le si mostrò soventissimo sotto figura di diversi animali. 

Un giorno lo vide sotto forma di un serpente lungo circa quindici metri..”

Pensate voi! Pensate quanti sono 15 metri!

“Che aveva la testa di cane, e si avvicinava al suo letto colla bocca spalancata e l’occhio di fuoco. Piena di spavento si alza per prendere dell’acqua benedetta, ma la bestia le dice: 

– Se tu ne prendi, io ti divoro. – 

Pensate questa ragazza cosa ha vissuto!

“La povera ragazza non bada alle sue parole, prende l’acqua e asperge l’animale che se ne fugge, gettando dalla bocca orribili fiamme, e lanciando sul luogo un odore pestifero e ributtante. Altre volte il demonio si celava sotto le apparenze di un cane, di una capra, di un lupo, di un rospo, o di qualche altro vile animale. Si presentò pure alla santa pastorella sotto le più nobili sembianze umane: tuttavia conservava sempre qualche cosa di bestia alla testa, o alle mani, o ai piedi: faccia nera, oppure occhi rossi e fondi, mani colle unghie lunghe, piedi colle grinfie aquiline. 

Un giorno si mostra sotto le sembianze di un grazioso bambino, per farsi prendere in braccio e accarezzare dalla Pastorella, ma è riconosciuto dall’odore che esala, ed è scacciato con acqua benedetta. Un’altra volta, si presenta alla sua porta assumendo la forma di una ragazzina di dieci anni, tutta assiderata pel freddo, e domanda di entrare per riscaldarsi al suo fuoco. Ella è piena di compassione, la lascia entrare, ed ecco che un istante dopo, la ragazza si cambia improvvisamente in un uomo adulto, che proferisce le parole più libertine. Con un segno della croce e con l’acqua benedetta è tosto cacciato. 

Scopo di tali persecuzioni diaboliche era di intimidire e inquietare. A queste aggiungeva di tanto in tanto dei dispetti, come rovesciarle il cofano e spargere i suoi lini e vestiti per la camera, spezzarle il rosario a lei tanto caro, gettarle la berretta sul fuoco, immergere il suo vestito in un vaso d’olio. 

Credo che un po’ a tutti noi siano capitati alle volte dei dispetti, delle cose che uno dice: “Ma santa pace!” E se voi notate vedrete che soprattutto nei giorni del primo giovedì, del primo venerdì, del primo sabato del mese, in quei giorni lì, in quella settimana lì, sono ancora di più, perché il nemico della nostra anima fa di tutto per rovinare i momenti maggiormente dedicati a Dio. Qual è lo scopo? Lo dice bene l’autore: inquietarci. Lo scopo è turbarci. Lo scopo è stravolgere la nostra pace, toglierci la pace.

E vediamo le crudeltà infernali:

Allora si avvicinava alla vergine, l’afferrava colle sue unghie, la gettava sul pavimento, trascinandola come un vile giumento, lacerava le sue membra, la copriva di lordure, la gettava sul fuoco, minacciava di farla annegare, o precipitarla da un’altura, di ucciderla insomma, se continuava a strappargli delle anime. Al contrario le andava promettendo ogni sorta di bene, se si fosse donata a lui; e allora le si mostrava sotto forme meno ripugnanti, e talvolta anche voluttuose. 

– Io sono di Gesù e di Maria. – Rispondeva Benedetta. – Tu non sei che un superbo, un dannato: tu non hai sofferto la passione per me; come vuoi che io mi doni a te? – 

La maggior parte di queste scene succedevano nella cameretta di Benedetta, così sovente imbalsamata dai profumi della S. Vergine e degli Angeli. Ma in quel momento il demonio si trovava a disagio, perché la vittima aveva a portata di mano le armi, che temeva. E quindi cercava il modo di far soffrire altrove…”

Non in camera sua perché aveva l’acqua benedetta, il crocifisso. Poverina.

Qui c’è un’immagine del demonio, il demonio che solleva Benedetta e la porta per aria per lasciarla cadere, chi sa dove.

 

“Spiando dunque il momento in cui la interessante creatura soccombeva al sonno, la prende e la porta sulla cima di qualcuna delle montagne che circondano Làus, dove durante le oscure notti, che egli sceglie di preferenza, la solitudine è completa, dove durante il tempo invernale non si sente il rumore di un insetto o di una foglia, dove infine non può giungere a lei alcun soccorso d’uomo.” 

La porta sulla roccia dove nidificano le aquile, pensate voi, e diventa il teatro di quei martiri notturni.

“Non sempre alla stessa ora hanno luogo questi spaventosi rapimenti, ma or presto or tardi secondo che la fatica e il sonno vincono la povera pastorella. Se si sveglia prima della venuta del suo nemico, si arma del segno della croce, si asperge di acqua benedetta, e gl’impedisce di nuocerle. Ma egli si vendica di essere stato prevenuto torturandola tutta la notte con ogni sorta di grossolanità, chiamandola villana, farabutta e altri nomi di questo genere e poi finisce di martirizzarla rintronandole le orecchie coi discorsi impuri.”

Vedete, anche a noi capitano cose del genere quando siamo in mezzo a gente volgare, a gente mondana che fa discorsi brutti. Viviamolo con questo atteggiamento interiore che aveva Benedetta di grande affidamento a Dio, di grande invocazione alla Misericordia di Dio, di grande offerta di sacrificio.

“Ma se la trovava addormentata entra senza rumore, s’impadronisce della sua preda, se la getta sulle spalle colle gambe piegate in avanti, la testa riversa, la porta attraverso lo spazio. Tale corsa è così rapida che la poveretta ne rimane soffocata. Il contatto dell’aria le cagiona dei mali di testa, che conserva il giorno dopo, mostrando pure gli occhi iniettati di sangue.”

Pensate, era talmente veloce! 

Talvolta al rapitore si unisce un complice: allora uno dei due la tiene per i piedi e l’altro per le spalle; disposizione peggiore forse della prima, per l’avvicinamento dell’orribile figura di Satana alla faccia della Pastorella. Il demonio aveva gran cura di non toccare la sua preda senza un velo; perché se per caso egli avesse solo sfiorato la mano, si ritirava come se avesse toccato un carbone ardente. 

– Maledetta! – gridava – Tu mi bruci! – 

Pensate un po’ questa ragazza che cosa vive! E noi che iniziamo subito a piangere appena qualcosa non va secondo il nostro gusto, noi che abbiamo il terrore di tutto, e tutti.

Pensate che una volta mentre veniva portata via volando, passa sopra la casa dei suoi Direttori Spirituali, dei Sacerdoti, manda grida così forti e penetranti che si svegliano. Il tempo di aprire le finestre e lei era già arrivata sul monte.

“La povera vittima vien lasciata cadere di rovescio e da tale altezza da averne le spalle e le membra ammaccate.”

La portano per aria e poi la buttano giù!

– È ancor nulla questo – le dicono i perversi spiriti – Ora sei in nostro potere e soffrirai cose peggiori.- 

Benedetta si fa un abito per la notte, per essere pronta a combattere, come un soldato che dorme armato alla vigilia di una battaglia. Durante quelle notti, ella subisce le stesse tentazioni. Il demonio cerca di trascinarla al peccato: 

– Se mi ascolti sarai felice.- ma la vergine resiste; allora passa alle minacce: 

– Sei in mio potere: la gran Signora ti ha abbandonata; io ti farò soffrire quanto non ha mai sofferto alcuna creatura: ti farò cadere nella disperazione, ti strangolerò, ti precipiterò…, bisogna che tu muoia!- 

Altre volte per gettare l’angoscia nella sua anima le andava dicendo che fra poco egli farebbe morire quella tal persona che sosteneva gli interessi di Làus, ma che prima l’avrebbe fatta cadere nel peccato, fornendole le occasioni più seducenti: e che in seguito senza lasciarle il tempo di pentirsi l’avrebbe precipitata nell’inferno. Benedetta soffre, geme, piange, ma resiste alle promesse e alle minacce del demonio. Non potendo vincerla interiormente, si vendica sul corpo.”

Vedete, la tecnica del demonio è sempre quella: ti seduce da una parte e dall’altra ti spaventa attraverso ciò che noi teniamo di più, ci fa vedere tutto buio, tutto nero, tutto drammatico, tutto terribile, tutto catastrofico e noi cosa facciamo? E noi cadiamo nella disperazione. Invece Benedetta resiste in nome della fede. Benedetta si fida profondamente di Dio. 

Bene, ci fermiamo qui, domani andremo avanti a vedere queste torture e queste sofferenze che il demonio procura a Benedetta, e mi raccomando cerchiamo di combattere da valorosi soldati senza farci spaventare contro il nostro nemico.

Benedicat vos omnipotens Deus, Pater, et Filius, et Spiritus Sanctus. Amen. 

Dio ci benedica e la Vergine ci protegga. 

Sia lodato Gesù Cristo, sempre sia lodato.

 

VANGELO (Mt 16, 13-19)

In quel tempo, Gesù, giunto nella regione di Cesarèa di Filippo, domandò ai suoi discepoli: «La gente, chi dice che sia il Figlio dell’uomo?». Risposero: «Alcuni dicono Giovanni il Battista, altri Elìa, altri Geremìa o qualcuno dei profeti».
Disse loro: «Ma voi, chi dite che io sia?». Rispose Simon Pietro: «Tu sei il Cristo, il Figlio del Dio vivente».
E Gesù gli disse: «Beato sei tu, Simone, figlio di Giona, perché né carne né sangue te lo hanno rivelato, ma il Padre mio che è nei cieli. E io a te dico: tu sei Pietro e su questa pietra edificherò la mia Chiesa e le potenze degli inferi non prevarranno su di essa. A te darò le chiavi del regno dei cieli: tutto ciò che legherai sulla terra sarà legato nei cieli, e tutto ciò che scioglierai sulla terra sarà sciolto nei cieli».

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