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La perfezione religiosa alla luce della SS. Eucarestia, di S. Pietro Giuliano Eymard. Parte 50

La perfezione religiosa alla luce della SS. Eucarestia, di S. Pietro Giuliano Eymard

Meditazione

Pubblichiamo l’audio di una meditazione sul testo “La perfezione religiosa alla luce della SS. Eucarestia” di S. Pietro Giuliano Eymard di giovedì 21 luglio 2022

Predicatore: p. Giorgio Maria Faré, OCD

Ascolta la registrazione:

Per motivi di intenso traffico non ci è possibile rendere disponibile l’ascolto dei file audio direttamente dal nostro sito. Se hai dubbi su come fare, vai alle istruzioni per l’ascolto delle registrazioni.

VANGELO (Mt 13, 10-17)

In quel tempo, i discepoli si avvicinarono a Gesù e gli dissero: «Perché a loro parli con parabole?».
Egli rispose loro: «Perché a voi è dato conoscere i misteri del regno dei cieli, ma a loro non è dato. Infatti a colui che ha, verrà dato e sarà nell’abbondanza; ma a colui che non ha, sarà tolto anche quello che ha. Per questo a loro parlo con parabole: perché guardando non vedono, udendo non ascoltano e non comprendono.
Così si compie per loro la profezia di Isaìa che dice:
“Udrete, sì, ma non comprenderete,
guarderete, sì, ma non vedrete.
Perché il cuore di questo popolo è diventato insensibile,
sono diventati duri di orecchi
e hanno chiuso gli occhi,
perché non vedano con gli occhi,
non ascoltino con gli orecchi
e non comprendano con il cuore
e non si convertano e io li guarisca!”.
Beati invece i vostri occhi perché vedono e i vostri orecchi perché ascoltano. In verità io vi dico: molti profeti e molti giusti hanno desiderato vedere ciò che voi guardate, ma non lo videro, e ascoltare ciò che voi ascoltate, ma non lo ascoltarono!».

Testo della meditazione

Scarica il testo della meditazione

La perfezione religiosa alla luce della SS. Eucarestia, di S. Pietro Giuliano Eymard. Parte 50

Sia lodato Gesù Cristo! Sempre sia lodato!

Eccoci giunti a giovedì 21 luglio 2022.

Abbiamo  letto il Vangelo della Santa Messa di oggi, tratto dal capitolo XIII di San Matteo, versetti 10-17.

Proseguiamo la nostra meditazione del testo di San Pietro Giuliano Eymard. Ci siamo lasciati ieri con questa domanda:

“II. Come rispondere a quest’amore personale, individuale, per cui Gesù Cristo si dà tutto a ciascuno?”

Ecco, in che modo rispondiamo a questo amore di Gesù (che, ricordiamolo sempre, è un amore personale)? Risposta:

“Dono chiama dono; poiché Nostro Signore vi dà se stesso con le sue grazie, dategli non solo le vostre opere, ma voi stessi”.

Gesù dà tutto, noi diamo tutto.

“Per comprendere in qual maniera dovete fare questo dono, guardate al vostro modello, a Gesù Cristo, che si dà al divin Padre per essere suo servo […]”.

Gesù fa solo quello che piace al Padre, sempre; tutto è riferito al Padre.

Allora, San Pietro Giuliano Eymard scrive:

“Donde viene questa insistenza a nulla attribuirsi, nulla volere per sé? Dirigere se stesso, condurre, ricevere l’affetto e la gloria spetta alla personalità dell’uomo, è il diritto proprio dell’io umano. Ora Nostro Signore, che ha sacrificato la personalità umana per non dipendere che dalla persona divina del Verbo e vivere per essa, vuole essere fedele al suo sacrificio e far ben vedere ch’essa sola è il suo principio e il suo fine.

Così Nostro Signore è in uno stato perpetuo di servitore, di vittima e di olocausto, poiché ha sacrificato, come uomo, ciò che soprattutto forma l’orgoglio e la gloria dell’uomo, l’io umano, la personalità umana”.

Pensate un po’ quanto è vera questa riflessione: Gesù sacrifica al Padre Suo tutto, Gesù vive in uno stato continuo di vittima, in uno stato continuo di olocausto, in uno stato continuo di servitore, perché Gesù sacrifica il Suo io, la Sua personalità.

Quanto siamo lontani, non solo dal fare questo, ma anche dal capirne la bellezza, capirne la necessità, capirne l’esempio che abbiamo ricevuto da Gesù.

Noi solitamente facciamo così: quando una cosa non ci piace, quando è troppo difficile per noi, neanche la capiamo, cioè ci mettiamo nella condizione di non riuscire neanche a capirla, di non riuscire neanche a vederla, non la vediamo proprio.

Siccome non la vediamo, non possiamo neanche rifletterci sopra… è una triste situazione.

“Quindi i suoi patimenti e la sua Passione non sono che l’esecuzione e il compimento del sacrificio primitivo che fece di se stesso al Padre venendo in questo mondo: «Non hai gradito né olocausti, né sacrifici espiatori. Allora io dissi: «Ecco io vengo» (Ebr., 10,6-7).

Ma ciò che meraviglia è che questo stato di dipendenza assoluta rimane in Nostro Signore e rimarrà eternamente. Nel SS.mo Sacramento come in Cielo, ovunque è Gesù Cristo, il Padre lo vede sacrificato in se stesso, dipendere sempre dalla personalità del Verbo e offrirsi in sacrificio alla sua Maestà infinita.

Nell’Eucaristia vi ha di più: là Nostro Signore vuole ancor meglio manifestare questo sacrificio interiore, obbedendo, dipendendo da tutti i sacerdoti ed anche dai fedeli, e ciò mediante il suo stato di annientamento esteriore.

Ecco come Nostro Signore si fece servo del suo Padre, come si diede a lui per salvarci e per glorificarlo perfettamente”.

Pensate, pensate proprio quanto dobbiamo fermarci a riflettere su queste cose… questa dipendenza assoluta… Guardate che per Gesù non è un peso eh, non è un limite, non è un doverismo.

Gesù non si vede altro che così, vede se stesso così, tutto riferito al Padre, tutto in questo atto di offerta, tutto in questo atto di donazione, e nell’Eucarestia questa dipendenza diventa veramente… veramente incredibile, perché questa dipendenza, questa obbedienza, questo sacrificio interiore si manifesta anche verso tutti i Sacerdoti, anche verso i fedeli, che possono andare a portare via le Particole, che Le possono calpestare, che Le possono oltraggiare, che Le possono ricevere in peccato mortale, che possono avere mancanze di rispetto, mancanze di fede, e via di seguito.

Pensate un po’… fa venire le vertigini… fa venire le vertigini riflettere su queste cose, perché noi non siamo abituati a fermarci e a pensare a queste cose; invece, quando andiamo a ricevere Gesù nell’Eucarestia, dovremmo riflettere su questi misteri così meravigliosi, e quindi dovremmo dire: «Forse, la strada che devo intraprendere anch’io è veramente questa».

Non sarà mai una donazione assoluta come quella che è per Gesù, perché quella di Gesù, in quanto Dio, è una donazione infinita; noi non siamo Dio, quindi non potrà mai essere una donazione infinita, però siamo chiamati ad imitarLo in questa totalità.

Noi siamo chiamati proprio a imitare Gesù in questo sacrificio del nostro io.

“[…] Certo, voi non potete distruggere voi stessi e sacrificare realmente la vostra personalità umana: solo il divin Verbo, perché Dio, aveva questo potere sull’umanità che si era unita per fare di essa la propria sua vittima; ma voi potete e dovete imitare mediante la grazia e per virtù quello che Egli ha realmente fatto con la sua potenza.

E come mai? Facendo a Nostro Signore il dono totale e assoluto della vostra personalità; — cioè il vostro io — prendendolo, con questa consacrazione, come il Padrone di voi stessi, non per qualche atto soltanto, ma per tutto e per sempre”.

E sentite adesso cosa scrive:

“Per questo dovete rinunziare ad essere il principio a voi stessi, dando a Lui solo il diritto di dirigervi, e operando per virtù sua; dovete, senza riserva alcuna, esser sottomessi alla sua volontà su di voi e su tutto ciò che vi riguarda, per l’anima e pel corpo, pel presente e per l’avvenire. Bisogna che, cessando di essere una persona che si possiede e governa da sé, voi più non siate che un servo, un membro e uno strumento condotto soltanto da Nostro Signore, che vi manifesta la sua volontà mediante la legge della vostra professione, l’obbedienza ai superiori, gl’impulsi della sua grazia e gli avvenimenti di ogni istante.

Di più, Egli dev’essere l’unico vostro fine; devono essere unicamente per lui i vostri doni e le vostre virtù, i vostri studi e lavori; in tutto non dovete aver in mira che il suo beneplacito e la sua gloria. Azioni, sofferenze, meriti, tutto dev’essere rimesso nelle sue mani, come a colui che vi possiede e per mezzo di cui voi agite; gli stessi beni di grazia e di gloria non dovete desiderare che come mezzi per più amarlo e glorificarlo. E’ questo il dono dell’amore perfetto, che ama Dio per lui stesso e perché lo merita, quand’anche non vi fosse altra ragione di amarlo. Con questo non escludiamo gli altri motivi di amare, ma vi proponiamo il più perfetto”.

Capite? Non è una rinuncia a se stessi per il gusto di rinunciare.

Ricordate quando Gesù nel Vangelo dice: «Chi vuole venire dietro a Me, rinneghi se stesso, prenda la sua croce e Mi segua»?

Non è un rinunciare a se stessi fine a se stesso, è un rinunciare a se stessi per dare, a Colui che tutto si è dato, ciò che per amore Gli devo dare.

Se Lui “si è dato tutto” (non “mi ha dato tutto”, perché “mi ha dato tutto” è poco), se Lui “si è dato tutto” a me, come posso io non darmi tutto a Lui?

Come posso pensare che il darmi totalmente a Lui sia un limite, sia un venir meno alla mia identità, una frustrazione, una mancanza?

Chi, più di Colui che si è dato tutto per me, è degno, è capace di ricevere il tutto mio? Chi più di Lui?

Se Lui si è dato tutto a me, può forse volere qualcosa di male per me?

Ovviamente no.

Quindi, noi dovremmo vivere proprio con questa tensione a fare tutto per Lui, tutto in Lui, tutto per avere il Suo beneplacito, tutto per la Sua gloria… per raggiungere l’amore perfetto, la carità perfetta.

Se noi guardiamo bene, vediamo che, in realtà, tante delle cose che facciamo noi le facciamo per noi stessi, non per Gesù, le facciamo per la nostra gloria, non per la Sua gloria.

Come fare a capirlo?

Se ci siamo attaccati; se siamo attaccati a quello che facciamo, a quello che diciamo e pensiamo, vuol dire che non lo facciamo per la gloria di Dio, perché, se lo facciamo per la gloria di Dio, non conta quello che facciamo, diventa indifferente, perché quello che conta è che Lui sia glorificato. Poi, che sia glorificato se io faccio A o B o C, questo non dovrebbe interessarmi, e invece mi interessa, perché mi attacco non alla Sua gloria, ma al mio gusto e al mio piacere.

Bene, allora quest’oggi riflettiamo molto su questo donarci e cerchiamo di individuare quei punti nella nostra vita che non rispondono a questa chiamata del “dono chiama dono”.

Benedicat vos omnipotens Deus, Pater, et Filius, et Spiritus Sanctus.

Amen.

Dio ci benedica e la Vergine ci protegga.

Sia lodato Gesù Cristo! Sempre sia lodato!

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