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La perfezione religiosa alla luce della SS. Eucarestia, di S. Pietro Giuliano Eymard. Parte 49

La perfezione religiosa alla luce della SS. Eucarestia, di S. Pietro Giuliano Eymard

Meditazione

Pubblichiamo l’audio di una meditazione sul testo “La perfezione religiosa alla luce della SS. Eucarestia” di S. Pietro Giuliano Eymard di mercoledì 20 luglio 2022

Predicatore: p. Giorgio Maria Faré, OCD

Ascolta la registrazione:

Per motivi di intenso traffico non ci è possibile rendere disponibile l’ascolto dei file audio direttamente dal nostro sito. Se hai dubbi su come fare, vai alle istruzioni per l’ascolto delle registrazioni.

VANGELO (Mt 13, 1-9)

Quel giorno Gesù uscì di casa e sedette in riva al mare. Si radunò attorno a lui tanta folla che egli salì su una barca e si mise a sedere, mentre tutta la folla stava sulla spiaggia.
Egli parlò loro di molte cose con parabole. E disse: «Ecco, il seminatore uscì a seminare. Mentre seminava, una parte cadde lungo la strada; vennero gli uccelli e la mangiarono. Un’altra parte cadde sul terreno sassoso, dove non c’era molta terra; germogliò subito, perché il terreno non era profondo, ma quando spuntò il sole, fu bruciata e, non avendo radici, seccò. Un’altra parte cadde sui rovi, e i rovi crebbero e la soffocarono. Un’altra parte cadde sul terreno buono e diede frutto: il cento, il sessanta, il trenta per uno. Chi ha orecchi, ascolti».

Testo della meditazione

Scarica il testo della meditazione

La perfezione religiosa alla luce della SS. Eucarestia, di S. Pietro Giuliano Eymard. Parte 49

Sia lodato Gesù Cristo! Sempre sia lodato!

Eccoci giunti a mercoledì 20 luglio 2022.

Abbiamo ascoltato il Vangelo della Santa Messa di oggi, tratto dal capitolo XIII di San Matteo, versetti 1-9.

Velocemente mi permetto di lasciarvi alcune idee su questo Vangelo, prima di passare a San Pietro Giuliano Eymard.

Avete mai provato a pensare alla parabola del seminatore in chiave matrimoniale?

Mentre seminava, una parte cadde lungo la strada; vennero gli uccelli e la mangiarono”.

Quando noi dobbiamo valutare se con quella persona noi siamo chiamati a condividere una vita intera, a costruire una famiglia, a renderci disponibili ad avere dei figli, valutiamo bene che fine fanno i semi di verità, di confidenza, di responsabilità, di giustizia, di amore, che vengono messi nella nostra e nella vita dell’altra persona.

Io per l’altra persona che cosa sono?

Sono strada?

Sono sassi?

Sono terreno superficiale?

Sono rovo o sono un terreno buono?

Sulla strada non cresce nulla, è proprio il primo terreno-non terreno che Gesù affronta. La strada: il luogo del freddo, il luogo del caldo, il luogo più inospitale possibile per la vita umana.

La strada è il luogo dell’anonimato, è il luogo della violenza, è il luogo del rapimento, è il luogo della fuga. Infatti: “Vennero gli uccelli e la mangiarono”.

Non si può seminare nulla in un cuore, in una mente, che non sanno avere cura, che non sanno fare casa, in un luogo e in una mente fredda, che non sanno custodire, che non sanno proteggere, difendere, che non sanno far tesoro. In un cuore anonimo non si può seminare nulla.

Un’altra parte cadde sul terreno sassoso”.

Sapete, questi amori, queste amicizie che germogliano in fretta, che si incendiano come un fuoco potentissimo, questi amori che, nel giro di breve, sembrano amori eterni, dove c’è un coinvolgimento emotivo potentissimo, dove ci sono le frasi dell’assoluto: “Per sempre”, “Io ti amo e tu mi ami”, “Noi ci amiamo”, e tutte queste cose, no?

Germogliano subito… questo amore, questa amicizia, germogliano subito.

Perché germogliano subito?

Chiediamoci anzitutto: perché questo amore si incendia così all’improvviso? Perché c’è questo immediato germogliare?

È come quando mettete le lenticchie sul cotone, germogliano subito, sì, ma il cotone non ha la profondità, il calore, la ricchezza della terra calda che ti ospita.

Germogliano subito perché non c’è profondità, perché non c’è niente… ecco perché germogliano subito.

C’è tanto quanto c’è in uno spessore di cotone: il niente, serve proprio per ospitare un po’ di acqua e basta, ma una pianta non vive solo di acqua.

“… ma quando spuntò il sole, fu bruciata e, non avendo radici, seccò”.

Capite?

Sono questi amori, purtroppo questi matrimoni, queste amicizie, che non hanno radici, perché non sono profonde, non sanno avere profondità; è tutto superficialità, tutto sentimentalismo, tutta epidermide, tutto sentire, non c’è  proprio nessuna profondità, non c’è terra, cioè non c’è luogo che ti possa ospitare.

Non ho niente, non ho costruito niente, non ho dissodato niente perché tu possa essere ospitato nella mia vita, e così, alle prime difficoltà, alle prime fatiche, alle prime sofferenze, ai primi dolori, brucia tutto.

E poi ci sono i rovi… i rovi… questi cuori attorcigliati su se stessi, questi cuori umidi, ripiegati, pieni di ansie, di angosce, di paure, di fantasmi, di irrisolti, di mancanza di verità, questi cuori bui… e lì si soffoca eh, tutta questa roba soffoca ciò che tu vorresti trovare e donare.

E poi c’è il terreno buono, che è un terreno, perché quelli che abbiamo visto fino ad adesso non erano terreni; è un terreno buono, è un terreno libero, è un terreno sgombro, è un terreno ospitale.

Scegliete bene a chi dare il vostro cuore, non siate mai frettolosi; non credete mai alle apparenze, non c’è niente di facile a questo mondo, non esiste il subito.

Guai fare le cose con la fretta, perché mi devo accasare, perché devo trovare il fidanzato o la fidanzata, perché anch’io mi devo sposare, perché anch’io devo essere come tutti gli altri, perché anch’io devo avere quello che hanno tutti, poi fa niente se non sono pronto, se non sono chiamato, se non ho le caratteristiche necessarie per poterlo essere… fa niente, io devo fare quello che fanno tutti, dopo passerò il resto della vita a lamentarmi perché…

E chi ti ha obbligato a sposarti?

Quanto siamo faciloni nel fare le nostre scelte!

E proprio con questo Vangelo iniziamo la nuova meditazione di San Pietro Giuliano Eymard: “Il dono di se stesso”.

Ecco, vedete? Sembra che abbiamo fatto apposta a sposare questa meditazione con questi Vangeli bellissimi.

“SESTO GIORNO.

Meditazione Prima.

Il dono di se stesso.

I. Per giungere alla virtù di fortezza e mortificazione cristiana, vi ha un mezzo, il più efficace di tutti, e che solo può perfezionare tutti gli altri, ed è l’amore di Nostro Signore”.

Senza questo, cari miei, non andiamo da nessuna parte.

 

“Con prudenza si hanno da coordinare i mezzi di una virtù, ma questa va abbracciata con amore”.

Tutto va abbracciato con amore eh… tutto! Dal matrimonio, a tutte le scelte che facciamo. Quando non c’è più l’amore… basta, è finita, qualunque cosa è finita, qualunque, dalla più piccola alla più grande.

“San Paolo si levò ad un tratto alla perfezione di Gesù Cristo, mediante l’amore della croce. Dio lo atterrò, si mostrò a lui nel suo amore, e in questa sola parola: «Io sono Gesù che tu perseguiti» (Atti, 9, 5) gli rivelò tutto l’amore della Redenzione, del Calvario e della sua morte. Paolo tutto capì, e se ne andava ripetendo la grande parola: «Mi ha amato e ha dato se stesso per me» (Gal., 2, 20)”.

È questo l’amore eh… Questo è il criterio fondamentale per capire se uno è capace di amare: se e quanto sappiamo dare tutto noi stessi “per”…

Ma ci sono persone che non sanno neanche dare i soldi. Capite? Non sono capaci neanche di essere generose, non sanno fare un dono… ma è possibile? Guardate, veramente, è una cosa…

Tra l’altro, apro una parentesi: è vero che non ho mai fatto un ciclo di meditazioni solo sul Matrimonio, è vero.

Qualcuno mi ha detto: «Eh, Padre, dai, fai un ciclo di meditazioni sul Sacramento del Matrimonio».

E io ho detto: «Sì, in effetti, è vero, non ho mai fatto un ciclo di meditazioni dedicato solo a questo Sacramento bellissimo, del quale io sono profondamente innamorato». Anche se sono Sacerdote, però, io sono profondamente innamorato del Sacramento del Matrimonio, proprio è un Sacramento che amo tantissimo, è un Sacramento bellissimo. Non che gli altri non lo siano, ma è veramente bello, porta in sé un mistero stupendo.

È vero, non ho mai fatto un ciclo di catechesi su questo, forse un giorno lo farò, però, se voi notate, io nelle mie meditazioni parlo frequentemente di questo Sacramento. Trattando gli argomenti più diversi, io spesso prendo il Sacramento del Matrimonio e lo metto a confronto e in rapporto con questi argomenti che tratto, perché tutti noi veniamo da questo incontro della mamma e del papà, che possono essere bravi, non bravi, capaci, non capaci, avere tradito e tutto quello che volete, ci sta dentro tutto, però veniamo da lì, da questo incontro.

Il criterio è: ma io so dare tutto me stesso?

Solo così io posso sapere se amo.

Ci sono persone che non sono capaci di dare tutto se stesse, assolutamente, non sono in grado, non l’hanno imparato anche se hanno trent’anni, e quindi devono stare lontano dal Sacramento del Matrimonio, come dal Sacramento dell’Ordine, come…

Quando è previsto che io debba donare tutto me stesso per qualcun altro, se io non mi sono allenato, se io non ho imparato quest’arte, è meglio che stia al mio posto, farei solo tanto male.

“Allora tenne come poca cosa i più grandi sacrifici: accettò tutto; diede se stesso a Gesù Cristo, dicendo che non viveva più, ma che Gesù solo viveva in lui; che per lui non vi erano più né parenti, né amici, né Giudei, né Gentili, né vita, né morte, ma in tutte le cose Gesù Cristo: Omnia et in omnibus Christus (Col, 3, 11)”.

Vedete che non possiamo non pensare al Sacramento del Matrimonio?

Farò oggi la catechesi sul Sacramento del Matrimonio.

Il Matrimonio se non è un Matrimonio Eucaristico, che cos’è?

All’intero del Matrimonio, all’interno del nostro rapporto con Gesù (che è un rapporto sponsale, per questo bisogna parlare del Matrimonio), se c’è l’amore, allora i grandi sacrifici non si sentono neanche; se c’è l’amore, sappiamo dare tutto noi stessi, viviamo per…

Non vi erano più né parenti, né amici, né Giudei, né Gentili, né vita, né morte…”

Non c’è più null’altro che questo grande amore.

C’è un film bellissimo, che vi consiglio di guardare: “I passi dell’amore”, bellissimo, veramente bello, che vi fa proprio capire questa cosa, come il vero amore abbia un potere trasformante.

Penso a quei papà, a quei mariti o a quelle mogli, che vivono insieme all’altra persona, e vivono da dimenticati, e vivono come colf… non va bene, è un martirio terribile: mai una sorpresa, mai un fiore, mai una riconoscenza, mai un dono l’uno verso l’altro… non c’è l’amore.

Quanto è difficile saper amare… perché questo vuol dire uscire da se stessi come la farfalla abbandona il bozzolo, ed essere altro; ma noi stiamo dentro bene nei nostri bozzoli, belli chiusi, belli sigillati.

E quindi mi sposo… e poi sono sempre dalla mamma e dal papà.

Io dico: «Ma cosa ti sei sposato a fare? Incredibile… incredibile… Stavi là e vivevi là».

Uno ad un certo punto si domanda e dice: «Ma tu, ti sei reso conto di aver messo in piedi un’altra famiglia o questa è una propaggine della tua famiglia di origine?»

Avete letto la Scrittura? Avete letto Genesi?

Cosa dice il Signore a proposito di questo unirsi?

Oppure pensiamo agli amici del pallone, agli amici del Golf, agli amici della Pesca, agli amici di non so che cosa, e quindi, cascasse il mondo, dobbiamo…

Oppure pensiamo ai nostri “diritti”… ma Gesù quali diritti aveva?

Tanti, li ha crocifissi tutti… tutti.

“Uditelo: «Chi ci potrà separare dall’amore di Cristo? La tribolazione, o l’angoscia, o la persecuzione, o la fame, o la nudità, o il pericolo, o la spada?… Ma in tutte queste cose noi stravinciamo per mezzo di colui che ci ha amato» (Rom., 8,35-37)”.

Certo. Chi mi può separare dall’amore di Gesù?

Niente e nessuno, se non la mia volontà.

Chi può separarmi dall’amore per mia moglie o per mio marito?

Niente. Non c’è niente, non c’è nessuno, perché, se ami, ami per sempre e ami totalmente, perché è bello amare e non c’è niente di più bello dell’amore.

“Ma osservate che l’Apostolo riguarda l’amore di Gesù Cristo come proprio e personale per lui; egli si fa il fine di quest’amore: Ha amato me, Paolo; mi ha amato sino ad abbandonarsi alla morte per me: Dilexit me et tradidit semetipsum pro me. Io pure l’amerò e non vorrò sapere altri che Lui, e Lui crocifisso (I Cor., 2,2)”.

Vedete? L’amore non è mai generico, l’amore è sempre personale.

Quando tu ti senti amato, tu ti senti veramente il fine di quell’amore, tu senti proprio che quella persona ama te, non ama tutti, ama te; te con il tuo nome, e ti ama talmente tanto da saper rinunciare a tutto, anche alla vita.

Io spero e vi auguro che nella vostra vita abbiate fatto o facciate questa esperienza: sentirvi amati singolarmente, unicamente, totalmente amati.

È una cosa meravigliosa, è una cosa rigenerante, ti guarisce.

Capite?

È lì che poi si rischia di instaurare la gelosia eh… Vedete, di fatto, la gelosia è un sintomo del fatto che non mi sento totalmente amato, e quindi sono sempre con gli occhi aperti, sono sempre molto attento a vedere, a cercare conferme del mio dubbio: questa è la gelosia.

Se abbiamo accanto una delle persone gelose, la domanda non dobbiamo tanto porla sui gelosi, ma su di noi. Forse quella persona ha un bisogno enorme di essere amato, perché… perché… perché… perché forse nella sua vita non è mai stato amato (o amata) o è stato amato male oppure gli è venuto a mancare il nutrimento dell’amore nei momenti più difficili, più importanti della vita, e quindi, ecco perché Gesù ha creato, ha donato, ha pensato, ha voluto per noi l’Eucarestia, per dirci: «Io ci sono sempre. Io sono qui sempre. Questa è la prova suprema del mio amore».

“[…] Perché l’amore di Dio metta il fuoco nella mia anima bisogna che lo concentri tutto quanto su di me, come in una lente potentissima.

La Redenzione è per tutti; ma è pure tutta quanta per ciascuno in particolare; come il sole che diffondendosi d’un tratto su tutti gli esseri, non mi priva tuttavia della sua luce e del suo calore, come se brillasse per me solo”.

Vedete? L’amore, se non è singolare, non c’è.

Dio vuole mettere questo fuoco nella mia anima, concentrando il Suo amore tutto su di me.

“[…] se Gesù Cristo vuole amarlo oltre ogni suo merito, se vuole commettere eccessi di amore per guadagnare il suo cuore (imperocché sono eccessi e la Croce e l’Eucaristia), chi glielo impedirà? Egli è infinito nel suo amore e nei suoi doni, e l’infinito nel darsi non si divide né diminuisce”.

Eh, sì… verissimo.

“Entriamo ora in quel che riguarda la vostra vocazione. L’Eucaristia non è forse per voi tutta quanta? L’Esposizione del SS. Sacramento non si fa per voi? La Chiesa ve l’ha data in proprietà e finché vi sarà un religioso del Santissimo Sacramento capace di tenersi sull’inginocchiatoio, l’esposizione solenne e l’adorazione saranno per lui e cosa sua”.

Vedete? È singolare.

“Gesù vi ama dunque in particolare; e non viene ogni giorno in voi tutto intero e per voi solo?”

E domani risponderemo a questa domanda:

“II. Come rispondere a quest’amore personale, individuale, per cui Gesù Cristo si dà tutto a ciascuno?”

Come si risponde a quest’amore individuale?

In che modo?

Domani vedremo in che modo si risponde.

Amate, amate, amate con tutto voi stessi, chiedete allo Spirito Santo la grazia di amare, di imparare ad amare, di saper custodire l’amore, di saper amare in modo particolare, personale.

Amate finché potete farlo, finché possiamo farlo, perché poi arriva la morte e quella persona non c’è più, poi è inutile stare lì a fare tanti pianti, a portare i fiori… I fiori vanno portati ai vivi, non ai morti!

Mamma mia, guardate, quante volte l’ho detto, quante volte!

I fiori si portano ai vivi non ai morti!

Porta i fiori a tua moglie mentre è ancora viva, non quando è sepolta!

Cosa se ne fa dei fiori, che marciscono lì?

Coprite di fiori i vivi non i morti!

Coprite di doni le persone vive, dite alle persone vive che le amate, è questo il momento di dire il nostro amore.

Poi facciamo i sacrifici incredibili per andare tutti i giorni al cimitero sotto il sole cocente…

Sì, va bene, ma l’abbiamo fatto anche da vivi?

A quella persona lì abbiamo testimoniato, da viva, tutto questo sacrificio, tutto questo nostro amore per…

Se no, che senso ha dopo?

Finché siamo vivi, riempiamo di amore vero le persone che abbiamo accanto, diciamo alle persone che abbiamo accanto quanto sono importanti e diciamolo non solo con la voce; anche, ma poi diciamolo con le opere, con i fatti.

Impariamo a sorprendere, impariamo a stupire col nostro amore!

Chi è accanto a noi dovrebbe sentirsi ogni giorno sempre più amato.

È difficile… è difficile… ci vuole un sacrificio di se stessi enorme, enorme, enorme, enorme… un sacrificio enorme di noi stessi.

Bene.

Benedicat vos omnipotens Deus, Pater, et Filius, et Spiritus Sanctus.

Amen.

Dio ci benedica e la Vergine ci protegga.

Sia lodato Gesù Cristo! Sempre sia lodato!

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