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S. Luigi Gonzaga

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Omelia

Pubblichiamo l’audio di un’omelia sulle letture di martedì 21 giugno 2016, S. Luigi Gonzaga.

Predicatore: p. Giorgio Maria Faré, OCD

Ascolta la registrazione:

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Testo della meditazione

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S. Luigi Gonzaga

Sia lodato Gesù Cristo!

Sempre sia lodato!

Quest’oggi la Chiesa ricorda questa figura bellissima di San Luigi Gonzaga, un Santo vissuto nel XVI secolo, che ricevette la sua prima Comunione da San Carlo Borromeo, e visse in un tempo storico, da una parte molto bello, e dall’altra segnato da profondi mutamenti e profonde sofferenze, segnato dall’eresia di Lutero e di Calvino, che ha flagellato la Chiesa, che ha provocato uno scisma gravissimo all’interno della Chiesa.

Lui vive nel tempo di San Giovanni della Croce, di Santa Teresa di Gesù, di San Camillo de Lellis e di diversi altri Santi, altre figure molto importanti.

Questo ragazzo, già all’età di dieci anni, decide e fa voto alla Madonna di non sposarsi, perché voleva dedicarsi interamente al Signore; viveva in un ambiente, che era quello di corte, molto corrotto, molto effimero, molto legato al piacere, alla sensualità, a una vita estremamente superficiale.

Ebbene, Luigi si distingue, si differenzia, va contro corrente rispetto alla situazione del suo tempo, va contro suo padre per affermare il suo desiderio di consacrarsi a Dio.

Era il primogenito, quindi tutto il casato dei Gonzaga faceva riferimento a lui, per portare avanti la nobiltà, la potenza, la gloria della sua famiglia, ma Luigi prende una strada diversa e quindi fa di tutto per poter entrare nella Compagnia di Gesù, proprio come una decisione per rinunciare totalmente a qualsiasi carica, a qualsiasi prestigio, a qualsiasi onore, voleva essere totalmente, solamente di Cristo.

Da un esame grafologico, fatto dopo la sua morte, in questi ultimi tempi del 900, si evidenzia una personalità litigiosa, ambiziosa, orgogliosa, una personalità segnata da passionalità, dalla lussuria; ebbene, questo ci dice quanta ascesi, quanta penitenza ha fatto questo ragazzo, questo uomo, per vincere sé stesso. È possibile vincere sé stessi, se lo si vuole, se lo si vuole e se ci si affida veramente alla grazia di Dio.

Uno vede San Luigi Gonzaga dipinto e gli sembra un Santino caduto dal cielo, un bambino un po’ dissociato, un po’ alienato, un bambino un po’ strano, con questa testa che sembra un fiore in mezzo alla corolla di tutto il suo vestire del tempo. In realtà, San Luigi è un ragazzo che ha patito le nostre stesse passioni, anzi forse di più, però ha scelto di amare Gesù, questo fa la differenza fra chi è santo e chi non è santo.

È interessante notare che Luigi, da giovane, da giovanissimo, fece una piccola esperienza militare per volere del papà, non dico per gioco, ma quasi, e quello fu il periodo più triste della sua vita, perché fu il periodo nel quale lui pregò di meno e fu il periodo in cui commise il suo grande peccato, che fu quello di dire delle parolacce militari. Peccato, che lui piangerà per tutta la vita, un peccato che lo ha segnato talmente gravemente che, il giorno nel quale andò a confessarsi per questo peccato, lui svenne, cadde a terra svenuto durante la confessione, per il dolore, per lo spavento, per la vergogna di quello che aveva fatto, per la percezione di male causata, insomma, perché amava talmente Dio che anche l’aver detto qualche parolaccia lo aveva sconvolto profondamente.

E noi, invece, quanto ci siamo abituati al male?

Quanto siamo abituati al male e ad ogni tipo di male gravissimo?

Quanto poco facciamo ricorso alla confessione e quanto male ci confessiamo?

Non diciamo tutto, diciamo in modo vago, rimandiamo, nascondiamo, pensiamo: «Ma sì, vediamo, non oggi, domani», come se noi potessimo vivere vite intere, come se noi fossimo padroni del nostro presente e del nostro futuro, quando invece dovremmo prendere e andare a confessarci.

San Luigi scelse sempre dei confessori profondamente illuminati, ebbe sempre delle figure grandissime davanti a sé, queste sono molto importanti per condurre le anime alla santità, e Luigi scelse così.

Sappiamo tutti che San Luigi muore martire della carità, nel senso che, portando un ammalato di tifo petecchiale, San Luigi rimane infettato e muore, giovanissimo, a venticinque anni.

Vedete, questa è la carità, la vera carità, quella che si fonda sull’intima comunione con Dio.

Santa Teresa, se le chiediamo: «Che cos’è fare orazione?», risponde così, dicendo: «Fare orazione vuol dire avere un rapporto d’amore con Dio, vuol dire intrattenersi da solo a solo con Dio, vuol dire avere un’intima amicizia con Dio».

Queste sono le tre definizioni di orazione che dà Santa Teresa.

Se non c’è questo, non c’è una vera carità, c’è la filantropia, della quale il mondo è straripante, ma non c’è la carità, e noi abbiamo bisogno di carità.

Ecco, quindi, chiediamo, per intercessione di San Luigi, la grazia di vivere una vera adesione a Gesù.

San Luigi è rappresentato con il giglio in mano, perché è stato uno strenuo difensore della purezza, appunto nel suo ambiente.

Oggi più che mai abbiamo bisogno di tanti Luigi, oggi più che mai abbiamo bisogno di tanti santi della purezza, di tanti santi che siano capaci di rinunciare alla televisione, di rinunciare a guardare cose brutte sul computer, di rinunciare ai discorsi volgari, di rinunciare agli sguardi impuri, ai pensieri impuri, ad una vita di impurità.

Oggi abbiamo bisogno di queste persone che facciano della virtù della purezza un baluardo, un argine contro tutta l’immondizia di questo mondo, perché non dobbiamo mai gettare le cose sante ai cani e le nostre perle davanti ai porci.

La virtù della purezza, il giglio della purezza va custodito gelosamente, va protetto, non va gettato davanti a niente!

Bisogna rinunciare a tutto, piuttosto che perdere questa cara virtù!

Beati i puri di cuore perché vedranno Dio”, dice la Scrittura.

Chiediamo a San Luigi la grazia di proteggerci e di insegnarci ad essere puri come lui, e se non possiamo essere così puri, allora, dice la liturgia, imitiamolo nella penitenza!

Sia lodato Gesù Cristo!

Sempre sia Lodato!

 

Letture del giorno

San Luigi Gonzaga

PRIMA LETTURA (2Re 19,9-11.14-21.31-35.36)

Proteggerò questa città per salvarla, per amore di me e di Davide mio servo.

In quei giorni, Sennàcherib, re d’Assiria, inviò di nuovo messaggeri a Ezechìa dicendo: «Così direte a Ezechìa, re di Giuda: “Non ti illuda il tuo Dio in cui confidi, dicendo: Gerusalemme non sarà consegnata in mano al re d’Assiria. Ecco, tu sai quanto hanno fatto i re d’Assiria a tutti i territori, votandoli allo sterminio. Soltanto tu ti salveresti?”».

Ezechìa prese la lettera dalla mano dei messaggeri e la lesse, poi salì al tempio del Signore, l’aprì davanti al Signore e pregò davanti al Signore: «Signore, Dio d’Israele, che siedi sui cherubini, tu solo sei Dio per tutti i regni della terra; tu hai fatto il cielo e la terra. Porgi, Signore, il tuo orecchio e ascolta; apri, Signore, i tuoi occhi e guarda. Ascolta tutte le parole che Sennàcherib ha mandato a dire per insultare il Dio vivente. È vero, Signore, i re d’Assiria hanno devastato le nazioni e la loro terra, hanno gettato i loro dèi nel fuoco; quelli però non erano dèi, ma solo opera di mani d’uomo, legno e pietra: perciò li hanno distrutti. Ma ora, Signore, nostro Dio, salvaci dalla sua mano, perché sappiano tutti i regni della terra che tu solo, o Signore, sei Dio».

Allora Isaìa, figlio di Amoz, mandò a dire a Ezechìa: «Così dice il Signore, Dio d’Israele: “Ho udito quanto hai chiesto nella tua preghiera riguardo a Sennàcherib, re d’Assiria. Questa è la sentenza che il Signore ha pronunciato contro di lui:

Ti disprezza, ti deride

la vergine figlia di Sion.

Dietro a te scuote il capo

la figlia di Gerusalemme”.

Poiché da Gerusalemme uscirà un resto,

dal monte Sion un residuo.

Lo zelo del Signore farà questo.

Perciò così dice il Signore riguardo al re d’Assiria:

“Non entrerà in questa città

né vi lancerà una freccia,

non l’affronterà con scudi

e contro essa non costruirà terrapieno.

Ritornerà per la strada per cui è venuto;

non entrerà in questa città.

Oracolo del Signore.

Proteggerò questa città per salvarla,

per amore di me e di Davide mio servo”».

Ora in quella notte l’angelo del Signore uscì e colpì nell’accampamento degli Assiri centoottantacinquemila uomini. Sennàcherib, re d’Assiria, levò le tende, partì e fece ritorno a Nìnive, dove rimase.

SALMO RESPONSORIALE (Sal 47)

Rit: Dio ha fondato la sua città per sempre.

Grande è il Signore e degno di ogni lode

nella città del nostro Dio.

La tua santa montagna, altura stupenda,

è la gioia di tutta la terra.

Il monte Sion, vera dimora divina,

è la capitale del grande re.

Dio nei suoi palazzi

un baluardo si è dimostrato.

O Dio, meditiamo il tuo amore

dentro il tuo tempio.

Come il tuo nome, o Dio,

così la tua lode si estende

sino all’estremità della terra;

di giustizia è piena la tua destra.

Canto al Vangelo (Gv 8,12)

Alleluia, alleluia.

Io sono la luce del mondo, dice il Signore;

chi segue me avrà la luce della vita.

Alleluia.

VANGELO (Mt 7,6.12-14)

Tutto quanto volete che gli uomini facciano a voi, anche voi fatelo a loro.

In quel tempo, Gesù disse ai suoi discepoli:

«Non date le cose sante ai cani e non gettate le vostre perle davanti ai porci, perché non le calpestino con le loro zampe e poi si voltino per sbranarvi.

Tutto quanto volete che gli uomini facciano a voi, anche voi fatelo a loro: questa infatti è la Legge e i Profeti.

Entrate per la porta stretta, perché larga è la porta e spaziosa la via che conduce alla perdizione, e molti sono quelli che vi entrano. Quanto stretta è la porta e angusta la via che conduce alla vita, e pochi sono quelli che la trovano!».

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